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Dl Maggio, Lorenzin (Confimi Industria) a Palazzo Chigi: “Agire con burocrazia zero e con investimenti concreti”

Roma, 6 maggio 2020 – “Se non sono possibili azioni di reale liquidità alle imprese, che il Governo accolga le proposte degli industriali piuttosto che continuare a emanare misure che prevedono ulteriore indebitamento delle aziende” ha spiegato Flavio Lorenzin vice presidente di Confimi Industria con delega alla semplificazione, Pa e fisco intervenendo al tavolo organizzato da Palazzo Chigi per fare il punto sulle misure in campo con il Dl Maggio.

“Confimi ha già presentato almeno tre proposte in merito: prevedere la cessione del credito da parte delle imprese a agenzie di factoring con costi calmierati da decreto; la creazione – attraverso la piattaforma che gestisce la fatturazione elettronica – di un sistema di compensazione dei pagamenti fra aziende di filiera che eviti, dove possibile, il ricorso al sistema bancario per la riscossione dei crediti; la compensazione dei crediti vantati nei confronti della PA con uno qualsiasi dei versamenti dovuti dall’impresa”.

“Nonostante gli sforzi del Governo” ha infatti ricordato Lorenzin “l’accesso al credito è ancora un miraggio”. Gli istituti di credito, ha fatto notare il vice presidente di Confimi Industria, stanno utilizzando gli strumenti messi a disposizione per rinegoziare gli affidamenti già in essere, soprattutto con quelle imprese dal rating incerto. Per non parlare dei tempi di erogazione.
“Ci aspettiamo che il nuovo decreto, per quel che riguarda finanziamento e liquidità si riferisca obbligatoriamente a nuova finanza e che preveda tempi di restituzione superiori agli attuali 6 anni, che sono un periodo decisamente troppo breve ma soprattutto ci attendiamo burocrazia zero e tempi certi nell’erogazione”.

“Per quanto riguarda poi il tema lavoro – ha spiegato Lorenzin – le norme del protocollo salute e sicurezza per quanto necessarie rallenteranno di certo i processi produttivi e, in un momento in cui le aziende sono già in sofferenza, ci auguriamo che l’ipotesi di ridurre l’orario di lavoro pur mantenendo la stessa retribuzione ai lavoratori, rimanga una voce di corridoio”. “Ci auguriamo invece venga confermato il prolungamento della cassa integrazione senza la necessità di consultazione sindacale, semplicemente per una questione di velocità di risposta”.
Tornando al confronto, il vice presidente del manifatturiero ha chiesto a gran voce che venga profondamente rivista la norma che prevede che una contaminazione da COVID 19 possa rientrare nella casistica di infortunio sul lavoro, con tutto quello che ne concerne. “La tutela, anche economica di un cittadino positivo a Covid non è in discussione. Tuttavia riteniamo inaccettabile che, per come è scritta attualmente la norma, un imprenditore possa, anche sono in linea teorica, dovere affrontare le conseguenze di infortunio in azienda per un fattore esogeno all’attività d’impresa”.

Ampio spazio da parte del vice presidente Lorenzin ai cantieri. “Fondamentale la ripartenza dei cantieri pubblici e la costruzione delle grandi opere ferme ormai da troppi anni”. Ma non solo.
È ora di parlare seriamente di bonus fiscali e dei crediti d’imposta per le ristrutturazioni, dell’eco bonus, del sisma bonus, estendendo il beneficio anche a singoli interventi.
Flavio Lorenzin ha chiuso il suo intervento con un messaggio di speranza: “questa epidemia sembra aver bloccato il pensiero stesso di investimento. E allora non si parli solo di facilitazioni per l’acquisto di beni strumentali targati industria 4.0, ma di un aiuto serio a investire nel paese”.

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Banca d’Italia – Credito e liquidità per famiglie e imprese: 1,6 milioni domande di moratoria sui prestiti e oltre 90.000 domande al Fondo di Garanzia per le PMI. Istruttorie per 12,5 miliardi con ‘Garanzia Italia’ di Sace

Salgono a 1,6 milioni le domande di adesione alle moratorie sui prestiti per 177 miliardi e superano quota 90.000 le richieste di garanzia per i nuovi finanziamenti bancari per le micro, piccole e medie imprese presentati al Fondo di Garanzia per le Pmi.

