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Agricoltura

Il cibo Made in Italy al tempo del coronavirus

Domani, giovedì 28 maggio 2020 ore 17 diretta web
su www.tokenfarm.it/innovationday

 

INNOVATION DAY
PER L’AGROALIMENTARE 4.0
 
Il cibo Made in Italy al tempo del coronavirus

 
I cambiamenti climatici e la nuova organizzazione del lavoro imposta dall’emergenza coronavirus stanno cambiando il modo di fare agricoltura con l’ingresso in campo della tecnologia, dai droni all’informatica, dai rilevamenti satellitari alla blockchain per la tracciabilità dei prodotti e per la garanzia della qualità e dell’origine.

 

L’agroalimentare 4.0 è al centro del forum on line organizzato da Coldiretti, Bonifiche Ferraresi e Filiera Italia per spiegare il nuovo approccio delle imprese ai temi della sostenibilità ambientale, economica e sociale. A partire dalle ore 17 di domani giovedì 28 maggio 2020 su www.tokenfarm.it/innovationday parleranno Stefano Patuanelli ministro dello Sviluppo economico, Vincenzo Gesmundo Segretario generale della Coldiretti, Antonio Samaritani amministratore delegato di Abaco Group, Luigi Scordamiglia consigliere delegato di Filiera Italia e Federico Vecchioni amministratore delegato di Bonifiche Ferraresi e Ettore Prandini, presidente di Coldiretti.

 

Al centro dell’incontro la firma del manifesto per la nascita del primo polo italiano per l’agroalimentare 4.0 che impegna la filiera tutta italiana dell’innovazione a collaborare per creare un ecosistema nazionale competitivo con il resto del mondo. Per l’occasione verranno presentate alcune innovazioni già pronte per essere utilizzate e che permetteranno fare un salto in avanti al settore agroalimentare per garantire al Made in Italy un #futurogiàpresente all’insegna del #mangiaitaliano.

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Coronavirus: AAA lavoro nei campi cercasi

Per combattere le difficoltà occupazionali, garantire le forniture alimentari e stabilizzare i prezzi e l’inflazione con lo svolgimento regolare delle campagne di raccolta in agricoltura la Coldiretti ha varato la banca dati “Jobincountry” autorizzata dal Ministero del Lavoro con le aziende agricole che assumono. L’iniziativa è estesa a tutta la Penisola dopo il successo della fase sperimentale realizzata in Veneto con l’arrivo nella prima settimana di ben 1500 offerte di lavoro di italiani con le più diverse esperienze – spiega la Coldiretti – dagli studenti universitari ai pensionati fino ai cassaintegrati, ma non mancano neppure operai, blogger, responsabili marketing, laureati in storia dell’arte e tanti addetti del settore turistico in crisi secondo Istat, desiderosi di dare una mano agli agricoltori in difficoltà e salvare i raccolti. Il 60% ha fra i 20 e i 30 anni di età, il 30% ha fra i 40 e i 60 anni e infine 1 su 10 (10%) – sottolinea la Coldiretti – ha più di 60 anni.

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Agricoltura, Rolfi: 800 milioni di euro di danni al florovivaismo italiano. Serve Fondo nazionale

“Il florovivaismo italiano ha subito danni per 800 milioni di euro a causa degli effetti del Covid. È un settore che proprio nei mesi di marzo e aprile concentra la maggior parte della produzione annuale. Quindi più di altri ha bisogno di interventi veloci da parte dello Stato”. Lo ha detto l’assessore regionale all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi, Fabio Rolfi, che oggi è stato ad Ambivere (Bergamo) all’azienda florovivaistica ‘Franco Locatelli’ insieme al presidente di Coldiretti Bergamo, Alberto Brivio, e alla presidente di Assofloro Lombardia, Nada Forbici.

