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ECONOMIA

Coronavirus. Decreto Riancio: 70 euro di tagli sulle bollette

70 euro al mese per un’utenza da 15 kW, per una media del 70% per chi è rimasto chiuso, del 20-30% per chi ha riaperto. Per eventuali fatture già emesse per il mese in corso, si procederà al conguaglio con la prossima bolletta, è quanto stimato da PMI

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Il risparmio deriva dal Decreto Rilancio e precisamente dall’articolo 30 . La delibera ARERA del 26 maggio ne dà attuazione.

vediamo il testo: DECRETO-LEGGE 19 maggio 2020, n. 34 Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia, nonché di politiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19. GU Serie Generale n.128 del 19-05-2020 – Suppl. Ordinario n. 21

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Confartigianato Imprese Varese:«Per ripartire bene dobbiamo essere sani ed esserci tutti.

il presidente di Confartigianato Imprese Varese, ha deciso di scrivere una lettera destinata a Piccole e medie imprese, industrie e Pubbliche amministrazioni.

Per dire questo: «Per ripartire bene dobbiamo essere sani ed esserci tutti. Spezzare le catene del complesso mosaico che compone il nostro sistema economico significherebbe indebolirlo e, di conseguenza, indebolire ciascuno dei suoi componenti. E, poiché uno degli elementi di maggiore criticità nel contesto economico attuale è la carenza di liquidità, la responsabilità alla quale ciascuno di noi deve essere chiamato è quella di non interrompere il pagamento delle fatture e di rispettare gli impegni presi nei confronti dei fornitori. Bloccare il sistema con rinvii o proroghe potrebbe provocare danni gravissimi dei quali tutti rischiamo di risentire, direttamente o indirettamente, le conseguenze.

Il decreto-imprese risponde a molte delle nostre richieste di sostegno al credito alle aziende, ma ciascuno di noi deve compiere un passo importante per puntellare gli interventi statali. Lo stesso chiediamo e chiederemo alle industrie e alle Pa: oggi, più che mai, dimostrino di essere all’altezza del ruolo sociale che rivestono»

lettera aperta

È il momento della responsabilità
Pagare i fornitori per dare ossigeno all’economia

Lo diciamo alle Pmi ma anche a industrie e Pa

Gentile imprenditrice, egregio imprenditore,

è altissimo il prezzo che le piccole e medie imprese stanno pagando all’emergenza Coronavirus in provincia, in Regione, in Italia e nel complesso dei 138 Paesi al mondo colpiti dal virus.

Nella sola Lombardia, il 43% dei dipendenti lavora nelle 430mila imprese la cui attività è stata sospesa dal Dpcm 11 marzo 2020 e dal Decreto Mise del 26 marzo 2020 e ciò significa che metà della nostra economia è immobile. Congelata. O spostata, ove possibile, sulle forme di smart working e lavoro agile.

Non è più facile il contesto lavorativo di chi continua a prestare la propria opera a sostegno delle filiere essenziali individuate dal Dm 25 marzo 2020.

Siamo consapevoli di quanto i servizi prima, e la manifattura a seguire, abbiano dovuto ripensare sé stessi e la propria organizzazione, talora per riuscire a garantire l’operatività nel rispetto delle più stringenti norme di sicurezza sanitaria e talora per affrontare il fermo dell’attività e l’incertezza della ripresa.

Fondi investiti, o persi, che pesano ogni giorno di più sul bilancio di imprenditori che da sempre sono le colonne del tessuto economico del nostro territorio e ai quali è necessario pensare oggi in previsione di una ripresa che, se i dati degli ultimi giorni saranno confermati, sarà lenta ma imminente.

Per ripartire bene dobbiamo essere sani ed esserci tutti. Spezzare le catene del complesso mosaico che compone il nostro sistema economico significherebbe indebolirlo e, di conseguenza, indebolire ciascuno dei suoi componenti. E, poiché uno degli elementi di maggiore criticità nel contesto economico attuale è la carenza di liquidità, la responsabilità alla quale ciascuno di noi deve essere chiamato è quella di non interrompere il pagamento delle fatture e di rispettare gli impegni presi nei confronti dei fornitori. 

Bloccare il sistema con rinvii o proroghe potrebbe provocare danni gravissimi dei quali tutti rischiamo di risentire, direttamente o indirettamente, le conseguenze.

La mancanza di liquidità toglie ossigeno all’economia e alle imprese in un contesto già complesso: alle Pmi chiediamo di fare di tutto perché questo non avvenga. Il decreto-imprese risponde a molte delle nostre richieste di sostegno al credito alle aziende ma ciascuno di noi deve compiere un passo importante per puntellare gli interventi statali.

Lo stesso chiediamo e chiederemo alle industrie e alle Pa: oggi, più che mai, dimostrino di essere all’altezza del ruolo sociale che rivestono.

La responsabilità collettiva è premessa indispensabile a una ripresa efficace: nessuno lo dimentichi in un momento tanto strategico, con la fase 2 (parziale ripartenza) a una incollatura ma ancora tutta da definire.

La nostra richiesta resta chiara: ripartire sani, ripartire piano, ripartire tutti. Non bastano scarpe di cartone per affrontare la traversata più dura degli ultimi decenni. Diamo alle imprese gli strumenti adatti e le imprese sapranno essere di nuovo protagoniste della ripresa.

Davide Galli
Presidente Confartigianato Imprese Varese

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Lavoro

Codiv-19, 70% delle Pmi italiane sarà a rischio default

Il Covid-19 ha messo sotto attacco la nostra salute, ma anche le nostre imprese.

Mauro Colombo, direttore generale di Confartigianato Varese, commenta la situazione critica: «Molti analisti economici stimano che il 70% delle Pmi italiane sarà a rischio default, con conseguenze terribili su occupazione, benessere e risorse per la collettività. Ecco spiegato il motivo dei nostri timori: questo virus, oltre che intaccare il bene più prezioso per ciascuno, ovvero la salute, rischia di erodere una immensa ricchezza di professionalità, saper fare, responsabilità e occupazione».

Colombo non vuole raccogliere macerie: l’estate non dovrà trascorrere nel disarmo ma servirà un impegno collettivo finalizzato a ricostruire un tessuto che, nel frattempo, «faremo di tutto per mantenere sano».
È nell’ordine delle cose, che già stanno volgendo al negativo: lo testimoniano le pratiche Fsba (Fondo di solidarietà bilaterale per l’artigianato, la “cassa integrazione dell’artigianato”) già salite a quota 875 in provincia, per un totale di 3.337 lavoratori: