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Nuova frode informatica. Si chiama “Vishing”

Nuova frode informatica. Si chiama “Vishing”. La Polizia Postale: attenzione alle telefonate da parte di finti operatori di società emittenti carte di credito. Lo “Sportello dei Diritti”: non comunicare a nessuno i nostri dati sensibili o bancari

Non passa giorno che il crimine informatico non ne inventi una. E proprio in questo periodo che è segnalato l’incremento di un nuovo tipo di frode informatica che è stata denominata “Vishing” perchè cambia poco dal phishing o dallo smishing se non nel metodo utilizzato per carpire nostri dati personali o quelli del conto corrente o della carta di credito. Questa volta è tramite una chiamata ricevuta sul telefono che si realizza la frode ma, come andiamo ripetendo da tempo noi dello “Sportello dei Diritti” è sempre e solo uno il motivo per cui veniamo presi “in castagna”: la nostra disattenzione. A lanciare nuovamente l’allarme è la Polizia Postale che con l’ennesimo ma efficace post sulla pagina Facebook “Commissariato di PS On Line – Italia” che rimanda ad un articolo sul sito istituzionale Commissariato di Ps fa il punto su questa nuova modalità criminale.

“La Polizia Postale e delle Comunicazioni informa che, nell’ultimo periodo, sono in aumento le denunce da parte di cittadini in relazione ad addebiti non autorizzati sulle proprie carte di credito, in conseguenza di raggiri via telefono noti alla polizia postale con il termine di “Vishing” (dall’inglese voice-phishing o phishing vocale).

La vittima di tali frodi viene contattata telefonicamente da finti operatori bancari o di società emittenti carte di credito, i quali riferendo di presunte “anomalie” nella gestione della carta di credito o del conto corrente, avvisano la persona che, nel suo stesso interesse, è necessario attivare fantomatiche “procedure di sicurezza”.

I truffatori richiedono quindi alla vittima di leggere a voce alta il “codice di conferma” che, proprio in quel momento, appare via messaggio sul display del telefono.

Tale codice, tuttavia, altro non è che il codice autorizzativo di una transazione che in quel momento i truffatori stanno tentando di effettuare via web ai danni dell’ignara vittima.

I cyber-criminali infatti, entrati precedentemente in possesso dei dati della carta di credito (numero di carta, data di scadenza e CVV), necessitano di conoscere tale codice di sicurezza per completare una transazione in corso, e sottrarre così il denaro della vittima.

Questa, credendo in buona fede di aver agito correttamente per mettere in sicurezza il proprio conto o la propria carta di pagamento, si accorge solo successivamente (spesso, al momento della ricezione dell’estratto-conto) che vi sono in realtà movimentazioni in uscita non autorizzate, pari anche a diverse migliaia di euro, per l’acquisto di beni e servizi mai richiesti su piattaforme online.

Si sottolinea ancora una volta l’importanza di non rivelare mai a nessuno, via telefono come via social o via email, i nostri dati più sensibili, le nostre password dispositive, i PIN o i nostri codici di accesso comunque denominati.

È opportuno diffidare sempre di fronte a soggetti che richiedono tali dati, presentandosi come operatori di istituzioni pubbliche, importanti aziende o istituti bancari. Utile invece procedere a semplici ed attente verifiche, contattando l’ente coinvolto che potrà confermare i nostri sospetti.

Al più presto, in caso di bisogno, è bene rivolgersi alla Polizia Postale e delle Comunicazioni, a disposizione dei cittadini per ricevere denunce e per fornire ogni supporto e chiarimento, attraverso i propri uffici ed i propri canali virtuali (www.commissariatodips.it).”

Cambia il metodo ma non lo scopo, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”.  Il modo migliore per difendersi, è quello di seguire le indicazioni della Polizia Postale. Nel dubbio, bisogna consultare direttamente i siti degli istituti bancari presso cui siamo clienti digitando l’esatta indicazione nel browser o di accedere direttamente dalle app ufficiali. Nel caso siate comunque incappati nella frode potrete rivolgervi agli esperti della nostra associazione tramite i nostri contatti email info@sportellodeidiritti.org o segnalazioni@sportellodeidiritti.org per valutare immediatamente tutte le soluzioni del caso per evitare pregiudizi.

