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Contributo a fondo perduto dell’Agenzia delle Entrate

Contributo a fondo perduto. Un Provvedimento delle Entrate definisce le modalità per ottenerlo. Dal pomeriggio del 15 giugno possibile inviare la domande.

 

il provvedimento approva il modello per la richiesta, che potrà essere predisposto e inviato – dal primo pomeriggio del 15 giugno 2020, anche avvalendosi di un intermediario – mediante il canale telematico Entratel oppure mediante un’apposita procedura web che l’Agenzia delle Entrate attiverà all’interno del portale Fatture e Corrispettivi del sito www.agenziaentrate.gov.it. Una guida(link) dell’Agenzia delle Entrate, già consultabile online, spiega inoltre tutti i dettagli della misura, dai soggetti interessati, del calcolo del contributo nonché le indicazioni per richiederlo.

Come richiederlo e quando?

 Il Bonus a fondo perduto potrà essere richiesto compilando elettronicamente una specifica istanza da presentare fra il 15 giugno e il 24 agosto.

Si richiede con le credenziali Fiscoonline o Entratel dell’Agenzia oppure tramite Spid, il Sistema Pubblico di Identità Digitale, oppure mediante la Carta nazionale dei Servizi (Cns).

A chi spetta?

Il contributo a fondo perduto può essere richiesto dalle imprese, dalle partite Iva o dai titolari di reddito agrario, a patto che siano in attività alla data di presentazione dell’istanza per l’ottenimento del contributo.

Requisiti bonus

 il contributo a fondo perduto spetta qualora siano soddisfatti due requisiti. Il primo consiste nell’aver conseguito nel 2019 ricavi o compensi non superiori a 5 milioni di euro

Come si calcola?

  • 20% se i ricavi e i compensi dell’anno 2019 non superano la soglia di 400mila euro
  • 15%  se i ricavi e i compensi dell’anno 2019 non superano la soglia di 1 milione di euro
  • 10%  se i ricavi e i compensi dell’anno 2019 non superano la soglia di 5 milioni di euro
  • Provvedimento
    Guida operativa – pdf
    Vademecum – pdf

 

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Cronaca

Coronavirus: chiudiamo la stalla quando i buoi sono scappati

Da ieri, l’app Immuni è diventata operativa in quattro Regioni, (Abruzzo, Liguria, Marche e Puglia). L’applicazione che era disponibile e scaricabile dallo scorso 1° giugno su App Store e Play Store, dopo un breve periodo di controlli e verifiche, e dopo il via libera del Garante della privacy, parte sperimentalmente in quattro Regioni. 

 

Se tutto va bene, dal prossimo 15 giugno dovrebbe iniziare a essere operativa in tutto il Paese. 

L’applicazione per il tracciamento dei contatti, definita dal commissario straordinario per l’emergenza coronavirus, Domenico Arcuri, “una componente essenziale per questa fase”  è già stato scaricato da oltre due milioni di cittadini. 

Dopo tante polemiche, tra accuse di sessismo per le grafiche poco indovinate, problemi di compatibilità con alcuni “telefoni intelligenti” finalmente la fantastica app comincia, forse, a funzionare anche se, come direbbe mio nonno, “si chiude la stalla dopo che i buoi se ne sono andati”.

Arcuri, durante una trasmissione televisiva, ha precisato che “Non dobbiamo credere che questa emergenza sia finita: l’emergenza finirà solo quando verrà scoperto il vaccino e quando sarà prodotto in maniera sufficiente per rendere immuni tutti i cittadini che devono esserlo” e ha continuato sostenendo che “Se non ci comportiamo responsabilmente ci sarà una recrudescenza. Se invece lo saremo potrà esserci una qualche ulteriore recrudescenza, ma sarà contenuta”.

La macchina dello stato comincia a funzionare quando forse l’urgenza è finita, più o meno come il mega ospedale in Fiera a Milano diventato operativo appena in tempo per trasformarsi in una cattedrale nel deserto.

