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Sicurezza sanitaria, tutela degli operatori sanitari e sociosanitari

Regione Lombardia ha deciso di dotarsi di uno strumento normativo unico in Italia, dimostrandosi apripista anche nella tutela dei lavoratori dell’ambito sanitario e sociosanitario, oltre che ovviamente dei pazienti in degenza.

 

“Nella nuova legge, ritengo particolarmente apprezzabili i passaggi relativi alla videosorveglianza e al controllo degli accessi. In questo modo abbiamo messo nero su bianco un rimedio efficace per tutelare la sicurezza degli operatori e degli utenti in special modo per i Pronto Soccorsi, luoghi spesso colpiti da fenomeni di grave violenza”. 

Così Emanuele Monti (Lega), Presidente della III Commissione Sanità e Politiche Sociali di Regione Lombardia, sulla legge sulla sicurezza del personale sanitario e sociosanitario approvata oggi in Aula. 

“La Lombardia ha dimostrato, quindi, di fare sempre la propria parte. Ci aspettiamo ora che il Governo faccia lo stesso, sia per l’innovazione dei nostri ospedali sia per la sicurezza di chi ci lavora. Mancano ad oggi una normativa a livello nazionale e un piano di investimenti che dia una visione di prospettiva alla problematica” sottolinea Monti. 

“Oggi si è concluso un importante percorso che ha visto le Commissioni Affari istituzionali e Sanità di Palazzo Pirelli convergere su un testo condiviso per la tutela e la sicurezza del personale sanitario e sociosanitario. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un aumento sensibile dei casi di violenza nei confronti degli operatori sanitari.
Il testo approvato oggi ha unito due Progetti di legge presentati dalle due Commissioni consiliari, sui quali è stata operata una sintesi che ha portato ad un testo condiviso da tutte le forze politiche e che va nella direzione di una ricognizione dello stato dell’arte di tutte le strutture presenti sul territorio. Chiediamo altresì una relazione annuale sulle stesse ed interventi per potenziare i sistemi di sicurezza nelle varie strutture, a tutela dei lavoratori” aggiunge Alessandra Cappellari (Lega), Presidente della II Commissione Affari Istituzionali.
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Palamara ed il Virus ANM

PALAMARA ED IL VIRUS DEL SISTEMA ANM. 
 
Il caso di Luca Palamara, sospeso dal Consiglio Superiore della Magistratura di cui era Consigliere, espulso dall’Associazione Nazionale Magistrati di cui è stato Presidente, conferma che la Magistratura è inquinata da logiche eversive di chi si sente al di sopra della legge. 
 
Lo sapevamo già che la Magistratura è inquinata da logiche eversive di chi si sente al di sopra della legge e che ha messo a repentaglio lo stato di diritto.
 
Lo ha ammesso lo stesso Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un discorso al Quirinale giovedì scorso 18 giugno. 
 
Ma con le dichiarazioni pubblicate oggi dell’ex Pubblico ministero Luca Palamara, che è stato ieri espulso dall’Associazione Nazionale Magistrati, l’organo rappresentativo del 90% dei magistrati, di cui Palamara è stato Presidente dal 2008 al 2012, tocchiamo con mano il degrado profondo e diffuso in seno al potere dello Stato che dovrebbe ATTUARE, tradendo la massima che si legge in tutte le aule dei tribunali…….
 
«La legge è uguale per tutti».  
 
Palamara nel luglio 2019 fu sospeso dalle sue funzioni e dallo stipendio dal Collegio disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura, l’organo di auto-governo della Magistratura, di cui Palamara era consigliere, per aver tramato in una cena all’Hotel Champagne a Roma insieme a cinque consiglieri del CSM (che si sono dimessi), l’ex ministro del Partito Democratico Luca Lotti e il deputato sempre del Pd Cosimo Ferri per condizionare la nomina del Procuratore di Roma.
 
Ebbene oggi Palamara è passato al contrattacco: 
 
«Io mi assumo le mie responsabilità, ma non posso assumermi quelle di tutti». 
 
Denuncia innanzitutto i probiviri dell’ANM  che l’hanno espulso accusandoli:
 
«di essere loro per primi i beneficiari del sistema di cui solo io oggi sono ritenuto colpevole, ma non sono il solo….son consapevole che devo rispondere dei miei comportamenti e di quello che è accaduto all’Hotel Champagne, allo stesso tempo però non posso essere considerato solo io il responsabile di un sistema che ha fallito e che ha penalizzato coloro i quali non risultano iscritti alle correnti……..Palamara non si è svegliato una mattina e ha inventato il sistema delle correnti…….Palamara ha agito ed ha operato facendo accordi per trovare un equilibrio e gestire il potere interno alla magistratura».
 
MATTARELLA, dichiara :
 
«La magistratura deve necessariamente impegnarsi a recuperare la credibilità e la fiducia dei cittadini, così gravemente messe in dubbio da recenti fatti di cronaca»
 
«sembra presentare l’immagine di una magistratura china su stessa, preoccupata di costruire consensi a uso interno, finalizzati all’attribuzione di incarichi»
 
«fa intravedere un’ampia diffusione della grave distorsione sviluppatasi intorno ai criteri e alle decisioni di vari adempimenti nel governo autonomo della Magistratura»
 
«queste vicende hanno gravemente minato il prestigio e l’autorevolezza dell’intero Ordine giudiziario». 
 