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Nuove frodi online: falso sito del marchio GEOX nel mirino dei truffatori telematici

Nuove frodi online: falso sito del marchio GEOX nel mirino dei truffatori telematici. L’azienda ha denunciato e la Polizia Postale invita all’attenzione. Lo “Sportello dei Diritti”: diffidate da siti che vendono prodotti a prezzi irrisori. Sono truffe

Dopo il falso sito civetta “Primigi” segnalato anche dallo “Sportello dei Diritti” nei giorni scorsi, anche il noto marchio di calzature e abbigliamento GEOX finisce incolpevolmente a diventare uno specchietto per le allodole. Un nuovo sito truffa è stato scoperto dalla Polizia Postale come segnalato sulla pagina Facebook “Commissariato di PS On Line – Italia” con un post eloquente: “Ennesimo tentativo di truffa sulla rete. Attraverso un falso sito internet viene pubblicizzata la vendita, a prezzi irrisori, di articoli del noto marchio di scarpe e abbigliamento “GEOX”.

Il sito truffaldino “geoxoutlet.online” riporta logo e informazioni del tutto simili e sovrapponibili a quelli che compaiono sui canali ufficiali dell’azienda, inducendo l’ignaro utente finale a fare acquisti online nella convinzione di trovarsi su uno “store outlet” ufficiale del marchio “GEOX”.

La società “GEOX”, ha già provveduto a disconoscere il falso sito.

La Polizia Postale coglie l’occasione per ricordare alcuni semplici accorgimenti da adottare quando si acquista online:

Utilizzare software e browser completi ed aggiornati: Il primo passo per acquistare in sicurezza è avere sempre un buon antivirus aggiornato all’ultima versione sul proprio dispositivo informatico.

Non sempre il miglior prezzo è un buon affare: Diffida di un sito che mette in vendita articoli a prezzi irrisori. Accertati che non ci sia troppa differenza tra i prezzi proposti e quelli di mercato! Potrebbe essere un falso o rivelarsi una truffa.

Dare la preferenza a siti certificati o ufficiali: Verificare sempre la presenza di certificati di sicurezza quali TRUST e VERIFIED / VeriSign Trusted che permettono di validare l’affidabilità del sito web.

Un sito deve avere gli stessi riferimenti di un vero negozio: Prima di completare l’acquisto verificare che il sito sia fornito di riferimenti quali un numero di Partiva IVA, un numero di telefono fisso, un indirizzo fisico e ulteriori dati per contattare l’azienda. Un sito privo di tali dati probabilmente non vuole essere rintracciabile e potrebbe avere qualcosa da nascondere. I dati fiscali sono facilmente verificabili sul sito istituzionale dell’Agenzia delle Entrate.

Leggere sempre i commenti e i feedback di altri acquirenti: Prima di procedere all’acquisto del prodotto, è buona norma fare una ricerca di informazioni sull’attendibilità del sito attraverso i motori di ricerca, forum o sui social.

Utilizzare soprattutto carte di credito ricaricabili: Per completare una transazione d’acquisto sono indispensabili pochi dati come numero di carta, data di scadenza della carta ed indirizzo per la spedizione della merce.

Se un venditore chiede ulteriori dati probabilmente vuole assumere informazioni personali (numero del conto, PIN o password) che, in quanto tali, dovete custodire gelosamente e non divulgare.

Al momento di concludere l’acquisto, la presenza del lucchetto chiuso in fondo alla pagina o di “https” nella barra degli indirizzi sono ulteriori conferme sulla riservatezza dei dati inseriti nel sito e della presenza di un protocollo di tutela dell’utente, ovvero i dati sono criptati e non condivisi.

Non cadere nella rete del phishing e/o dello smishing: Ovvero nella rete di quei truffatori che attraverso mail o sms contraffatti, richiedono di cliccare su un link al fine di raggiungere una pagina web trappola simile a quella originale.”.

