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California, surfista 26enne ucciso da uno squalo.

California, surfista 26enne ucciso da uno squalo. Il ragazzo stava surfando nonostante i divieti in vigore per l’emergenza coronavirus. La tragedia in una spiaggia vicino a Monterey Bay.

Un surfista è stato attaccato da uno squalo al largo di una spiaggia della California del Nord. È morto così, ieri intorno alle 13:30, un surfista di 26 anni, nei pressi di una rinomata spiaggia vicino a Manresa State Beach, all’estremità settentrionale della baia di Monterey. Lo hanno riferito i funzionari del parco statale di Santa Cruz. L’uomo di 26 anni stava surfando, nonostante i divieti in vigore per l’emergenza coronavirus, infrangendo le restrizioni che impongono di rimanere a casa. Il nome della vittima non è stato reso noto. La spiaggia e l’area marina interessata dall’attacco sono state chiuse  per cinque giorni. La polizia ha affisso dei cartelli avvertendo i bagnanti dell’attacco e per invitarli a prestare maggiore attenzione mentre si trovano nella zona e a denunciare eventuali avvistamenti di squali alle autorità. Il cartello indicava che l’attacco è avvenuto a 100 metri dalla costa. Si ritiene che la vittima sia stata morsa da uno squalo bianco. Gli Stati Uniti sono il “ground zero” per gli attacchi di squali. A rivelarlo, al ‘The Sydney Morning Herald’, è George Burgess, professore di ittiologia e biologia marina presso l’Università della Florida a Gainesville. Lo studioso ha spiegato che gli Stati Uniti sono il luogo in cui si verificano il 50 per cento degli attacchi di squali nel mondo.Utilizzando i dati dell’International Burg’s Attack Shark File (ISAF), il database degli attacchi di squalo, ha rivelato che gli Stati Uniti hanno avuto 32 attacchi nel 2018, che rappresentavano la metà degli attacchi non provocati in tutto il mondo. “Il motivo principale per cui ci sono più attacchi negli Usa, ha detto, è che abbiamo una linea costiera molto grande, due coste e alcune isole. E ovviamente molte persone”.A seguire l’Australia, che ha il secondo maggior numero di attacchi di squali. Nel 2018, quelli nelle acque dell’Australia sono stati 20, uno dei quali è stato fatale. Il Sudafrica, Paese che ha una presenza di numerose specie di squali, ha avuto solo due attacchi nel 2018 e zero morti. Le prime due specie più pericolose per l’uomo, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” sono i grandi squali bianchi e lo squalo tigre, seguiti dallo squalo toro.

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Effetto coronavirus e Ambiente: lupo avvistato a Leuca.

Effetto coronavirus e Ambiente: lupo avvistato a Leuca. Lo Sportello dei Diritti: “Un miracolo della natura”. L’epidemia riduce le attività umane, così gli animali selvatici, approfittando del silenzio da lockdown, escono allo scoperto.

Mentre il mondo è quasi fermo a causa del Covid 19, con le strade silenziose per l’assenza di traffico e la gente chiusa in casa per le misure imposte dal contenimento dell’epidemia di coronavirus, gli animali si riappropriano dei loro spazi e si aggirano indisturbati per le città. Molte emittenti televisive e giornali on line come LECCEsette, hanno documentato l’arrivo di animali nei posti più impensati grazie alla segnalazione di persone che hanno avuto la possibilità di vedere animali proverbialmente molto schivi dove non ce li si aspetterebbe. Ad esempio, il sig. Claudio Vallo, ha avvistato e filmato un esemplare di lupo femmina nel porto turistico della marina di Leuca. Un’insolita visione di un un’animale abituato alla foresta che raramente si avvicina alle abitazioni con estremo sospetto mentre in questo caso appare tranquillo ed indisturbato. Il canide lupino dopo essere spuntato in mezzo a delle vetture, si è messo a passeggiare in solitaria sulla strada, passando di fianco a un’auto per poi fare marcia indietro e allontanarsi: dovrebbe trattarsi dello stesso lupo, avvistato l’altro ieri a Tricase, sulla provinciale per Marina Serra. Per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è un “miracolo naturalistico” perché questi animali si muovono in grado di percorrere fino a 120 km al giorno. Tuttavia nessuna paura, anche perchè il lupo ha una paura atavica dell’uomo, non lo aggredisce dalla fine del’700, quando era diffusa la rabbia. Questo è un animale che va solo protetto. Ecco il video: https://youtu.be/IQrIxBY-tzk

