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Domodossola

Domodossola. Serratura otturata. Dorme fuori.

Il 3 luglio l’ex Consigliere e Assessore Mario Militello rientrando nel suo appartamento di Piazza Dell’Oro a Domodossola ha trovato una sgradita sorpresa.

Qualcuno ha otturato con della colla la serratura e non ha potuta rientrare in casa tanto che ha dovuto pernottare fuori.

Ha fatto denincia dell’accaduto alla Procura del Tribunale di Verbania.

Già in passato Mario Militello aveva denunciato fatti analoghi ma ora teme anche per la sua incolumità fisica.

Ci auguriamo che le indagini possano individuare l’autore di questo deprecabile gesto di inciviltà.

Franco Simonetti

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Primo piano

Il figlio di Moratti salva l’Inca “l’Azienda è salva”

Porto Valtravaglia, l’Inca è salva: il figlio di Moratti rileva il marchio

Non solo vengono tutelati gli interessi di oltre cinquanta lavoratori ma per l’emergenza, vengono donati 30mila tubi di gel.

Il nuovo Ceo insediato

Rilancio internazionale della produzione, piano di investimenti triennali affidato ad un nuovo management e supportato da capitali freschi, ma per il momento l’aspetto più importante è il completamento del salvataggio di oltre cinquanta posti di lavoro, messi in discussione poco meno di un anno fa, nel giugno 2019, quando l’azienda aveva chiesto il concordato al Tribunale.

Dipendenti Salvi. Ora si respira

“Ora si respira” Così indicano i dipendenti della Inca Cosmetici srl di Porto Valtravaglia, a margine della complessa operazione che ha condotto all’acquisizione del marchio della famiglia Faverio – un simbolo della storia industriale dell’alto Varesotto – da parte di Angelomario Moratti (figlio dell’ex presidente dell’Inter) e della Saras Energia.

A riportare i dettagli della trattativa è il quotidiano La Prealpina, dalle cui pagine a parlare è l’ad dell’azienda, Ferrante Lavorato: “Abbiamo fatto di tutto per fare rimanere Inca Cosmetici su questo territorio con i possibili compratori alla porta che avrebbero inevitabilmente portato lontano il marchio, con ciò che ne consegue. Abbiamo pensato ai dipendenti, ci siamo messi in prima linea cercando fondi, parlando con le banche fino ad arrivare al dottor Moratti che ha creduto in questo progetto. L’acquisizione non è stata semplice”.

Per il personale e più in generale per l’intero organico, l’auspicato cambio di passo era atteso dall’estate scorsa e oggi, nonostante le difficoltà, i dubbi e le preoccupazioni rispetto agli scenari futuri, l’azienda ha trovato il modo per contribuire in modo significativo alla gestione dell’emergenza sanitaria, donando alla Comunità Montana Valli del Verbano trentamila tubi (da 30ml ciascuno) di gel disinfettante, destinati ai trentadue comuni del territorio.

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Gossip

 Barbara D’Urso finisce in tribunale

NON C’è GIORNO DOVE NON SI DEBBA PARLARE DEGLI SCIVOLONI DI BARBARA D’URSO 

Richiesto per Barbara D’Urso il rinvio a giudizio dalla Procura di Napoli. Dopo aver reso note le immagine su festini a luci rosse, soldi, amanti nel 2017 a Pomeriggio Cinque, sono valse a Barbara un rinvio a giudizio per diffamazione insieme ad altre 5 persone impegnate nella realizzazione del programma.

 

La conduttrice dovrà comparire davanti al giudice con l’accusa di aver svelato l’orientamento sessuale di un giovane in un servizio sugli amanti di un sacerdote.

Nel filmato in questione (intitolato «Inchiesta shock su don Euro: soldi e amanti ai danni della Curia» e trasmesso il 25 settembre del 2017), si raccontavano le controverse abitudini private dell’ex sacerdote Luca Morini, già parroco in provincia di Massa e poi ridotto allo stato laicale, il quale avrebbe avuto diversi rapporti con l’ex gigolò Francesco Mangiacapra, secondo quanto rivelato da quest’ultimo.

Il programma di Barbara D’Urso, pur riferendosi a Mangiacapra, aveva trasmesso le immagini di un’altra persona, Nino B., un giovane di San Giorgio a Cremano indicato ora come parte offesa nel processo alla conduttrice e ai suoi collaboratori. Il volto del ragazzo, infatti, non era stato oscurato e molte persone lo riconobbero nelle sconvenienti circostanze rappresentate.

Il giovane – afferma l’avvocato Giovanna Ziello al Corriere del Mezzogiorno – fu più volte definito “gigolò” ed “omosessuale”, violando la sua privacy e creandogli danni ritenuti gravissimi. Stando a quanto riferito dal legale, i genitori e molti amici del ragazzo appresero dalla televisione il suo orientamento sessuale. Una situazione imbarazzante che costrinse Nino B. a lasciare San Giorgio a Cremano e cambiare città.

Il rinvio a giudizio per Barbara D’Urso e cinque suoi collaboratori, chiesto al termine delle indagini preliminari dal pm Claudio Onorati, si aggiunge al processo civile che già era stato intentato, con la richiesta – da parte della difesa – di un risarcimento di 500.000 euro.