Sembra proprio che in Italia lo scopo per il quale si fanno gli investimenti in regime di emergenza sia quello di spendere disordinatamente e confusamente il denaro pubblico senza alcun fine pratico, ma solo per spostare ricchezza da una parte ad un’altra.

Fabrizio Sbardella

 

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Stop all’emergenza sanitaria: scienziati scrivono al governo

Stop all’emergenza sanitaria: scienziati scrivono al governo così si crea un clima eccessivo e di paura.

Un gruppo di medici (dott. prof. Pasquale Mario Bacco, dott.ssa Antonietta Gatti, dott. Mariano Amici, prof.ssa Carmela Rescigno, dott. Fabio Milani, dott.ssa Maria Grazia Dondiniha inviato oggi una istanza in autotutela al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro della Salute, al Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità e, in conoscenza, ai Governatori delle Regioni

In questa lettera sono evidenziati aspetti problematici nella gestione dell’emergenza Covid-19, in particolare sotto il profilo medico-scientifico ed epidemiologico. Le fonti indicate nella lettera riportano evidenze tratte da documenti ufficiali, da studi specialistici e da notizie diffuse dalla stampa. Si tiene a precisare che l’istanza intende limitarsi a sollevare questioni di merito, lasciando agli esperti di diritto, ai magistrati e agli avvocati le valutazioni di loro pertinenza. 

Questa iniziativa, che non vede coinvolta alcuna organizzazione né associazione, impone alle Istituzioni interpellate di dare risposta ufficiale ai firmatari entro precisi termini di legge, e consente – si auspica – di chiarire molti punti controversi. 

Alcuni dei quesiti che contiene – la nota allegata – sono:

“Chiediamo di rendere conto ai cittadini – con argomentazioni scientifiche credibili – delle ragioni che hanno condotto all’imposizione di distanziamenti sociali e forme di isolamento in quarantena per soggetti positivi ancorché non malati.”;

“Chiediamo il motivo per cui, sulla base di decisioni assunte da “esperti”, si è deciso di blindare il Paese, generando una gravissima crisi sociale ed economica che molto probabilmente si sarebbe potuta evitare o quantomeno limitare. Anche la decisione di non differenziare le misure di contenimento su base geografico-epidemiologica non appare fondata su valide e condivisibili ragioni tecnico-scientifiche.”;

“Crediamo in primo luogo che sia necessario chiarire in modo univoco, chiaro e scientificamente credibile che il Covid-19 ha dimostrato di essere una forma influenzale non più grave degli altri Coronavirus stagionali: nonostante l’OMS abbia dichiarato l’emergenza pandemica l’11 Marzo, le cifre ufficiali dei deceduti, dei contagiati e dei guariti contraddicono la definizione stessa di “pandemia.”

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ITALIA

Governo: modulo per uscire dalla regione

modulo da utilizzare per gli spostamenti fuori Regione a partire dal 18 maggio

scaricalo 

gli spostamenti al di fuori della propria regione restano consentiti esclusivamente per ragioni di lavoro, salute o assoluta urgenza. 

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Coronavirus, al mare se si abita vicino alla spiaggia

Sono tante le domande che i cittadini si pongono e hanno posto in questo periodo, per l’uscita di casa, in maniera particolare

I dettagli della risposta riguardano casi particolari che si trovano nel sito del Governo, e una delle più comuni e’ la possibilità di fare quattro passi se si e’ in prossimità del mare/montagna/fiume e collina.

Farsi una passeggiata vicino a casa non e’ un delitto, ma non bisogna usare mezzi pubblici per non mettere a repentaglio la salute altrui, e comunque ci stanno studiando e a breve ci saranno le modalità di utilizzo per gli spostamenti.

Si può uscire per necessità mediche, per la spesa e raggiungere i negozi aperti nel proprio comune, o in quello confinante nel caso in cui non ci siano nel proprio.