-Mattarella quindi ha criticato il sistema delle correnti interne all’Associazione Nazionale Magistrati le cui scelte determinano la composizione del Consiglio Superiore della Magistratura presieduto dallo stesso MATTARELLA, qualcosa non torna.-
 
Continua, 
 
«Questo è il momento di dimostrare, con coraggio, di voler superare ogni degenerazione del sistema delle correnti per perseguire autenticamente l’interesse generale ad avere una giustizia efficiente e credibile. E’ indispensabile porre attenzione critica sul ruolo e sull’utilità stessa delle correnti interne alla vita associativa dei magistrati».
 
Mattarella ha apertamente denunciato la pratica dell’assegnazione dei ruoli in seno al Consiglio Superiore della Magistratura sulla base delle raccomandazione, del nepotismo, dello scambio di favori a danno della meritocrazia, in Italia termine quest’ultimo sconosciuto. 
 
Continua, 
 
«È necessario che il tracciato della riforma sia volto a rimuovere prassi inaccettabili, frutto di una trama di schieramenti cementati dal desiderio di occupare ruoli di particolare importanza giudiziaria e amministrativa, un intreccio di contrapposte manovre, di scambi, talvolta con palese indifferenza al merito delle questioni e alle capacità individuali».
 
-Quindi Mattarella è arrivato al punto di ricordare alla Magistratura che deve attenersi al rispetto della Costituzione-
 
Continua,
 
«Il compito primario assegnato dalla Costituzione al Consiglio Superiore della Magistratura impone, in modo categorico, che si prescinda dai legami personali, politici o delle rispettive aggregazioni, in vista del dovere di governare l’organizzazione della magistratura nell’interesse generale». 
 
Continua, 
 
-Mattarella ha insistito sul fatto che i magistrati.-
 
devono essere…….
 
«fedeli soltanto alla Costituzione. 
È questa l’unica fedeltà richiesta ai servitori dello Stato a tutela della democrazia su cui si fonda la nostra Repubblica».
 
Tuttavia Mattarella ha escluso un suo intervento per porre fine al degrado presente in seno alla Magistratura (?). 
 
Continua, 
 
«Si odono talvolta esortazioni, rivolte al Presidente della Repubblica, perché assuma questa o quell’altra iniziativa, senza riflettere sui limiti dei poteri assegnati dalla Costituzione ai diversi organi costituzionali………Ho ritenuto, e ritengo, di avere il dovere di non pretendere di ampliare quella sfera al di fuori di quanto previsto dalla Costituzione e dalla legge……….
 
………non esistono motivazioni contingenti che possano giustificare l’alterazione della attribuzione dei compiti operata dalla Costituzione, qualunque arbitrio compiuto in nome di presunte buone ragioni aprirebbe la strada ad altri arbitri, per cattive ragioni».
 
-Quindi, secondo Mattarella, è la stessa Magistratura, attraverso il suo stesso organo di rappresentanza interna, l’Associazione Nazionale Magistrati, che deve auto-riformarsi…..ma stiamo scherzando?-
 
-Proprio perché l’Ordine giudiziario è uno dei tre poteri dello Stato preposto a sanzionare chi non rispetta le leggi, e non è una istituzione privata di stampo familistico, non si può condividere affatto la logica di Mattarella- 
 
« I panni sporchi si lavano in famiglia». 
 
-È il Presidente della Repubblica in primis, nella sua veste di Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, unitamente al Parlamento, il potere dello Stato preposto a promulgare le leggi, che devono promuovere la riforma della Magistratura, non deve e non devono sottrarsi alle loro responsabilità.-
 
-Stiamo parlando di un potere dello Stato che ha confermato di essere profondamente e diffusamente inquinato al suo interno per la collusione strutturale con i partiti politici a cui fanno riferimento le varie correnti dell’Associazione Nazionale Magistrati, in aggiunta agli scandali periodici sulla collusione con il mondo degli affari e talvolta persino della criminalità organizzata.-
 
-Altresi non ci dobbiamo dimenticare come la Magistratura abbia già pesantemente prevaricato i propri limiti definiti dalla Costituzione, considerando che ormai si sostituisce al Parlamento con le sentenze che acquisiscono valore di legge e, in parallelo, facendo direttamente politica condizionando pesantemente l’attività dei partiti, raggiungendo il culmine con un vero e proprio colpo di stato giudiziario nel 1994 con la cosiddetta operazione «Mani pulite», sfociata nell’eliminazione di tutti i partiti della Prima Repubblica ad eccezione del Partito Comunista, della Lega Nord che era appena nata, e del Movimento Sociale Italiano che era emarginato fuori dal cosiddetto «arco costituzionale».-
 
-Ecco perché non è ipotizzabile che sia la stessa Magistratura ad auto-riformarsi, dopo essersi macchiata di loschi scandali e aver fatto venir meno lo stato di diritto e leso la democrazia sostanziale, sovrapponendosi e sostituendosi sia al Parlamento sia al Governo.-
 
#Il Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella e il Parlamento intervengano subito per risanare dalle fondamenta un vitale potere dello Stato, promulgando delle leggi e un nuovo ordinamento degli organi rappresentativi della Magistratura che recidano qualsiasi legame tra chi amministra la giustizia e il mondo della politica, degli affari e del malaffare, garantendo senza alcuna eccezione la responsabilità penale e civile dei magistrati che violano la legge, affinché cessi l’assurda situazione che pone i magistrati al di sopra della legge.# 
 
«La legge è uguale per Tutti»
 
#EP 
Redazione Roma
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Quotidiano D’Italia
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Appello ai Poliziotti D’Italia per Leo!

