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Coronavirus, comincia a emergere la verità, si muore in città e con climi estremi

 

INPS:  le persone che vivono nelle città hanno un rischio maggiore di mortalità in quanto sottoposti a condizioni di più elevata temperatura (ed umidità), rispetto a coloro che vivono in ambiente sub-urbano o rurale. Questo evidenzia che l’andamento della mortalità non è solo stagionale ma dipende anche dall’area geografica in cui un soggetto risiede.

Comincia a squartarsi il velo sulla crisi da coronavirus, molto lentamente a dirla tutta, con interessi polito-economici su mascherine, test, fondi  e ricerche che vanno incoraggiate se hanno fondamento.

L’INPS sta facendo chiarezza tirando in ballo la Protezione Civile.

“il rapporto della sorveglianza integrata dell’influenza a cura dell’Istituto superiore di sanità, introdotto dalla stagione pandemica 2009/2010,  evidenzia delle forme gravi e complicate di influenza stagionale.

Quest’ultima, infatti, rappresenta la causa che determina ogni anno un eccesso di mortalità nei periodi invernali (rappresentati nella figura 1 dai picchi a cavallo da un anno all’altro).

Lo scopo del citato rapporto è quello di evidenziare aumenti del numero di decessi osservati che superano il numero atteso in presenza di una stagione influenzale particolarmente aggressiva.

Anche per l’aumento della mortalità nel periodo estivo è riconosciuto, a livello internazionale, che l’effetto delle condizioni climatiche estreme costituisce una delle cause di eccesso di mortalità

La polemica con la Protezione Civile è chiara: “la quantificazione dei decessi per Covid-19 condotta utilizzando il numero di pazienti deceduti positivi fornito su base giornaliera dal Dipartimento della Protezione Civile – si legge – è considerata, ormai, poco attendibile in quanto influenzata non solo dalla modalità di classificazione della causa di morte, ma anche dall’esecuzione di un test di positività al virus

L’uso e abuso dei poteri del premier Conte, che ha utilizzato la Protezione Civile per i pieni poteri contestato da illustri costituzionalisti e la disastrosa gestione dell’emergenza nota in Europa dal 5 gennaio, ora è chiara.

Ci hanno inondato giornalmente di dati inattendibili, visto che il metodo più sicuro, ma fino  a un certo punto è quello dei tamponi, e ora cosa dobbiamo pensare?

Altri dati dal documento INPS:

Le province di Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi e Piacenza presentano tutte una percentuale di decessi superiore al 200%. Quasi tutto il nord-ovest dell’Italia risulta interessato da un incremento dei decessi superiore al 50%,. Al 30 di aprile le province più colpite risultano Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi e Piacenza.

Nel Veneto si è proceduto diversamente dalla Lombardia, nonostante le situazione simile e questo politicamente parlando è un dato che deve riflettere, oltre agli aspetti sanitari ci sono quelli politici e sull’organizzazione sanitaria a livello territoriale: in Lombardia ci si basa sopratutto sugli ospedali che oltre un certo limite scoppiano.

Altri aspetti citati:

-la distribuzione per età e sesso che deriva dalla differenza con la baseline si desume un’età media al decesso di 81,5 (78,5 anni per i maschi e 85,1 per le femmine).

il 94% dei deceduti nel 2020 sono soggetti che percepivano una o più delle seguenti prestazioni: pensione, assegno sociale, invalidità civile, indennità INAIL e assegno di accompagnamento. 

(soggetti molto anziani e con patologie varie pregresse)

Arriviamo al punto dolente:

La quantificazione dei decessi per Covid-19, condotta utilizzando il numero di pazienti deceduti positivi fornito su base giornaliera dal Dipartimento della Protezione Civile, è considerata, ormai, poco attendibile in quanto influenzata non solo dalla modalità di classificazione della causa di morte, ma anche dall’esecuzione di un test di positività al virus. Inoltre, anche il luogo in cui avviene il decesso è rilevante poiché, mentre è molto probabile che il test venga effettuato in ambito ospedaliero è molto difficile che questo venga effettuato se il decesso avviene in casa.

Per ora si brancola nel buio:

“Per comprendere al meglio le vere conseguenze dell’epidemia si dovrà aspettare di debellare completamente il virus il che avverrà presumibilmente tramite un vaccino o una terapia antivirale efficace.”

 Le mascherine, servono ? Il distanziamento sociale? L’igiene serve? 

Tutto serve e aiuta ma finchè avremo questi governanti che si circondano di tecnici scelti con criteri discutibili e discussi, cure varie e incerte, provvedimenti tampone, propaganda con miliardi che non ci sono , capite bene che non solo non ripartiamo, ma torniamo indietro.

 

 

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