Un’altra truffa che merita la più ampia notorietà nella platea di chi acquista online, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. Perché nonostante gli avvertimenti e gli inviti all’attenzione che continuamente rivolgiamo, sono ancora troppi i cittadini che attratti da offerte irrisorie reagiscono d’impulso e si fanno fregare facilmente. Il modo migliore per difendersi, è quello di seguire fedelmente le indicazioni della Polizia Postale. Nel caso siate comunque incappati nella frode potrete rivolgervi agli esperti della nostra associazione tramite i nostri contatti email info@sportellodeidiritti.org o segnalazioni@sportellodeidiritti.org per valutare immediatamente tutte le soluzioni del caso per evitare pregiudizi.

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Nuova ondata di truffe online, allarme Polizia Postale

Nuova ondata di truffe online. L’allarme lanciato dalla Polizia Postale: massiva attività di phishing/smishing a nome di istituti bancari. Lo “Sportello dei Diritti”: seguite i consigli e cancellate i messaggi. Le banche non mandano mai messaggi per chiedere credenziali e dati bancari

Una nuova ondata di truffe online del tipo phishing e smishing è in corso in queste ore. In poche parole si tratta di messaggi trasmessi a mezzo email, sms o social network con i quali ignari utenti sono invitati a nome di istituti bancari a fornire proprie credenziali o dati bancari in siti civetta che alla fine li carpiscono e li utilizzano per svuotarci il conto o utilizzare la carta di credito. Ne abbiamo segnalati diversi tipi, noi dello “Sportello dei Diritti”, e anche questa volta non possiamo non rilanciare la nuova all’allerta della Polizia Postale che con l’ennesimo ma efficace post sulla pagina Facebook “Commissariato di PS On Line – Italia” comunica una notevole attività truffaldina di questo tipo:

“Sono in atto in queste ore numerose campagne di comunicazione fraudolente a nome di Istituti Bancari con le quali si chiede di inserire i dati bancari in falsi siti internet.

Nella circostanza i criminali informatici attraverso l’invio massivo di sms o email richiedono al destinatario di collegarsi attraverso il link contenuto nel messaggio all’apparente home page dell’Istituto bancario per procedere alla conferma dei propri dati e consentire l’aggiornamento dei sistemi di sicurezza.

ALCUNE SEMPLICI INFORMAZIONI PER NON CADERE IN ERRORE

  • E’ bene ricordare che le Banche non inviano MAI email, sms o ti chiamano al telefono per chiedere di fornire le credenziali di accesso all’home banking o all’app, i dati delle carte di credito o la variazione dei dati personali.
  • Se ricevi comunicazioni email, sms o telefonate che ti chiedono di fornire dati bancari chiama immediatamente la Tua Banca e rivolgiti alla Polizia Postale;
  • non aprire gli allegati o i link contenuti nelle e-mail o sms;
  • tieni sempre aggiornato l’antivirus e il Sistema Operativo;
  • per approfondimenti e segnalazioni su eventuali casi sospetti vai su: commissariatodips.it».

Può sembrare assurdo che nonostante gli avvertimenti continui ad evitare di cadere in queste trappole siano ancora in tanti a cascarci, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. Il modo migliore per difendersi, è quello di seguire le indicazioni della Polizia Postale, di non cliccare ed, anzi, di cancellare immediatamente questi messaggi. Nel dubbio, bisogna consultare direttamente i siti degli istituti bancari presso cui siamo clienti digitando l’esatta indicazione nel browser o di accedere direttamente dalle app ufficiali. Nel caso siate comunque incappati nella frode potrete rivolgervi agli esperti della nostra associazione tramite i nostri contatti email info@sportellodeidiritti.org o segnalazioni@sportellodeidiritti.org per valutare immediatamente tutte le soluzioni del caso per evitare pregiudizi.

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Nuova truffa online: falsa promozione commerciale relativa all’iniziativa “Nespresso regala macchina per il caffé”.

