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Varese

Dalle Carceri di Varese: “unione fa la forza”

Sono giorni difficili un  po’ per tutti, questi caratterizzati dalla pandemia di coronavirus e dal’impossibilità di muoversi. La mancanza di libertà, che tanti oggi lamentano, non dovrebbe essere un problema per chi è in carcere. Eppure l’isolamento forzato, l’impossibilità di quei colloqui tanto attesi dai detenuti con i propri familiari, sostituiti dalle telefonate e dai video, pesano ancor di più. E’ come se uno subisse una doppia reclusione, la propria e quella di chii dovrebbe andarlo a trovarle  in carcere e non verrà. Abbiamo visto in questi giorni scene di occupazione e di violenza nelle carceri, esecrabili e che meritano una giusta condanna, ma, non si vuole certo scusare nessuno, meritano anche un sentimento di umana pietò di chi attende il tanto atteso giorno della visita e se lo vede negato. Facile essere razionali quando, come in questi giorni si è reclusi nella propria abitatzione, ma sempre da donne e uomini liberi, che magari, se non ne possono più di stare tra quaattro pareti domestiche, si firmano un permessino per farsi, comunque a rischio , un giretto al supermercato più vicino. Ma non in tutte le carceri italiane la proptesta è sfociata nella violenza, i detenuti della Casa Circondariale di Varese hanno avuto una piccola idea, grande nel significato. Loro, i più isolati dal mondo, hanno voluto esprimere  il pieno sostegno a tutte le famiglie italiane e del mondo in questo difficile momento con un cestino artistico, realizzato con la tecnica dell’origami, mettendo insieme tanti piccoli pezzi, uniti l’un con l’altro per dimostrare come da singole cose può nascere qualcosa di più bello e complesso. Se è vero che “l’unione fa la forza” grazie per questo messaggio di incoraggiamento ad essere uniti per non abbattersi ma lottare insieme contro questo infido e strisciante nemico dell’umanità.

Gianni Armiraglio

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Cronaca

Le carceri italiane stanno scoppiando

A San Vittore i detenuti hanno occupato i tetti per ore, a Modena sono saliti a 7 i morti mentre a Foggia continua la caccia agli evasi. Le rivolte ormai riguardano quasi tutto il sistema carcerario italiano dove i detenuti non accettano le nuove disposizioni per contenere il contagio da coronavirus limitando i colloqui con i familiari.

Oggi ci sono stati disordini in ventidue istituti di pena da nord a sud, da Modena, Pavia, San Vittore, Milano, Reggio Emilia,Ferrara fino all’Ucciardone di Palermo e a Foggia dove sono evasi una trentina di detenuti e la caccia per riprenderli è ancora in corso.

Il sovraffollamento ormai insopportabile al quale si sono aggiunte in questi giorni di emergenza le restrizioni dei colloqui hanno riscaldato gli animi trasformando gli istituti di pena in teatro di tafferugli, proteste e rivolte.

Nel carcere di San Vittore la tregua è stata raggiunta dopo una lunghissima trattativa tra i detenuti della “nave” (reparto dedicato a detenuti con problemi di dipendenza e orientati al recupero) saliti sul tetto e due pm, mentre continuavano le urla “libertà” dall’interno del penitenziario e uno sparuto gruppo di antagonisti protestava all’esterno con slogan come “tutti fuori dalle galere, dentro nessuno, solo macerie”.