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Cronaca

Milano: Pierino Prati se ne è andato a 73 anni

Dopo Mariolino corso ci ha lasciato anche un altro protagonista degli anni 60/70, quelli belli del calcio italiano. Pierino è stato il primo calciatore italiano a realizzare una tripletta in finale di Coppa dei Campioni (con il Milan nel 1969), nel 1968 è stato anche campione d’europa con la nazionale, ha vinto uno scudetto, 2 coppa Italia, 2 Coppa delle Coppe, 1 Coppa dei Campioni, 1 Coppa Intercontinentale  è stato finalista ai Mondiali di Messico 1970.

Pierino Prati, nato a cinisello Balsamo nel 1946, è cresciuto nelle giovanili del Milan in cui ha giocato come centravanti, ha giocato anche nella Roma, nella Fiorentina e in Nazionale.

“Ha chiuso gli occhi un gigante della nostra Storia. Dal Bernabeu alla Bombonera: Piero Prati ha dato lustro in tutto il mondo ai colori rossoneri. Ciao Piero” è scritto sui social del Milan.

“un altro campione che ha reso speciale Milano con le sue gesta, ci saluta. L’Inter, con tutti i suoi tifosi, ricorda con affetto un grande avversario di sfide indimenticabili” è il ricordo dell’altra faccia calcistica di Milano.

 

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Milano: “il piede sinistro di Dio” se ne è andato

Gyula Mándi, commissario tecnico della nazionale israeliana, dopo avere perso contro l’Italia disse “Siamo stati bravi, ma ci ha battuti il piede sinistro di Dio”. Era il 15 ottobre 1961.

Avrebbe compiuto 79 anni il prossimo 25 agosto ed era ricoverato in ospedale e i suoi funerali saranno celebrati martedì 23 giugno alle ore 11 nella basilica di Sant’Ambrogio.

“Tutti lo ricordano per le punizioni. Il suo pezzo forte, però, era un altro. Quando non riuscivamo a sbloccare le partite, aveva un metodo infallibile. Guardava verso destra, la difesa avversaria si spostava da quella parte e lui lanciava a sinistra spiazzando tutti. In quella zona di solito c’ero io. Il pallone girava a poco a poco seguendo la traiettoria del suo magico piede mancino e mi pescava libero al limite dell’area. Quanti gol mi ha fatto fare” ha dichiarato Sandro Mazzola in una intervista.

Mariolino Corso era nato a Verona nel 1941 e la sua eccezionale carriera di centrocampista e di uomo era legata all’Inter dove ha giocato dal 1957 al 1973 per poi andare a concludere la carriera al Genoa dove ha chiuso la sua carriera di giocatore nel 1975.

Nella stagione 1985-1986 è tornato all’Inter come allenatore prendendo il posto di Ilario Castagner, che era stato esonerato, e chiudendo la stagione al sesto posto.

Con la maglia nerazzurra è sceso in campo 507 volte segnando 95 reti, vincendo quattro campionati, due coppe dei campioni e due coppe internazionali.

Ha indossato la maglia azzurra della nazionale 23 volte segnando 4 reti, ma non ha mai partecipato a campionati mondiali o continentali.

Nel 1962 Giovanni Ferrari lo escluse dai convocati per il Mondiale in Cile e dopo una partita notturna in cui Mariolino aveva dato spettacolo andò sotto la tribuna  e lo mandò a quel paese col gesto dell’ombrello e così facendo compromise il suo rapporto con la nazionale che comunque in Cile fece una figuraccia.

Massimo Moratti disse di lui che “Era l’unico calciatore che Pelé dichiaratamente avrebbe voluto nel suo Brasile”.

Per Tarcisio Burgnich“Corso faceva gol in ogni modo, non solo con la punizione a foglia morta: ti fregava sempre. Era tecnica pura… era immenso, valeva mezza squadra”.

Gianni Brera lo definì “il participio passato del verbo correre” proprio perché a  Mariolino bastava far correre la palla, piuttosto che sgroppare sulla  fascia sinistra, per fare la differenza in campo.

Il nostro campione era uno specialista nei calci da fermo e aveva perfezionato il celebre caratteristico tiro a “foglia morta” che sarebbe diventato il suo marchio di fabbrica e una delle armi più temute dagli avversari della grande Inter di Mago Herrera.