Nuova truffa online: falsa promozione commerciale relativa all’iniziativa “Nespresso regala macchina per il caffé”. L’allerta della Polizia Postale. Lo “Sportello dei Diritti”: non cliccate mai e consultate i siti ufficiali delle aziende

Nella consueta attività dello “Sportello dei Diritti” finalizzata alla comunicazione a tutti gli utenti della rete sui pericoli che si possono incontrare navigando, per la miriade di frodi che vengono perpetrate attraverso i canali social e le email, ci pare opportuno segnalare il nuovo post della Polizia Postale pubblicato sulla pagina Facebook “Commissariato di PS On Line – Italia” nel quale viene lanciata l’allerta per un nuovo tentativo di truffa che sfrutta il logo della Nespresso. Secondo quanto affermato dalla PolPost:

“Sta circolando attraverso piattaforme social una falsa promozione attribuita alla Nespresso del gruppo Nestlé, secondo la quale verrebbe regalata la macchina del caffé e le cialde del prestigioso marchio.

La falsa notizia è particolarmente ingannevole in quanto, per avvalorare la notizia, utilizza l’immagine dell’Azienda per confondere il consumatore sulla veridicità e sulla provenienza dell’informazione.

La Nestlé, (proprietaria del marchio) che ha presentato formale denuncia alle Forze di Polizia, ha disconosciuto tale attività truffaldina invitando tutti i consumatori a consultare esclusivamente il proprio sito www.nespresso.com  

Ricordiamo sempre di non cliccare MAI sui link che arrivano, anche dagli amici, ma digitarli dalla barra delle URL del sito ufficiale della società titolare del marchio.”. E’ bene ricordare ancora una volta che nessuno regala niente per niente, sottolinea Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. Ecco perchè dobbiamo diffidare sempre da questo tipo di messaggi e seguire il semplice consiglio di non cliccare mai queste finte promozioni e di verificarne l’eventuale veridicità tramite i siti ufficiali. Nel caso siate comunque incappati nella frode potrete rivolgervi agli esperti della nostra associazione tramite i nostri contatti email info@sportellodeidiritti.org o segnalazioni@sportellodeidiritti.org per valutare immediatamente tutte le soluzioni del caso per evitare pregiudizi.

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Attenzione: nuova ondata di falsi sms che invitano a cliccare per sbloccare le utenze postali.

Attenzione: nuova ondata di falsi sms che invitano a cliccare per sbloccare le utenze postali. L’allerta della Polizia Postale: truffa smishing. Lo “Sportello dei Diritti”: seguite i consigli e cancellate i messaggi. Poste Italiane e tutte le banche non mandano messaggi di alcun tipo per farci comunicare le credenziali

Ancora un’allerta di una nuova ondata di truffe del tipo smishing che non è altroche una variante del famigerato phishing, attuata attraverso sms fraudolenti. Il meccanismo è sempre lo stesso: è una forma di attività criminale attraverso la quale uno o più malintenzionati tentano di acquisire informazioni personali come password, credenziali e dati personali mascherandosi da entità affidabile in una comunicazione elettronica. Messaggio che può arrivare tramite una mail, un link su una pagina social o, come nello smishing, un sms. Ne abbiamo segnalati diversi tipi, noi dello “Sportello dei Diritti”, e anche questa volta non possiamo non rilanciare la nuova all’allerta della Polizia Postale che con l’ennesimo ma efficace post sulla pagina Facebook “Commissariato di PS On Line – Italia” porta all’attenzione il tipico messaggio e i rischi connessi se non si sta in guardia: «“Abbiamo sospeso le sue utenze postali per mancata sicurezza web.” Inizia così l’SMS che sta arrivando sul dispositivo di tantissimi utenti. Come al solito la creatività dei criminali è sorprendente. Raccomandiamo SEMPRE di non cliccare sui link indicati nei messaggi e di non inserire MAI i propri dati personali. Gli Istituti di credito NON chiedono per sms, telefono, email o whatsapp di comunicare le proprie credenziali.». Può sembrare assurdo che nonostante gli avvertimenti continui ad evitare di cadere in queste trappole siano ancora in tanti a cascarci, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. Il modo migliore per difendersi, è quello di seguire le indicazioni della Polizia Postale, di non cliccare ed, anzi, di cancellare immediatamente questi messaggi. Nel dubbio, bisogna consultare direttamente i siti degli istituti bancari presso cui siamo clienti digitando l’esatta indicazione nel browser o di accedere direttamente dalle app ufficiali. Nel caso siate comunque incappati nella frode potrete rivolgervi agli esperti della nostra associazione tramite i nostri contatti email info@sportellodeidiritti.org o segnalazioni@sportellodeidiritti.org per valutare immediatamente tutte le soluzioni del caso per evitare pregiudizi.

