EDITORIALE
AVV.Gianni Dell’Aiuto
I DUE MINORENNI MORTI PER METADONE RISVOLTI GIURIDICI E CONTESTI SOCIALI ALLARMANTI
EDITORIALE
AVV.Gianni Dell’Aiuto
I DUE MINORENNI MORTI PER METADONE RISVOLTI GIURIDICI E CONTESTI SOCIALI ALLARMANTI
L’associazione “Teranga AIP” plaude la rete di solidarietà nata a Lecce dall’emergenza COVID19. Mascherine prodotte, spese e pasti distribuiti agli invisibili e ad tanti che rimangono fuori dai circuiti istituzionali della “crisi”.
L’emergenza ed il blocco di ogni attività poteva generare ancor più difficoltà di quante non ne abbiamo affrontate e ne stiamo affrontando in questo momento. Perchè in tanti, tantissimi tra gli “invisibili”, tra coloro che hanno pochissime protezioni sociali, o non ne hanno proprio potevano rimanere completamente nell’ombra e cadere ancor più nella disperazione. Un’ombra che significa ancor più fame e lacrime se nella città di Lecce e nella provincia, in poco tempo e con i gap determinati dalle difficoltà del “lockdown” non si fossero attivate delle reti di solidarietà tra persone comuni e associazioni. Ecco perchè, per il tramite dell’associazione “Sportello dei Diritti” – da anni sempre attenta a dar voce ad iniziative che incoraggiano l’intercultura e la solidarietà – Ablaye Seye, senegalese, ma residente da anni a Lecce, vicepresidente dell’associazione Teranga A.I.P., vuole manifestare la gratitudine per quanto accaduto e far conoscere alla cittadinanza tutta, ciò che si è realizzato durante il periodo clou dell’emergenza e sperare che tutto ciò che è stato fatto possa costituire le basi per una grande rete di solidarietà ed integrazione permanente anche per il futuro. Attraverso una serie di partenariati che hanno visto come capofila la stessa Teranga A.I.P. e il Lions Club Santa Croce di Lecce e collaborazioni con la “Rete volontari Martano”, il fattivo e costante sostegno dell’associazione Migrantes assieme ai Giovani per la Pace (della Comunità di Sant’Egidio) e all’associazione Laici Comboniani, l’associazione Popoli e Culture, si sono realizzate una serie di diverse iniziative che meritano di essere rese note. Basti pensare che per affrontare l’emergenza alimentare dal 22 marzo dal centro diocesano Migrantes di Via Tasselli partivano le “spese” che hanno raggiunto oltre duecento famiglie residenti nel comune di Lecce, non tutte leccesi, ma anche albanesi, colombiane, montenegrine, keniane, eritree, filippine, srilankesi, marocchine, ecuadoregne e senegalesi ed altre minoranze che vivono in città. Nel momento di massima difficoltà le donazioni ricevute hanno consentito di aiutare con oltre 750 spese le famiglie in difficoltà che riuscivano a contattare gli operatori attraverso Caritas parrocchiali o con il solo passa parola. Un impegno notevole che ha richiesto l’aiuto di una quarantina di volontari per poter garantire ogni giorno l’acquisto, la preparazione e la distribuzione delle spese. Ma anche il mercoledì e il venerdì la distribuzione di pasti ai senza fissa dimora e ad alcune famiglie segnalate all’ultimo , prima di poter consegnare la vera e propria spesa.
I numeri fanno capire quant’impegno è stato profuso: 750 spese distribuite, 70 pasti preparati 70 per due volte a settimana il mercoledì e la domenica e distribuiti ai senza fissa dimora e alle famiglie in difficoltà segnalate durante le giornate.
