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Roma, Attacchi informatici anche ai piccoli comuni

Smart working? Ma i dipendenti da che rete si connettono? E se usassero il PC di casa su cui gioca
il figlio e la figlia lo usa per inviare video sui social? O se lui stesso lo usa per visitare siti
inadeguati. E’ dovere del datore rendere ogni  possibile ambiente di lavoro a prova di hacker. O cautelarsi.
Lo sa bene adesso il Sindaco di Marentino, Comune della provincia di Torino, che sul sito
istituzionale è stato costretto ad annunciare che il sistema ha subito un’ infezione ransomware. Se ne
sono accorti alcuni dipendenti in smart working, quando a inizio turno hanno tentato di accedere ai proprio account. 
Nel comunicato, tra l’altro, si legge:  ” .
il Comune di Marentino informa Tutti gli interessati
(residenti e non) di aver recentemente subito un attacco informatico che, sfruttando il periodo emergenziale causato dall’epidemia, ha violato i dati personali presenti sul server centrale” 
Non è chiaro come sia avvenuto l’attacco; il Comune fa riferimento ” ente all’emergenza Covid, quindi potrebbe essere rimasto vittima di una campagna di diffusione di malware e ransomware tramite
email. I giornali locali hanno parlato genericamente di Cryptolocker. Nel comunicato, inoltre, l’ ente comunica di essersi immediatamente attivato per tentare il recupero dei dati, notificando il data
breach al Garante per la protezione dei dati secondo le procedure previste dal GDPR e alla Polizia Postale.
I tecnici stanno lavorando per recuperare i dati, ma il ransowmare ha criptato tutti i file e li ha anche cancellati. Sembrerebbe che siano state cancellate anche le copie di backup. Sembrerebbe che anche
altri comuni abbiano subito attacchi simili in precedenza. Gli hacker avrebbero richiesto un riscatto di 50.000 euro, poi raddoppiato a centomila.
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Cronaca

Roma. Aumento vertiginoso di attacchi informatici

EDITORIALE

AVV.GIANNI DELL’AIUTO

 

Il Coronavirus non ferma i criminali del web che, anzi, in questo periodo sembra abbiano sempre

meno scrupoli ad approfittare delle condizioni in cui alcune persone hanno meno possibilità di
difendersi per architettare nuove ed insidiose frodi informatiche.
Fin dagli inizi di febbraio, la Polizia Postale ha rilevato addirittura una campagna di false email,
apparentemente provenienti da un centro medico e redatte in giapponese che, con il pretesto di
fornire aggiornamenti sulla diffusione del virus, invitavano ad aprire un allegato che contiene un
pericoloso virus che mira ad impossessarsi delle credenziali bancarie e altri dati personali a.
Un altro allegato malevolo allegato a mail apparentemente normalissime installa un virus chiamato
“Pallax” che, a seguito dell’inconsapevole click da parte dell’ignara vittima, si installa consentendo
agli hacker di assumere il pieno controllo del dispositivo attaccato, spiando i comportamenti della
vittima, rubando dati sensibili e credenziali riservate, nonché, addirittura, assumendo il controllo
della macchina attaccata in maniera assolutamente “invisibile”.
Ancora un virus RAT è stato individuato in un file chiamato CoronaVirusSafetyMeasures_pdf, che
gioca sullo stato di agitazione emotiva in chi lo riceve e riesce a far assumere il controllo del
dispositivo infettato, trasformandolo all’insaputa della vittima ino “zombie”, gestito da remoto per
essere poi “risvegliato” e utilizzato per successivi attacchi informatici in tutto il mondo. Negli
zombie possono essere anche celati virus e materiale pedopornografico.
Una nuova campagna di frodi informatiche è stata diffusa tramite mail apparentemente provenienti
da istituti bancari con la quale si invita gli ignari consumatori ad accedere ad un servizio online per
leggere una presunta “comunicazione urgente” relativa al Coronavirus. In realtà, gli ignari utenti
venivano reindirizzati ad un sito di phishing, apparentemente identico a quello della banca, dove
erano invitati a digitare le proprie credenziali per l’accesso ai servizi di home banking, dati che
vengono carpiti da pericolosi hackers.
E’ stata anche segnalata una mail a firma di presunta “esperta” dell’Organizzazione Mondiale della
Sanità in Italia con la quale falsi messaggi ma con linguaggio professionale ed assolutamente
credibile, invitavano le vittime ad aprire un allegato contenente precauzioni per evitare l’infezione.
Il malware contenuto nel documento mira a carpire i dati sensibili dell’ignaro utilizzatore del
computer vittima per inoltrarli agli autori della frode informatica.
In questi giorni in cui si è dovuti ricorrere allo smart workink e alle lezioni online per le scuole, è
immaginabile come le occasioni di attacco, facilitate anche dall’eccesso di carico della rete, sono
aumentate e gli inviti alla prudenza in rete non sono mai abbastanza.