Tornando alla possibilità di andare al mare, cosa a cui in tanti aspiriamo, per ora, e’ concesso a chi ci abita a due passi, da soli e mantenendo la distanza di sicurezza di un metro, sempre che la persona non sia in quarantena.

La domada e la risposta dettagliata e’ quella che segue:

“Abito in un luogo di montagna/collina oppure in un luogo di mare/lago/fiume, mi è consentito fare una passeggiata in montagna/collina o in riva al mare/lago/fiume? Sì. È sempre possibile svolgere l’attività motoria in prossimità della propria abitazione principale, o comunque di quella in cui si dimora dal 22 marzo 2020, con la conseguenza che è ammesso, per coloro che abitano in luoghi montani, collinari, lacustri, fluviali o marini – e sempre che non si tratti di soggetto per il quale è fatto divieto assoluto di mobilità in quanto sottoposto alla misura della quarantena o risulti positivo al virus – effettuare tale attività in detti luoghi (ivi compreso fare il bagno al mare/fiume/lago) purché individualmente e comunque nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona. Ciò in quanto i predetti non sono luoghi chiusi al pubblico, come invece lo sono, attualmente, i parchi e le aree verdi urbane, e altresì gli stabilimenti balneari, in cui permane il divieto di ingresso e circolazione.
Resta fermo che deve trattarsi esclusivamente di attività effettuate senza che occorra allontanarsi dalla propria abitazione e senza che si renda quindi necessario l’utilizzo di mezzi di locomozione pubblici o privati, né significativi spostamenti.
Sono fatti salvi, peraltro, diversi e più stringenti divieti imposti su base locale perché giustificati da specifiche situazioni territoriali.
La sussistenza delle condizioni in questione (attività motoria svolta in prossimità alla propria abitazione) potrà essere giustificata con autocertificazione, se gli agenti che fanno i controlli la richiedono.”

Se esiste il permesso e si e’ nelle condizioni sopra riportare perche’ serve la certificazione? Siamo ancora in uno stato democratico?

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ECONOMIA

IVA sulle mascherine: il sottosegretario all’Economia Baretta prospetta una riduzione

Durante il V Tax Day, promosso annualmente dallo studio legale DLA Piper, il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta ha anticipato che il governo “sta lavorando sulla riduzione dell’aliquota IVA sulle mascherine, attualmente pari al 22%”. Apertura anche sull’estensione del credito di imposta previsto per i negozi anche ai casi di affitti di azienda e centri commerciali e alla detassazione integrale delle donazioni.

L’esecutivo valuterà anche l’estensione degli incentivi fiscali sulle donazioni da parte di aziende e privati, materia sulla quale i professionisti del dipartimento Tax di DLA Piper hanno lanciato una petizione al parlamento italiano ed europeo, volta a detassare integralmente – in sede di conversione del decreto Cura Italia – le donazioni di beni in natura in termini di non imponibilità IVA e di abbattimento della percentuale di detrazione per le donazioni di privati.

“Il nostro è un Paese ad alto debito”, spiega Baretta, “e risolvere la crisi come Italia da sola sarebbe molto impegnativo. Penso che sia necessario spingere con l’Europa perché ci sia un cambio di passo, anche se ci sono stati di recente alcuni segnali positivi: la BCE sta attuando un intervento molto importante sulla liquidità, e la stessa decisione della Presidente della Commissione UE di finanziare una sorta di cassa integrazione europea è un buon segnale. Il vero nodo dell’Europa sono i singoli Stati, però il fatto che oggi l’Italia non sia sola ma sia nata un’alleanza con Spagna e Francia è un segnale che c’è una vera battaglia politica in corso. Io penso che noi dobbiamo insistere con l’Europa perché prenda decisioni che supportino gli Stati membri, ma allo stesso tempo dobbiamo trovare anche noi come Italia le formule più adatte per incentivare il rilancio.”

