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Caro fratello Svizzero, voglio scusarmi se i giorni scorsi ho imprecato contro di te

Gli animi talvolta si scaldano e poi riflettendo si vedono le cose in maniera diversa, noi diamo spazio a chi dice quello che pensa con civiltà.

 

Caro fratello Svizzero,

voglio scusarmi se i giorni scorsi ho imprecato contro di te che mi hai tenuto bloccato per due ore al confine per fare i controlli dei documenti. Avrei preferito passare quelle due ore con la mia famiglia che mi ha atteso molto più a lungo ieri sera perché le mie 8 ore di lavoro le ho dovute fare comunque.

Voglio però raccontarti che io sono il medico che potrebbe salvare tua mamma, sono il biologo che sta producendo i nuovi kit per la diagnosi del coronavirus, sono lo scienziato che sta lavorando per trovare un rimedio al virus, sono l’infermiere che si prende cura del tuo amico che sta lottando contro la morte, sono lo spazzino che mentre tutti sono  spaventati e stanno a casa ritiro la tua spazzatura. Oggi ho fatto tardi per colpo di un agente di confine che mi ha trattenuto due ore di più e Dio sa cosa avrei potuto fare in queste due ore…

Domani mattina sarò di nuovo alla dogana per fare la mia parte per combattere la battaglia contro il COVID-19. Questa battaglia la vinceremo solo se tutta l’umanità sarà unità, se riusciremo a collaborare fraternamente aiutandoci a vicenda. Io voglio vincere, Tu vuoi vincere, tutti noi vogliamo vincere, ma possiamo farlo solo assieme come una unica umanità che collabora.

Se domani farò due ore di coda perderò io, perderai tu.. perderemo tutti.

Fai la tua scelta e che il Signore sia con noi.

Un frontaliere

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Sindacato

Lettera aperta al personale di Polizia Penitenziaria

Non so neanche come iniziare il testo di questa lettera….sono troppe e tristi le cose che vorrei raccontare…oramai le chat, i social e i mass media hanno raccontato tutto…peccato che come al solito si sono dimenticati di raccontare di NOI, degli uomini e delle donne della POLIZIA PENITENZIARIA.

L’assalto alla notizia è stato piu’ importante rispetto a chi ne ha fatto parte o, per meglio dire, è emersa solo la componente relativa alle persone ristrette e tralasciata chi è intervenuto a salvaguardare l’istituzione. E’ proprio vero…siamo un paese fatto all’incontrario…. Non voglio entrare nel merito della questione politica perché non è mio compito, ma e’ mio dovere difendere i miei colleghi della Polizia Penitenziaria, ogni qualvolta vengono bistrattati, ignorati proprio da chi dovrebbe tutelarne l’immagine e la professionalità.

In questi giorni ho assistito ad eventi giornalistici e dell’Amministrazione Penitenziaria dove a farla da padrona è stata la popolazione detenuta, ove la problematica del sistema penitenziario è da imputare principalmente al sovraffollamento, alle carenze strutturali dei penitenziari italiani ecc. e, magari in parte, hanno anche ragione queste persone che parlano di carcere pur non conoscendone realmente il contesto. Come in tutte le cose, se non ci si ha a che fare direttamente, non si possono comprendere fino in fondo ed è presunzione pensare di esserne il protagonista. Il problema maggiore è che qui in molti ancora non hanno capito proprio nulla!!!! L’unica cosa che è emersa in questi giorni di difficoltà, sia per la gestione del Covid-19, che per il contenimento delle rivolte negli istituti penitenziari Lombardi e di tutta Italia, è che gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria hanno un senso di responsabilità e uno spirito di Corpo che va ben oltre ai compiti a loro deputati.

Basti pensare a come il personale di Polizia Penitenziaria del Carcere di Cremona, di Opera, Pavia e San Vittore, del Nucleo Provinciale di Milano, solo per citarne alcuni, hanno gestito e, stanno gestendo gli eventi di questi giorni, lavorando senza sosta e privi di mezzi appropriati per governare la situazione. Ci definiscono come un Corpo “POVERO”, di secondo ordine, addirittura piu’ di qualcuno ci chiama ancora “SECONDINI” e “GUARDIE CARCERARIE”, ma è proprio vero tra poveri ci si aiuta di piu’ e la dimostrazione di cio’ che è accaduto in questi giorni ne è la prova tangente. Anche le altre Forze dell’ordine che sono intervenute in ausilio si sono rese conto di come senza uomini e mezzi siamo in grado di operare e la loro riconoscenza è emersa in molti post nei social come molti hanno visualizzato. Siamo ancora figli di un Dio minore, ma abbiamo dimostrato e stiamo dimostrando come si opera all’interno degli istituti penitenziari con forza, spirito, legalità e tanta abnegazione. Grazie a tutto il personale della Polizia Penitenziaria degli istituti penitenziari della Lombardia e di tutta Italia. TUTTO ANDRA’ BENE….