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Cronaca

La truffa “Wangiri” o dello squillo telefonico. L’allarme della Polizia Postale

La truffa “Wangiri” o dello squillo telefonico. L’allarme della Polizia Postale: attenzione agli squilli dall’estero da numeri non esteri conosciuti. Non richiamare. Lo “Sportello dei Diritti”: la gran parte delle chiamate da prefissi + 216 (Tunisia) e + 44 (Gran Bretagna). Addebiti fino ad un euro e 50 al secondo

Una delle truffe più frequenti è quella degli squilli che provengono da numeri esteri sconosciuti soprannominata con l’esotico nome “Wangiri”. Lo abbiamo segnalato solo qualche giorno fa noi dello “Sportello dei Diritti”, ma lo rilancia anche la Polizia Postale con un nuovo post sulla pagina Facebook “Commissariato di PS On Line – Italia”:

“E’ bene ricordare spesso alcune delle truffe più insidiose: la truffa dello squillo.

Arriva una telefonata da un numero estero. Poco dopo ne arriva un’altra. A quel punto la curiosità spinge alcune persone a richiamare il numero, cadendo nella trappola dei truffatori. Può sembrare uno scherzo, ma arriva a costare anche 1,5 euro al secondo.

Si tratta della truffa “Wangiri”, quindi attenzione alle telefonate che arrivano dall’estero, in particolare dalla Tunisia (+216) e dall’Inghilterra (+44), ma anche da altri paesi.

Non richiamate i numeri sconosciuti, e, se non ne avete necessità, chiedete al vostro operatore di inibire le telefonate all’estero, in modo da non cadere nella rete dei truffatori nemmeno per sbaglio.

Se doveste avere sospetti su eventuali squilli dall’estero segnalatecelo su (https://www.commissariatodips.it/segnalazioni/index.html )”. Non solo attenzione alla navigazione online, ai messaggini via social o via posta elettronica, ma la truffa corre anche con la classica linea telefonica del cellulare, sottolinea Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. Ovviamente, l’unico modo per evitare la spiacevole sorpresa di vedersi scalato il credito o un pesante addebito in bolletta è di non richiamare e se si ha qualsiasi sospetto di segnalarlo alla Polizia Postale. Nel caso siate comunque incappati nella frode potrete rivolgervi agli esperti della nostra associazione tramite i nostri contatti email info@sportellodeidiritti.org o segnalazioni@sportellodeidiritti.org per valutare immediatamente tutte le soluzioni del caso per evitare pregiudizi.

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Nuova campagna spamming a scopo estorsivo. Mail a gogo con falsi messaggi

Nuova campagna spamming a scopo estorsivo. Mail a gogo con falsi messaggi che c’invitano a pagare 2000 $ in bitcoin entro 24 per evitare la divulgazione di video intimi ai nostri contatti. Altra allerta della Polizia Postale. Lo “Sportello dei Diritti”: mantenete la calma e non pagate alcun riscatto. Il malintenzionato bluffa

Ancora campagne di spamming a scopo estorsivo. Sembra non fermarsi il fenomeno nonostante l’attività della Polizia Postale a segnalarle e noi dello “Sportello dei Diritti” a rilanciarle. Questa particolare frode online si ripresenta sempre con messaggi che riportano un finto ricatto con il quale un fantomatico soggetto che dichiara di avere l’accesso ai nostri dispositivi prova ad estorcere una somma di denaro per evitare la divulgazione di video intimi a parenti e amici. Ed è sempre la Polizia Postale sulla pagina Facebook “Commissariato di PS On Line – Italia” che con un post con lo screenshot della mail che riportiamo integralmente di seguito, c’illumina sul da farsi nel caso di ricezione di un messaggio del genere: «TI È ARRIVATA QUESTA EMAIL ESTORSIVA? Mantieni la calma e segui i nostri consigli

“Sono consapevole, pr33fede, è la tua parola d’ordine. Ho bisogno della tua completa attenzione per le prossime 24 ore, o posso assicurarmi che tu viva senza sensi di colpa per il resto della tua vita. Ehi, non mi conosci personalmente. Eppure so tutto di te. Il tuo attuale elenco di contatti fb, i contatti del telefono cellulare più tutta l’attività virtuale nel computer dai precedenti 152 giorni.”

