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Biomodulina T, uno dei 22 medicinali contro il Covid-19, a Cuba

Biomodulina T, uno dei 22 medicinali contro il Covid-19, a Cuba. È un farmaco sicuro per il trattamento dei pazienti  contagiati e per la protezione preventiva dei gruppi a rischio.

La biotecnologia cubana ha una cattedra nel panorama internazionale da vari decenni. Nonostante l’embargo commerciale che il governo degli USA sostiene contro l’Isola dal primo gennaio del 1959, la guida del lider maximo  in Capo, Fidel Castro Ruz, ha permesso che il campo della scienza e la tecnica in Cuba si trasformasse in uno dei pilastri del paese, guadagnando un forte prestigio mondiale che pone l’Isola in condizioni favorevoli per affrontare la pandemia globale del COVID – 19. Nel  contesto della lotta contro questa contagiosa malattia, una delle istituzioni di riferimento dell’industria biotecnologica cubana, il Centro Nazionale dei Biopreparati (Biocen), si ratifica all’avanguardia tra i produttori di farmaci che l’Isola necessita per combattere il nuovo coronavirus, garantendo la produzione integra del  Interferone Alfa 2b Umano Ricombinante, e include, come prodotto endogeno del centro, la fabricazione a grande scala della  Biomodulina T. Tamara Lobaina Rodríguez, direttrice generale del Biocen,  ha riferito che si stratta di un  immuno-modulatore fabbricato con prodotti naturali, che offre un’efficacia sicura nel trattamento di problemi respiratori  in pazienti anziani, per cui e stato  considerato tra i 22 medicinali di prima linea per combattere il COVID-19 in Cuba. La dirigente ha spiegato che questo farmaco è destinato soprattutto ad elevare il sistema immunologico di pazienti malati e in forma profilattica tra il personale che lavora direttamente con contagiati e casi sospetti. Le autorità  sanitarie cubane hanno chiarito che non si tratta di un medicinale che evita  il contagio con il nuovo coronavirus, ma assicurano che aiuta a stimolare  il sistema immunitario delle persone che appartengono a questi gruppi vulnerabili, per far sì, in caso d’infezione, che la risposta al virus sia migliore e presentino meno complicazioni.  José de Armas Rodríguez, direttore aggiunto del Biocen, ha informato che l’Istituzione dispone di cinque impianti di produzione tra i quali c’è quello degli ingredienti attivi, dove si produce il composto necessario per l’elaborazione della  Biomodulina T, un medicinale che si ottiene con buoni risultati da più di 12 anni in questo centro. «In tutte le sue produzioni, ha detto lo specialista, l’istituzione è soggetta alle buone pratiche di produzione  farmacologica,  avallata da un forte sistema di controllo della Qualità. De Armas Rodríguez ha segnalato che l’entità sta gestendo con il gruppo delle Imprese  BioCubaFarma, i prodotti necessari per la produzione della Biomodulina T per il mercato nazionale in maniera che si garantisca a tempo la produzione del farmaco e non si formino spazi vuoti nei processi di fabbricazione. Ciò consentirà di essere in condizione d’elevare i volumi di produzione nel caso in cui esistesse una domanda maggiore. «Abbiamo identificato alcuni dei problemi del centro nel settore della fabbricazione e, contando con la disposizione del personale della nostra istituzione stiamo vedendo la possibilità d’incrementare gli orari di lavoro.  Questo ci darebbe la possibilità d’aumentare la capacità di produzione del Biocen e coprire la domanda nazionale e i contratti che potremmo avere rispetto all’esportazione», ha precisato. Gli studi realizzati nel Biocen dalla dottoressa Mary Carmen Reyes Zamora, capo del gruppo delle Prove Cliniche del centro, rivelano che la Biomodulina T è un immuno-modulatore biologico, di provenienza totalmente naturale, composto da frazioni specifiche del timo bovino. La sua azione principale consiste nella stimolazione della produzione dei Linfociti T rinforzando la differenza delle cellule linfoblastoidi del timo, una delle principali ghiandole del sistema immunologico. «La ghiandola del timo gioca un ruolo vitale nel sistema immunitario, producendo e secernendo un congiunto di polipeptidi e ormoni che agiscono sulla differenziazione delle cellule T, assicurando lo sviluppo normale dei meccanismi d’immunità cellulare e umorale dipendenti dal timo, e in particolare la