“La cosa grave è che, quando inviai la diffida,

mi sentii rispondere che la redazione di Pomeriggio 5

che aveva esercitato il diritto di cronaca.

Una follia: poteva valere per il sacerdote, non certo per il mio assistito, che era un illustre sconosciuto“

 

ha dichiarato ancora l’avvocato Ziello al Corriere del Mezzogiorno. Piove sul bagnato per Barbara D’Urso, già nell’occhio del ciclone per l’Eterno Riposo in diretta e per le aspre critiche di Lucio Presta.

Fabio Sanfilippo

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Cronaca

Busto Arsizio – Quartiere Sant’Anna il mistero del Teleriscaldamento

Non è la prima volta che veniamo chiamati ad interessarci del Villaggio Sant’Anna, quartiere di Busto Arsizio, a causa del teleriscaldamento di quartiere passato da erogazione di un servizio a supercondominio, con tutti gli annessi e connessi che questo comporterebbe. Oltretutto apprendiamo dall’avvocato Stefano Gobbi, sentito per l’occasione, che si è ricorsi al Tribunale per la vicenda riguardante il teleriscaldamento del quartiere aprendo, quindi, un procedimento dopo il fallimento della mediazione proposta dall’avvocato stesso. I problemi sarebbero diversi: elevati costi sia nei consumi che nella gestione, inadempimenti vari, problemi di termoregolazione, istituzione degli ispettori termici. La madre di tutte le guerre, però, riguarda l’esistenza di un supercondominio creato a quanto pare solo  per la gestione del teleriscaldamento. Per la cronaca un supercondominio è l’insieme di più edifici, condominiali e di servizio, riuniti in un unico comprensorio più ampio e, al quartiere di Sant’Anna, ci sono una trentina di edifici, tra condomini e altro ma separati da strade comunali, ovvero non condominiali che formano, così, proprietà a sé stanti. La cosa lascia parecchio perplessi perché, a quanto ci è dato capire, avrebbe dovuto essere Aler la proprietaria del teleriscaldamento, come era in origine. Infatti, si iniziò a costruire il quartiere negli anni ‘60 e chi gestiva la centrale termica, era l’Istituto Case Popolari, che, in seguito, si chiamerà INA Casa, fino ad arrivare poi all’ALER – Azienda Lombarda Edilizia Residenziale. Per alcuni questa storia del supercondominio sarebbe infatti il sistema escogitato da Aler per liberarsi della centrale termica e della rete del teleriscaldamento a spese dei condomini. Ma la legge permette di fare questo, cioè far passare l’erogazione di un servizio per un supercondominio? La nuova normativa in vigore dal 17 giugno 2013 si è ben guardata dal definire esattamente il supercondominio ma parla, rinviando comunque alle norme sul condominio, quello normale non super , di più unità immobiliari o più edifici,  ovvero più condominii di unità immobiliari o di edifici che abbiano parti in comune. Arriva poi un parere della Corte di Cassazione, dove per costituire un supercondominio, parrebbe non essere necessaria né la manifestazione di volontà dell’originario costruttore, né quella di tutti i proprietari delle unità immobiliari di ciascun condominio, essendo sufficiente che i singoli edifici, abbiano, materialmente, in comune alcuni impianti o servizi. Questa tendenza a favorire più la parte gestionale che quella dei diritti reali di proprietà, all’ apparenza giusta per dirimere le annose vicende di lite condominiali, si ritorcerebbe contro coloro che vogliono, nei casi di incertezza, chiedere di risolvere spesso complesse vicende giudiziarie che finiscono poi solo in Cassazione. Troppo spesso, in caso di ricorsi, ci si limita a prendere atto della volontà di un’assemblea, più o meno convinta, su quello che sta approvando e facendo, senza guardare alla base, se esista o meno il condominio e se vengono tutelati i diritti dei condomini o altri. Poi qualcuno, esperto della materia e abituato a disquisire sull’argomento, vi dirà che queste nostre osservazioni non hanno fondatezza giuridica. Sarà, ma la realtà è questa, supportata poi dalle stesse istituzioni, sindaci e uffici tecnici in testa e nei casi più complessi Provincia e Regione, che non hanno nessun interesse a far scoppiare il bubbone. Massima incertezza quindi in materia di supercondomini in quanto si è approfittato a larghe mani dell’istituzione dei supercondomini come la medicina per risolvere tante questioni, tra cui realtà immobiliari e non che nulla hanno a che vedere con i supercondomini. Da tempo e in diverse circostanze abbiamo portato queste questioni all’attenzione pubblica. La casistica è veramente ampia e la materia complessa così che ci sembra siano favoriti coloro che, fatta la legge trovato l’inganno, ne approfittano. Si chiude un occhio, anzi tutti e due su speculazioni e abusi edilizi e di altro genere, che dovrebbero essere denunciati e non sanati, facendoli passare per supercondomini. Non sarà certo il caso del Villaggio Sant’Anna e del suo supercondominio, con codice fiscale che, ci dicono, dovrebbe essere quello di Aler Busto Arsizio, ma, in attesa che si pronunci il Tribunale, permetteteci non il sospetto, che è parola grossa ed offensiva, ma almeno il dubbio.

Gianni Armiraglio