Inizia così l’email minacciosa inviata in questi giorni a molti utenti, spaventati dalla possibilità che qualcuno, al di là dello schermo, possa averli spiati, derubati di credenziali riservate, filmati nella loro intimità.

Il ricatto prosegue, con la minaccia che se il malcapitato non pagasse una cospicua somma di denaro (ovviamente in criptovalute), le conseguenze per lui consisterebbe nella diffusione dei presunti video “intimi” a parenti, amici e datori di lavoro.

L’elemento “terrorizzante” per l’utente è rappresentato dal fatto che i criminali sembrano conoscere la vera password della nostra casella di posta elettronica.

Ma è tutto falso, ovviamente.

Il fatto che i criminali dispongano della password (spesso non più attuale) della nostra casella di posta elettronica, è purtroppo motivato dal fatto che, all’interno dei mercati neri del darkweb, agiscono hacker senza scrupoli che, dopo aver condotto massive attività di phishing o di intrusione informatica, rivendono online i nostri preziosi dati.

Tuttavia la semplice conoscenza di una password email non può mai bastare per permettere l’inoculazione nei nostri dispositivi di sofisticati virus in grado di spiare abitudini e comportamenti.

Hai ricevuto anche tu questa email?

1. Mantieni la calma: il criminale non dispone, in realtà, di alcun filmato che ti ritrae in atteggiamenti intimi o di dati di accesso a siti pornografici e con tutta probabilità è in possesso di password non più valide dei nostri profili social o della nostra email

2. Non pagare assolutamente alcun riscatto: l’esperienza maturata con riguardo a precedenti fattispecie criminose (come #sextortion e #ransomware) dimostra che, persino quando il criminale dispone effettivamente di nostri dati informatici, pagare il riscatto comporta quale unico effetto un ulterior accanimento nelle richieste estorsive, volte ad ottenere ulteriore denaro;

3. Proteggi adeguatamente la tua email (ed in generale i tuoi account virtuali):

  • cambia – se non hai già provveduto a farlo – la password, impostando password più complesse;
  • non utilizzare mai la stessa password per più profili;
  • abilita, ove possibile, meccanismi di autenticazione “forte”(due fattori) ai nostri spazi virtuali, che associno all’inserimento della password, l’immissione di un codice di sicurezza ricevuto sul nostro telefono cellulare ;
  • aggiorna il sistema operativo;
  • Installa un antivirus o antimalware.
  • Controlla, grazie alla cronologia degli accessi, l’eventuale presenza di accessi non autorizzati ai tuoi spazi.

Se sei in difficoltà o hai bisogno di aiuto scrivici su:

https://www.commissariatodips.it/…/segnala-online/index.html ».

Si tratta, insomma, di una classica frode online che si ripete ciclicamente, ma che altrettanto ripetutamente è trappola per tanti utenti della rete, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. Tanto subdola, quanto facile da scoprire se si presta attenzione, si rimane calmi e si seguono i consigli della Polizia Postale. Nel caso siate comunque incappati nella truffa potrete rivolgervi agli esperti della nostra associazione tramite i nostri contatti email info@sportellodeidiritti.org o segnalazioni@sportellodeidiritti.org per valutare immediatamente tutte le soluzioni del caso per evitare pregiudizi.

Si tratta, insomma, di una classica frode online che si ripete ciclicamente, ma che altrettanto ripetutamente è trappola per tanti utenti della rete, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. Tanto subdola, quanto facile da scoprire se si presta attenzione, si rimane calmi e si seguono i consigli della Polizia Postale. Nel caso siate comunque incappati nella truffa potrete rivolgervi agli esperti della nostra associazione tramite i nostri contatti email info@sportellodeidiritti.org o segnalazioni@sportellodeidiritti.org per valutare immediatamente tutte le soluzioni del caso per evitare pregiudizi.

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Attenzione agli squilli dall’estero da numeri non esteri conosciuti.