maturazione e la differenziazione dei linfociti T. La specialista ha aggiunto che questo medicinale di tipo iniettabile, è registrato per gli stati di disfunzione immunologica di tipo cellulare, come le infezioni  respiratorie negli anziani. L’efficacia e la sicurezza del suo uso per combattere queste malattie in questi gruppi di popolazione, è avallata dalle sue indicazioni mediche e, commerciato da vari anni, presenta minime reazioni avverse. «L’effetto farmacologico e la sicurezza della Biomodulina T sono stati dimostrati in modelli animali e in prove cliniche negli umani. Il prodotto ha indicazioni cliniche per il trattamento delle infezioni respiratorie ricorrenti nei pazienti geriatrici. con associazione al suo effetto immuno-restauratore», ha conlcuso. In accordo con il rapporto investigativo del prodotto, la Biomodulina T ha dimostrato d’essere utile, perchè ritarda il processo d’immuno-senilità, o deterioramento graduale del sistema immunologico  provocato dall’avanzare naturale dell’età. «È importante segnalare che anche quando la funzione del timo diminuisce con l’età, la funzione di maturazione delle cellule T non si limita solo alla ghiandola del timo e può  incontrarsi  anche in altri tessuti linfoidi, mentre gli ormoni del timo possono esercitare un effetto sistemico. Senza dubbio vari studi clinici pilota suggeriscono la loro efficacia potenziale in varie immunopatologie, in particolare le deficienze  immunitarie cellulari nell’ infanzia, nel VIH / SIDA, le malattie autoimmuni, l’allergia e come trattamento complementare per i pazienti sottoposti a radioterapia e chemioterapia contro il cancro ». La dottoressa Reyes Zamora  ha riferito che di fronte a questa pandemia globale, il Biocen ha pianificato d’includere la Biomodulina T nel trattamento delle persone con COVID-19 da due prospettive: prima di tutto rispettando i protocolli etici per l’esecuzione di prove cliniche, usare il farmaco in pazienti positivi  al virus SARS CoV-2 in tappe precoci , dato che è stato provato scientificamente che la malattia riduce i linfociti T; inoltre il medicinale è stato proposto per il suo uso preventivo in gruppi a rischio, ossia anziani e persone con malattie croniche associate come il diabete mellito e malattie cardio vascolari. La capo del gruppo delle Prove Cliniche del  Biocen, ha assicurato che la Biomodulina T fa parte del quadro di base dei medicinali di Cuba, con risultati molto positivi nella prevenzione delle infezioni ricorrenti negli anziani. L’esperienza clinica e la conoscenza dei meccanismi d’azione suggeriscono la sua applicazone favorevole in altre immunopatologie. «Questo progetto, ha detto, si propone di sviluppare saggi clinici in pazienti cubani e all’estero nelle seguenti immunopatologie: ipoplasia timica nei  bambini, trattamento complementare alla terapia antiretrovirale nel VIH/ SIDA, sepsi severa, terapia immuno restauratrice in pazienti oncologici sottoposti e chemio o radio terapia. Alexis Labrada Osado, direttore delle Investigazioni e Sviluppo del Biocen, ha aggiunto che negli ultimi tre anni il centro ha triplicato i volumi di Biomodulina T, in buona misura per sostanziali cambi tecnologici, che sono stati incorporati nella produzione del farmaco. «Biocen è responsabile di tutte le tappe di fabbricazione del prodotto. La Biomodulina T si trova nella lista dei  medicinali di base del paese di cui sono stati realizzati i piani di produzioni da alcuni anni; sono state valutate le potenzialità dell’Isola per elevare la sua fabbricazione sino a quattro – cinque volte di più, considerando la disponibilità delle materie prime». Poi ha chiarito su questo punto che l’efficienza del processo biotecnologico per isolare i componenti del timo bovino necessari nella fabbricazione del farmaco, non mette in pericolo la produzione del medicinale di fronte alla disponibilità dei timi dei bovini su cui conta il centro. Lo specialista, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ha informato che attualmente si trattano circa 20.000 pazienti con la capacità produttiva che presenta il Biocen, per cui si stima che con un aumento pianificato dei livelli di produzione, si beneficeranno con la Biomodulina T, circa 100.000 persone in Cuba, e questo darà una risposta alla vulnerabilità dei gruppi a rischio del paese, di fronte al COVID-19.