E poi, un ringraziamento speciale alla “Rete volontari Martano” che hanno realizzato il progetto della produzione di mascherine di prima emergenza “Covid”. In un secondo momento il progetto è stato portato avanti dalla laboriosità e volontà d’animo delle operatrici e sarte che hanno raggiunto una produzione di ben 22000 mascherine in doppio strato tnt 100g idrorepellente con filtro in cellulosa intercambiabile sanificate e imbustate distribuite gratuitamente anche alle associazioni di stranieri e che si occupano d’intercultura presenti sul territorio. Tra queste: Associazione Donne Senegalesi “La Linguere”, Associazione cubana Josè Marti, Africulture, Associazione La diaspora, Associazione Etiopia Eritrea Somalia, Associazione Noi Salento, Associazione Senegalese Guiguy, Associazione Teranga/A.I.P
Non va dimenticata, infine, la numerosa serie di attività svolte durante la quarantena con la partnership creata tra Associazione Teranga/A.I.P, Associazione Senegalese Guiguy con il sostegno di Migrantes e il Lions Club Santa Croce di Lecce:
– informazione e aggiornamento sulle normative e decreto relativi all’emergenza del covid 19;
– compilazioni delle domande per il bonus 600 euro;
– assistenza per l’accesso al call center Inps;
– distribuzione di alimentari e altri prodotti igienici di prima necessità;
– supporto all’identificazione e la distribuzione di buoni spesa;
– mediazione e sensibilizzazione presso l’ambasciata senegalese per un sostegno ai cittadini senegalesi presenti nella regione Puglia;
– informazioni, aggiornamento e compilazione delle domande di sostegno per i cittadini senegalese presso l’ambasciata del Senegal a Roma.
Insomma, una serie d’iniziative che manifestano un grande impegno e spirito di comunità che per Ablaye Seye di Teranga AIP e Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, si augura possa avere creato legami, conoscenze tra i volontari e le famiglie e che serva a costruire una realtà cittadina migliore perché attenta alle necessità di tutti soprattutto a chi ha lasciato il proprio paese per cercare una vita migliore nel nostro.
Alla data del 21 maggio, nel territorio di ATS Insubria sono stati effettuati complessivamente 57.905 tamponi, da parte delle ASST, dell’ATS e delle Strutture Sanitarie e Sociosanitarie accreditate per un totale di 36.455 soggetti sottoposti al test.
Il totale dei tamponi comprende, oltre a quelli realizzati dalle ASST, 14.870 tamponi effettuati nelle RSA, di cui 5.850 sugli operatori, 10.974 tamponi eseguiti presso le postazioni tende in modalità “drive in” e 665 test effettuati al domicilio, per i soggetti con gravi patologie.
Nel totale dei tamponi eseguiti rientrano anche quelli segnalati dai Medici di Medicina Generale che, dall’avvio dell’attività di sorveglianza sanitaria disposta dalla DGR 3114 del 7 maggio 2020, sono stati 810 a fronte di 789 soggetti segnalati come “casi sospetti”.
Si precisa che tale differenza numerica è verosimilmente da imputare ad un disallineamento nel sistema informatico in uso nel SSR chiamato MaInf rispetto al software adottato da ATS Insubria che consente al Medico di Medicina Generale di prenotare direttamente l’appuntamento per l’esecuzione del tampone ai propri pazienti. Alla data odierna non risultano pertanto liste di attesa e tutti i soggetti segnalati sono stati sottoposti a tampone.
Si ricorda che il tampone è un test diagnostico finalizzato alla ricerca del virus a livello naso-faringeo e ha lo scopo di accertare l’eventuale contagiosità di un soggetto e dei suoi contatti stretti. Viene quindi eseguito su indicazione di ATS e, a seguito della DGR 3114, può essere richiesto anche dal Medico curante.
Analogamente, si segnala che le postazioni tende attualmente operative per l’attività di tamponatura, nel territorio di competenza di ATS Insubria, risultano sufficienti a soddisfare i bisogni rilevati secondo i criteri clinici ed epidemiologici indicati dalle disposizioni vigenti. Le postazioni sono operative a Varese in via O. Rossi 9, a Busto Arsizio presso Malpensa Fiere, a Luino zona Ospedale ex area Vis Nova, a Como in Via Castelnuovo 1 e presso la sede dell’associazione Croce Azzurra in Via Colonna 3 a Erba presso l’Associazione Lario Soccorso di via Trieste 17, a Lanzo, Centro Valle Intelvi loc. San Fedele presso la sede Croce rossa.