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Assalto al Bancomat……. ma il criminale è una scimmia. Il video

Assalto al Bancomat……. ma il criminale è una scimmia. Il video

                                           

Di assalti ai bancomat se ne sono visti a bizzeffe e di ogni tipo. Ma quello che è successo a New Delhi, megalopoli e capitale indiana, forse non si era mai visto. Perché la scena che si sono trovati gli agenti giunti sul posto dopo una chiamata a seguito di un attacco ad uno sportello ATM è stata più comica che drammatica. La telecamera di sorveglianza dell’apparato in questione, infatti, aveva ripreso anche un insolito “criminale”: una scimmia. Inizialmente, l’animale si era divertito solo a lanciare una sorta di bastone sull’apparecchio, ma poi aveva deciso di tentare la sortita tanto che è riuscito ad aprirlo completamente. Poco prima dell’arrivo della polizia il primate è scomparso senza rubare nulla. Nel filmato, si vede che la scimmia è entrata nel chiosco muovendosi attorno ed aggrappandosi ai poster appesi alle pareti. Poi si vede l’animale dotato di grande agilità camminare intorno al box, cercare di arrampicarsi sul muro. Dopo un po’ di tempo, la scimmia gioca con una mazza e si prende persino un po’ di riposo. Successivamente, la scimmia ha spostato la sua attenzione sul bancomat. Apre il distributore automatico di banconote e sembra ispezionarne l’interno. Dopo aver aperto lo schermo, la scimmia si è seduta sull’estremità sospesa e sembra divertirsi mentre rimbalzava su di esso. E nessuno, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, si sarebbe accorto di nulla, se le telecamere di sorveglianza non avessero ripreso le immagini. Una nuova prova che col lockdown globale dovuto all’emergenza Covid 19, gli animali che già abitualmente possono vedersi nelle città indiane si stiano prendendo sempre più spazio degli ambienti “umani” o, meglio, si stanno riprendendo i loro spazi. Il fatto è accaduto la sera del 6 maggio così come può leggersi a margine del videoclip sulla South Avenue, Lutyens a Nuova Delhi, in India. Ecco il video:  https://youtu.be/2JObbp28D90

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Ambiente, notizia shock: sequestrate 13 tonnellate di pinne di squalo di diverse specie in via d’estinzione

Ambiente, notizia shock: sequestrate 13 tonnellate di pinne di squalo di diverse specie in via d’estinzione. Aperta un’indagine

Il dipartimento doganale di Hong Kong ha scoperto due fenomeni di contrabbando di pinne di squalo essiccate. Entrambi i rilevamenti sono stati effettuati al Kwai Chung Customhouse Cargo Examination Compound, il primo il 28 aprile e il secondo il 4 maggio. Lo ha annunciato lo stesso Dipartimento in un comunicato stampa. Le pinne di squalo sequestrate sono circa 13 tonnellate, sono parte di specie in via d’estinzione, per un valore di mercato di circa 8,6 milioni di dollari. L’operazione è stata da record, non ci sono mai stati casi del genere nè per peso della merce sequestrata, nè per il valore di essa. Le pinne sono state trovate in due container in arrivo a Hong Kong e partiti dall’Ecuador. In seguito alle prime indagini, il 29 aprile i doganieri hanno arrestato un sospetto di 57 anni a Sai Ying Pun. È stato però al momento rilasciato su cauzione in attesa del proseguimento delle indagini, che sono tuttora in corso. Ai sensi dell’ordinanza sulla protezione delle specie animali e vegetali in via di estinzione, ricordano i doganieri di Hong Kong, chiunque sia ritenuto colpevole di aver importato o esportato una specie in via di estinzione senza licenza rischia una multa fino a 10 milioni di dollari e una pena detentiva fino a 10 anni. Queste antiche creature sono vittime di un vero e proprio sterminio, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”,sono più di cento milioni gli squali ammazzati ogni anno. Se questa tendenza non si invertirà molte specie di squalo saranno condannate all’estinzione. La causa principale che minaccia la sopravvivenza degli squali è la pratica chiamata shark finning che consiste nel tagliare la pinna dorsale degli squali che viene usata per scopi alimentari. Questa tecnica, in voga soprattutto in Asia, implica oltretutto un’enorme sofferenza per gli animali: allo squalo viene recisa la pinna appena pescato, dunque vivo e cosciente, dopodiché, poiché il resto della carne non ha valore, l’animale viene gettato in mare agonizzante, destinato ad una morte lenta e dolorosa. Tutto questo per un piatto di zuppa, pietanza rinomata un tempo elitaria e ormai, in seguito al boom economico, sempre più diffusa tra il ceto medio. Il consumo di zuppa di pinne di squalo, diffuso principalmente in Cina e Vietnam, contribuisce direttamente all’uccisione di quasi la metà degli squali. Come dimostra l’operazione doganale da record sopra indicata, lo shark finning ha ormai raggiunto livelli insostenibili e potrebbe causare la scomparsa locale o addirittura globale di molte specie minacciate. Per tale ragione è necessario controllare il mercato delle pinne di squalo stabilendo e, soprattutto, facendo rispettare le normative.

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Ambiente e lockdown da coronavirus. Un orso si arrampica su un balcone ieri notte nel centro di Calliano in Trentino

Ambiente e lockdown da coronavirus. Un orso si arrampica su un balcone ieri notte nel centro di Calliano in Trentino. Lo Sportello dei Diritti: “La natura riguadagna i suoi spazi”

                 

Non capita spesso di vedere un orso avvicinarsi a un centro abitato. E meno frequente ancora è che questo possa intrattenersi su un balcone, sfoggiando doti acrobatiche, come invece è avvenuto la scorsa notte nel centro di Calliano, un piccolo paesino situato in Trentino. Il plantigrado si è arrampicato al primo piano di un’abitazione, dondolandosi sul terrazzo per un po’ come se fosse su di un’altalena, prima di balzare nuovamente a terra e fare ritorno nei boschi. La scena è stata immortalata da un abitante con il suo smartphone e pubblicata sul pagina Facebook del sindaco del paesino, Lorenzo Conci. Sul posto sono intervenuti anche Vigili del Fuoco, i Carabinieri e la Guardia Forestale. Secondo i media locali l’orso potrebbe essere arrivato dal Trentino orientale, attraversando l’autostrada del Brennero che in questo periodo di pandemia è deserta. E’ chiaro evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, che è l’ennesima dimostrazione di come l’isolamento sociale di questi giorni, il fermo delle attività umane derivante dall’emergenza sanitaria in corso, abbia liberato spazi per la natura, concedendo agli animali quello di cui gli uomini si sono dovuti privare causa forza maggiore: la libertà di muoversi a loro piacimento in una natura sempre più pulita, un pianeta sempre più pulito. Ecco il video: https://youtu.be/-io5C6TCnDg

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Allarme calabroni killer in Europa. Video mostra il cruento duello tra un calabrone e un topo.

Allarme calabroni killer in Europa. Video mostra il cruento duello tra un calabrone e un topo.