“Siamo venuti in un’azienda – ha sottolineato l’assessore – che anche in un momento di difficoltà ha deciso di assumere alcuni lavoratori Lombardi rimasti senza occupazione a causa dell’emergenza Covid. L’agricoltura in generale ha bisogno di manodopera e l’impegno della Regione Lombardia è quello di mettere in relazione domanda e offerta”. “Con il progetto ‘Io lavoro in agricoltura’ – ha aggiunto – stiamo raccogliendo centinaia di curricula da segnalare alle associazioni di categoria”.

“Il florovivaismo in Lombardia – ha spiegato – conta 7.000 aziende, il 12% del dato nazionale. È un settore dinamico formato da imprenditori che in questi anni più di altri hanno dovuto sostenere investimenti corposi per essere in linea con normative europee spesso troppo stringenti”. “È una filiera – ha concluso l’assessore – nella quale l’Italia si distingue nel mondo per qualità, biodiversità e varietà di produzione”.

Di seguito le imprese florovivaistiche suddivise per provincia:

Bergamo 816
Brescia 930
Como 549
Cremona 120
Lecco 460
Lodi 125
Mantova 418
Milano 1.107
Monza e Brianza 545
Pavia 336
Sondrio 125
Varese 957
Totale Lombardia 7.006 aziende.

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Agricoltura

Varese: semine a forte rischio per i selvatici

Varese: semine a forte rischio per i selvatici,

“e con l’emergenza Coronavirus il problema dilaga”

 

Calo a due cifre per il mais, i produttori: “Lo scorso anno ne abbiamo perso circa la metà”. Ma anche i pascoli

sono a rischio, “situazione difficile in tutto l’arco prealpino e la sospensione dei contenimenti non aiuta”

                                                                                                                                                    

 

VARESE – Troppi cinghiali in giro, e le semine del mais rischiano di essere compromesse. O di saltare del tutto, in alcune zone “dove le invasioni sono continue e si ripetono, in pratica ogni giorno” come denuncia Fernando Fiori, presidente di Coldiretti Varese. Ma l’allarme non riguarda solo il granturco (una produzione strategica per il territorio, che pure negli ultimi anni ha subito una contrazione percentuale produttiva a due cifre, sia per l’allarme selvatici, sia per le ripercussioni del mercato internazionale) ma si estende ad ampio raggio a una serie di colture: dai vigneti alle ortive, fino alla situazione allarmante dei prati stabili, con un bollettino di guerra che si rincorre dalla pianura alle aree montane.

Oliviero Sartori, allevatore a Vedano Olona, a inizio febbraio aveva evidenziato una situazione insostenibile proprio nei suoi prati, coltivati per l’alimentazione delle bovine: “Il problema non è risolto. Immediatamente dopo la nostra denuncia, ci sono stati due abbattimenti, ma ancora in questi giorni le invasioni sono continuate. Ci sono anche i piccoli, quando cresceranno il problema si ripresenterà, con ogni probabilità, in modo ancora più grave.  In più, le settimane dell’emergenza non aiutano certo ad arginare il problema, dato che i cinghiali continuano a scorrazzare ancor più indisturbati”.

 

Ciò che rileva Sartori non vale unicamente per l’ambito agricolo: “Incoraggiati dalla scarsa presenza umana e dal traffico pressochè assente, raggiungono perfino i centri urbani” evidenzia il presidente Fiori. “Così non si può più continuare, è una questione non solo economica  ma di sicurezza e ordine pubblico. E il Coronavirus non può e non deve essere una scusa per giustificare l’escalation di un problema che noi denunciamo da mesi, anzi, da anni. Stiamo pagando caro ciò che non è stato fatto in passato: e ora occorre prendere in mano al più presto il problema e dare risposte urgenti e concrete all’agricoltura e ai cittadini”.

Il problema non è limitato ai cinghiali: ad esempio, a Mesenzana e nel nord della provincia prealpina si sono ripetute le invasioni di intere mandrie di mufloni, che stano devastando anche le coltivazioni di loietto e frumento, pascolando indisturbati, come denuncia Ernesto Rampa, allevatore di vacche da latte.