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45 paesi sollecitano l’interferone contro il COVID-19.

45 paesi sollecitano l’interferone contro il COVID-19. Considerando le loro provate proprietà antivirali, le differenti varietà di interferoni sviluppati nel mondo continuano ad apparire nelle liste dei farmaci più utilizzati nei protocolli di molti paesi per affrontare la pandemia globale del Covid- 19. Nel caso particolare del Interferone Alfa 2b Umano Ricombinante, creato da scienziati del Centro d’Ingegneria Genetica e Biotecnologia (CIGB) nella seconda metà degli anni ‘80 del secolo scorso, sino al 26 di marzo sono giunte a questa istituzione che appartiene al gruppo d’imprese Bio CubaFarma le richieste di 45 paesi di diverse zone geografiche del pianeta con il fine di incorporarlo ai loro arsenali terapeutici contro la pericolosa malattia, considerando i positivi risultati del suo uso osservati in Cina, Cuba e altre nazioni. Dalla sua introduzione, tre decenni fa, nel sistema nazionale di salute di Cuba, questo prodotto, , evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ha mostrato la sua efficacia e sicurezza nella terapia delle malattie virali come l’Epatite B e C, l’Herpes Zoster e il VIH/Aids. La sua scelta, fatta dalle autorità mediche della Cina, d’usarlo contro il nuovo coronavirus, obbedisce al fatto che in maniera generale questi virus diminuiscono la produzione naturale d’interferone nell’organismo umano e il farmaco cubano è capace di supplire qualsiasi deficienza, rinforzando il sistema immunologico dei pazienti colpiti dalla malattia respiratoria. Grazie a un trasferimento tecnologico fatto dal CIGB al paese asiatico, nel 2003 fu creata l’impresa mista cinese – cubano Chang Heber, con sede nella città di Changchun. Dieci anni dopo è stato inaugurato un moderno impianto che attualmente fabbrica un ampio assortimento di prodotti biotecnologici, creati nell’Isola Grande delle Antille, includendo l’Interferone Alfa 2b Umano Ricombinante. Questo farmaco ha ricevuto nel 2012 il Premio Nazionale d’Innovazione Tecnologica assegnato dal Ministero di Scienza, Tecnologia e Ambiente (Citma), e il Premio Nazionale di Salute nel 2013.

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Il contributo di Cuba nella lotta contro il COVID-19