Torna l’incubo calabroni asiatici. Il video di una feroce battaglia per la vita e la morte tra un topo e un calabrone gigante asiatico sta attualmente girando su Twitter. Il video è stato pubblicato sul profilo Twitter di “Welcome to Nature” e mostra la lotta mortale tra un calabrone gigante asiatico (Vespa mandarinia) e un topolino. Una scena cruda che dimostra con terrificante efficacia il tipo di pericolo che un simile insetto rappresenta se dovesse attaccarvi. Questo è un insetto originario dell’Asia che è conosciuto anche come “Calabrone killer” per via della neurotossina che inocula attraverso il pungiglione. Il veleno contenuto nel corpo di questo insetto, infatti, è in grado di causare sia uno shock anafilattico che un arresto cardiaco. Stiamo parlando, inoltre, di un insetto che è grande più del doppio di una comune ape e che non muore ogni qualvolta punge la propria preda. La clip è stata girata ad agosto 2018. Il video è attualmente in circolazione sui social media ed è stata pubblicata anche dal “Daily Mail” britannico. Mostra, dunque, come il topo cerca di difendersi dagli attacchi del calabrone gigante asiatico, ma l’insetto è semplicemente troppo veloce. Ancora e ancora il calabrone pugnala il roditore e dà al topo il suo veleno. Il calabrone gigante asiatico ha vinto il duello. Il calabrone gigante asiatico è noto per il suo alto livello di aggressività e non è del tutto innocuo per l’uomo. Secondo alcune statistiche, questi pericolosi e spaventosi insetti, uccidono all’incirca 50 persone l’anno. Ciò che desta maggiore preoccupazione, però, è il fatto che hanno la tendenza a sterminare le api e quindi possono causare un grave danno all’intero ecosistema. Da qualche anno a questa parte i calabroni giganti sono stati avvistati oltre in Europa, in Canada e negli Stati Uniti d’America, ma nessuno è in grado di spiegare come vi siano arrivati. Tuttavia, quello del video di oggi è uno degli ultimi casi di una ormai lunga serie. Un uomo di 65 anni è morto sulla strada provinciale a Ramponio Vernia, nel Comune di Alta Val d’Intelvi, in provincia di Como, dopo essere stato punto da un calabrone asiatico poco prima delle 16:00 del 16 agosto 2019. Sul posto sono arrivati i soccorsi del 118, anche con l’elisoccorso ma non c’è stato nulla da fare per il pensionato che è morto in pochi istanti. Sempre oggi ma in Spagna, un operaio della società Serpa, specializzato nella rimozione dei nidi di vespe, è stato punto alle 14:00 a Candamo da una vespa asiatica. Il lavoratore ha subito una grave reazione allergica, quindi è stato trasferito al Central University Hospital of Asturias (HUCA) nell’elicottero dei vigili del fuoco. Il morso è avvenuto proprio mentre l’operatore insieme ai suoi compagni cercavano di distruggere un nido di questo tipo di vespe. Dopo aver subito uno shock anafilattico, i suoi compagni che erano insieme a lui hanno cercato di soccorrerlo iniettandoli una dose di adrenalina, ma viste le sue condizioni hanno chiesto aiuto trasferendolo al centro sanitario più vicino, il Grado. Lì, le sue condizioni sono peggiorate tanto da rendere necessario il suo trasferimento all’Hospital Universitario Central de Asturias (HUCA) di Oviedo a bordo dell’elicottero dove sono riusciti a stabilizzarlo. Il primo agosto una turista francese di 60 anni, originaria di Essonne, è morta a Grayan-et-l’Hôpital (Gironda) in Francia, dopo essere stata punta da un calabrone asiatico. A stroncarla quasi certamente è stato uno shock anafilattico che le ha causato irreversibili problemi respiratori. Anche in Italia, dopo quella sopra descritta, i calabroni asiatici hanno fatto delle vittime. Il 18 ottobre 2015, un anziano di 87 anni morì e la moglie fu ricoverata in ospedale per le punture di uno sciame di calabroni, che li aveva attaccati, mentre cercavano funghi nei boschi tra Lenta e Gattinara, in provincia di Vercelli. Si tratta molto probabilmente di calabroni giganti provenienti da Asia,  Giappone e Cina che sarebbero arrivati in Europa all’interno di un container di ceramiche cinesi e si sarebbero diffusi in Francia, Portogallo, Spagna e anche in Inghilterra. Queste creature giganti sono simile alle comuni vespe ma misurano la grandezza di un pollice umano. La loro puntura inietta una potente sostanza che contiene ben 8 sostanze chimiche altamente tossiche per l’uomo. La Francia conta, con quella di ieri, ben sette vittime per la puntura di questi calabroni giganti ben noti come Vespa Mandarini. Una di queste vittime è un signore di 54 anni che è stato attaccato da uno sciame di calabroni dopo averli disturbati nel loro nido, sicuramente senza volerlo. La sostanza che viene iniettata provoca uno shock anafilattico che se non è tamponato immediatamente con una iniezione di cortisone è letale. Quando la vespa mandarini punge il dolore che si prova è simile ad un chiodo rovente nella pelle, come hanno descritto alcuni malcapitati. L’allerta in Europa è massima, sottolinea Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” e purtroppo, dopo l’episodio di ieri in Francia, anche in Italia. Questi predatori sono terribili a tal punto da non temere l’uomo e cibano le loro larve con gli insetti comuni che uccidono senza pietà. Gli interventi per presenza di nidi di calabroni e vespe velutine da parte dei Vigili del fuoco e di squadre specializzate della Protezione civile sono cresciuti in modo esponenziale non soltanto in campagna, ma anche all’interno di abitazioni. In caso di presenza di nidi di dimensioni significative il suggerimento è quello di dare l’allarme e non tentare di eliminarli con i metodi tradizionali.