                                                                                                                    

Gli agricoltori temono per le ripercussioni – ormai pressochè certe – sui raccolti e la fienagione, che entrerà nel vivo il prossimo mese di maggio: sono le basi della filiera agricola, peraltro ancor più preziose e necessarie in queste settimane di emergenza, “data la necessità di assicurare adeguate forniture alimentari ai cittadini: gli agricoltori stanno mettendo anima e cuore, lavorano giorno e notte per dare garanzie di sicurezza alimentare al Paese senza chiedere nulla, se non di poter lavorare senza ostacoli. Invece, non passa giorno che in Coldiretti non arrivino denunce e segnalazioni di danni: per molte aziende sta diventando impossibile coltivare. Anche le recinzioni, che gli imprenditori hanno costruito a proprie spese per proteggere i campi, si stanno dimostrando inefficaci perché i branchi spesso le travolgono. Il territorio deve sentirsi responsabilizzato, e darci una mano nell’operare secondo il principio della certezza di poter falciare i prati e raccogliere quanto seminato nei campi”.

Una situazione aggravata dal fatto che – evidenzia la Coldiretti – con l’emergenza coronavirus, sono stati sospesi i servizi di contenimento sul territorio nazionale e i selezionatori, chiusi gli ambiti territoriali di caccia e la polizia provinciale impegnata nei controlli stradali per la quarantena.

                                                                                                                                           

Il presidente Fiori conclude nel rinnovare l’appello, rivolto anche ai cittadini, a “denunciare sempre i danni e segnalare la presenza dei selvatici sul territorio. E, se possibile, avvisate anche noi di Coldiretti. Al di là del risarcimento dei danni, in ogni caso subordinato a lunghi iter procedurali, ciò serve a dare il polso della situazione, a fare massa critica per chiedere interventi risolutivi a quanti devono provvedere. Il pressing che stiamo attuando in questi mesi è evidente, a difesa sia delle imprese agricole associate, sia dell’intera collettività”.

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Coronavirus, appello dell’imprenditore: comprate prodotti italiani

Coronavirus, appello dell’imprenditore: Comprate prodotti italiani, danni al settore agricolo per 45 miliardi

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#iocomproitaliano

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Varese, bene il programma lombardo

Varese, bene il programma lombardo di azione nitrati, valorizza economia circolare “Imprese sono modello di sostenibilità, nuovo provvedimento coglie gli obiettivi di sburocratizzazione, promuove le best practice e valorizza la sostanza organica contro il rischio di desertificazione” VARESE – Coldiretti Varese accoglie con positività le novità introdotte da Regione Lombardia nel nuovo Programma di Azione nitrati, “che consentirà alle imprese agricole prealpine, già riconosciuto modello di sostenibilità – di ottimizzare ulteriormente l’uso degli effluenti zootecnici e di migliorare l’operatività in ottica di economia circolare”. Lo rimarca il presidente dell’organizzazione agricola Fernando Fiori a commento dell’approvazione da parte di Regione Lombardia del nuovo Programma di Azione nitrati valido per il periodo 2020-2023. Si tratta “di un passo avanti atteso e tangibile per le aziende varesine e lombarde che arriva a seguito del giudizio positivo espresso dall’Unione europea sulla proposta dell’assessore regionale all’Agricoltura, Fabio Rolfi”, che peraltro pone la nostra regione in condizione di idoneità per l’uscita dall’infrazione europea. “Questo anche grazie all’impegno e all’innovazione messe in campo dalle imprese del settore zootecnico, che hanno reso le operazioni di utilizzazione agronomica ancora più sostenibili e virtuose”. Tre i punti chiave del documento: la modifica della modalità di gestione dei 90 giorni di divieto invernale di spandimento ampliando a 58 – dagli attuali 28, la definizione della figura dell’intermediario tra cedente e acquirente di effluenti di allevamento e una burocrazia molto più snella, con la semplificazione del Registro delle fertilizzazioni e la riduzione della documentazione da allegare. E’ importante valorizzare la sostanza organica “come imprescindibile risorsa per rendere più fertile la terra, prevenire fenomeni come la desertificazione e promuovere best practice sostenibili di impiego dei reflui zootecnici in agricoltura. Ringraziamo l’assessore Rolfi per l’impegno a sostegno di queste importanti tematiche – conclude Coldiretti Varese – e collaboriamo per ottenere l’equiparazione del digestato, già norma approvata a livello nazionale nella recente manovra di bilancio 2020 che ora deve essere recepita nei piani di azione regionali”.