Appello a tutti i Poliziotti D’Italia per Leo 

 
Ci rivolgiamo al cuore di ogni appartenente alla Polizia di Stato, per il figlio di un agente, gravemente malato,  chiedendo un semplice gesto “donate giorno ferie”. 
  
Donare “almeno un giorno di ferie solidali all’assistente capo della polizia Mauro Di Ceglie – Fiamme Oro, per consentirgli di stare accanto a Leo, il figlio 15enne gravemente malato”. 

Negli ultimi anni Leo è stato operato molteplici volte .
Mauro ha terminato i due anni di L.104 e ogni tipo di Ferie ed ogni congedo straordinario. 
 
Ora possiamo aiutarlo donando – quello che possiamo- ferie 2019 in base alla  nuova circolare x le ferie solidali.
 
 “Leo ha bisogno di noi o meglio di Voi” 
 
Compilate il modulo donando almeno un giorno di ferie solidali.
 
 Inviare dal tuo ufficio a questa pec: ffoo.centropolifunzionalescuolatecnicapolizia@pecps.poliziadista to.it”.

 
EP
Redazione VaresePress@ Roma
Rubrica Sicurezza Nazionale@ ;
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Il Prof. Zangrillo smentito dall’ OMS. Chiariamo il “CLINICAMENTE”

Coronvirus, l’Oms interviene sul caso Zangrillo:

“Non è diventato meno patogeno”

Michael Ryan, capo del programma per le emergenze, in un incontro virtuale con la stampa ha espresso cautela sulle dichiarazioni del primario del San Raffaele che ha detto che il virus “clinicamente non esiste più”. “Non è il caso di dare questa impressione”

Il coronavirus non è diventato meno “patogeno“, quindi meno pericoloso pertanto massima attenzione sulle differenze nonché tra i non detti. L’Oms non ha usato mezze parole nelle dichiarazioni rese da Alberto Zangrillo.

Le polemiche innescatosi in Italia per le parole di Alberto Zangrillo: il primario di Anestesia e rianimazione generale del San Raffaele di Milano aveva dichiarato che “il virus clinicamente non esiste più“, aprendo un concitato dibattito. “Dobbiamo essere estremamente attenti a non dare l’impressione che d’un tratto il virus, di sua volontà, abbia deciso di diventare meno patogeno” – ha avvertito Michael Ryan, capo del programma Oms per le emergenze, in un incontro virtuale con la stampa – Non è affatto il caso”.

Nel corso del quotidiano briefing con la stampa, il direttore generale dell’Organizzazione, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha anche ricordato che in totale “abbiamo adesso più di sei milioni di casi di Covid-19 nel mondo e abbiamo già perso 370mila persone”.

ANOMALIE, STRANEZZE E CONTRADDIZIONI DI ZANGRILLO

Alberto Zangrillo, medico del presidente Berlusconi nonché fratello di Paolo Zangrillo il contestato paracadutato onorevoe messo dal Cavaliere al coordinamento piemontese, nel 2015 iniziò la sua carriera mediatica nel caso che lo vede coinvolto nelle indagini per truffa da 28 milioni di euro, dove vennero indagati i vertici dell’ospedale San Raffaele. Gli approfondimenti coordinati dal pm Giovanni Polizzi e condotte dal Nucleo di polizia tributaria della Gdf, tra il 2011 e il 2013 nel corso di migliaia di interventi «le equipe» di medici sarebbero state solo sulla carta «regolarmente costituite», in quanto «chirurghi e/o anestesisti» figuravano, in realtà, come «presenti contestualmente in più sale operatorie»

Ora nel caso Covid, nuova bufera mediatica di contraddizioni.

Prima dichiara che il virus si è modificato per poi rimangiarsi tutto dichiarando che non è mutato.

Il prof. Zangrillo, da buon arrampicatore, ma anche di scivolamento sui vetri, utilizza il termine “clinicamente” ma non spiega nulla del termine e ne rimane sempre vago. Dove sia la contraddizione dell’autoproclamatore professore con messaggi forvianti, nonostnte sia vero che ci siano dei miglioramenti, che è ben diverso..?

Quanto dichiara Zangrillo è Clinicamente un modo di errore od orrore per dire tutto nel dire nulla. Lo scopo ? Poter poi ritrattare.