“Per quanto riguarda la compensazione tra reciproci rapporti di debito-credito fra lo Stato e le imprese, penso che sia la soluzione migliore in questo momento, dando anche motivazione alle imprese, che si vedono alleggerite di una parte degli oneri del rapporto con lo Stato”, continua Baretta, “Ritengo che questa situazione vada risolta al più presto, esattamente come è stato risolto il tema del Patto di stabilità con i Comuni. Parlando invece di imposta patrimoniale, io penso che non stia in piedi da un punto di vista pratico, e rischierebbe di creare una bolla dialettica senza neppure il beneficio di una efficacia pratica, date le dimensioni delle misure che stiamo implementando. Dobbiamo troviamo formule per favorire il passaggio del risparmio privato verso le imprese non in maniera coatta, ma incentivata, finalizzata a un orizzonte di rilancio”.

Il tax day, moderato da Dario Donato di Mediaset, è stato aperto da Christian Montinari e Antonio Tomassini, partner di DLA Piper, che hanno descritto le proposte emendative al decreto Cura Italia già presentate al governo il 20 marzo scorso dal loro dipartimento tributario e la petizione per detassare integralmente le donazioni di aziende e privati che vogliono fornire il loro contributo concreto in denaro o in natura per superare l’emergenza.

Montinari in particolare ha sottolineato che “non esiste una ricetta predefinita per la nostra economia ma tra gli ingredienti necessari ci devono senz’altro essere semplicità dei testi normativi, liquidità per le imprese ed una fiscalità comune e coordinata a livello europeo”.

Tomassini ha puntualizzato “la necessità di studiare sin da subito dei meccanismi che facciano parlare l’iniezione di liquidità con l’economia reale per far sì che non si tratti di una iniezione su un paziente già moribondo. Occorre pensare al lavoro e ai consumi, prendendo spunto anche dai Paesi che si sono già mossi in questa direzione nel mondo, come dimostra una ricerca comparativa delle misure Covid-19 che presentiamo oggi”.

Luigi Casero, viceministro all’economia nella passata legislatura e fondatore del “Laboratorio fiscale per l’Italia”, ha aggiunto: “In questo momento lo stato deve intervenire tramite tutti gli strumenti disponibili, ma anche nella cosiddetta fase 2 saranno necessarie risorse importanti per sostenere il nostro sistema economico. Per recuperare le necessarie risorse è auspicabile che lo stato possa attingere da tre diverse fonti: 1) debito pubblico italiano; 2) debito pubblico europeo (Eurobond); 3) garanzia di ultima istanza dello stato sui risparmi degli italiani investiti nelle imprese nazionali, anche pensando ad una super ACE. In questo modo i cittadini potrebbero finanziarie le imprese con la consapevolezza che lo stato tutelerebbe i propri investimenti”.

Casero ha ribadito che occorre un collegamento con l’economia reale, quindi occorre premiare chi mantiene o addirittura incrementa la forza lavoro, chi immette liquidità nelle imprese e occorre trovare degli stimoli per incentivare la ripresa dei consumi. Fondamentale poi, secondo l’ex viceministro, essere molto chiari e determinati su cosa chiedere all’Europa, l’Italia deve avere una sua posizione.

Al webinar è intervenuto anche Enrico Pazzali, Presidente della Fondazione Fiera Milano, attiva nella costruzione del nuovo ospedale realizzato in tempi record nel capoluogo meneghino. Pazzali ha annunciato l’accoglimento dei primi pazienti e raccontato il ruolo decisivo delle donazioni, per questo ha espresso il suo sostegno alla petizione relativa alla detassazione integrale delle donazioni.