Sono questi i principali risultati della rilevazione settimanale effettuata dalla task force costituita per promuovere l’attuazione delle misure a sostegno della liquidità adottate dal Governo per far fronte all’emergenza Covid-19, di cui fanno parte Ministero dell’Economia e delle Finanze, Ministero dello Sviluppo Economico, Banca d’Italia, Associazione Bancaria Italiana, Mediocredito Centrale e Sace .

La Banca d’Italia ha avviato una rilevazione statistica presso le banche, riguardante sia le misure governative di cui ai decreti legge ‘Cura Italia’ e ‘Liquidità’, sia le iniziative volontarie. Sulla base di dati preliminari, al 24 aprile sono pervenute oltre 1,6 milioni di domande o comunicazioni di moratoria su prestiti per quasi 177 miliardi. Oltre il 43% delle domande provengono dalle imprese (a fronte di prestiti per 120 miliardi). Le quasi 900.000 domande delle famiglie riguardano prestiti per 54 miliardi di euro.

Poco più di 50.000 domande hanno riguardato la sospensione delle rate del mutuo sulla prima casa (accesso al cd. Fondo Gasparrini), per un importo medio di circa 89.000 euro.

Si può stimare che circa il 71% delle domande o comunicazioni relative alle moratorie sia già stato accolto dalle banche; l’1% circa è stato sinora rigettato; la parte restante è in corso di esame.

Il Ministero dello Sviluppo Economico e Mediocredito Centrale (MCC) segnalano che sono complessivamente 91.973 le domande arrivate al Fondo di Garanzia, dal 17 marzo ad al 5 maggio, per richiedere le garanzie ai finanziamenti in favore di imprese, artigiani, autonomi e professionisti, per un importo complessivo pari a circa 5,6 miliardi. In particolare, le domande arrivate e relative alle misure introdotte con i decreti ‘Cura Italia e ‘Liquidità’ sono 90.049, pari ad un importo di circa 5,4 miliardi di euro. Di queste, oltre 70.000 sono riferite a finanziamenti fino a 25.000 euro, con percentuale di copertura al 100%, per un importo finanziato di circa 1,5  miliardi, che, secondo quanto previsto dalla norma, possono essere erogati senza attendere l’esito definitivo dell’istruttoria da parte del Gestore.

È entrato in piena operatività anche ‘Garanzia Italia’, lo strumento di SACE per sostenere le imprese italiane colpite dall’emergenza Covid-19. Sono stati realizzati i primi tre interventi presentati da due banche diverse e sono attualmente in corso circa 170 istruttorie da parte delle banche per altrettante operazioni di finanziamento per un valore complessivo di circa 12,5 miliardi di euro. Una volta terminata l’attività di istruttoria, costruzione dei pool e conseguente delibera, le banche presenteranno le richieste a Sace che ha fornito le garanzie nell’arco di 48 ore dalla ricezione.

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Le proposte di Agnelli (Confimi Industria) per la ripartenza: “Si agisca in deroga all’UE e alla burocrazia italiana”

Roma, 4 maggio 2020 – “Se non si decide a operare in deroga, eliminando ogni sorta di ostacolo al lavoro e alle attività produttive non ci sarà ripartenza. Se ci si ostinerà a non guardare in faccia il pericolo che sta vivendo il sistema economico, passeremo da una fase di emergenza a una di collasso”. Sono amare le parole del presidente di Confimi Industria Paolo Agnelli il giorno in cui il paese inizierà a tornare per le strade.

“È sempre più evidente che servano interventi straordinari, ma concreti e tangibili. Che si deroghi alla burocrazia e si usi il modello Genova per le opere pubbliche, nominando commissari per operare in velocità” chiede Agnelli suggerendo come rimettere in moto l’economia. “La sicurezza in questa fase è importante, importantissimo, ma piuttosto che ingessare l’economia lasciateci lavorare, le imprese e i lavoratori hanno ricevuto e recepito i protocolli si proceda quindi con autocertificazioni e controlli ex post”.