Il contributo di Cuba nella lotta contro il COVID-19. COVID-19 si è manifestato nella città cinese di Wuhan a fine di dicembre 2019. Nel gennaio 2020 aveva colpito la provincia di Hubei come un’onda di marea, turbinando sulla Cina e diffondendosi all’estero. Lo Sportello dei Diritti: Il tempo dirà se l’Interferone Alfa 2b si rivelerà come il farmaco miracoloso per contrastare COVID-19. COVID-19 si è manifestato nella città cinese di Wuhan a fine di dicembre 2019. Nel gennaio 2020 aveva colpito la provincia di Hubei come un’onda di marea, turbinando sulla Cina e diffondendosi all’estero. Lo stato cinese è entrato in azione per combattere la diffusione e prendersi cura delle persone infette. Tra i trenta medicinali selezionati dalla Commissione nazionale per la salute cinese per combattere il virus c’era un farmaco antivirale cubano, l’interferone Alpha 2b. Questo farmaco è stato prodotto in Cina dal 2003, dall’impresa ChangHeber, una joint venture cubano-cinese. L’interferone cubano Alpha 2b si è dimostrato efficace per virus con caratteristiche simili a quelle di COVID-19. Lo specialista cubano di biotecnologie Dr. Luis Herrera Martinez ha spiegato, “il suo uso previene nei pazienti l’aggravamento e le complicazioni che alla fine possono portare alla morte”. Cuba ha sviluppato e utilizzato per la prima volta gli interferoni per arrestare un focolaio mortale del virus della dengue nel 1981, e l’esperienza ha incoraggiato lo sviluppo dell’industria delle biotecnologie, di cui l’isola è ora leader a livello mondiale. La prima impresa biotecnologica al mondo, Genetech, è stata fondata a San Francisco nel 1976, seguita da AMGen a Los Angeles nel 1980. Un anno dopo è stato istituito a Cuba, il Fronte biologico, un forum interdisciplinare professionale per sviluppare l’industria dell’isola. Mentre la maggior parte dei paesi in via di sviluppo ha avuto scarso accesso alle nuove tecnologie (DNA, terapia genica umana, biosicurezza), la biotecnologia cubana si è ampliata e ha assunto un ruolo sempre più strategico sia nel settore della sanità pubblica sia nel piano di sviluppo economico nazionale. Lo ha fatto nonostante il blocco degli Stati Uniti abbia ostacolato l’accesso a tecnologie, attrezzature, materiali, finanziamenti e persino lo scambio di conoscenze. Come dimostra la storia dell’interferone cubano, sospinto dalla domanda di salute pubblica, lo studio delle biotecnologie a Cuba ha avuto una corsia preferenziale dalla ricerca e innovazione ai test e applicazione. Gli interferoni sono proteine “sentinella” prodotte e rilasciate dalle cellule in risposta alle infezioni, che avvisano le cellule vicine di aumentare le loro difese antivirali. Furono identificati per la prima volta nel 1957 da Jean Lindenmann e Aleck Isaacs a Londra. Negli anni ’60 Ion Gresser, un ricercatore statunitense a Parigi, mostrò che gli interferoni stimolano i linfociti che attaccano i tumori nei topi. Negli anni ’70, l’oncologo americano Randolph Clark Lee iniziò una ricerca sistematica. Sulla scia del miglioramento dei rapporti del Presidente degli Stati Uniti Carter con Cuba, il Dr. Clark Lee visitò Cuba, incontrò Fidel Castro e lo convinse che l’interferone era un medicamento miracoloso. Poco dopo, un medico cubano e un ematologo trascorsero del tempo nel laboratorio del Dr. Clark Lee, tornando con le ultime ricerche sull’interferone e altri contatti. Nel marzo 1981, sei cubani passarono dodici giorni in Finlandia con il medico finlandese Kari Cantell, che negli anni ’70 aveva isolato l’interferone dalle cellule umane e aveva condiviso la svolta rifiutando di brevettare la procedura. I cubani impararono così a produrre grandi quantità di interferone. Nell’arco di quarantacinque giorni dal loro ritorno sull’isola, avevano prodotto il loro primo lotto cubano di interferone, la cui qualità era stata confermata dal laboratorio di Cantell in Finlandia. La scoperta arrivava appena in tempo. Qualche settimana dopo Cuba fu colpita da un’epidemia di dengue, una malattia trasmessa dalle zanzare. Era la prima volta che questa malattia particolarmente virulenta, che può scatenare la febbre emorragica pericolosa per la vita, appariva nelle Americhe. L’epidemia colpì 340.000 cubani con 11.000 nuovi casi diagnosticati ogni giorno al suo apice. 