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ECONOMIA

Patuanelli (Ministro dello Sviluppo Economico): Coronavirus, “Riaperture graduali per filiere. Difficile che si pensi sblocco per territori”

“Gli interventi messi in campo dal Governo sulle chiusure hanno evitato che ci fosse una diffusione del contagio da Covid 19 anche nel Sud “con numeri drammatici che oggi non abbiamo”, lo ha detto il ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli a 24Mattino di Simone Spetia e Maria Latella su Radio 24 sottolineando che i dati del contagio indicano un rallentamento dopodiché’ bisognerà prepararsi per riaprire. “Credo sia difficile una riapertura per territori – ha detto – è più facile pensare per filiere”, sempre naturalmente garantendo la sicurezza dei lavoratori. “Siamo entrati nell’epidemia – ha detto rispondendo a una domanda sull’allarme Federacciai sulla perdita di mercato – con due/tre settimane di vantaggio sugli altri Paesi. Quel vantaggio lo vedremo anche nell’uscita. E’ probabile che l’Italia possa riattivare la filiera prima degli altri Paesi”.
Stefano Patuanelli (ministro dello Sviluppo Economico) ha dichiarato che “Entro Pasqua primi assegni Cig Non potevamo aspettare mesi, bene convenzione”. “Grazie alla convenzione appena firmata sull’anticipo della cassa integrazione da parte delle banche ai lavoratori i primi assegni di cassa potranno arrivare entro Pasqua” Lo ha detto il ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli. “Ciò che conta è il tempo – ha detto – non potevamo attendere mesi per pagare la cassa. C’è stato un ottimo lavoro della ministra Catalfo con l’Abi e le parti sociali”.
“Il Mes così come è adesso non può essere la soluzione” – ha proseguito il ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli – “Non esiste il Mes senza condizionalità, il Mes ha le condizionalità – ha spiegato – Allora diciamo che il Mes è finito e usiamo i soldi per fare altro. Il Mes ha un contratto con delle condizionalità, punto”.
“Riaperture graduali per filiere Più difficile che si pensi sblocco per territori”. “Gli interventi messi in campo dal Governo sulle chiusure hanno evitato che ci fosse una diffusione del contagio da Covid 19 anche nel Sud “con numeri drammatici che oggi non abbiamo”. Lo ha detto il ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli a 24Mattino di Simone Spetia e Maria Latella su Radio 24 sottolineando che i dati del contagio indicano un rallentamento dopodiché’ bisognerà prepararsi per riaprire. “Credo sia difficile una riapertura per territori – ha detto – è più facile pensare per filiere”, sempre naturalmente garantendo la sicurezza dei lavoratori. “Siamo entrati nell’epidemia – ha detto rispondendo a una domanda sull’allarme Federacciai sulla perdita di mercato – con due/tre settimane di vantaggio sugli altri Paesi. Quel vantaggio lo vedremo anche nell’uscita. E’ probabile che l’Italia possa riattivare la filiera prima degli altri Paesi”.
Entro Pasqua primi assegni Cig Non potevamo aspettare mesi, bene convenzione: “Grazie alla convenzione appena firmata sull’anticipo della cassa integrazione da parte delle banche ai lavoratori i primi assegni di cassa potranno arrivare entro Pasqua” Lo ha detto il ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli a 24Mattino di Simone Spetia e Maria Latella su Radio 24. “Ciò che conta è il tempo – ha detto – non potevamo attendere mesi per pagare la cassa. C’è stato un ottimo lavoro della ministra Catalfo con l’Abi e le parti sociali”.
“Il Mes così come è adesso non può essere la soluzione”. Lo ha detto il ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli a 24Mattino di Simone Spetia e Maria Latella su Radio 24. “Non esiste il Mes senza condizionalità, il Mes ha le condizionalità – ha spiegato – Allora diciamo che il Mes è finito e usiamo i soldi per fare altro. Il Mes ha un contratto con delle condizionalità, punto”.

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ECONOMIA

Avremo una nuova grande recessione

Governi ed Istituzioni europee hanno deciso strategie diverse rispetto al 2008

In Italia sarà profonda almeno quanto quella del 2008, se non peggiore

Ormai è chiaro che l’impatto sarà fortissimo. A differenza di dieci anni fa, però, governi e istituzioni europee hanno cambiato strategia e questo, sperano molti, aiuterà a limitare gli effetti peggiori di questa nuova grande crisi economica.