In termini di competitività e di mercati il presidente del manifatturiero italiano ha poi le idee chiare: “Per le aziende che esportano ci sia una riduzione delle tasse sull’energia e sul lavoro o il prezzo non competitivo sarà ora più che mai un discrimine sulla quota export tagliandoci fuori dai mercati internazionali” sottolinea Agnelli e continua “È inoltre diventato fondamentale proteggere la nostra produzione introducendo dazi europei su tutti quei prodotti venduti in dumping da paesi che, per farlo, non rispettano i propri lavoratori e l’ambiente”.

Un’attenzione al “Made in Italy” che Agnelli pretende sia valorizzata anche all’interno dei confini nazionali “Occorre una potente campagna di valorizzazione dei nostri prodotti, delle nostre eccellenze, tutti noi dobbiamo tornare a comprare italiano”.

“Si tratta di azioni fondamentali per la ripartenza che però non incontrano il favore dell’Europa – fa notare Agnelli in chiusura – ma è ora che la politica decida da che parte stare, con l’Italia o con l’Ue”.

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Movimento Impresa, FASE 2 – Nuovo Carnevale di Rio? Nuovo Capodanno?: Maschera di un Fallimento Certo.

Riceviamo e Pubblichiamo il comunicato stampa a firma di Romana Dell’Erba imprenditrice titolare della “La Cucina di Altamura” e coordinatrice Centro Nord de Movimento Impresa www.movimentoimpresa.it che rappresenta bene la situazione che tanti esercizi commerciali, imprese dell’accoglienza e della ristorazione, piccole imprese stanno vivendo e della difficoltà di poter pensare che questa fase due è possa essere una soluzione.

Gentili Signori, certi di rendervi partecipi della preoccupazione del tessuto del piccolo e medio commercio riguardante le modalità di apertura della FASE 2 saremmo lieti se verrà concesso uno spazio nella vostra comunicazione istituzionale.

Ci hanno messo con le spalle al muro, schiavi dei nostri sogni, schiavi delle restrizioni, schiavi di una situazione economica che ci sta devastando.

Viviamo nell’incertezza, nella paura, nell’aspettativa che qualcosa arrivi e/o cambi. Invece la fase 2 ci ha regalato un pacchetto di promesse che si vanno a sommare alle promesse non rispettate della FASE 1. Inutile ribadire che ci sono migliaia di domande dei bonus alle partite IVA e cassa integrazione che non essendo arrivate stanno portando le persone alla fame.

Voglio mettere l’appunto sul pensiero di migliaia e migliaia di piccoli e medi imprenditori: non stiamo chiedendo una riapertura immediata. Sarebbe e lo sarà, fatto alle condizioni attuali, un suicidio.

La maggior parte dei nostri associati sta pensando di non riaprire.

Nessuna contrapposizione con chi può sostenere i costi di una riapertura al minimo delle proprie potenzialità (perché già proprietari dii immobili e non pagano l’affitto, perché aziende storiche alla terza generazione, perché meri investitori e non hanno il senso delle perdite).

Accettiamo e comprendiamo anche la volontà di piccoli commercianti che vedendo il proprio esercizio come unica fonte di sostentamento, sotto il ricatto della fame, aprono schiavi delle condizioni economiche che li porterà ad un fallimento certo entro la fine del 2020.

Pertanto in nessun modo possiamo dimenticare che per tutti e per tutte le categorie commerciali le restrizioni legate alla struttura occupazionale della propria attività, legate al rispetto del protocollo sanitario, sommate alla paura della gente apriranno dal 4 o dal 18 maggio con la possibilità di lavorare al 30% del potenziale con cui hanno aperto e del business plan fatto al primo anno di vita, con un peso di costi da supportare pari 100% (affitti arretrati e correnti da pagare, tasse da pagre, bollette da pagare, congelamento licenziamenti).

La soluzione prospettata alle imprese alla fase 2 è riaprire con una richiesta di indebitamento, con un potenziale ridotto al 30% al netto del 100% dei costi?

Quale risultato c’è da aspettarsi?