180 persone morirono, tra cui 101 bambini. I cubani sospettarono che la CIA avesse diffuso il virus. Il Dipartimento di Stato americano negò, anche se una recente indagine cubana afferma di avere prove che l’epidemia sia stata introdotta dagli Stati Uniti.Il Ministero della Sanità pubblica di Cuba aveva autorizzato l’uso dell’interferone cubano per fermare l’epidemia di dengue. Venne fatto con grande rapidità. La mortalità diminuì. Nel loro resoconto storico, gli scienziati medici cubani Caballero Torres e Lopez Matilla scrissero: “È stato l’evento di prevenzione e terapia più esteso con l’interferone realizzato nel mondo. Cuba ha iniziato a tenere simposi regolari, che hanno rapidamente attirato l’attenzione internazionale”. Il primo evento internazionale nel 1983 fu prestigioso; Cantell tenne il discorso di apertura e Clark partecipò con Albert Bruce Sabin, lo scienziato polacco-americano che ha sviluppato il vaccino orale contro la poliomielite. Il governo cubano, convinto del contributo e dell’importanza strategica della scienza medica innovativa, istituì il Fronte biologico nel 1981 per sviluppare il settore. Scienziati cubani sono andati all’estero per studiare, molti nei paesi occidentali. La loro ricerca ha intrapreso percorsi all’avanguardia, mentre sperimentavano la clonazione dell’interferone. Quando Cantell tornò a Cuba nel 1986, i cubani avevano sviluppato l’interferone umano Alfa 2b ricombinante, che da allora ha curato migliaia di cubani. Con ingenti investimenti statali, Cuba apri nel 1986 il Centro per l’Ingegneria Genetica e la Biotecnologia (CIGB). A quel punto Cuba fu sommersa da un’altra crisi sanitaria, un grave scoppio di meningite B, che stimolò ulteriormente il settore biotecnologico di Cuba. Nel 1976, Cuba fu colpita da focolai di meningite B e C. Dal 1916 sull’isola sono stati visti solo pochi casi isolati. A livello internazionale, esistevano vaccini per la meningite A e C, ma non per la meningite B. Le autorità sanitarie cubane ottennero un vaccino da una società farmaceutica francese per immunizzare la popolazione contro la meningite di tipo C. Tuttavia, negli anni seguenti, i casi di meningite di tipo B iniziarono ad aumentare. Venne istituito un team di specialisti di diversi centri di scienze mediche, guidati da una donna biochimica, Concepción Campa, per lavorare intensamente alla ricerca di un vaccino. Nel 1984 la meningite B era diventata il principale problema di salute a Cuba. Dopo sei anni di intenso lavoro, il team di Campa produsse nel 1988 il primo vaccino di successo contro la meningite B. Un membro del team di Campa, il dott. Gustavo Sierra, ha ricordato la loro gioia: “questo è stato il momento in cui potevamo dire che funziona e funziona nelle peggiori condizioni, sotto la pressione di un’epidemia e tra le persone nell’età più vulnerabile”.Durante il 1989 e il 1990 sono stati vaccinati tre milioni di cubani, i più a rischio. Successivamente, 250.000 giovani vennero vaccinati con il vaccino VA-MENGOC-BC, per la prevenzione combinata per meningite B e C. Ha registrato un’efficacia complessiva del 95%, con il 97% nella fascia di età ad alto rischio da tre mesi a sei anni. Il vaccino contro la meningite B di Cuba è stato insignito della medaglia d’oro delle Nazioni Unite per l’innovazione globale. Questo è stato il miracolo conseguente alla meningite di Cuba. “Dico ai colleghi che si può lavorare trenta anni, quattordici ore al giorno solo per godersi quel grafico per dieci minuti”, mi disse Agustin Lage, direttore del Centro di Immunologia Molecolare (CIM), riferendosi a un’illustrazione dell’ascesa e improvvisa caduta dei casi di meningite B a Cuba. “La biotecnologia è iniziata per questo. Ma poi si sono aperte le possibilità di sviluppare un’industria di esportazione e oggi la biotecnologia cubana esporta in cinquanta paesi”.Fin dalla sua prima applicazione per combattere la febbre dengue, l’interferone di Cuba ha dimostrato la sua efficacia e sicurezza nella terapia delle malattie virali tra cui epatite B e C, fuoco di Sant’Antonio, HIV-AIDS e dengue. Poiché interferisce con la moltiplicazione virale all’interno delle cellule, è stato utilizzato anche nel trattamento di diversi tipi di carcinoma. Il tempo, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, dirà se l’Interferone Alfa 2b si rivelerà come il farmaco miracoloso per contrastare COVID-19.