Attenzione agli squilli dall’estero da numeri non esteri conosciuti. L’allarme della Polizia Postale: non richiamare. Lo “Sportello dei Diritti”: la gran parte delle chiamate da prefissi + 216 (Tunisia) e + 44 (Gran Bretagna). Addebiti fino ad un euro e 50 al secondo

La Polizia Postale ha lanciato un nuovo allarme per un incremento di segnalazioni e denunce per una nuova truffa telefonica che viene effettuata in un modo alquanto subdolo ma, purtroppo, anche efficace per gli interessi di questi malintenzionati. In questi giorni di clausura forzata, infatti, a decine sarebbero stati coloro che sono stati truffati a seguito di squilli di chiamate che provengono da numeri esteri non conosciuti e che, se richiamati, avrebbero portato salassi in bolletta o a scaricare il credito telefonico dello sfortunato utente. Con un semplice post sulla pagina Facebook “Commissariato di PS On Line – Italia”, e con un articolo riportato dall’edizione della “Cronaca Umbria” de “Il Messaggero” la Polizia Postale ha segnalato il pericolo e il semplicissimo consiglio di non richiamare questi numeri: “ATTENZIONE AGLI SQUILLI SENZA RISPOSTA PROVENIENTI DA NUMERI ESTERI. SE RICHIAMATI POTREBBERO RISERVARE BRUTTE SORPRESE SULLA BOLLETTA O SULLA RICARICA TELEFONICA”. Sembrerebbe che la gran parte delle chiamate o meglio degli squilli truffaldini verrebbero dai prefissi + 216 (Tunisia) e + 44 (Gran Bretagna), rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. Ovviamente è sufficiente non richiamare per evitare la spiacevole sorpresa di vedersi scalato il credito o un pesante addebito in bolletta. Nel caso siate comunque incappati nella frode potrete rivolgervi agli esperti della nostra associazione tramite i nostri contatti email info@sportellodeidiritti.org o segnalazioni@sportellodeidiritti.org per valutare immediatamente tutte le soluzioni del caso per evitare pregiudizi.

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Fase 2 “Emergenza Coronavirus” e fake news. Regione Lombardia: Falso accordo quadro.

Fase 2 “Emergenza Coronavirus” e fake news. Regione Lombardia: Falso accordo quadro. Arriva l’allerta della Polizia Postale sui falsi messaggi Whatsapp. Lo “Sportello dei Diritti”: fermiamo queste catene di disinformazione e verifichiamo le notizie solo sui siti istituzionali Bisogna a tutti costi interrompere la catena di false notizie che già nei momenti normali della vita quotidiana possono creare caos, disordine, paure o false aspettative, figuriamoci in piena emergenza “Coronavirus”. La responsabilità di simili comportamenti spetta in primo luogo a ciascuno di noi, alla nostra capacità di non farsi prendere dal primo messaggino condiviso sui social e al dovere d’informarsi correttamente e a non contribuire alla diffusione di fake news. La sensibilità collettiva, in questo senso, potrà essere fondamentale per uscire dall’emergenza così come stiamo tentando di ripetere da tempo noi dello “Sportello dei Diritti”. Ma evidentemente, c’è chi ancora approfitta delle ansie dei cittadini per innescare pericolosi circoli viziosi, come coloro che stanno diffondendo tramite Whatsapp un “Falso accordo quadro” della Regione Lombardia con il quale sarebbe stata calendarizzata l’apertura delle attività nella regione italiana più esposta ai contagi. A segnalarlo anche la Polizia Postale sulla pagina Facebook “Commissariato di PS On Line – Italia” che con un post ha voluto comunicare quanto segue: «REGIONE LOMBARDIA: FALSO ACCORDO QUADRO Ancora una notizia falsa. Sta circolando su whatsapp una fakenews della Regione Lombardia, che sta creando un ingiustificato allarme sociale, secondo la quale sarebbe stata calendarizzata la riapertura delle attività post covid19. La Regione Lombardia, che ha completamente smentito il documento, ha presentato una segnalazione di reato alla Polizia Postale di Milano. Si invitano gli utenti a verificare le notizie consultando esclusivamente il portale www.regione.lombardia.it diffidando da messaggi o news che non siano direttamente riscontrabili rispetto alla fonte di provenienza.» Non ci stancheremo mai di ripetere a tutti i cittadini di prestare attenzione a tutti i messaggi che giungono sui nostri dispositivi, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. Che siano attraverso Whatsapp, Facebook, qualsiasi altro social o via email, verifichiamo sempre la correttezza delle notizie e se del caso, comunichiamo a coloro che ce l’hanno trasmesse l’errore commesso nel diffonderle. Adottando comportamenti responsabili e non avendo timore di sensibilizzare anche gli altri in tal senso, potremo contribuire ad uscire dall’emergenza e ad affrontare la crisi con mezzi certi e senza la confusione derivante dalle falsità.