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Golasecca

Caso di coronavirus a Golasecca.

Il sindaco Ventimiglia, comunica e’ stato informato dalle Autorità Sanitarie, della presenza di un caso positivo di coronavirus a Golasecca.

Massimo riserbo sui dati personali per non mettere in difficoltà la persona risultata positiva.

coronavirus a golasecca

Il/la paziente non e’ ricoverata, sta a casa ed in protezione sanitaria, e come da protocollo, stanno ricercando i suoi contatti diretti, onde evitare il diffondersi del contagio.

Non e’ superfluo aggiungere di non creare inutili allarmi, e cercare di stare in casa ed uscire solo per lavoro, fare spesa e comprare medicine, breve sintesi di quanto previsto dal Governo.

Tutte le cautele e le avvertenze nonche’ le precauzioni, come il modulo da scaricare per potersi recare al lavoro o altre necessità di salute e’ disponibile sul nostro sito.

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Coronavirus/Calabria: quarantena per chi arriva dal Nord

CORONAVIRUS. SANTELLI EMANA NUOVA ORDINANZA CON MISURE STRAORDINARIE

notizie dalla Presidenza – Catanzaro, 08/03/2020

 

Ho appena firmato l’ordinanza che introduce misure straordinarie a seguito dell’evoluzione che ha avuto l’emergenza Coronavirus nelle regioni settentrionali. Un’evoluzione che ha spinto tante persone residenti al Nord a far ritorno in Calabria”: sono le parole che introducono l’orientamento della Regione Calabria con le parole della sua presidente Jole Santelli.

Le immagini incredibili ma vere, di quanti ieri sera, a tutti i costi sono scappati dalla Lombardia utilizzando i treni della Stazione Centrale, hanno fatto il giro d’Italia spingendo i calabresi ad attuare norme stringenti onde evitare quanto sta purtroppo, accadendo nel Nord Italia.

La misura applicata a quanti scenderanno dal Nord al Sud ed in particolare in Calabria, sarà la quarantena consorveglianza attiva.

Segue il testo in forma integrale, per evitare equivoci, polemiche ed interpretazioni varie:

Come già annunciato il documento prevede, per chiunque arrivi in Calabria o vi abbia fatto ingresso negli ultimi quattordici, giorni dopo aver soggiornato in zone a rischio epidemiologico, la misura della quarantena obbligatoria con sorveglianza attiva.

È necessario comunicare questa misura al proprio medico di Medicina Generale o Pediatra di Libera Scelta oppure telefonare al numero verde regionale 800-767676 o al Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda Sanitaria Provinciale territorialmente competente, che adotterà le misure necessarie.

I Dipartimenti di Prevenzione dovranno fornire giornalmente al Dipartimento Tutela della Salute e Politiche Sanitarie e al Prefetto territorialmente competente, le informazioni relative ai soggetti posti in quarantena o isolamento domiciliare con sorveglianza attiva, secondo il format appositamente definito.

Le società di autolinee e Trenitalia sono tenute a comunicare l’elenco dei passeggeri provenienti dalle zone indicate dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri ai Dipartimenti di Prevenzione territorialmente competenti, anche tramite i sindaci. 

I Prefetti delle Province regionali, invece, dispongono verifiche presso le stazioni ferroviarie, aeroportuali, le stazioni delle autolinee interregionali.

I sindaci, in qualità di autorità locale di protezione civile, dovranno valutare l’apertura del Centro Operativo Comunale con l’attivazione di attività di ‘Assistenza alla popolazione’ e ‘Volontariato’, dedicate alle categorie fragili e ai cittadini sottoposti a quarantena o isolamento domiciliare.

Sul sito istituzionale della Regione Calabria sarà a breve pubblicata una scheda censimento per il monitoraggio dei rischi da Covid-19. Dovrà essere compilata da chiunque arrivi in Calabria, o vi abbia fatto ingresso negli ultimi quattordici giorni, dopo aver soggiornato in zone a rischio epidemiologico”.

Lo rende noto Jole Santelli, presidente Regione Calabria

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Associazioni

Coronavirus, EveryOne Group: “proteggiamo gli anziani”

Coronavirus, appello alle istituzioni: predisponete un piano per proteggere le persone anziane più indigenti Pesaro, 5 marzo 2020 EveryOne Group ha inviato un appello al Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, al Primo Ministro Giuseppe Conte e al Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese con il seguente oggetto: “Coronavirus, proteggiamo i cittadini anziani più vulnerabili”. L’appello, firmato da noi co-presidenti dell’organizzazione umanitaria, sottolinea come il coronavirus minacci tutta l’umanità, ma in modo particolare le persone anziane, fra le quali chi non ha un tetto sotto cui ripararsi, un’alimentazione adeguata e l’accesso ai servizi sanitari è ancora più esposto. EveryOne Group ha chiesto formalmente alle istituzioni italiane di non essere indifferenti di fronte a questo nuovo pericolo che incombe sui “clochard” e di predisporre con urgenza un piano speciale per proteggerli.