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Area Malpensa

Coronavirus, arrivati i medici cubani a Malpensa

Coronavirus, a Malpensa 52 esperti sanitari cubani, vicepresidente Sala:prezioso aiuto a chi staè in prima linea

 È atterrata all’aeroporto di Malpensa poco dopo le 18 la delegazione composta da 37 medici e 15 infermieri cubani che da subito sono disponibili a aiutare gli
operatori sanitari degli ospedali lombardi.

Ad accoglierli erano presenti, per Regione Lombardia, il
vicepresidente Fabrizio Sala, l’assessore regionale al
Territorio e Protezione Civile Pietro Foroni, il sottosegretario
alla Presidenza di Regione Lombardia con delega ai Rapporti con
le delegazioni internazionali Alan Christian Rizzi.

Il presidente Attilio Fontana ha telefonato all’ambasciatore
cubano in Italia, Josè Carlo Rodriguez Ruiz, per ringraziare
Cuba per la grande disponibilità ad aiutare la Lombardia. Il
viaggio da L`Avana all`Italia, è stato organizzato da Alitalia
accogliendo la richiesta della presidenza del Consiglio e della
Protezione civile.

Del gruppo di medici fanno parte un capo di brigata, il dott.
Carlos Pérez Días, direttore dell’ospedale ‘Joaquín Albarrán’, a
L’Avana, un responsabile della logistica e del coordinamento,
35 medici, di cui 23 specialisti in medicina generale integrale
(MGI), 3 pneumologi, 3 intensivisti, 3 specialisti in malattie
infettive e 3 specialisti di emergenza. Insieme a loro 15
infermieri, di cui 7 intensivisti e 8 specializzati in
emergenze.

In totale, la brigata è composta da 52 esperti, con esperienza
nelle emergenze sanitarie in vari paesi, alcuni dei quali anche
nel confronto con l’epidemia di Ebola nel 2014 in Africa.

“Sono qui anche a nome del presidente Fontana – ha sottolineato
il vicepresidente Sala – per accogliere questa importante
delegazione che certamente contribuirà in maniera forte e
decisiva per sostenere tutti coloro che sono in prima linea da
giorni per contrastare la diffusione del virus”.

“Il grande lavoro che questa Giunta ha saputo mettere in atto
sin dall’inizio del mandato – ha rimarcato il sottosegretario
Rizzi – ci ha permesso a livello di relazioni internazionali di
costruire rapporti importanti che in questo momento si rivelano
più che mai preziosi. Ringraziamo Cuba e i medici cubani per il
loro determinante contributo”.

“Considerando anche e soprattutto le nuove strutture da campo
che ospiteranno ospedali – ha aggiunto l’assessore Foroni – e
con il crescere dei posti letto di terapia intensiva nei nostri
nosocomi accogliamo questi medici che sono venuti in maniera
convinta forte unita e solidale per darci una mano a
fronteg

iungeranno Crema.