Ecco il video: https://youtu.be/cQCklqJJ_x8

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Incredibile evento a Marina di Ginosa (Ta): “pescatore salva 50 piccoli di una verdesca spiaggiata e morta sulla riva”. Il video

Incredibile evento a Marina di Ginosa (Ta): “pescatore salva 50 piccoli di una verdesca spiaggiata e morta sulla riva”. Il video

La natura a volte sa essere terribile e allo stesso tempo generosa. Ma la sua benevolenza, a volte, non sarebbe tale se in alcuni casi non s’incontrasse con la presenza di persone sensibili che hanno la fortuna di trovarsi in momenti eccezionali. Ed è ciò che è successo sul litorale tarantino, nei pressi di Marina di Ginosa, dove due persone che stavano passeggiando e si sono ritrovate a riprendere con il loro cellulare il salvataggio di ben 50 piccoli di verdesca rimasta spiaggiata ed esanime sulla riva. Gli squaletti sono stati estratti per l’accortezza, la prontezza e lo stomaco di ferro di un pescatore, direttamente dal ventre della povera mamma, rimasta imbrigliata nel cordame di una rete da pesca e inevitabilmente tagliata con la lama affilata di un coltello per poter consentire il salvataggio dei cuccioli.La verdesca è uno squalo appartenente alla famiglia Carcharhinidae che abita acque profonde temperate e tropicali in tutto il mondo ed è diffuso in tutto il Mediterraneo. Predilige temperature più fredde e può migrare attraverso lunghe distanze, ad esempio dal New England al Sudamerica. Anche se generalmente sono animali letargici, possono muoversi all’occorrenza assai velocemente. Sono pesci ovovivipari e sono noti per mettere al mondo anche più di 100 avannotti per volta. Si nutrono principalmente di pesci e calamari, anche se possono catturare prede più grandi. Non conosciamo gli autori del video né il pescatore, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti“,  tuttavia, vogliamo contribuire a diffondere questa esperienza al contempo drammatica nella sua crudezza, ma dolce nell’affermazione visibile che dalla morte può sgorgare vita. Ecco il video: https://youtu.be/LjDkqfoEVNk

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Nel video amatoriale cucciolo di delfino impigliato in un palangaro, diportisti lo liberano.