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Varese-Laghi

Coronavirus,Confartigianato: una impresa su due prevede la frenata


Ma non abbiamo paura delle sfide e del futuro

Più di mille imprese in soli due giorni hanno risposto al sondaggio di Confartigianato Artser. Il 52% degli imprenditori mette in conto una riduzione degli ordini, il 47% ha una prospettiva di contrazione delle vendite. Il dg di Confartigianato Artser Mauro Colombo: «Emerge la determinazione degli imprenditori al “fare” anche in un momento difficile e a trovare, in sinergia con le istituzioni, le soluzioni più adatte ad andare avanti»

GRAFICO CALO FATTURATO

Coronavirus: per le nostre imprese il contraccolpo non è ancora attuale ma il grosso problema è quello che si aprirà su un orizzonte di breve-medio termine. Sono i risultati del sondaggio che Confartigianato Artser ha condotto, tra lunedì 2 marzo e martedì 3 marzo, sulle conseguenze che l’emergenza coronavirus sta generando sulle imprese e sul lavoro.

GRAFICO CONSEGUENZE

Il tema è sentito, anzi sentitissimo. Lo si capisce subito dalla grande quantità di risposte – oltre mille – che, nel giro di poche ore dalla pubblicazione del sondaggio, sono pervenute. Segno che gli imprenditori della provincia di Varese mettono la questione in cima alle loro priorità e si rendono conto di quanto sia importante fare rete e fare massa critica nel momento in cui questo tema viene affrontato anche dai decisori politici.

I dati mostrano sostanzialmente due tendenze, apparentemente in contraddizione ma in realtà molto legate l’una all’altra: la prima è che l’emergenza finora ha colpito in maniera diretta e già percepibile solo una minoranza delle nostre imprese, ma la seconda è che le previsioni all’orizzonte sono estremamente negative e pessimistiche. È evidente, in sintesi, che il contraccolpo di un’emergenza che è ancora molto “fresca” – dall’emergere del primo caso di contagio in Lombardia non sono passate ancora due settimane e il rallentamento operativo dovuto alle restrizioni imposte da Governo e Regione sono per ora limitate ad una settimana lavorativa – non si è ancora espletato nei fatti, ma ha già minato profondamente la fiducia e le prospettive delle aziende.

I dati più significativi da analizzare sono infatti quelli relativi alle “conseguenze concrete” che gli imprenditori prevedono per le prossime settimane, con tre risposte possibili. Il 52% degli imprenditori che ha risposto, mette in conto una riduzione degli ordini, il 47% ha una prospettiva di contrazione delle vendite, sospensione dei viaggi di business e assenza dei dipendenti sono le conseguenze previste per il 16% di coloro che hanno risposto, mentre il 10% arriva addirittura a prevedere la chiusura temporanea. Che non possa esserci “nessuna” conseguenza lo pensano solo in pochissimi. E se si chiede agli imprenditori se prevedono un calo del fatturato, solo il 22% è sicuro che non avverrà, mentre per più di tre imprese su quattro l’orizzonte contabile è caratterizzato da un segno meno in vista. Per un imprenditore su quattro il calo sarà inferiore al 10%, per un altro imprenditore su quattro sarà tra il 10 e il 20%, mentre per il 21% il calo arriverà addirittura tra il 20 e il 50% del fatturato. In questo quadro, gli imprenditori hanno già le idee chiare su quali potranno essere gli aiuti a sostegno di questo momento difficile che sta per arrivare: il 35% pensa ci voglia un sostegno in termini di liquidità con fondi straordinari, il 18% vedrebbe bene misure a tutela dei lavoratori autonomi colpiti dalle restrizioni, il 15% chiederebbe la sospensione delle rate dei mutui e il 13% punterebbe sulla cassa integrazione in deroga. 