E’ di pochi giorni fa la notizia che le agenzie di rating hanno condannato l’Italia: sarà recessione. Al di là del fatto che fare previsioni al momento non è semplice, senza sapere quanto durerà la pandemia, soprattutto alla luce del fatto che ci troviamo di fronte ad una situazione mai vissuta prima, sembrerebbe che la situazione a cui si prepara ad anadare incontro il nostro Paese non sia delle migliori. Ma anche se se ne parla molto sappiamo veramente cos’è una recessione e cosa comporta per la nazione colpita? – Cerchiamo di capire di cosa stiamo parlando.

Questa volta sembra che le cose andranno diversamente. Le autorità europee e i governi degli stati membri si sono accordati per spendere tutto quello che sarà necessario per fronteggiare la crisi. La Banca Centrale Europea si è impegnata a finanziare le banche e ad acquistare titoli di stato per evitare una nuova stretta creditizia, mentre i governi hanno varato piani economici per sostenere imprese e lavoratori.

 presidente conte

Le stime

Presto per dirlo, ma l’ Istat pubblicherà i dati sull’economia nel primo trimestre 2020 soltanto ad aprile, mentre il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, per ora si è limitato a dire che il governo si aspetta «una contrazione rilevante del PIL» (fonti anonime del ministero hanno parlato di ipotesi di studio vicine al 3 %).

Nel frattempo banche e centri studi privati hanno già pubblicato le loro ipotesi sul futuro. Secondo UBS e Morgan Stanley ipotizzano un calo tra il 5 e il 6 per cento del PIL, Fitch è più ottimista e ipotizza un calo di poco più del 3 per cento. I più pessimisti di tutti sono gli italiani di Ref Ricerche, che ipotizzano un calo fino all’8 per cento e Goldman Sachs, che nel suo ultimo rapporto stima per l’Italia una recessione superiore a 11 punti percentuali (e un calo del 9 per cento complessivo per l’economia europea). In generale, le stime ipotizzano che l’Italia sarà tra i paesi europei più colpiti dalla recessione, poco più della Germania e della Francia. In ogni caso, tutta Europa e gli Stati Uniti entreranno in recessione nel corso del 2020.

Le stime sul PIL

C’è da precisare che le stime vanno sempre trattate con estrema attenzione. Il calcolo non è una scienza, ma l’arte di saper ponderare al meglio gli avvenimenti, dato che è pieno di varibili ancora sconosciute.

 

Per esempio: quanto ancora dureranno le misure di quarantena, quando saranno riaperti i confini, quanto sarà duro il colpo per l’economia cinese e quanto lo sarà per quella americana.

La crisi, in pratica

E’ la misura di quaranta che sta fermando il nostro paese, con a capo un governo apparentemente insicuro nonché interedetto e tardivo nel prendere decisioni.

Siamo in recessione. Questo è ormai chiaro – Nessuno sa esattamente quanta parte dell’economia italiana si sia fermata, e non sappiamo nemmeno quante persone vanno ancora fisicamente al lavoro ogni giorno (una considerazione importante non soltanto dal punto di vista economico ma anche per la salute pubblica, visto che i luoghi di lavoro sono, insieme agli ospedali e ai supermercati, gli ultimi luoghi di aggregazione in cui il virus può ancora diffondersi liberamente).

In tutto, secondo le principali stime, a marzo l’attività economica in Italia si è ridotta del 20, forse del 30 per cento. Dopo l’annuncio di venerdì, il governo e Confindustria hanno fornito cifre ancora più impressionanti: circa il 70 % dell’economia italiana potrebbe essersi fermato. Anche se le misure intraprese dal governo probabilmente limiteranno i licenziamenti e i fallimenti, l’impatto su milioni di lavoratori precari o in nero sarà enorme e si stima che la disoccupazione tornerà presto a superare il 10 %.