Il fallimento di almeno il 30% nei prossimi 3 mesi per arrivare al 60% di mortalità entro la fine dell’anno.

Via allego bolletta del mese di febbraio da pagare ad aprile. Da cui si evince il costo reale di energia ed i costi di gestione e tasse.

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Economia, Pil primo trimestre 2020: -4,7%

Roma – Nel primo trimestre del 2020 si stima che il prodotto interno lordo (Pil), espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, sia diminuito del 4,7% rispetto al trimestre precedente e del 4,8% in termini tendenziali. Il primo trimestre del 2020 ha avuto lo stesso numero di giornate lavorative rispetto al trimestre precedente e una giornata lavorativa in più rispetto al primo trimestre del 2019. La variazione congiunturale è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto in tutte le principali componenti produttive. Dal lato della domanda, vi sono ampi contributi negativi sia della componente nazionale (al lordo delle scorte), sia della componente estera netta. La variazione acquisita per il 2020 è pari a -4,9%: la stima preliminare del PIL risente degli ostacoli posti dall’emergenza sanitaria in corso alla raccolta dei dati di base, che costituiscono l’input per l’elaborazione dei conti nazionali. Sono state sviluppate azioni correttive che ne hanno contrastato gli effetti statistici e hanno permesso di elaborare e diffondere i dati relativi al primo trimestre 2020 (si veda Nota metodologica, pag. 6). Come di consueto, la stima rilasciata oggi sarà oggetto di revisione nelle prossime diffusioni, man mano che si renderanno disponibili ulteriori fonti informative. Tali revisioni potrebbero essere di entità superiore alla norma. (imprese-lavoro.com)

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Confindustria, seconda indagine sugli effetti della Pandemia per le Imprese

Il 4 aprile 2020, Confindustria ha avviato una seconda indagine sugli effetti della pandemia da Covid-19 per le imprese italiane. All’indagine hanno partecipato 4.420 imprese, qui di seguito si riportano i principali risultati dell’analisi:

• Si è assistito a un netto peggioramento rispetto alla percezione della prima indagine per il numero di aziende che ha subito l’impatto negativo del coronavirus (97,2% contro il 67,2% della precedente). • Il peggioramento si è verificato anche per l’entità del danno subito, le imprese con problemi molto gravi sono adesso il 43,7%, contro il 14,4% della precedente indagine.

• Il 36,5% dei rispondenti, in seguito all’emanazione dei DPCM del 22 e del 25 marzo, ha dovuto chiudere la propria attività, mentre il 33,8% l’ha chiusa parzialmente.

• Il 26,4% dei dipendenti totali delle aziende intervistate svolge attualmente la propria attività in smart working, mentre il 43,0% risulta essere inattivo.

• Il 53,1% dei dipendenti delle aziende intervistate potrebbe dover ricorrere ad ammortizzatori sociali (CIGO, FIS, etc.).

• In media, rispetto alla normalità (marzo 2019), si è assistito ad un calo del 32,6% del fatturato e del 32,5% delle ore lavorate. I cali sono visibilmente più marcati per le imprese con meno di 10 dipendenti (con una diminuzione del 39,7% del fatturato e del 37,3% delle ore lavorate).

• L’84,5% delle aziende che ha partecipato sta riscontrando problemi relativi al rallentamento della domanda nel mercato domestico e nel mercato internazionale. Il disagio più evidente è riscontrato per il calo della domanda di beni e/o servizi di consumo in Italia.

• Non meno rilevanti le problematiche relative alla gestione delle attività riscontrate dal 59,3% dei rispondenti. Il 19,6% degli imprenditori segnala forti disagi legati alla mancanza di materiale sanitario essenziale per lo svolgimento del lavoro in sicurezza.

• È stato chiesto infine agli imprenditori, quali fossero le strategie che metterebbero in atto per superare la crisi. Emerge che nella maggior parte dei casi (78,2%) si sentono disarmati e non possono che attendere il ritorno alla normalità.

• Dalle risposte qualitative degli imprenditori emerge chiaramente la doppia difficoltà di garantire i flussi di liquidità con l’azienda chiusa o parzialmente aperta e quella ad essa legata di poter ripartire a pieno ritmo il prima possibile per limitare le perdite di fatturato, che, seppure in modo spalmato sul tempo grazie agli aiuti governativi, dovranno essere ripagate in futuro.