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Spamming a scopo estorsivo. Nuova allerta della Polizia Postale

Spamming a scopo estorsivo. Nuova allerta della Polizia Postale. Messaggi falsi che invitano a pagare «1900$ entro 24 ore per evitare la divulgazione ai tuoi contatti di informazioni relative al tuo accesso a siti pornografici». Lo “Sportello dei Diritti”: mantenete la calma e non pagate alcun riscatto. Il malintenzionato bluffa Non è la prima volta che noi dello “Sportello dei Diritti” segnaliamo una particolare frode online: quella dei messaggi col finto ricatto che provano ad estorcere una somma di denaro per evitare la divulgazione di prove relative ad un nostro fantomatico accesso a siti pornografici. In questo periodo, infatti, si sta assistendo ad una recrudescenza di questo tipo di tentativo di truffa, come viene confermato anche dalla Polizia Postale sulla pagina Facebook “Commissariato di PS On Line – Italia” che con un post che riportiamo integralmente di seguito, c’illumina sul da farsi nel caso di ricezione di un messaggio del genere: «“versa 1900$ entro 24 ore per evitare la divulgazione ai tuoi contatti di informazioni relative al tuo accesso a siti pornografici” E’ questo il messaggio di una nuova campagna di spamming che sta giungendo in queste ore a ignari utenti al fine di gettarli nel panico e indurli a pagare, in cryptovaluta, il prezzo per cancellare tutti i dati raccolti e far cessare l’attività “ricattatoria”. Ecco dunque alcuni consigli su come comportarsi: 1. Mantenere la calma: il criminale non dispone, in realtà, di alcun filmato che ci ritrae in atteggiamenti intimi o di dati di accesso a siti pornografici e con tutta probabilità non è in possesso di password valide dei nostri profili social o della nostra email da cui ricavare la lista di amici o parenti. 2. Non pagare assolutamente alcun riscatto: l’esperienza maturata con riguardo a precedenti fattispecie criminose (come sextortion e ransomware) dimostra che, persino quando il criminale dispone effettivamente di nostri dati informatici, pagare il riscatto determina quale unico effetto un accanimento nelle richieste estorsive, volte ad ottenere ulteriore denaro; 3. Proteggere adeguatamente la nostra email (ed in generale i nostri account virtuali): • Cambiare – se non si è già provveduto a farlo – la password, impostando password complesse; • Non utilizzare mai la stessa password per più profili; • Abilitare, ove possibile, meccanismi di autenticazione “forte”(due fattori) ai nostri spazi virtuali, che associno all’inserimento della password, l’immissione di un codice di sicurezza ricevuto sul nostro telefono cellulare ; • Aggiornare il sistema operativo; • Installare un antivirus o antimalware. Se sei in difficoltà scrivici su: https://www.commissariatodips.it/segnalazioni/segnala-online/index.html». Si tratta, insomma, di una classica frode online che si ripete ciclicamente, ma che altrettanto ripetutamente è trappola per tanti utenti della rete, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. Tanto subdola, quanto facile da scoprire se si presta attenzione, si rimane calmi e si seguono i consigli della Polizia Postale. Nel caso siate comunque incappati nella truffa potrete rivolgervi agli esperti della nostra associazione tramite i nostri contatti email info@sportellodeidiritti.org o segnalazioni@sportellodeidiritti.org per valutare immediatamente tutte le soluzioni del caso per evitare pregiudizi.