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Il paradosso e la beffa. Prende la buca, la segnala ai Vigili e si becca una multa

Il paradosso e la beffa. Prende la buca, la segnala ai Vigili e si becca una multa. Accade a Squinzano dove segnalare le buche in strada per salvare ciclisti e motociclisti può costare un verbale

Si sente spesso parlare di buche stradali fino a diventare oggetto di cronaca perché molte pericolose e in qualche caso anche addirittura fatali, specialmente per gli utenti più deboli della strada quali ciclisti e motociclisti. Tuttavia, può accadere che segnalare le buche in strada alle autorità locali anche per denunciare il pericolo e così salvare altri, può costare addirittura un verbale. Il fatto è successo a Squinzano ed ha del paradossale. Un diligente automobilista ha chiesto l’intervento della Polizia locale dopo essere incappato con la ruota anteriore destra della sua auto in una buca stradale dovuta al cedimento del piano asfaltato di via Guido Rossa anche per comunicare la pericolosità del tratto di strada. Il racconto che segue lascia alquanto perplessi perché l’argomento principale è capire se a questo punto valga più il senso civico o se convenga rimanere inerti di fronte a fatti che riguardano anche i nostri concittadini e il dovere di comunità. L’intervento della locale Polizia Municipale per la verifica dello stato dei luoghi e dei danni riportati dal mezzo c’è stato ma, incredibilmente e con grande stupore, dopo alcuni giorni l’automobilista si è visto recapitare un verbale emesso dagli zelanti vigili perchè avrebbe circolato sulla carreggiata senza mantenersi in prossimità del suo margine destro. Un fatto a dir poco singolare che lascerebbe ancor più l’amaro in bocca se non assistessimo pressochè quotidianamente a polemiche che riguardano il comportamento a volte eccessivamente rigoroso degli agenti di polizia stradale, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. Tuttavia, nella fattispecie, la scelta di provvedere alla contestazione di una multa al codice della strada a seguito della segnalazione di un pericolo per sé e per gli altri potrebbe costituire un precedente poiché potrebbe determinare comportamenti inerti emulativi nella cittadinanza del tipo “chi me lo fa fare?”.

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Busto Arsizio

La favola delle tre commesse multate di 280 euro a Busto Arsizio

Se ci fossero ancora i fratelli Grimm, probabilmente ci ricaverebbero una bella favola. Ci parlerebbero di una strega cattiva che viveva in Cina, che ha fatto una pozione magica e i suoi servi, trasformati in pipistrelli, l’ avrebbero diffusa nel mondo. Il Conte, che governava il paese, aveva emesso un’ordinanza per impedire di uscire di casa, se non per gravi e fondati motivi. Tre commesse, va bene ai tempi dei Grimm non c’erano o almeno non le chiamavano così, furono costrette ad andare a lavorare, nonostante il pericolo di essere infettate. Si misero quindi per strada, con mascherine e guanti, come aveva suggerito, nella sfera magica, oggi televisione, la fata buona, tutta vestita di bianco, chiamata Fata Virologa. Mentre le tre fanciulle se ne stavano tutte sole in una grande piazza ad aspettare una loro compagna, da un carro bianco, con una luce blu, scendono i gendarmi, oggi poliziotti e, come i Carabinieri di Pinocchio, che portarono via l’innocente Geppetto, anche questi non vogliono sentir ragione, punendo le tre sventurate con una gabella, oggi si chiama multa, di 280 talleri a testa, oggi detti euro, la paga di una settimana, per aver fatto un assembramento, vietato dalla legge a causa della pozione magica. Gli effetti nefasti della pozione si trasmettono quando i sudditi stanno troppo vicini gli uni agli altri, come, a quanto pare, stessero facendo le tre commesse. Se da una parte ci sono le “tre popolane”, vuoi che con un virus, chiamato “Corona” , dall’altra non ci sia re, con piazza a lui dedicata, Conte e podestà. I poliziotti applicano la legge, ma avremmo voluto essere un uccellino, meglio un drone, per vederlo questo assembramento in una grande piazza. Erano poi così vicine, a meno di un metro? O si vuole punire indiscriminatamente e fare “cassa”. Se lo stanno chiedendo in tanti. Cosa hanno “commesso le commesse” di tanto grave, non si poteva forse intervenire in altro modo, avvertendo prima di sanzionare. Ogni favola che si rispetti ha la sua morale, quella di Piazza Vittorio Emanuele, a Busto Arsizio, è la seguente: “Potete uscire di casa per lavorare, per motivi di salute, per fare la spesa e… per farvi multare”. Questa storia è stata raccontata in un manoscritto, chiamato “Prealpina”, nella nobile città di Busto Arsizio, nel contado del Varesotto.