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Turismo

Turismo, scopri la Lombardia a piedi dalla Svizzera a Pavia lungo la Via Francisca del Lucomagno

È stato interamente rimesso a nuovo con un progetto di valorizzazione il cammino che in 135 km unisce Lavena Ponte Tresa (VA) alla tomba di Sant’Agostino, attraversando un territorio ricco di arte, storia, cultura e natura.

In attesa che siano riaperti anche gli spostamenti tra le regioni, la Lombardia può già offrire una vasta gamma di opportunità per quanti desiderano fare semplicemente “quattro passi” oppure vogliono cimentarsi in un vero e proprio cammino. La Via Francisca del Lucomagno è pronta ad accogliere pellegrini, viandanti, semplici curiosi o amanti della natura, dell’arte e della storia. Nei suoi 135 km che collegano Lavena Ponte Tresa (al confine con la Svizzera) a Pavia, la Via Francisca del Lucomagno attraversa le province di Varese e Milano, intersecando luoghi di grande interesse culturale, storico e naturalistico.

La Via è stata rimessa praticamente a nuovo grazie al progetto di valorizzazione che, nato quattro anni fa per volontà della presidente dell’Associazione Internazionale della Via Francigena, è stato sviluppato da nove realtà e 50 enti in collaborazione con la Regione Lombardia e la Provincia di Varese, anche con il sostegno del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale di Regione Lombardia – POR FESR 2014-2020. L’intero tracciato è stato puntualmente mappato, segnalato e attrezzato, diventando solamente l’anno scorso, con i lavori ancora in itinere, meta di quasi mille pellegrini. Tanti sono infatti coloro che si sono incamminati dalle rive del Lago Ceresio, sulle quali si affaccia Lavena Ponte Tresa per raggiungere la tomba di Sant’Agostino nella basilica di San Pietro in Ciel d’oro a Pavia. In totale, otto tappe per passare dalle Prealpi allo splendido ponte coperto sul Ticino, seguendo le orme di quanti fin dall’anno mille scendevano dal nord Europa per raggiungere Roma. Il tratto italiano (e lombardo) della Via Franciscca del Lucomagno si inserisce in un percorso storico. La Via Francisca del Lucomagno infatti entra in Italia nel pittoresco paese di frontiera sul Lago Ceresio dopo aver percorso 375 chilometri da Costanza passando dal Canton San Gallo, i Grigioni e poi il Canton Ticino. E dopo Pavia si collega alla Via Francigena diretta verso la Città eterna. La Via Francisca permette anche di raggiungere Arles e da lì il Cammino di Santiago de Compostela.

È un’arteria che si snoda in un territorio fortemente urbanizzato, ma che nel tempo ha saputo conservare quegli elementi capaci di renderla unica e ben riconoscibile. Cinque parchi (Argentera, Campo dei Fiori, Medio Olona, Altomilanese e della Valle del Ticino), luoghi impregnati di grande fede come il Sacro Monte di Varese, il monastero di Cairate, l’abbazia di Morimondo e non certo ultima la basilica di San Pietro in Ciel d’Oro, ma anche testimonianze storiche di assoluto valore quali il monastero di Torba e borghi come Castiglione Olona ne fanno un itinerario suggestivo e arricchente.
Grazie inoltre alla fitta rete di trasporto pubblico che collega il territorio, ogni singola tappa può essere vissuta anche singolarmente per una passeggiata nel weekend. La Via Francisca del Lucomagno è la vera novità di questo 2020: un piccolo scrigno che custodisce al suo interno diversi gioielli e che, a causa delle restrizioni ancora imposte dall’emergenza sanitaria, si può offrire per il momento ai soli residenti in Lombardia. Ma è certo che, una volta riaperti i confini regionali diventerà un punto di riferimento non solamente per gli appassionati camminatori, ma anche per coloro che vogliono andare alla scoperta di un territorio ricco di storia, cultura e natura.

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Lavoro

Sanitari già positivi al COVID si vedono rifiutare gli esami diagnostici nonostante le prescrizioni dell’INAIL

Sanitari già positivi al COVID si vedono rifiutare gli esami diagnostici nonostante le prescrizioni dell’INAIL. Accade in Provincia di Lecce

Fiumi di parole scritte sul bilanciamento tra Privacy e diritto alla salute durante questa pandemia ha portato alla conclusione che se l’art. 32 della Costituzione prevede la tutela della salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, in presenza di un pericolo per la stessa, fa conseguire l’esigenza di tutela della collettività anche a discapito della libertà dell’individuo e del diritto alla riservatezza dei dati personali, che, non essendo diritti assoluti, devono necessariamente bilanciarsi con altri interessi pubblici. Il diritto alla privacy ed alla riservatezza, è noto, non trova una espressa tutela nella Carta Fondamentale e quindi soccombe innanzi alla preminenza del diritto fondamentale della salute della intera collettività, che ha rango costituzionale.E così, il Governo, attraverso l’art. 14, comma 2 del D.L. 14/2020, ha previsto che il diritto alla riservatezza dei dati personali non può prevalere sullo svolgimento delle attività sanitarie e non disposte per far fronte all’emergenza sanitaria anche allo scopo di contenere la pandemia. Paradossalmente, nel caso portato all’attenzione dello “Sportello dei Diritti” per il tramite dell’avvocatessa Emanuela Toscano e qui di seguito risaltato, conviene tutelare la privacy per vedersi garantito il diritto alla salute!! Difatti sanitari appartenenti all’Asl LE, che hanno contratto il virus COVID-19 proprio nell’intento di salvare vite umane, si vedono oggi negare il diritto ad eseguire esami diagnostici, nonostante l’accertamento dell’intervenuta negatività attraverso tre tamponi risultati negativi. Nella fattispecie sono stati respinti da un noto centro diagnostico del leccese perché “ex COVID”! Nel fatto, sanitari rientrati regolarmente in servizio presso le strutture sanitarie in cui espletavano il loro operato hanno, attraverso l’INAIL, ottenuto una specifica esenzione ticket di breve durata (31/05/2020) al fine di effettuare esami diagnostici consigliati dai propri medici curanti e scongiurare eventuali postumi di qualunque genere dopo l’infezione di COVID-19. Stante l’inoperatività asl al momento, i sanitari, per il tramite CUP hanno prenotato radiografie, tac, ecc presso un noto centro diagnostico convenzionato con Asl. Purtroppo, prima dell’esecuzione dell’esame diagnostico è stato sottoposto a ciascun “paziente” un questionario in cui veniva richiesta esplicitamente la posizione rispetto ad eventuale e (anche) passata positività. Perciò, all’ammissione di essere stati “ex COVID” i sanitari si sono visti negare il diritto ad eseguire il test diagnostico…in buona sostanza si sono visti negare il diritto alla salute!!..A questo punto la domanda è: per quanto perdurrà l’increscioso pregiudizio? Il diritto alla salute viene solo tutelato a coloro i quali ad oggi hanno avuto la fortuna di non incrociare COVID-19 sulla loro strada? Se per qualunque altra eventuale patologia o controllo questi sanitari o qualunque altro ex positivo necessita di assistenza, come e dove potrà diagnosticare e/o accertare eventuali altre patologie? Per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, si pone quasi un paradosso: forse è  il caso che il Governo provveda a tutelare la privacy degli ex positivi.

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Sanità

Codici: lesioni da pressione,su 38.354 sinistri ospedalieri, il 78,6%

Quello delle lesioni da pressione è uno dei grandi mali dell’assistenza ospedaliera. Pur conosciute e note per la loro pericolosità per la salute della persona, in quanto il problema si pone soprattutto per soggetti allettati o privi di conoscenza e quindi in situazione di spiccata debolezza, non si applicano i protocolli di buone pratiche cliniche che vengono approvati.

L’Associazione Codici ha intrapreso una lunga battaglia di civiltà contro quei dirigenti ospedalieri che ignorano il problema, perché rimasti finora impuniti. Una campagna per richiamare l’attenzione su una tematica troppo spesso lasciata in secondo piano e su cu l’Associazione Codici ha raccolto anche il parere qualificato delle dottoresse Giovanna Baccillieri (leggi qui) e Vincenza Maniaci (leggi qui). Di seguito, invece, l’intervista al Segretario Nazionale di Codici Ivano Giacomelli.

Perché le lesioni da pressione sono diventate uno dei grandi mali dell’assistenza ospedaliera?