Di fatto la concreta realizzazione di una malattia o di una sindrome regressione o scomparsa del quadro morboso, con o senza scomparsa delle lesioni organiche, è una cosa, quanto vuol far sembrare il professore è tutt’altro!

Lo studio clinico all’interno della struttura dove opera e gli studi UNIVERSITARI eseguiti non posso dare come riscontro ciò che dice e pubblicizza in una chiave di lettura Zangrillo per potersi rimangiare le parole al momento giusto con il classico : “ non ho detto quello” – E lo sta già facendo.

In rete, nei bar, nella chiacchiera quotidiana emergono i pro Zangrillo, dato comprensibile dopo mesi di chiusura da lockdown da covid, ma opportuno non farsi prendere dal credere nella speranza per proprio comodo. Ogni giorno troppi casi e troppi decessi in tutto il mondo. Italia compresa.

OGGI – Zangrillo ha già modificato per la terza volta le sue dichiarazioni iniziando a dire che forse è improbabile il ritorno.

Caro Professore, non vi è il forse o l’improbabile, lei da dipendente dell’ospedale San Raffaele, magari prima di uscire con dichiarazioni così incerte e delicate, meglio evitarle. Pensare è una gran dote. Laddove fosse stata una goliardata pubblicitaria, pensi a quant aincertezza ha diffuso il suo errore od orre di messaggio, creando troppo disappunto nel rispetto di quelli che ancora ad oggi muoino e moriranno ancora. Lo dica a loro : “Clinicamente”.

Fabio Sanfilippo

Open OnLine di Enrico Mentana lo ricostruisce cosi [ Clicca Qui ]

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Emergenza rifiuti, incendi e tutela ambiente. Parla Fabio Sanfilippo

Così gli impianti di selezione e di riciclo si riempiono di materiali senza più destinazione

 

Da anni Fabio Sanfilippo si batte nel suo lavoro di assistenza ai centri di smaltimento nonché nel sistema politico a supporto di migliorie per l’ambiente. Sanfilippo oltre ad occuparsi di investigazioni si occupa di consulenza, posizionamento e riciclo dei rifiuti in Italia ed all’estero con controllo della filiera.

Oggi più che mai, le emergenze vengono utilizzate per eludere la legge con deroghe, proroghe e normative di favore. Alcune Regioni hanno addirittura legittimato per anni, con ordinanze contingibili e urgenti emanate in nome di una emergenza rifiuti dovuta solo al loro immobilismo, il mantenimento di immonde discariche contrastanti con tutte le leggi italiane e comunitarie”

IMPIANTI AL COLLASSO ED INCENDI

Che cosa accade? – C’è un disegno dietro a questi incendi che distruggono i materiali di scarto raccolti con attenzione e diligenza dai cittadini o dalle aziende?

C’è chi l’ha chiamato “guerra dei rifiuti”, immaginando una battaglia illegale per il controllo del mercato.

A causa dei comitati di opposizione, non si riesce a costruire alcun impianto di riciclo precisa Fabio Sanfilippo. C’è chi si oppone alla realizzazione di inceneritori e termo-valorizzatori, ai rifiuti nei cementifici, ad impianti di selezione e riciclo con poi il rischio di far respirare ai cittadini la diossina degli incendi.

Non ci sono alternative, mancano gli impianti per chiudere il ciclo dei rifiuti, che si tratti di spazzatura domestica come di scarti delle attività industriali.

 Fabio Sanfilippo incendio rifiuti 01    Portiamo come esempio le aziende alimentari che accumulano gli scarti delle lavorazioni.

Sono materiali putrescibili ottimi per diventare compost, ma nessuno li ritira ed il mercato è fermo con sentenze e proteste contro l’uso dei fanghi in agricoltura.

Nel caso delle analisi sui “fanghi di depurazione” usati come concime in agricoltura succede che le farine residuali, i composti zuccherini, le melasse dell’industria alimentare, concimi strepitosi per i campi, invece vengono classificate dai nemici dell’ambiente come “idrocarburi” e quindi ci sono fortissimi problemi per quelle aziende alimentari i cui bidoni non trovano destinazione e non vengono svuotati.

Così gli impianti di selezione e di riciclo si riempiono di materiali senza più destinazione. Si riempiono a tappo. A volte si fermano. Ogni tanto qualcuno va CASUALMENTE a fuoco per problemi di mercato, e in qualche caso per questioni di malavita.

Basti pensare che in media annua :

Impianti di trattamento rifiuti andati a fuoco 130

Incendi in discariche in media 30

Fuoco in isole ecologiche, a compattatori, a piattaforme di selezione: 45

Impianti di compostaggio danneggiati dalle fiamme: 5

Discariche abusive incendiate: 100

Inceneritori colpiti da incendi: 10

Altri eventi: da 2 a 5

EMERGENZA

Soprattutto per la plastica, l’acciaio e il legno, ossia quei materiali che, come riciclato, trovano poca o nulla applicazione nel comparto dell’imballaggio, mentre carta e vetro, essendo molto utilizzati per la produzione di imballaggi alimentari, la cui richiesta a seguito dell’emergenza è cresciuta, registrano paradossalmente proprio in questa fase delicata una ripresa della domanda.