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Inps: prestazioni decreto cura Italia. Pervenute 4.535.278 per 8.814.478 beneficiari

Alle 16 di oggi, 10 aprile, le domande per prestazioni Inps previste dal decreto Cura Italia, pervenute telematicamente, sono 4.535.278 per più di 8.8 milioni di beneficiari, così suddivise:

  •  indennità 600 euro 3.991.554 
  • congedi parentali 201.316 
  • Bonus baby sitting 43.608 
  • CIGO 198.000 domande per 2.896.000 beneficiari 
  • Assegno ordinario 100.800 domande per 1.682.000 beneficiari

La regolare ricezione di un numero così imponente di domande di prestazioni (ne sono arrivate in media quasi 450.000 al giorno) è frutto dello straordinario ed ininterrotto impegno di tutti i lavoratori dell’INPS ed in particolare dell’area informatica e del suo responsabile. Le critiche e gli attacchi strumentali e non disinteressati verso l’Istituto si infrangono miseramente sulla realtà del fatto che il Decreto Legge “Cura Italia” porta la data del 17 marzo 2020. Ma oltre agli sforzi di natura tecnologica ed organizzativa l’Istituto si sta impegnando per la semplificazione e la riduzione degli adempimenti a carico di cittadini ed imprese; si ricorda, uno per tutti, la semplificazione dei pagamenti diretti della cassa integrazione. L’Inps forte della sua lunga storia conferma il suo totale impegno a svolgere i compiti affidati per il bene della collettività.

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INTERVISTA IN ESCLUSIVA AL PRESIDENTE NAZIONALE DI CONFIMI INDUSTRIA PAOLO AGNELLI

Ho il piacere di intervistare l’Imprenditore Paolo Agnelli  industriale bergamasco di terza generazione, con due figli entrambi impegnati nel Gruppo Agnelli.

 

famiglia Agnelli

Insieme al fratello Baldassare guida oggi l’omonimo Gruppo, che comprende 13 aziende ed è leader nel settore dell’estrusione dell’alluminio, delle pentole professionali e ha interessi nel campo dell’editoria, della finanza e dello sport professionistico e dilettantistico. Complessivamente il Gruppo Agnelli occupa oltre 350 persone con un fatturato nell’anno  di circa 150 milioni di euro.

La famiglia Agnelli è una delle più vecchie famiglie di imprenditori bergamaschi. La prima azienda del Gruppo, la Baldassarre Agnelli S.p.A, data la sua fondazione nel 1907. Nel 2017 il Gruppo Agnelli ha festeggiato i Centodieci anni di attività.

Socio Fondatore e Presidente di Confimi Industria – Confederazione dell’Industria Manifatturiera e dell’Impresa Privata. Presidente di Confimi Apindustria Bergamo. Consigliere d’Amministrazione presso ISPI – Istituto per gli studi di politica internazionale. Componente di Giunta del comitato unitario bergamasco di Impresa&Territorio. Consigliere di Promoberg. Presidente della Fondazione Angelo Agnelli.

Presidente Agnelli come giudica le manovre messe in campo dal Governo a sostegno delle aziende? Vanno nella giusta direzione o servirebbe qualcosa di diverso?

Così come le bozze che lo hanno preceduto, il DL Liquidità pubblicato in gazzetta sembra far emergere come lo Stato non voglia aiutare le piccole e medie imprese. Perché vengono decantati 400 miliardi di aiuto ma non si emetto denaro, bensì garanzie.

Le aziende sono chiuse ormai da 3 settimane e hanno bisogno di credito che invece, ancora una volta, è soggetto a Bruxelles prima e ai parametri di merito degli istituti di credito poi. Praticamente chi riuscirà ad accedere agli aiuti non lo farà prima di un mese. Le piccole e medie imprese erano in affanno già prima del dell’emergenza sanitaria divenuta ben presto emergenza economica, e ora sono al collasso. Non garantirgli liquidità nell’immediato, vorrebbe dire farle chiudere definitivamente. La tempistica non è marginale in questo frangente. Sarebbe un segno di trasparenza conoscere i tempi di realizzazione delle misure previste, una sorta di bollettino governativo.