Nel video amatoriale cucciolo di delfino impigliato in un palangaro, diportisti lo liberano. E la mamma delfino ringrazia con spettacolari salti.

 

È diventato virale il video di un gruppo di diportisti a bordo di un gommone che si avvicina ad un palamito dove è rimasto impigliato all’amo un cucciolo di delfino e riescono a liberarlo. Mentre, al largo di Procida, raggiungono i mammiferi marini, la mamma si produce in grandi salti come a voler segnalare il piccolo in difficoltà e ringraziare il gruppo corso in aiuto. Nel momento in cui i “salvatori” poi tagliano l’amo e ridanno la libertà al cucciolo, la madre esegue un salto spettacolare tra lo stupore del gruppo. Per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, questi mammiferi sono sempre più esposti a rischi. Uomini e Cetacei utilizzano il mare per procurarsi il cibo e possono entrare in competizione con effetti negativi sia per l’economia ittica che per gli animali; alcune specie come il tursiope, la stenella, il grampo, il capodoglio e il delfino comune, si avvicinano occasionalmente alle attrezzature da pesca, interagendo più spesso con alcune, sottraendo il pesce dalle reti, causando buchi e strappi e, in alcuni casi, possono rimanerne intrappolati come nel caso del video, dove il cucciolo è rimasto impigliato nell’amo di un palangaro per la cattura del pesce spada. L’attrezzo più pericoloso da questo punto di vista è la rete pelagica derivante, la spadara, messa al bando dalla Commissione Europea dal 2002 e dal 2005 in tutto il Mediterraneo, ma ancora utilizzata illegalmente. Altre interazioni possono avvenire con le reti da posta fisse, più raramente con le reti a strascico, con quelle a circuizione, con le lenze e i palangari. Si stima che ogni anno muoiono nelle reti da pesca mondiali circa 300.000 esemplari di Cetacei, ben 1.000 al giorno. Nonostante il divieto dell’UE, solo nel 2005 la Guardia Costiera Italiana ha sequestrato ben 800 km di reti spadare seguiti dai 600 Km del 2006. Nel mar mediterraneo gli scienziati hanno stimato un numero di uccisioni di 8.000 cetacei all’anno negli attrezzi da pesca. Ecco il video che non  scorderemo mai: https://youtu.be/6hRrotReVS0

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Nel video amatoriale un grande squalo Mako mangia un tonno appena pescato: l’avvistamento dalla barca.

Nel video amatoriale un grande squalo Mako mangia un tonno appena pescato: l’avvistamento dalla barca. Un gruppo di pescatori di diporto ha appena catturato un grosso tonno da 80 chili ma non hanno fatto i conti con uno squalo.

 