Già prima dell’emergenza Covid, del resto, circa il 50% della plastica proveniente dalla raccolta differenziata non poteva andare a riciclo e finiva (nella migliore delle ipotesi) in discariche, termo-valorizzatori e cementifici; oppure sempre più spesso in paesi esteri di scarsissima affidabilità e sprovvisti di seri apparati di controllo.

PAESI CHE NON VOGLIONO I RIFIUTI ITALIANI

Fabio Sanfilippo : “Oggi, con l’emergenza Covid, nessun paese vuole più ricevere rifiuti dall’Italia e così sta emergendo la vera natura dell’economia circolare all’italiana dove si dice che si ricicla tutto o quasi ma, se ci vietano le esportazioni di rifiuti, tutto ci ricade addosso”.

Siamo governati da emeriti incapaci. Il Movimento Cinque Stelle è solo buono a fare chiacchiere. Il paese sta andando alla deriva. Mai visto scelte più sbagliate nel vedere presunti poitici che per non prendersi responsabilità, piuttosto non fanno nulla per non sbagliare”.

“Non a caso, è lo stesso ministero dell’Ambiente nella sua circolare a premettere che l’emergenza Covid deriva dalla “impossibilità di inviare i rifiuti prodotti verso altri Stati” – “DITEMI VOI CHE SENSO POSSA AVERE !”

“E così oggi, autorizzando deroghe e proroghe in un settore delicatissimo quale quello dei rifiuti, rischiamo gravissimi pericoli per l’ambiente ben poco attribuibili alla emergenza Covid ma dovuti soprattutto all’incancrenirsi di una situazione già nota da tempo e più volte evidenziata da roghi tossici, incendi di impianti di rifiuti, discariche abusive, spesso mascherate come utilizzo di fertilizzanti e fanghi per l’agricoltura. E’ questa la vera emergenza. Ma non sembra che il ministero dell’Ambiente se ne sia accorto”.

Dichiarazioni di Fabio Sanfilippo

Forza Italia Seniores – Piemonte

Responsabile all’Ambiente

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Plasmaferesi, ci sfugge qualcosa?

 
Questa redazione, nella persona del suo editore Giuseppe Criseo, riceve alcune precisazioni su un articolo a firma della Redazione di Roma per la nostra testata, nella persona di uno dei nostri collaboratori esterni, in qualità de esperto di sicurezza e terrorimo internazionale, nonché studioso di politica e di tematiche giuslavoriastiche sindacali, che per noi cura in particolar modo la Rubrica Sicurezza Nazionale@. 
 
Pietrangeli :
 
Nella giornata di ieri (05 us), ho ricevuto una mail da un contatto personale nel mondo sanitario, con la quale veniva posta alla mia attenzione un testo di un connazionale, dimorante all’estero, in merito alla tecnica che, in alcuni ospedali italiani in primis tra cui come primi quelli di Mantova e Pavia, poi in ultimo quello ove si trova, si sta applicando nel trattamento del Coronavirus meglio conosciuto come Covid19, chiedendo se era possibile una pubblicazione sulla testata giornalistica del VaresePress@, quindi, non essendo un medico, ho ritenuto fondato il ragionamento tecnico del relatore della mail anzidetta, anch’egli non medico ma pare supportato da chi lo è, decido di procedere, visto il contatto che me lo aveva girato. 
 
Essendo tra i primi quotidiani a pubblicare la notizia del dr Mauro Rango, dottore in altra disciplina, immediatamente riceviamo una nota di rettifica a firma del dr Burioni, il quale con la solita tecnica comunicativa, asserendo che il dr Rango non era un medico, riteneva il concetto dallo stesso espresso privo di un analisi tecnica attenta e non completamente in linea scientifica, concludendo che ognuno dovrebbe fare il suo lavoro. 
 
Or bene, nella serata il dr Rango, scriveva alla redazione del VaresePress@, spiegando i motivi per cui aveva prodotto il suo ragionamento, sulla scorta di alcuni approfondimenti medici, purtroppo per interesse personale. 
 
In aggiunta, a titolo di premessa per ciò che seguirà, seppur anni fa in occasione di un evento che colpi’ la mia famiglia, donando il sangue mi fu chiesto se volessi donare per questa tecnica, spiegandomi l’importanza per loro sotto il profilo scientifico, ovviamente accettai; ieri però non ricordavo bene di cosa si trattasse pur donando abitualmente sangue, visto che non mi fu più chiesto. 
 
Allorché, ho cercato di capire meglio di cosa si trattava e qui una breve sintesi:
 
La plasmaferesi è una procedura di separazione del plasma sanguigno dagli elementi corpuscolati del sangue, ottenuta mediante centrifugazione o filtrazione.
 
Il metodo è utilizzato sia a scopi emotrasfusionali, sia a scopi terapeutici, quindi si possono distinguere tre tipi di plasmaferesi:
 
Autologa: a scopo terapeutico, rimuovendo il plasma sanguigno, trattandolo in qualche modo e restituendolo alla stessa persona.
 