La risposta delle istituzioni

Il governo italiano e le autorità europee stanno cercando di attenuare l’impatto della crisi; fortunatamente, per il momento non sembra che ci troveremo ad affrontare di nuovo una situazione simile a quella della grande crisi del 2008-2012. All’epoca la recessione fu accompagnata da una severissima “stretta creditizia”: le banche non prestavano più soldi alle imprese e gli investitori si rifiutavano di acquistare titoli di stato italiani, poiché dubitavano della capacità dell’Italia di rimborsare i debiti contratti. In risposta i governi tagliarono le spese e alzarono le tasse, rendendo ancora più difficile la vita delle persone (la manovra economica del 2012, approvata dal governo Monti, prevedeva oltre 30 miliardi di euro tra tagli alla spesa e aumenti di imposte).

Questa volta sembra che le cose andranno diversamente. Le autorità europee e i governi degli stati membri si sono accordati per spendere tutto quello che sarà necessario per fronteggiare la crisi. La Banca Centrale Europea si è impegnata a finanziare le banche e ad acquistare titoli di stato per evitare una nuova stretta creditizia, mentre i governi hanno varato piani economici per sostenere imprese e lavoratori.

Fabio Sanfilippo

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Istituzioni

Italia: scuole e università chiuse fino al 15 Marzo

Roma ” il governo ha deciso per la chiusura delle scuole e delle università fino al 15 Marzo”. La notizia è riportata dalle agenzie di stampa, che citano fonti del governo, riunito in queste ore a Palazzo Chigi per affrontare la questione di come contenere il contagio da coronavirus. 

È una misura drastica per poter limitare la diffusione del virus: a questo punto, in Lombardia si arriverà a questo punto a tre settimane di sospensione delle lezioni. 

“Finalmente da Roma a Milano tutti hanno preso consapevolezza di quella che è realmente la situazione -il commento del presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana-le notizie secondo cui il Consiglio dei Ministri ha deciso di chiudere le scuole fino a metà Marzo confermano che la linea assunta da subito dalla Regione Lombardia era quella corretta, l’unica per fronteggiare davvero il diffondersi del virus.  Ora più che mai bisogna remare tutti per la stessa direzione, senza polemiche per tutelare la salute dei cittadini “. A.L.

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ITALIA

Coronavirus, scuole chiuse in tutta Italia fino a metà marzo

Lo ha deciso il consiglio dei ministri riunito a Palazzo Chigi. Nelle zone dove non era ancora in vigore lo stop partirà domani o lunedì, data ancora da decidere

Scuole di ogni ordine e grado chiuse in tutta Italia fino a metà marzo. Lo ha deciso il consiglio dei ministri riunito a Palazzo Chigi. Nelle zone dove non era ancora in vigore lo stop partirà domani o lunedì, data ancora da decidere.
E sono estese a tutta l’Italia le raccomandazioni del Governo per contenere i contagi da coronavirus: niente contatti ravvicinati tra le persone (tenere sempre un metro di distanza) niente saluti affettuosi o strette di mano, evitare luoghi affollati, manifestazioni sospese o a porte chiuse. E’ a firma del ministero della Salute secondo le indicazioni ricevute dal comitato scientifico al quale il premier Conte ha affidato la valutazione della situazione.
Si sperava che la curva discendente dei contagi fosse confermata e invece gli ultimi dati forniti dal commissario per l’emergenza Angeo Borrelli hanno consigliato di estendere in tutto il Paese le buone pratiche. E il ministro Speranza chiede che siano rispettate in modo rigoroso.
Tra le altre cose, si raccomanda a tutte le persone dai 75 anni in su – o dai 65 se si hanno altre patologie – è di uscire il meno possibile. Anche chi ha la febbre non deve uscire, a prescindere dalla gravità dei sintomi.