Un grande squalo Mako è stato avvistato al largo delle coste spagnole nel Mediterraneo. Le persone a bordo di una barca hanno notato la pinna del pesce spuntare dall’acqua, a pochi metri dalla loro imbarcazione, mentre stavano per portare in barca un tonno da 80 chili appena preso all’amo. Lo squalo balzando fuori dall’acqua, praticamente davanti ai diportisti, s’è impadronito della preda. Uno sfortunato fuori programma per questi pescatori che erano ad un passo dal portare a casa un tonno di media taglia. Lo squalo però non si è dimostrato molto democratico e ha deciso di far sua la preda. Il Mako appartiene alla famiglia delle Lamnidae come lo squalo bianco. Lo squalo Mako è un grande squalo. Le acque tropicali e subtropicali sono il suo habitat naturale. È presente, ma non comune, anche nel Mediterraneo. Si nutre di tonni, di calamari e di pesce azzurro. Lo squalo Mako adulto può raggiungere una velocità di nuotata pari a 70 km orari. La sua vita può raggiungere i 32 anni. Fa parte di una delle poche specie di squali in grado di saltare fuori dall’acqua anche ben oltre la lunghezza del proprio corpo: questa sua caratteristica lo rende imprevedibile negli attacchi, seppur rari, ed estremamente pericoloso per i pescatori. Alcuni esemplari di squalo Mako possono superare i 4 metri di lunghezza. Nel Mediterraneo vivono circa 40 specie diverse di squali, molte delle quali innocui e non pericolosi per l’uomo. Nello specifico, il Mako è molto difficile incontrarlo nel Mediterraneo, ma di tanto in tanto succede che alcuni pescatori lo avvistino al largo delle coste, anche italiane o croate, come è successo, per ben due volte a distanza di pochi giorni nel 2019, a Macarsca, in Croazia a pochi metri dalla riva. Tuttavia, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ciò che rende insolito l’avvistamento di squali Mako nel Mediterraneo è il fatto che il predatore è stato avvistato così vicino alla riva anche se non c’è motivo di farsi prendere dal panico per gli attacchi di squali. Nella maggioranza dei casi questi animali evitano il contatto con gli umani e non si avvicinano né attaccano se non provocati. Ecco il video: https://youtu.be/rGxHYoET6e4

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Nel video amatoriale un grande squalo Mako mangia un tonno appena pescato: l’avvistamento dalla barca.

Nel video amatoriale un grande squalo Mako mangia un tonno appena pescato: l’avvistamento dalla barca. Un gruppo di pescatori di diporto ha appena catturato un grosso tonno da 80 chili ma non hanno fatto i conti con uno squalo.

 

Un grande squalo Mako è stato avvistato al largo delle coste spagnole nel Mediterraneo. Le persone a bordo di una barca hanno notato la pinna del pesce spuntare dall’acqua, a pochi metri dalla loro imbarcazione, mentre stavano per portare in barca un tonno da 80 chili appena preso all’amo. Lo squalo balzando fuori dall’acqua, praticamente davanti ai diportisti, s’è impadronito della preda. Uno sfortunato fuori programma per questi pescatori che erano ad un passo dal portare a casa un tonno di media taglia. Lo squalo però non si è dimostrato molto democratico e ha deciso di far sua la preda. Il Mako appartiene alla famiglia delle Lamnidae come lo squalo bianco. Lo squalo Mako è un grande squalo. Le acque tropicali e subtropicali sono il suo habitat naturale. È presente, ma non comune, anche nel Mediterraneo. Si nutre di tonni, di calamari e di pesce azzurro. Lo squalo Mako adulto può raggiungere una velocità di nuotata pari a 70 km orari. La sua vita può raggiungere i 32 anni. Fa parte di una delle poche specie di squali in grado di saltare fuori dall’acqua anche ben oltre la lunghezza del proprio corpo: questa sua caratteristica lo rende imprevedibile negli attacchi, seppur rari, ed estremamente pericoloso per i pescatori. Alcuni esemplari di squalo Mako possono superare i 4 metri di lunghezza. Nel Mediterraneo vivono circa 40 specie diverse di squali, molte delle quali innocui e non pericolosi per l’uomo. Nello specifico, il Mako è molto difficile incontrarlo nel Mediterraneo, ma di tanto in tanto succede che alcuni pescatori lo avvistino al largo delle coste, anche italiane o croate, come è successo, per ben due volte a distanza di pochi giorni nel 2019, a Macarsca, in Croazia a pochi metri dalla riva. Tuttavia, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ciò che rende insolito l’avvistamento di squali Mako nel Mediterraneo è il fatto che il predatore è stato avvistato così vicino alla riva anche se non c’è motivo di farsi prendere dal panico per gli attacchi di squali. Nella maggioranza dei casi questi animali evitano il contatto con gli umani e non si avvicinano né attaccano se non provocati. Ecco il video: https://youtu.be/rGxHYoET6e4