La Direzione di ATS Insubria
Ricapitolando:
• 6 marzo 2020 (1). Poste italiane si fa legislatore e annuncia che i recapiti a firma verranno consegnati citofonando al destinatario e lasciando il plico in cassetta, con il postino che firma al posto del destinatario;
• 11 marzo 2020 (2). Poste italiane ci ripensa e annuncia sul proprio sito che il postino “fingerà” che in casa non ci sia nessuno e lascerà l’avviso di giacenza per gli atti giudiziari;
• 17 marzo 2020 (3). interviene il Governo con il decreto Cura Italia, che autorizza i postini a consegnare gli atti giudiziari citofonando al destinatario, avvisandolo della consegna, firmando la cartolina di ritorno e lasciando il plico nella cassetta delle lettere;
• 24 aprile 2020. Il decreto Cura Italia viene convertito in legge, e la disciplina sulle notifiche degli atti giudiziari cambia di nuovo: il postino potrà scegliere se notificare l’atto facendo firmare il destinatario oppure lasciare l’avviso, a seconda di come si sente quella mattina, se fuori piove o c’è il sole, se il destinatario gli sta simpatico o meno
Oggi, se mai fosse possibile ingarbugliare ancora di più la matassa, il Governo interviene di nuovo sulle notifiche, sconfessando il Parlamento e dandogli del cialtrone:
“L’introduzione di un doppio regime, alternativo e non vincolato, non pare compatibile con l’intento cautelativo e di tutela voluto dalla norma, cosicche il testo dell’articolo 108 va ricondotto alla formulazione anteriore alla modifica apportata, con l’emendamento richiamato, nel passaggio al Senato” […] “le modifiche apportate, in sede di conversione del decreto, all’articolo 108 dettano un processo non chiaro e con inesattezze tecniche gravi tali da rendere sostanzialmente non applicabile la norma”.
Parole riportate a pagina 435 della bozza in circolazione da ieri del (probabile) decreto Rilancio. Il Governo quindi abroga la norma convertita in legge e ripropone la formula contenuta nel decreto legge.
“Braccio di ferro fra esecutivo e Parlamento”, si potrebbe titolare ma a farne le spese sarà il cittadino, vaso di coccio fra i vasi di ferro. E ciò sia perchè nei prossimi anni tutte le notifiche fatte in questo sciagurato periodo saranno oggetto di impugnazione, e solo la Corte di Cassazione a Sezioni Unite dopo oscillanti interpretazioni dei giudici pronuncerà la parola definitiva nel 2032 o giù di lì; sia perchè – non contento – il Governo “cala l’asso”:
la bozza di norma prevede infatti che “sono fatti salvi i comportamenti tenuti dagli operatori postali prima della data di entrata in vigore della presente legge”.
Quindi, la norma è illegittima, sostanzialmente inapplicabile, gravemente inesatta dal punto di vista tecnico ma il postino che ha consegnato l’atto giudiziario a chi gli sta simpatico e ha lasciato l’avviso a chi gli sta antipatico è salvo, e la notifica pure.
Ora, passi l’emergenza sanitaria e la necessità di farvi fronte navigando a vista e spesso in modo confusionario, ma è arrivato il momento di mettere un punto a questa caotica bulimia legislativa.
La vicenda delle notifiche degli atti giudiziari è solo uno fra i tanti esempi di caos nel quale Governo e Parlamento stanno facendo sprofondare la vita dei cittadini nei mesi e negli anni che verranno.
A questo punto è indispensabile ripartire con norme chiare, semplici e di buon senso scritte da persone competenti. Se non ne siamo in grado, lasciamo tutto come era prima, è il male minore.