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AAA CERCASI CIMICI (ASIATICHE) PER ALLEVAMENTO!!

Volantino della Regione Piemonte con richiesta di divulgazione.

Appello ai cittadini AAA CERCASI CIMICI (ASIATICHE) PER ALLEVAMENTO!!

La cimice asiatica (Halyomorpha halys), arrivata da pochi anni in Italia, è diventata la maggior avversità per molte colture. Nel 2019 ha causato danni per centinaia di milioni di euro nella sola Italia settentrionale. Vista la gravità della situazione e l’impossibilità di tenerla a freno solo con trattamenti insetticidi, si sta organizzando un piano di lotta biologica a livello nazionale, per moltiplicare in laboratorio e poi liberare in natura i nemici naturali di questa cimice, in particolare Trissolcus japonicus, meglio conosciuto come “vespa samurai”, che ne attacca le uova. Per riprodurre in gran numero questi insetti utili in laboratorio, servono molte uova della cimice asiatica per cui è indispensabile avere a disposizione migliaia di adulti, maschi e femmine, da tenere in allevamento per la produzione delle uova. Si richiede pertanto la collaborazione della popolazione per raccogliere quantità elevate di cimici asiatiche (le altre specie, come la cimice verde Nezara viridula, non servono!) nei mesi di gennaio, febbraio e marzo.

Chi trovasse adulti della cimice, che passano l’inverno in ambienti riparati (mansarde, sottotetti, cassonetti delle tapparelle, ripostigli vari…), può inviare una segnalazione a: cimiceasiatica.disafa@unito.it Il numero minimo per le segnalazioni è di almeno una cinquantina di adulti. A seguito della segnalazione si procederà a prendere contatti per organizzare un sopralluogo volto alla raccolta degli esemplari.

In questo modo i cittadini, oltre a sbarazzarsi della presenza di questi insetti, contribuiranno a un progetto finalizzato a ridurre la presenza della cimice così dannosa alle coltivazioni, con il duplice beneficio di limitare sia l’impiego di insetticidi nelle coltivazioni sia l’invasione di questo insetto in autunno e inverno nelle abitazioni. Grazie!

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Da Varese a Fieragricola contro gli insetti“alieni”: nei campi italiani 1 miliardo di danni

la necessità di fermare la strage senza precedenti provocata dalla cimice killer arrivata dall’Oriente

VARESE –  Dalla provincia prealpina a Verona, per chiedere all’Europa un cambio di rotta e fermare l’invasione di insetti e organismi alieni portati nelle campagne italiane dai cambiamenti climatici e dalla globalizzazione degli scambi. Un problema che ha causato danni per oltre un miliardo nel 2019 con gravissimi effetti sul piano ambientale, paesaggistico ed economico. E’ quanto emerge dal Rapporto Coldiretti su “Clima: la strage provocata dalle specie aliene nelle campagne italiane” diffuso all’inaugurazione della Fieragricola dove è stata mostrata la teca degli orrori con le specie aliene arrivate in Italia con il surriscaldamento che hanno fatto strage nei campi coltivati.

Gli agricoltori del Varesotto erano tra le migliaia giunti da tutta Italia con i trattori per fermare la strage senza precedenti provocata dalla cimice killer arrivata dall’Oriente che mettendo in ginocchio interi settori produttivi senza che siano state attivate misure di sostegno comunitarie adeguate a fronteggiare una vera calamità naturale.