Plasma exchange (PE, PLEX o PEX) o terapia di plasma exchange (PET): rimuovere il plasma sanguigno e scambiarlo con prodotti emoderivati. Il plasma rimosso viene eliminato e il paziente riceve plasma sostitutivo, albumina o una combinazione di albumina e soluzioni saline (di solito il 70% di albumina e il 30% di soluzione fisiologica).
 
Donazione: il sangue viene rimosso dal corpo, le cellule del sangue e il plasma vengono separati e le cellule del sangue vengono restituite, mentre il plasma viene raccolto. Può essere congelato per conservarlo per un eventuale utilizzo come plasma fresco congelato o come prodotto per la produzione di una vasta gamma di farmaci.
 
A ciò poi va aggiunto il “protocollo” di trattamento del dr Donno (Mantova) nel trattamento del COVID-19, protocollo sicuramente condiviso già da illustri scienziati del calibro del Prof. Tarro oppure del Prof. Montanari, i quali già hanno sollevato dubbi sui protocolli attuali ed in particolare sul vaccino dedicato e troppo sponsorizzato da esperti governativi. 
 
Or bene, poi stamane intorno alle 06.30 mentre ero in auto, ascoltando Radio Globo, gli speakers disquisivano di questo argomento, relativamente a Mantova e Pavia, nella discussione interveniva un medico, una donna di cui non ricordo il nome, la quale spiegava l’importanza di questa procedura abbinata ad infiammatori, con un esempio di un primo paziente trattato a Roma presso il Gemelli, ove:
 
“Paziente affetto da Covid19, oltretutto un sanitario se non ricordo male, con una prognosi di terapia intensiva ventilatoria per circa 15 giorni minimo, con questo approccio (Plasmoferesi) la prognosi è stata di 5 giorni senza assistenza ventilatoria, ma nonostante l’efficacia di tale approccio terapeutico già nelle piene conoscenze scientifiche del nostro sistema sanitario, non si vuole fare in modo che diventi PROTOCOLLO per il trattamento del COVID-19, semplicemente perché funziona ed è già disponibile, questo è contro ogni logica di trattamento medico in tutela della salute. “
 
Ora sulla scorta di quanto anzidetto, sulla scorta dei RISULTATI, innegabili, è giusto chiedersi, perché si stanno investendo risorse in strutture Covid19 Center oppure verso altre direzioni, come un vaccino, che oltre tutto secondo alcuni scienziati non al servizio del governo Conte, sarebbe assurdo pensare ad un vaccino contro i coronavirus, in particolare contro il COVID-19, quando con la plasmaferesi supportata da antinfiammatori e riequilibrio vitaminico, C e D, risulta efficace nel trattamento dell’infezione da Covid19. 
 

In conclusione, soprattutto in ambito medico non dovrebbero essere più importanti gli interessi di business e politici, della finalità professionale di un medico, ciò quella di curare gli esseri umani. 

 
A voi lettori ardua sentenza. 

 
Giuseppe CRISEO 
Redazione VaresePress@ 
Editore 
 
 

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Il figlio di Moratti salva l’Inca “l’Azienda è salva”

Porto Valtravaglia, l’Inca è salva: il figlio di Moratti rileva il marchio

Non solo vengono tutelati gli interessi di oltre cinquanta lavoratori ma per l’emergenza, vengono donati 30mila tubi di gel.

Il nuovo Ceo insediato

Rilancio internazionale della produzione, piano di investimenti triennali affidato ad un nuovo management e supportato da capitali freschi, ma per il momento l’aspetto più importante è il completamento del salvataggio di oltre cinquanta posti di lavoro, messi in discussione poco meno di un anno fa, nel giugno 2019, quando l’azienda aveva chiesto il concordato al Tribunale.

Dipendenti Salvi. Ora si respira

“Ora si respira” Così indicano i dipendenti della Inca Cosmetici srl di Porto Valtravaglia, a margine della complessa operazione che ha condotto all’acquisizione del marchio della famiglia Faverio – un simbolo della storia industriale dell’alto Varesotto – da parte di Angelomario Moratti (figlio dell’ex presidente dell’Inter) e della Saras Energia.

A riportare i dettagli della trattativa è il quotidiano La Prealpina, dalle cui pagine a parlare è l’ad dell’azienda, Ferrante Lavorato: “Abbiamo fatto di tutto per fare rimanere Inca Cosmetici su questo territorio con i possibili compratori alla porta che avrebbero inevitabilmente portato lontano il marchio, con ciò che ne consegue. Abbiamo pensato ai dipendenti, ci siamo messi in prima linea cercando fondi, parlando con le banche fino ad arrivare al dottor Moratti che ha creduto in questo progetto. L’acquisizione non è stata semplice”.

Per il personale e più in generale per l’intero organico, l’auspicato cambio di passo era atteso dall’estate scorsa e oggi, nonostante le difficoltà, i dubbi e le preoccupazioni rispetto agli scenari futuri, l’azienda ha trovato il modo per contribuire in modo significativo alla gestione dell’emergenza sanitaria, donando alla Comunità Montana Valli del Verbano trentamila tubi (da 30ml ciascuno) di gel disinfettante, destinati ai trentadue comuni del territorio.