Prima di tutto bisogna sottolineare una cosa: le lesioni da pressione non sono una patologia. Sono una condizione che insorge in pazienti ospedalizzati ai quali non viene data la dovuta assistenza. Se compaiono, significa che ci troviamo di fronte ad una pessima assistenza sanitaria. Quella che deve essere combattuta è l’indifferenza delle strutture sanitarie di fronte a questo grave problema e di chi dovrebbe occuparsi di assistere il malato ma non lo fa, ignorando i protocolli. Ci sono poi altri due aspetti da tenere in considerazione: è difficile riconoscere la responsabilità e non ci sono norme sanzionatorie specifiche. Questo, purtroppo, ha creato una diffusa impunità, naturalmente tutta a svantaggio dei pazienti e dei loro familiari.

Negli ultimi anni l’Associazione Codici ha riscontrato la mancata o parziale attuazione da parte delle strutture ospedaliere dei protocolli assistenziali. Le lesioni da pressione sono prevedibili da parte del personale, a patto però che vengano seguite queste azioni:

– valutazione del paziente al momento della presa in carico, verificando la presenza di eventuali condizioni che riducano la mobilità o che impediscano il movimento, anche solo per cambiare posizione;

– adozione di strategie per i pazienti a rischio, ad esempio predisponendo un piano di posizionamento, cura e osservazione quotidiana della pelle oltre ad una corretta idratazione e nutrizione;

– documentazione di tutte le valutazioni di rischio, osservazione continua e identificazione della lesione.

Che incidenza hanno le lesioni da pressione sulle criticità della sanità italiana?

Su 38.354 sinistri ospedalieri, il 78,6% è registrato sotto il nome di piaghe da decubito e nel 7,7% dei casi l’ulcera è così grave da provocare un’infezione capace di diffondersi nell’organismo e di stroncare la vita del paziente fragile entro un anno dalla dimissione.

Le lesioni da pressione sono un problema ad alto impatto sociale: le previsioni dicono che 1 adulto anziano su 4 soffrirà di ulcere da pressione. Meno autosufficiente è la persona malata, più è elevato il rischio di lesioni da decubito, più gravi sono le ulcere che si determinano e più difficile è la guarigione. Una nostra indagine sui nosocomi romani ha rilevato che l’incidenza delle piaghe da decubito sui malati ospedalizzati è circa del 21,5%.

In cosa consiste l’azione dell’Associazione Codici su questa tematica delicata?

L’Associazione Codici si occupa di questi casi da tantissimi anni. Continuiamo a ricevere segnalazioni, a conferma di quanto il problema sia reale e tocchi purtroppo tante, troppe persone. Abbiamo avviato una campagna che ha un duplice obiettivo: da una parte quello di tutelare il diritto alla salute dei pazienti, dall’altro quello di sensibilizzare aziende ospedaliere ed istituzioni affinché vengano applicati i protocolli necessari per evitare l’insorgenza delle lesioni da pressione.

Un aspetto importante, che ripetiamo sempre a chi si rivolge alla nostra associazione, è la tempestività. Quando ci si accorge che il protocollo adottato per le cure non è quello corretto, quando ci si rende conto che l’assistenza sta causando dei problemi, bisogna subito avvisare il personale sanitario e chiedere un intervento. Nel caso in cui le richieste dovessero cadere nel vuoto, cosa che purtroppo a volte accade, l’Associazione Codici è pronta a fornire il proprio supporto. Per farlo in maniera efficace, però, abbiamo bisogno di materiale e per questo chiediamo sempre a chi ci contatta di consegnarci la cartella clinica del paziente e alcune foto che documentino l’insorgenza delle lesioni da pressione. Sembra incredibile per un Paese come l’Italia, ma far valere il diritto alla salute non è semplice, spesso è una battaglia dura e per vincerla bisogna avere più strumenti possibili, a partire dai documenti. L’Associazione Codici è sempre stata al fianco dei pazienti e continuerà ad esserlo per far applicare i protocolli necessari per evitare l’insorgenza delle lesioni da pressione, uno dei grandi mali dell’assistenza ospedaliera.

associazione CODICI,http://www.codici.org/le-rubriche/sanita/lesioni-da-pressione-campagna-di-codici-per-la-salute.html

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Lavoro

Fsi-usae, premio per tutti non per alcuni

La VI commissione regionale sanità ha proposto all’Ars premi per 1000 € agli operatori sanitari che prestano servizio in Sicilia nei reparti Covid e anche per il personale che non lavora nei reparti non covid ma che indirettamente ha prestato assistenza con pazienti covid (quest’ultimi sono pochi).