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Cuba: coronavirus, ricoverati tre turisti italiani all’Avana

Cuba: coronavirus, ricoverati tre turisti italiani all’Avana. Asintomatici e in condizioni d’isolamento i i nostri connazionali confermati con il Covid- 19 L’isola di Cuba, che fino a pochi giorni fa risultava indenne dalla pandemia di coronavirus, registra i primi casi da Covid-19. Tre turisti italiani, di cui non è stata resa nota l’identità, sono stati ricoverati ieri in un ospedale dell’Avana dopo essere stati trovati positivi al coronavirus mentre soggiornavano con un quarto italiano in un ostello della città di Trinidad. Ieri la tv cubana ha indicato che, in base a informazioni fornite dal ministero della Sanità, gli italiani sono arrivati a Cuba il 9 marzo scorso. Ora sono ricoverati nell’Istituto di medicina tropicale ‘Pedro Kouri’ in condizioni che, per fortuna, al momento non destano preoccupazioni.Nello specifico tutti sono sotto vigilanza clinica e epidemiologica per constatare se appaiono sintomi. Nel caso in cui nei prossimi giorni si presentasse qualche sintomo clinico, si realizzerà il controllo naso-faringeo e se confermato, si trasferiranno all’Ospedale Militare di Villa Clara, com’è previsto nel Piano per la prevenzione e il controllo del Covid-19. Coloro che sono stati in contatto con i tre turisti italiani che si trovavano in Trinidad e che nelle ultime ore sono stati confermati come i primi casi di Covid-19 in Cuba, sono sottoposti alle azioni epidemiologiche corrispondenti. Il dottor Manuel Rivero Abella, direttore provinciale di Salute a Sancti Spíritus, ha informato che le sette persone che hanno avuto una relazione diretta con gli italiani, tra queste l’autista dell’auto, la tour-operatrice e le cinque persone del Hostal di Trinidad dov’erano ospitati sino ad ora, sono asintomatici, ma sono comunque stati trasportati all’Ospedale Provinciale di Riabilitazione Dottor Faustino Pérez, centro designato nella provincia per l’isolamento dei casi sospetti. «Tutti sono sotto vigilanza clinica e epidemiologica per constatare se appaiono sintomi. Nel caso in cui nei prossimi giorni apparisse qualche sintomatologia clinica, si realizzerà i controllo naso-faringeo e se confermato si trasferiranno all’Ospedale Militare di Villa Clara, com’è previsto nel Piano per la Prevenzione e il Controllo del Covid-19», ha sostenuto Rivero Abella. Secondo il medico se i contatti si mantengono senza sintomi clinici ritorneranno alle loro case dove si manterranno sotto vigilanza estrema da parte degli epidemiologi e del gruppo di base dell’area di salute. Dei quattro turisti italiani arrivati a Cuba lo scorso 9 marzo e che sono giunti a Trinidad il 10, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, tre sono stati confermati con Covid-19 e sino al momento , ha riferito il Ministero di Salute Pubblica, non corono pericolo per la vita. Nella provincia è disegnata la strategia per il trattamento di casi sospetti e questo comprende l’abilitazione delle consultazioni specializzate in tutte le istituzioni di salute e la disponibilità di 42 letti per l’isolamento.

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Cuba senza Covid-19

Cuba senza Covid-19. Sino al momento Cuba si mantiene senza casi di Covid-19, una malattia già presente in 73 nazioni con più di 90 850 persone contagiate nel mondo intero, delle quali più di 3100 sono decedute.

Sino al momento Cuba si mantiene senza casi di Covid-19, una malattia già presente in 73 nazioni con più di 90 850 persone contagiate nel mondo intero, delle quali più di 3100 sono decedute. 166 persone sono morte al di fuori della Cina, la nazione dove è sorto il focolaio del virus. Il sistema nazionale di salute dell’Isola delle Antille, anche se non sono stati riportati casi di persone con questa malattia ha preso le sue precauzioni. Queste, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti“, si basano nella pratica di una medicina preventiva di un modello sociale a livello primario che è capace d’agire nell’ordine educativo e profilattico per evitare malattie più gravi. Si sostenta nel principio che in questo paese nessuno resta abbandonato. Conta anche di ospedali specializzati e metodi diagnostici per affrontare questa situazione oltre all’esperienza e alla professionalità dei suoi medici che hanno agito in condizioni d’emergenza in differenti latitudini.