Cosa crede sia necessario fare per attivare la famosa FASE 2 con la riapertura delle attività e delle imprese?

È tempo di far ripartire le attività produttive. Solo loro al momento. Bisognerà tenere ancora chiusi i luoghi di ritrovo come bar e ristoranti, ma se non vogliamo andare a fondo, dopo il 14 aprile le imprese dovranno ricominciare a produrre. Ritengo però che la selezione delle attività non può avvenire con elenchi di codici ateco, si creerebbe solo nuova confusione e, è ormai evidente a tutti, il sistema produttivo è totalmente interconnesso. Si intensifichino le procedure e le prescrizioni igienico-sanitarie.

L’industria Manifatturiera che rappresenta Confimi come si stà attrezzando per affrontare lo scenario economico che si stà delineando per i prossimi mesi?

C’è una grande voglia di ripartire, è palpabile. Ma inevitabilmente ci sarà una selezione naturale. L’ennesima. Di certo non si può pensare che si riparta da soli, ci vuole la volontà di tutti gli attori, governo e istituti di credito.

Il Nord produttivo è quello che più è stato colpito duramente da questa situazione, Lei da Imprenditore Bergamasco, provincia che sta pagando uno dei prezzi più alti alla pandemia per vittime e per situazione economica, che messaggio vuole lanciare al Mondo delle Istituzioni Regionali e Nazionali?

È sempre più evidente la distanza tra le regioni e il governo centrale, che tenute taciute all’inizio stanno via via emergendo. Se le istituzioni fossero in grado di vedere le difficoltà in cui versa il tessuto economico avrebbero messo in pratica azioni e misure del tutto diverse.

Cosa è emerso dal confronto con le parti sociali voluto questo pomeriggio dal premier Conte?

Ci è stato annunciato un probabile prolungamento del lockdown, almeno fino al 3 maggio, con alcune probabili aperture regolate mediante codici Ateco ma solo passate le festività pasquali. Io per primo ho sempre difeso e a più riprese ribadito come la salute venga prima. Ho voluto però far presente al primo Ministro che non possiamo più accontentarci di non risposte vacue. Abbiamo bisogno di previsioni dettate da una strategia economica perché al contrario della politica noi industriali non possiamo giustificarci con i clienti internazionali con un “ancora non sappiamo”, rischiamo di perdere le commesse e la faccia.

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Possibile Sciopero degli Autotrasportatori per la Crisi Economica, a rischio Approvvigionamenti?

Anche a Varese si alza il grido di allarme del settore degli autotrasporti, dopo che qualche giorno fa in In Piemonte le aziende della logistica hanno dichiarato di aver accusato un calo del giro d’affari del 50%, da quando è stato decreto il lockdown causa coronavirus anche Varese, per bocca del Direttore di ASEA Mauro Ghiringhelli, l’associazione di riferimento dell’autotrasporto varesino, rese oggi a RETE 55 dichiara che la chiusura di molte attività produttive con conseguente diminuzione del lavoro per le scoietà di autotrasporto e soprattutto la mancanza di liquidità dovuta anche ai ritardi dei pagamenti dei servizi da parte di alcuni committenti, stanno spingendo il settore verso il blocco delle attività, che porterebbe alla paralisi dell’intero sistema economico.

«Occorre dare credito velocemente alle imprese di logistica e di autotrasporto da parte del sistema finanziario, con espresse politiche di Garanzai da parte dello Stato. Se non si agisce in fretta il sistema della logistica e dell’autotrasporto rischia il default».

Impossibile far circolare TIr semivuoti con la prospettiva anche di non venir pagati dai clienti, come dichiara il DIrettore Ghiringhelli, e quindi la situazione può diventare davvero difficile da sostenere.

 

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Banche, risposta alle prime segnalazioni dei cittadini su attuazione Decreto CuraItalia

La scorsa settimana, Carla Ruocco, Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario, ha lanciato l’invito ad indirizzare segnalazioni concrete, in merito alla reale applicazione della normativa coronavirus sulla sospensione dei mutui e l’accesso al credito delle PMI, per poterne monitorare e sostenere l’esecutività per famiglie ed imprese.