Oltre al personale a tempo indeterminato per fronteggiare l’emergenza la regione ha dovuto reclutare temporaneamente personale sanitario a tempo determinato con contratti in scadenza fino a termine dell’emergenza (anche questo sarà doloroso per questi lavoratori ma per legge per diventare di ruolo bisogna vincere un concorso pubblico).

Questo personale assunto temporaneamente per l’emergenza è stato escluso dal premio di 1000€ a (testa), proposta votata e inserita nella finanziaria regionale approvata qualche giorno fa.

Per la nostra segreteria era corretto assegnare un premio anche a loro.

All’art. 5 comma 8 la discriminazione che parte dalla VI commissione regionale portata in giunta Ars e votata dentro la finanziaria.
Lo riteniamo ingiusto.

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ECONOMIA

Nasce LtoL – Lawyer to Lawyer, prima piattaforma per lo scambio di atti e pareri legali tra professionisti

Lanciata all’inizio di maggio da Giuffrè Francis Lefebvre (leader in Italia nell’editoria professionale nelle aree legale e fiscale), Lawyer to Lawyer è una soluzione smart che intercetta le esigenze dei professionisti legali e fiscali: per la prima volta in Italia è stato creato un network che abilita la collaborazione tra gli avvocati.

Richiedere un atto o un parere legale a un altro avvocato esperto in una materia al di fuori della propria area di specializzazione, ottimizzando i tempi di lavoro e concentrandosi su attività più strategiche; poter contare su risposte rapide, professionisti affidabili e la garanzia di Giuffrè Francis Lefebvre, leader in Italia nell’editoria professionale nelle aree legale e fiscale. Sono questi i principali vantaggi di LtoL – Lawyer to Lawyer, la piattaforma lanciata da Giuffrè Francis Lefebvre che permette di richiedere la redazione di un atto o di un parere legale ad una rete di avvocati specializzati in tutte le materie del diritto civile. La piattaforma, che si integra all’interno dell’offerta di servizi di Giuffrè Francis Lefebvre, abilita la collaborazione peer-to-peer tra avvocati, consentendo l’incontro tra domanda e offerta di atti e pareri legali in maniera veloce, flessibile e affidabile.

“La piattaforma LtoL rappresenta un servizio del tutto innovativo per l’Italia”, ha commentato Stefano Garisto, Direttore Generale di Giuffrè Francis Lefebvre. “Il nostro lavoro al fianco dei professionisti ci ha permesso di intercettare la necessità, soprattutto in studi di media e piccola grandezza, di poter fare affidamento su un supporto esterno esperto e affidabile. LtoL risponde a questa esigenza dei professionisti perché permette loro di esternalizzare attività, come atti e pareri, in quegli ambiti del diritto che non rientrano tra le loro aree di specializzazione o che richiedono significativi investimenti di tempo, offrendo al contempo la garanzia di competenza e accuratezza di un altro professionista”.

Bastano pochi e semplici passaggi per richiedere un parere o un atto su LtoL: dopo essersi registrati gratuitamente alla piattaforma si compila il form di richiesta indicando la materia di interesse, la tipologia dell’atto, il budget e la tempistica per riceverlo. Entro due ore è garantita una risposta, ossia una o più offerte economiche per la redazione dell’atto o del parere. Il professionista-utente potrà scegliere, a questo punto, a chi affidare la redazione dell’atto in base a diversi fattori: il rating dei collaboratori della piattaforma (definito dai feedback ricevuti per la redazione di atti precedenti), la loro specializzazione, il preventivo economico e i tempi di redazione. Gli unici costi a carico del professionista sono quelli legati al pagamento del collaboratore che redige l’atto o il parere. Il collaboratore versa, a sua volta, una fee alla piattaforma per ogni documento “venduto”.

Le richieste dei professionisti, che vengono soddisfatte dai collaboratori in lingua italiana, vanno dalla circolazione stradale al diritto condominiale, dalle obbligazioni ai contratti al diritto del lavoro, etc. Alla piattaforma collaborano avvocati esperti nelle diverse aree del diritto civile, selezionati da Giuffré Francis Lefebvre e monitorati costantemente attraverso test a sorpresa e i feedback degli utenti. Inoltre, a ulteriore tutela dei professionisti che si rivolgono a LtoL, l’editore ha previsto anche una garanzia “soddisfatti o rimborsati”.