Dalla cimice asiatica al batterio della Xylella, dalla Popillia japonica alla Drosophila suzukii, dal cinipide galligeno che ha fatto strage di castagni al punteruolo rosso che ha decimato le palme o il coleottero Aethina tumida, sono sempre di più le specie aliene che distruggono i raccolti, favorite dai cambiamenti climatici evidenti anche in un inverno caldo anche nei giorni della merla che smentiscono addirittura la tradizione di essere i più freddi dell’anno con lo smog nelle città e danni nelle campagne.

cimice asiatica

L’ultima ad invadere l’Italia è la “cimice marmorata asiatica” arrivata dalla Cina che è particolarmente pericolosa per l’agricoltura perché prolifica con il deposito delle uova almeno due volte all`anno con 300-400 esemplari alla volta. Un autentico flagello è il batterio della Xylella che è stato introdotto con molta probabilità  dal Costa Rica attraverso le rotte commerciali di Rotterdam ed ha devastato gli uliveti del Salento dove quest’anno sono andate perse quasi 3 olive su 4 in provincia di Lecce con il crollo del 73% della produzione di olio di oliva che non sarà certamente recuperata nell’annata 2019 – 2020, secondo un’analisi elaborata da Coldiretti Puglia sulla base dei dati del Sistema Informativo Agricolo Nazionale (SIAN). Dall’autunno 2013, anno in cui è stata accertata su un appezzamento di olivo a Gallipoli, la malattia si è estesa senza che venisse applicata una strategia efficace per fermare il contagio che, dopo aver fatto seccare gli ulivi leccesi, ha intaccato il patrimonio olivicolo di Brindisi e Taranto, arrivando pericolosamente a Monopoli, in provincia di Bari.

E danni sta facendo anche la Drosophila suzukii il moscerino killer molto difficile da sconfiggere che ha attaccato ciliegie, mirtilli e uva. Le castagne hanno invece pagato un conto salatissimo per colpa del cinipide galligeno del castagno, il Dryocosmus kuriphilus, proveniente dalla Cina che provoca nella pianta la formazione di galle, cioè ingrossamenti delle gemme di varie forme e dimensioni contro il quale è stata avviata con successo una capillare guerra biologica attraverso lo sviluppo e accurata diffusione dell’insetto Torymus sinensis, che è un antagonista naturale, anche se ci vorrà ancora tempo per ottenere un adeguato contenimento.

La produzione Made in Italy di miele di acacia, castagno, di agrumi e mille fiori è invece minacciata da due insetti killer, il calabrone asiatico (Vespa velutina) e il coleottero africano (Aethina tumida) che mangiano e rovinano il miele, il polline e, soprattutto, la covata annientando la popolazione di api o costringendola ad abbandonare l’alveare.

Ma c’è anche il punteruolo rosso Rhynchophorus ferrugineus originario dell’Asia che ha fatto strage di palme dopo essere comparso in Italia per la prima volta nel 2004 e da allora si è dimostrato un vero flagello che ha interessato il verde pubblico e privato in Sicilia, Campania, Calabria, Lazio, Liguria, Abruzzo e Molise.

“Con il cambiamento climatico sotto accusa è il sistema di controllo dell’Unione Europea con frontiere colabrodo – denuncia il presidente di Coldiretti Varese Fernando Fiori – che ha lasciato passare materiale vegetale infetto e parassiti vari”. E dal palco di Verona, il presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini: “Una politica europea troppo permissiva consente l’ingresso di prodotti agroalimentari e florovivaistici nell’Ue senza che siano applicate le cautele e le quarantene che devono invece superare i prodotti nazionali quando vengono esportati con estenuanti negoziati e dossier che durano anni. Per effetto dei cambiamenti climatici e della globalizzazione si moltiplica l’arrivo di materiale vegetale infetto e parassiti vari che provocano stragi nelle coltivazioni e per questo serve un cambio di passo nelle misure di prevenzione e di intervento sia a livello comunitario che nazionale anche con l’avvio di una apposita task force”.