La mail dedicata: com.banche@camera.it, creata appunto con la finalità di raccogliere casistiche concrete, ha ricevuto numerosi messaggi che continuano a giungere ciascuno con la propria problematica specifica.

Innanzitutto, numerose sono le segnalazioni provenienti da paesi e località di piccole dimensioni legate all’inaccessibilità: sportelli bancari chiusi, nessuna risposta al telefono ne’ via mail, invito a raggiungere filiali lontane nonostante il divieto di circolazione.

Le maggiori problematiche si riscontrano sui mutui: il decreto del Governo prevede la possibilità di sospendere il pagamento delle rate per i soli mutui prima casa e non per i mutui stipulati per finalità diverse (ristrutturazioni, liquidità, seconde case) e ciò è stato segnalato da molti cittadini come una difficoltà. Sempre riguardo ai mutui, per l’80% circa delle persone che hanno scritto, è stato impossibile ottenere quanto previsto dalla legge: i referenti di banche e finanziarie, quando faticosamente raggiunti, hanno obiettato di non avere a disposizione procedure, di attendere circolari operative, tergiversando con varie giustificazioni e creando anche un clima di forte incertezza. Inoltre, in alcune situazioni, le banche hanno applicato costi non prevedibili dal cittadino.

Le banche e le finanziarie, citate con specifici riferimenti, hanno continuato ad incassare le rate del mutuo del 31 marzo, anche in mancanza di liquidità sui conti correnti, andando così contro le disposizioni di legge, e ciò ha creato problemi di liquidità tanto alle famiglie quanto alle imprese.

 

I titolari di piccole e piccolissime imprese (che costituiscono il 98% del tessuto imprenditoriale del nostro Paese), professionisti, commercianti e tutti coloro che normalmente accedono al credito per la propria attività, sono particolarmente preoccupati di essere segnalati in Centrale rischi come “cattivi pagatori”. E’ concretamente prevedibile che queste persone, alla conclusione del lockdown e alla ripresa delle attività, non troveranno nessuna banca disposta a dare loro il credito necessario per ripartire e, molte aziende saranno perciò costrette a chiudere. Per ovviare a questo grave rischio si richiede a banche e finanziare di voler provvedere al rimborso di quanto inesigibile o laddove tecnicamente complesso, agire con immediatezza e segnalare in Centrale rischi l’errore, perché professionisti e imprese non ne abbiano danno.

La Presidente Ruocco segnala al Governo quanto emerso dal lavoro della Commissione, auspicando l’estensione della sospensione a tutte le tipologie di mutuo fondiario a sostegno delle famiglie e delle imprese e che le rate di mutuo vengano sospese ad immediata richiesta con una semplice comunicazione, così come già previsto dall’art. 56 del Decreto “Cura Italia” per le imprese.

Inoltre, nella consapevolezza che le micro e piccole imprese manifestano un forte bisogno di liquidità immediata a cui sono opposte vecchie, lunghe e pesanti procedure da quanto richiesto in queste prime battute, si ritiene auspicabile il blocco di prestiti e adempimenti fiscali fino a fine anno, oppure la previsione di aperture di credito a tasso zero per le PMI, garantito dallo Stato, restituibile a medio termine.

La Presidente, che annuncia prossime audizioni in merito, chiede alle banche di fare la loro parte nel quotidiano e rispondere con celerità alle richieste dei cittadini ed alle segnalazioni della Commissione.

Invita, inoltre, gli Amministratori delle Banche a prendere immediatamente in carico le richieste di sospensione di ogni tipo di finanziamento previsto dalla norma, ad adottare le relative procedure ed una comunicazione semplice e chiara con i correntisti nello spirito comune di sostegno alla economia di un Paese in stato di profonda difficoltà.

Accoglie con favore la proposta di legge elaborata dal sottosegretario Villarosa che prevede prestiti dello Stato a tasso zero e con lunga durata a famiglie ed imprese a sostegno di questa spaventosa crisi.