Emmanuela Bertucci, legale, consulente Aduc
Portello dell’aereo aperto, ma per vedere Silvia Romano bisogna aspettare una mezzoretta, perché scenda e si alzi il sipario. La platea dei politici era in ritardo con l’organizzazione dello spettacolo. Con il suo jilbab, abito tipico delle mussulmane somale e keniote, verde, il colore simbolo dell’ Islam e il giubbotto antiproiettile sotto, appariva un po’ goffa, davanti alle telecamere. Poi, finalmente, la cerimonia del suo arrivo, ai tempi del Coronavirus, poteva avere inizio. Abbiamo raccolto alcuni momenti significativi dello spettacolo. La rassegnazione di don Enrico Parazzoli, parroco di Santa Maria Bianca della Misericordia, nel quartiere Casoretto di Milano, dove abita la famiglia della ragazza: “Ho grande rispetto per la scelta di Silvia Romano e non mi permetto di giudicarla. Trascorrere 18 mesi di prigionia è qualcosa che non possiamo neanche immaginare. Se, a mente fredda, quando si sarà placato il clamore di questi giorni, lei reputa che l’Islam sia la risposta corretta per la sua esistenza, io sono solo contento”. (Ansa – Milano). Campane a tutto spiano. C’è poi la sindrome di Stoccolma, così chiamata perché, durante una rapina in una banca della capitale svedese, i sequestrati alla fine parteggiavano per chi li teneva in ostaggio, Questa avrebbe potuto aver portato Silvia ad abbracciare, molti sperano momentaneamente, l’Islam. Nel “gioco dell’al di là”, il luogo dove i giusti si incontreranno dopo la morte, cristiani, mussulmani, ebrei, ma anche altre religioni, hanno ciascuno il loro paradiso dove farsi una partita, ma, a differenza del calcio, con un regolamento unico per tutti, là, se passi da una squadra all’altra devi ogni volta studiarti le regole del gioco, come pare abbia fatto Silvia per giocare nella nuova squadra col Corano. Dio unico con regole diverse. Forse è quello che ha immaginato Silvia. Rispetto ai prezzi del calcio mercato, 4 milioni di euro, se fosse vero, non sono nemmeno molti. Anche il made in italy, in questo momento economicamente così difficile per l’economia italiana, è stato salvato. Il giubbotto antiproiettile, indossato da Silvia sotto lo jilbab, è stato stabilito essere di fabbricazione italiana. La foto che circola, con giubbotto recante la mezza luna turca, è una fake. Ci mancherebbe che, dopo la moda e il cibo italiano, il Coronavirus made in Cina contraffacesse anche i giubbotti antiproiettili dei nostri 007. Retaggio piduista, facciamo fatica a chiamarli col loro nome di servizi segreti. Tra l’altro sembrano essere anche efficienti, nonostante tutto. Meno male poi che le missioni in terra africana si sono evolute, da suore e missionari uccisi per la loro fede o altro a volontarie rilasciate su pagamento. Accanirsi sulla povera Silvia, dalle interviste strappa lacrime alle feroci critiche, in questo momento fa notizia. Quanto è successo a Ciampino due giorni fa insegna. Fotografi e cineoperatori hanno preso d’assalto il varco d’uscita dove era appena passata (foto). “Alla faccia delle distanze da Coronavirus – avrebbe esclamato il compianto Totò – ma che state facendo? Perbacco anche davanti al signor Conte e al Di Maio!” Quando si dice uniti nella stessa fede. Non certo quella calcistica o religiosa, semmai quella della notizia a tutti i costi. Anzi nel caso di contagio da mancata distanza e assembramento: costi quel che costi. Questa povera ragazza vuole essere lasciata in pace o diverrà fonte di talk show come le due Simone. Ce le ricordiamo? Allora il calcio mercato non era in crisi e per loro sono stati pagati, se non sbaglio, intorno agli 11 milioni. Sono tornate a fare quello che facevano prima. Resta comunque, nel bene o nel male, il fatto di una vita cambiata e sulla quale si è messo in piedi un bel melodrammone. Vero è che quando c’è da giocare o da recitare tutti siamo portati a farlo. Giochiamo al “gioco del ballone”, noi della stampa e i politici in campo a spintonarsi l’un l’altro per avere la “balla” e il pubblico sugli spalti ad applaudire o a fischiare. Si chiama libertà d’informazione.
Gentile Direttore,
Lettera al direttore: domani ricorre il 27°anniversario della scomparsa del mio caro nonno Cesare. Mio nonno ha combattuto la seconda guerra mondiale conseguendo la Croce al Merito di Guerra essendo stato prigioniero sul fronte Albanese. Il mio rimpianto è non poter recarmi al cimitero per una preghiera o per portare un fiore al mio caro nonno che mi ha cresciuto fino a quando la malattia glielo ha permesso. Recentemente, il 3 Aprile 2020 avrebbe compiuto 103, fu uno dei fondatori del Gruppo Alpini Sezione di Golasecca. Vorrei tanto che questa pandemia passasse in fretta per poter tornare a fare visita ai miei cari defunti sepolti nel Cimitero di Golasecca.
Alpino Luisetto Cesare Presente!