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Turismo

Fase 2, strutture extra ricettive escluse da misure a sostegno del turismo

Property Managers Italia al Governo: “Ascoltateci, rappresentiamo più della metà del settore.” Per estate 2020 al via il progetto “Una cosa per un italiano”, “Spesa Amica” e protocolli sanificazione Milano, 8 maggio 2020 – Rappresentano più della metà dell’accoglienza turistica, danno lavoro a migliaia di persone, generano un indotto di milioni di euro e sono la leva per rilanciare il turismo messo in ginocchio dall’emergenza Covid-19. Ma sono rimasti esclusi da ogni misura a sostegno delle imprese turistiche prevista dal governo. Così gli imprenditori che operano nel campo dell’ospitalità turistica, lanciano un appello al ministro dei Beni e delle attività culturali e del Turismo Dario Franceschini, in queste ore al lavoro per definire gli interventi da inserire nel decreto di maggio. “Ogni misura a sostegno delle imprese del turismo deve includere tutte le società regolarmente operanti che raccolgono e versano l’imposta di soggiorno, quindi anche noi” afferma Stefano Bettanin, presidente di Property Managers Italia, Associazione Nazionale di categoria del Turismo Residenziale che rappresenta più di 600 aziende italiane e non solo, che operano in maniera professionale in questo settore, più di 50.000 alloggi su unità immobiliari (appartamenti, ville, aparthotel, case galleggianti, ecc…), dislocate in tutta Italia. “Il turismo in appartamento o in strutture extra-ricettive negli ultimi anni ha visto un aumento esponenziale di gestori di tali strutture che oggi rappresentano più del 55% dell’intero comparto dell’hospitality in Italia. Eppure non vengono considerati dal governo: è assurdo, vuol dire non aver capito come è cambiato il settore, come funziona la filiera del turismo” commenta Bettanin, “sbigottito e rammaricato” dalla cecità del Ministero e del Governo, che “ci prende in considerazione per tasse, credito di imposta, tasse di soggiorno e invece non si ricorda di noi quando prevede aiuti” e offeso “dalle accuse denigratorie e infondate mosse da alcuni rappresentanti del reparto turistico tradizionale che fanno campagne vergognose contro di noi, invece di pensare a fare sistema per far ripartire tutti insieme la macchina del turismo”. Nel mondo del Vacation Rental le società rappresentate da Property Managers Italia, operano in piena regola, versando tasse, contributi, imposta di soggiorno e ritenuta per le locazioni turistiche e chiedono al governo “di sostenere chi ha scelto di operare in questo mercato in maniera trasparente, pienamente legale e strutturate” estendendo le misure a sostegno del settore, attualmente previste solo per il comparto alberghiero o per strutture ricettive in senso classico (compreso il bonus vacanze, idea avanzata proprio dai property manager nel tavolo convocato al Mibact lo scorso 4 marzo) a tutte le imprese regolari, indipendentemente dai codici Ateco con cui vengono identificate, dato che proprio il governo non si è mai preoccupato, nonostante le innumerevoli richieste, di prevedere un codice Ateco che identificasse in maniera univoca le aziende che operano professionalmente nel settore dell’ospitalità extra ricettiva e innovativa, come peraltro avviene in tutti gli altri Stati membri dell’Unione Europea (solo in Italia non esiste una classificazione per tale mercato, mentre quando si tratta di tasse e tributi l’equiparazione è immediata). “Non ci dimenticate perché sarebbe come dimenticare un pezzo del Paese che non tornerà se non viene aiutato ora, a danno non solo delle aziende, delle famiglie, dei lavoratori che rappresentiamo, ma di tutta l’economia italiana”. A rimetterci sono i dipendenti delle aziende che gestiscono gli alloggi, i proprietari di case ma anche i moltissimi operatori che gravitano attorno a questa attività: dalla manutenzione alla pulizia, dai servizi offerti alle visite guidate. Secondo uno studio dell’Università Bocconi, nel mercato solo il 23% della spesa turistica è destinato all’alloggio: il resto è destinato a ristoranti, negozi, musei, noleggio auto. Se un alloggio rende in media 18 mila euro all’anno (dati Airbnb), l’indotto che ricade sul territorio è quindi mediamente di 60mila euro per alloggio, per un totale di 3000000000 di euro. La pandemia Covid-19 ha azzerato le prenotazioni e quindi il fatturato da fine febbraio per tutto marzo, aprile e maggio, ma si intravede una timida ripresa per l’estate 2020, grazie alla domanda interna. Gli italiani quest’anno faranno le vacanze in Italia, al mare ma non solo e le strutture extra ricettive (in qualunque forma esercitate, anche a causa della confusione normativa tra Stato e Regioni, mai regolata in maniera uniforme, nonostante i ripetuti appelli di Property Managers Italia, ai vari governi in questi 4 anni), diffuse in maniera capillare lungo lo Stivale, garantiscono privacy e distanziamento sociale, oltre a un’accurata pulizia: Property Managers Italia sta lavorando a un protocollo nazionale, su modello di quelli già adottati in Portogallo e Spagna dalle Associazioni di tali Paesi, con cui Property Managers Italia collabora a livello europeo, per certificare la sanificazione degli alloggi a ogni check out. Property Managers Italia, dopo aver lanciato la campagna “Una casa per medici e infermieri” (offrendo gratis appartamenti a personale sanitario durante l’emergenza Coronavirus), ora propone “Una casa per gli Italiani”: appartamenti e ville saranno affittati a prezzi simbolici per permettere alle famiglie, rimaste per mesi in confinamento, di scoprire e riscoprire le bellezze dal Paese. Gli ospiti inoltre grazie al progetto Spesa Amica, potranno ricevere a domicilio (con consegna gratuita) prodotti freschi a chilometro zero, un modo per fornire un servizio ai clienti e aiutare le aziende agricole del territorio.