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Caos mascherine – Farmacie perdono sul prezzo dopo Conte

ROMA. Tra i vari provvedimenti della cosiddetta «Fase 2» dell’emergenza coronavirus c’è il prezzo calmierato delle mascherine chirurgiche anti-contagio che dovranno essere indossate durante gli spostamenti: «0,50 euro l’una, senza Iva» ha detto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, durante la conferenza stampa di ieri.

NAPOLI, ma anche TORINO e MILANO Immediata la reazione dei farmacisti

CONTE METTE IN CRISI LA CATEGORIA MASCHERINE

 

Contestazioni in atto all’incapacità di Conte : – così facendo – il costo al quale loro acquistano le mascherine sarebbe superiore a quello di vendita. In questo modo «lavoreremo in perdita quasi del 50 per cento». Così le farmacie hanno sospeso la vendita «per autotutela della categoria a fronte della confusione informativa istituzionale sui prezzi». Il presidente di Federfarma Napoli, Michele Di Iorio, questa mattina ha diffuso una circolare ai colleghi: «Abbiamo assistito, a mio avviso, a un corto circuito informativo grave – dice -. Il premier davanti a 60 milioni di italiani ha detto che le mascherine si venderanno a 50 centesimi senza Iva, contemporaneamente il commissario Arcuri ha scritto che si devono vendere a 50 centesimi più Iva, ovvero 61 centesimi».

 

Mascherine giuseppe conte 01

       I farmacisti napoletani attendono ora «indicazioni nazionali chiare». Di Iorio la scorsa settimana aveva già lanciato un’iniziativa per calmierare il prezzo dei dispositivi, attraverso un acquisto centralizzato, per arrivare a vendere in tutte le farmacie della città le mascherine FFP2 a 4,90 euro e le mascherine chirurgiche a 1 euro, «un progetto che avrebbe creato un circolo virtuoso, inducendo le aziende ad abbassare i prezzi alla fonte».

Nel frattempo molte aziende riconvertite sia italiane che estere si stanno adoperando per offrire ordini veloci online di cui a breve parleremo

Fabio Sanfilippo

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Covid-19, auspicabile la creazione di uno scudo penale per i medici fino al termine dell’emergenza sanitaria

Contributo redatto dall’Avvocato Andrea Orabona, name partner dello Studio Legale Orabona di Milano.

“L’interventismo delle Procure rischia semplicemente di trasformarsi in uno spreco di tempo e risorse dello Stato”.

In questi ultimi giorni si è registrato un inedito ingresso interventista della Procura della Repubblica nell’attività di contrasto al fenomeno del Covid-19, sino ad oggi affidato alle indagini scientifiche delle competenti Autorità ed Organismi sanitari.

In ambito giudiziario, le indagini sulle cause di alcuni decessi occorsi in Lombardia è invece traslata dall’analisi del fenomeno pandemico del Coronavirus all’iscrizione nel registro delle notizie di reato di Direttori Generali e medici di alcune R.S.A. per la presunta diffusione colpevole del Covid-19, nonché della contestazione di un’inefficace attuazione di misure organizzative idonee a prevenire il rischio di propagazione letale del fenomeno infettivo ai sensi del D. Lvo 231/2001.

L’accertamento di eventuali responsabilità dovrà tuttavia inevitabilmente scontrarsi con la i principi definiti dalla legge del reato di epidemia colposa punito dagli artt. 438, 452, C.p. – per la cui configurabilità il legislatore ha imposto la realizzazione di una condotta attiva, a forma vincolata, diretta alla diffusione di germi patogeni -.
Da qui, la difficoltà di ipotizzare in capo ai Direttori sanitari od Operatori medici una condotta di colposa propagazione dell’infezione da Covid-19 nelle forme del reato omissivo improprio disciplinato dall’art. 40, cpv, C.p., ovvero, nella specie della mancata predisposizione di determinate misure di protezione od inefficace attuazione di specifici protocolli sanitari introdotti dalla legislazione d’emergenza per la prevenzione del contagio all’interno di R.S.A., Aziende od Enti Ospedalieri.

Altrettanto arduo potrà risultare in concreto l’accertamento del diverso addebito di omicidio colposo plurimo punito dall’art. 589, comma terzo, C.p., risultando i decessi dei pazienti ospitati nelle R.S.A. eziologicamente riconducibili, in via immediata e diretta, ad un contagio infettivo da Covid-19 difficilmente governabile, dai Direttori ed Operatori sanitari preposti all’attività di cura dei degenti, sia per l’incertezza dell’efficacia impeditiva di alcune misure di protezione rispetto all’insorgenza dell’infezione sia per la mancanza di una valida terapia tale da permettere la completa guarigione della vittima dal Coronavirus.

Per l’addebito in sede penale del reato di omicidio colposo in danno di una vittima del Codivd-19 sarà dunque necessario dimostrare la violazione delle più elementari regole di prudenza o degli specifici protocolli e presidi sanitari introdotti dalla Legislazione d’Emergenza.