Gentili direttore e editore di Varese Press,
in riferimento all’articolo apparso ieri sulla vostra testata, intitolato “Parte da Padova e non da Varese il test sulla saliva”, proponiamo alcune considerazioni scientifiche di Lorenzo Azzi, il ricercatore dell’Università dell’Insubria che con il professor Mauro Fasano ha ideato il test in questione.
La nostra sperimentazione non ha nulla a che vedere con quella ipotizzata a Padova e portata avanti in America: sono tecniche diverse con obiettivi differenti, che potrebbero anche rivelarsi complementari.
Nel nostro caso, stiamo sperimentando un test rapido della saliva per individuare la presenza di SARS-CoV-2 nel fluido organico in 10 minuti sfruttando la tecnica del Lateral flow immunoassay. È un test che, se validato, potrà essere effettuato direttamente nel punto di analisi, con una metodica non invasiva e ripetutamente nel tempo, con lo scopo di individuare quei pazienti asintomatici portatori dell’infezione che, con le loro goccioline di saliva, possono contribuire a diffondere ulteriormente il contagio.
Questo test, se si dimostrerà sensibile, potrà essere utilizzato nel giro di qualche settimana; se non risultasse altamente sensibile, sarà potenziato in tempi più lunghi per risultare utile nella fase post-epidemica, per ridurre il rischio di ondate epidemiche di ritorno, o per futuri episodi di emergenza virale.
È ovvio che, in ogni caso, qualora il test risultasse positivo in un soggetto analizzato, questi dovrà essere indirizzato ad un centro di diagnosi di secondo livello per effettuare il classico tampone nasofaringeo o le nuove tecniche di PCR veloce, incluse quelle salivari (o orofaringee) di cui si parla nella sperimentazione americana. Queste tecniche di laboratorio, tuttavia, non possono sostenere uno screening di massa continuativo nel tempo, sia in termini di costi ma soprattutto di intasamento dei centri e laboratori deputati alla diagnosi di questa e di altre malattie infettive.
Quello che noi auspichiamo, qualora la sperimentazione desse i risultati desiderati, è di affiancare i centri di secondo livello attraverso uno screening rapido di primo livello per individuare quei soggetti che altrimenti sfuggirebbero all’analisi mediante tampone nasofaringeo, che rimane oggi il gold standard per la diagnosi di Covid-19.
lettera al giornale
Vorrei approfondire questa domanda: perché in questo periodo mefitico in televisione ci siano tutte queste richieste di sovvenzioni da tutte le varie istituzioni? NON é assolutamente etico, in un periodo così assurdo, andare a chiedere soldi alle persone che non hanno lavoro, lo hanno perso o hanno perso persone che amavano anche a causa di scelte sbagliate fatte proprio da una classe politica incapace.
L’amministrazione Comunale di Trecata esprime vicinanza ai propri cittadini e rende noti i servizi
Conclude così il Comunicato Stampa inviatoci dal Comune di Trecate : «Ringrazio di cuore tutti i volontari che si stanno adoperando con spirito di servizio per tutta la nostra comunità e che, insieme all’attività del C.O.C., garantiscono un aiuto prezioso per fronteggiare uniti questo momento di assoluta emergenza», dichiara il Sindaco Federico Binatti.
Oltre a tutti i servizi che sta svolgendo all’interno del Centro Operativo Comunale e all’attività di soccorso, Croce Rossa – Comitato di Trecate continua a svolgere il consueto servizio socio-assistenziale di distribuzione viveri agli indigenti.
Lo Sportello è attivo tutti i lunedì, mercoledì e venerdì dalle 14.00 alle 16.30 presso la sede CRI in via Rugiada 26.
Lo sportello Caritas in via Fratelli Russi rimane aperto esclusivamente per la distribuzione di generi alimentari nei seguenti orari:
– martedì 9.00 – 11.30,
– giovedì e venerdì 16.00 – 18.00.
Per informazioni, negli stessi giorni e orari, è attivo il numero 0321.76088.
L’associazione di volontariato Auser Trecate ha attivato un servizio di vicinanza telefonica rivolto agli anziani che in questo particolare momento devono rimanere in casa, over 65, soli o privi di rete familiare e di supporto.
Il servizio è stato prorogato fino al 13 aprile ed è attivo dalle ore 9.00 alle ore 12.00; i numeri telefonici da contattare sono: 344.1229708 – 346 2154638.
L’Amministrazione comunale