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Trasporti

L’impatto del Coronavirus sulla mobilità non deve trasformarsi nella vendetta dell’auto sul mezzo pubblico.

FASE 2: BALOTTA (ONLIT), L’AUTHORITY DEI TRASPORTI ASSICURI LA PIANIFICAZIONE PER RILANCIARE IL TRASPORTO PUBBLICO NELL’AREA METROPOLITANA DI MILANO
 
 
 
L’impatto del Coronavirus sulla mobilità non deve trasformarsi nella vendetta dell’auto sul mezzo pubblico.
 
La paura del virus ha svuotato i treni e gli autobus dei pendolari che hanno preferito l’auto o sono addirittura stati indotti a usare l’auto dalle irresponsabili dichiarazioni allarmistiche di chi i mezzi pubblici è pagato per renderli disponibili, come nel caso del Direttore generale di Atm Arrigo Giana e del Presidente di FNM Andrea Gibelli.
 
Ma il ritorno all’auto non è una risposta, e anzi è il contrario di una soluzione, perché così i polmoni risparmiati dal virus saranno attaccati dai gas di scarico, soprattutto a Milano dove la risposta del Comune alla crisi dei bar pare sarà quella di ampliare gli spazi per mettere i tavolini in strada.
 
Per ribaltare questa tendenza serve un cambio di passo nella qualità e nella quantità dei servizi offerti, soprattutto da Trenord, dalle Autolinee extraurbane e da Atm, che hanno affrontato l’emergenza in ordine sparso, incapaci di mettersi d’accordo anche solo sulla segnaletica (gialla e nera su Trenord, rossa e bianca quella di Atm), giusto per aumentare la confusione.
 
La preoccupazione di un crollo dei trasporti pubblici a Milano è doppia, perché il trasporto ferroviario prima dell’emergenza Covid-19 era già in condizioni preoccupanti per l’inefficienza dei servizi: ritardi, soppressioni e inaffidabilità tenevano lontani i lombardi dal treno. In provincia di Milano, con linee e frequenze di autobus scarse, solo il 10% usava i mezzi. Milano città, che raggiungeva una quota del 50%, ora rischia un drastico arretramento. Lo spostamento verso la mobilità privata si traduce in un disastro per le emissioni nocive nell’aria, per il traffico e per le prospettive occupazionali del settore.
 
Treni, tram e autobus devono sottostare a un’unica pianificazione/ integrazione dei servizi, e l’unico soggetto che la può assicurare è l’agenzia dei trasporti (l’Authority della mobilità nata alcuni anni fa) ma inattiva.
 