Ulteriori difficoltà applicative potrebbero infine derivare dalla possibilità di addebitare alle RSA o Aziende sanitarie la violazione della disciplina in materia di responsabilità amministrativa degli enti ai sensi del D. Lvo 231/2001, a fronte della mancata inclusione, nell’alveo dei reati presupposto, dei delitti di epidemia colposa ed omicidio colposo plurimo, fatta salva l’irrogazione delle sanzioni disciplinate dall’art. 25 septies D. Lvo 231/2001, tuttavia ordinariamente previste per la punibilità delle società datrici di lavoro nelle differenti ipotesi di decessi derivanti da infortuni occorsi in violazione del T.U. in materia di tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.
Sotto quest’ultimo profilo, la contestazione dell’illecito amministrativo in commento potrebbe astrattamente condurre all’irrogazione di poderose sanzioni, vuoi pecuniarie vuoi interdittive, per l’omessa od inefficace attuazione di adeguate misure di sicurezza idonee a ridurre al minimo la diffusività dei germi patogeni del Covid-19.

Così stando le cose, un valido viatico d’uscita insisterebbe nell’auspicabile estensione, dello scudo penale già introdotto in deroga alla Legge Gelli dall’art. 590 sexies C.p., con ampliamento dell’esclusione della punibilità per il reato di omicidio colposo nei confronti dei medici coinvolti dai decessi da Coronavirus – fino al termine dell’emergenza sanitaria in atto e fatte salve le condotte dei sanitari connotate da dolo o colpa grave nell’esecuzione delle prestazioni dovute.

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ANCORA UNA VOLTA, SONO I PIU’ DEBOLI A D ESSERE ABBANDONATI: I GIOVANI AVVOCATI PROBABILMENTE ESCLUSI DEL BONUS

Il 16 aprile, il web inizia a “scaldarsi”: moltissimi Colleghi, i vincitori della corsa al click day il primo aprile, iniziano a ricevere la missiva di Cassa Forense che avvisava dell’ammissione al bonus dei “famosi” 600 Euro previsti per il mese di marzo. Tale somma è stata effettivamente erogata con valuta il giorno successivo. Meraviglioso il nome datogli: reddito di ultima istanza. Nel frattempo, tutti i giovani avvocati, iscritti alla Cassa nel 2019 o nel 2020, aventi i requisiti richiesti per accedervi (l’aver percepito, nell’anno di imposta 2018, un reddito complessivo non superiore a 35 mila euro ed essere regolarmente iscritti alla Cassa), si trovano in una situazione ben diversa. Ebbene, quella che è forse la fascia più debole dell’Avvocatura, rimane esclusa. Questo accade solo agli avvocati: Inarcassa (per gli ingegneri e gli architetti) ha erogato il bonus indipendentemente dall’anno di iscrizione. Cassa Forense, invece, sospende l’erogazione di tale somma, nell’attesa di una “interpretazione autentica” da parte del Ministro Catalfo. E’ bene precisare che la previsione nulla diceva circa l’anno di iscrizione alla Cassa. Mentre si parla di aumentare il bonus per il mese di aprile, da 600 ad 800 Euro, non sarebbe il caso di occuparsi di chi, del tutto ingiustamente, ne è rimasto e ne rimarrà escluso? Perché se l’interpretazione di cui sopra dovesse arrivare dopo il 30 aprile, le somme a disposizione, già di per sé insufficienti per aiutare tutta la platea dei richiedenti, saranno esauriti. E i giovani avvocati hanno dovuto, ancora una volta, tutelarsi da soli, per vedersi riconoscere una somma simbolica che, per i più, è divenuta una questione di principio, più che di denaro. Ed eccoci, allora, venerdì sera, riuniti, vicini, ma lontani: non solo io, ma anche i Colleghi Mario Nobile di Foggia, Federica Marino di Napoli e Stefania Giannico di Taranto, ha anche espresso le nostre perplessità in diretta su IusLaw Web Radio, la “radio degli avvocati”, a discutere su come fare a “farci sentire”. Così decidiamo di lanciare un’ora di tweetbombing diretta a @CatalfoNunzia, @ocforganismo, @CNF_it, al fine di ottenere almeno una risposta sensata a questa ennesima ingiustizia. Perché la Cassa la paghiamo, ed è un grande esborso di denaro, dopo i soldi spesi per l’iscrizione all’Albo, per il Giuramento, e chi più ne ha più ne metta. E decidiamo il contenuto del messaggio, lanciando #600europertutti. Con il prezioso aiuto di MGA, inizia alle ore 15 di ieri il tweetbombing: non siamo molti, è stato tutto organizzato all’ultimo momento, ma chi se lo poteva aspettare? Abbiamo unito le forze ed abbiamo agito, e tantissimi altrettanto giovani Colleghi ci hanno aiutati. Non saremo arrivati nei trend topics, ma oggi la nostra voce è giunta agli onori della stampa nazionale: “Repubblica” e “Nuovo Quotidiano di Puglia” hanno parlato di noi. Adesso non può essere per noi una fase di soli oneri, ma anche di effettiva tutela. Ci faranno almeno “iniziare” la Professione o dovremmo aspettarci un’interpretazione autentica ex post, in senso restrittivo, in totale spregio del principio di uguaglianza? Attendiamo, forse scorati ma determinati, una risposta in merito.