 
Dario Balotta 
 
presidente ONLIT
 
(OSSERVATORIO NAZIONALE LIBERALIZZAZIONI INFRASTRUTTURE E TRASPORTI)
 

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Trasporti

Mobilità, gli ambulanti potranno installare MoVe-In entro il 30 settembre

Prorogata la scadenza inizialmente prevista per il 30 aprile

I venditori ambulanti potranno installare la ‘scatola nera’ MoVe-In entro il 30 settembre 2020. La Giunta regionale, su proposta dell’assessore all’Ambiente e Clima, Raffaele Cattaneo, di concerto con l’assessore allo Sviluppo economico Alessandro Mattinzoli, ha infatti approvato una deroga alla scadenza prevista per il 30 aprile. “Data la particolare situazione socio-sanitaria creatasi in seguito alla diffusione del Coronavirus in Lombardia e alla situazione di difficoltà a portare a termine tutti gli adempimenti, dovuta alle successive misure di lockdown – ha spiegato Cattaneo – la Regione Lombardia ha deciso di andare concretamente incontro alle esigenze di questa categoria di lavoratori”.

Si tratta della seconda proroga dovuta all’emergenza coronavirus

La scadenza prevista dall’accordo sottoscritto lo scorso dicembre con Fiva-Confcommercio e Apeca e Anva Confersercenti, che aveva come termine ultimo il 31 marzo, era già stata prorogata di un mese. Possono beneficiare della misura gli operatori del commercio ambulante soggetti alle limitazioni della circolazione dei veicoli più inquinanti. La delibera ha efficacia sull’intero territorio regionale.

Con MoVe-In gli Euro 0 degli ambulanti potranno percorrere 6.000 km l’anno

“Ancora una volta – ha aggiunto Alessandro Mattinzoli – Regione Lombardia dimostra grande attenzione verso le categorie produttive molto provate dall’emergenza Covid 19. Questa misura, dunque, oggi risulta ancora più opportuna”. In merito al provvedimento, Cattaneo ha chiarito che “consentirà agli operatori del commercio ambulante di aderire a MoVe-In su base triennale. E questo offre la possibilità di percorrere la somma dei chilometri concessi annualmente nell’arco del triennio”.

Per ambulanti  operatività consentita con MoVe-In anche in caso di limitazione del traffico per eccessivo inquinamento

Quindi, Cattaneo ha chiarito: “Per gli autonegozi e gli automarket – furgoni allestiti per la vendita di prodotti alimentari freschi e da cuocere – sarà prevista l’assimilazione ai veicoli di classi Euro superiori. Se aderiranno a MoVe-In, quindi, saranno considerati da Euro 0 assimilati a Euro 2. Gli Euro 1 e 2 saranno assimilati a Euro 3. Ciò consentirà la percorrenza di 6.000 km/anno per i veicoli Euro 0. Si salirà a 9.000 km/anno per i veicoli Euro 1 e 2”. Agli operatori che avranno aderito a MoVe-In sarà consentito recarsi ai mercati anche in caso di limitazioni temporanee al traffico per eccessive polveri sottili nell’aria. Considerato il ruolo delle associazioni di categoria che fungono da garante per i requisiti richiesti, il provvedimento approva i criteri che individuano e disciplinano le soglie chilometriche assegnabili.

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ECONOMIA

Dl Maggio, Lorenzin (Confimi Industria) a Palazzo Chigi: “Agire con burocrazia zero e con investimenti concreti”

Roma, 6 maggio 2020 – “Se non sono possibili azioni di reale liquidità alle imprese, che il Governo accolga le proposte degli industriali piuttosto che continuare a emanare misure che prevedono ulteriore indebitamento delle aziende” ha spiegato Flavio Lorenzin vice presidente di Confimi Industria con delega alla semplificazione, Pa e fisco intervenendo al tavolo organizzato da Palazzo Chigi per fare il punto sulle misure in campo con il Dl Maggio.

“Confimi ha già presentato almeno tre proposte in merito: prevedere la cessione del credito da parte delle imprese a agenzie di factoring con costi calmierati da decreto; la creazione – attraverso la piattaforma che gestisce la fatturazione elettronica – di un sistema di compensazione dei pagamenti fra aziende di filiera che eviti, dove possibile, il ricorso al sistema bancario per la riscossione dei crediti; la compensazione dei crediti vantati nei confronti della PA con uno qualsiasi dei versamenti dovuti dall’impresa”.

“Nonostante gli sforzi del Governo” ha infatti ricordato Lorenzin “l’accesso al credito è ancora un miraggio”. Gli istituti di credito, ha fatto notare il vice presidente di Confimi Industria, stanno utilizzando gli strumenti messi a disposizione per rinegoziare gli affidamenti già in essere, soprattutto con quelle imprese dal rating incerto. Per non parlare dei tempi di erogazione.
“Ci aspettiamo che il nuovo decreto, per quel che riguarda finanziamento e liquidità si riferisca obbligatoriamente a nuova finanza e che preveda tempi di restituzione superiori agli attuali 6 anni, che sono un periodo decisamente troppo breve ma soprattutto ci attendiamo burocrazia zero e tempi certi nell’erogazione”.

“Per quanto riguarda poi il tema lavoro – ha spiegato Lorenzin – le norme del protocollo salute e sicurezza per quanto necessarie rallenteranno di certo i processi produttivi e, in un momento in cui le aziende sono già in sofferenza, ci auguriamo che l’ipotesi di ridurre l’orario di lavoro pur mantenendo la stessa retribuzione ai lavoratori, rimanga una voce di corridoio”. “Ci auguriamo invece venga confermato il prolungamento della cassa integrazione senza la necessità di consultazione sindacale, semplicemente per una questione di velocità di risposta”.
Tornando al confronto, il vice presidente del manifatturiero ha chiesto a gran voce che venga profondamente rivista la norma che prevede che una contaminazione da COVID 19 possa rientrare nella casistica di infortunio sul lavoro, con tutto quello che ne concerne. “La tutela, anche economica di un cittadino positivo a Covid non è in discussione. Tuttavia riteniamo inaccettabile che, per come è scritta attualmente la norma, un imprenditore possa, anche sono in linea teorica, dovere affrontare le conseguenze di infortunio in azienda per un fattore esogeno all’attività d’impresa”.

Ampio spazio da parte del vice presidente Lorenzin ai cantieri. “Fondamentale la ripartenza dei cantieri pubblici e la costruzione delle grandi opere ferme ormai da troppi anni”. Ma non solo.
È ora di parlare seriamente di bonus fiscali e dei crediti d’imposta per le ristrutturazioni, dell’eco bonus, del sisma bonus, estendendo il beneficio anche a singoli interventi.
Flavio Lorenzin ha chiuso il suo intervento con un messaggio di speranza: “questa epidemia sembra aver bloccato il pensiero stesso di investimento. E allora non si parli solo di facilitazioni per l’acquisto di beni strumentali targati industria 4.0, ma di un aiuto serio a investire nel paese”.

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ECONOMIA

Mercato Moto, perdita del 35% se il Governo non vara incentivi

L’associazione nazionale dei produttori: “Previsto calo fatturato per oltre 215 milioni di euro”

“Senza nessuna forma di incentivazione all’acquisto da parte del Governo per i veicoli EURO 4 rimasti invenduti, il mercato 2020 di ciclomotori, moto e scooter chiuderà con pesante – 35%, che porterà a un’ulteriore perdita di fatturato superiore a 215 milioni di euro”. È quanto ha dichiarato Paolo Magri, presidente di Confindustria ANCMA, l’associazione nazionale dei produttori di cicli e motocicli, in merito alle misure di sostegno per gli effetti dell’emergenza Covid-19.

Dopo aver diffuso nei giorni scorsi il dato di mercato delle due ruote a motore di aprile, che ha chiuso con un pesante -97%, l’associazione ha scattato oggi una fotografia economica del 2020 e in una nota torna a “sottolineare la particolare stagionalità del mercato di riferimento, che vede la metà delle vendite realizzate tra il mese di aprile e luglio”.

“Per tutelare un comparto che con l’indotto dà lavoro a oltre 40mila persone e che ha contribuito nel 2019 con un gettito erariale di 5,5 miliari di euro, le caratteristiche uniche del nostro mercato – si chiude il comunicato – ci spingono ad insistere nel richiedere forme urgenti di sostegno all’acquisto, che tengano conto anche del calo della fiducia e del potere d’acquisto delle famiglie e di una rete commerciale in pesante affanno a causa del lockdown”.