Ma gli effetti concreti ancora non si sono dispiegati. Perché se il 57% delle imprese non ha ricevuto richieste di informazioni sull’emergenza, il 19% ha ricevuto richieste “soprattutto dall’Italia” e quasi il 10% hanno chiesto di sapere se l’impresa fosse regolarmente aperta. Ma per quanto riguarda la cancellazione di ordinativi, che è la preoccupazione numero uno, quasi due imprese su tre non hanno ancora riscontrato conseguenze, mentre il 13% ammette le disdette ma “in misura contenuta” e non arrivano al 10% quelle che invece hanno già registrato contraccolpi pesanti sugli ordinativi. Stessa tendenza sul tema della riduzione delle vendite: quasi il 67% delle imprese ha riscontrato “poco” o “per nulla” questo problema, ma sono già il 22% quelli che rispondono “abbastanza” e l’11% “molto”. Anche i rapporti con clienti e fornitori continuano ad essere regolari: nell’81% dei casi (era una domanda a risposta multipla) “si mantiene lo stesso tipo di relazione”, mentre il 13% ha razionalizzato i rapporti “limitandoli di numero e solo su appuntamento” e il 6% ha “rafforzato l’utilizzo dei social per mantenere e rafforzare le relazioni con i clienti”. Per quanto concerne le consegne, per il 71% “la situazione per ora è sotto controllo”, mentre per il 9% “le aziende sono preoccupate per il fatto che siamo in zona gialla”. Così come per l’approvvigionamento delle materie prime, che non è un problema o lo è in modo ridotto per l’85% degli interpellati. Prevale l’attendismo anche a proposito del rinvio delle fiere (se per il 62,5% di chi ha risposto non è un settore in cui opera, per il 17% delle imprese “le conseguenze si vedranno tra qualche mese”) e delle conseguenze per il mercato asiatico (l’82% “non opera” su quel fronte, ma più della metà degli altri, il 9%, prevede “conseguenze tra qualche mese”).

Eppure l’organizzazione del lavoro ha già subito qualche primo contraccolpo reale e tangibile sulle nostre imprese. Il 31% ha innalzato il livello di sicurezza, il 21% ha azzerato gli assembramenti, mentre il 13% ha ridotto gli orari di lavoro o lo ha riorganizzato (5,4%). Ancora minimo (3,1) ma in crescita il ricorso al telelavoro.

Trasferte: solo per 4 imprese su 10 “nulla è cambiato”, mentre per più di una su quattro le trasferte sono state “ridotte evitando le zone rosse e l’estero” (13%) o “azzerate per precauzione” (un altro 13%). Le assenze dei dipendenti invece non sono un problema per il 92% delle imprese, tra quelle che non hanno avuto assenze e quelle che ne hanno in misura fisiologica per il periodo attuale.

«È chiaro che la situazione sta virando al negativo e che le conseguenze più serie saranno evidenti nelle prossime settimane – spiega il direttore generale di Confartigianato Artser Mauro Colombo – I provvedimenti del Governo saranno per questo indispensabili per determinare la tenuta del sistema economico nella fase dell’emergenza e la sua ripresa».

«Di certo – prosegue il Dg – quello che emerge è la determinazione degli imprenditori al “fare” anche in un momento difficile e a trovare, in sinergia con le istituzioni, le soluzioni più adatte ad andare avanti, a guardare e a costruire il futuro».

Parole chiare quelle di Colombo: «Non abbiamo paura di tutelare la nostra salute, della continuità del lavoro e della forza della nostra produzione, ma non abbiamo paura neppure di adottare con responsabilità le misure di prevenzione messe a punto dal Governo e, per chiudere, non abbiamo paura di rendere evidente che la sfida che stiamo affrontando è seria ma ci darà la possibilità di uscire ancora più forti di oggi».

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Lega

CORONAVIRUS, FORONI: PROTEZIONE CIVILE COSTANTEMENTE AL LAVORO

“Stiamo intensificando di ora in ora il nostro sforzo a sostegno di tutte le popolazioni e i territori coinvolti nell’emergenza. La Protezione civile regionale è costantemente al lavoro per cercare di migliorare la situazione, in ogni ambito, come supporto al nostro sistema di Welfare sia al Dipartimento centrale. Siamo in stretto raccordo con i sistemi provinciali e con gli amministratori locali che in provincia di Lodi, come in altri territori, stanno facendo un grande lavoro di comunicazione con gli abitanti. Abbiamo altresì intensificato il supporto logistico in ogni campo, soprattutto alla popolazione della ‘zona rossa’, grazie allo straordinario lavoro e all’abnegazione di circa 500 volontari”. Così l’assessore regionale alla Protezione civile, Pietro Foroni, fa il punto sulle attività svolte fino ad oggi dopo l’individuazione del primo caso accertato di coronavirus in Lombardia.

La Protezione civile regionale è impegnata nella fornitura di materiale e di supporto logistico per l’allestimento di spazi per triage e alloggio personale sanitario. Ad oggi sono stati allestiti 7 punti triage negli ospedali di Bergamo, Cremona, Crema e Casalmaggiore (Cremona), Brescia, Mantova, Stradella (Pavia) con circa 350 volontari.

È in corso la verifica della situazione (per successivo eventuale allestimento) per nuovi punti di triage campale negli ospedali di Edolo ed Esine (Brescia), di Vigevano (Pavia), di Rozzano (Milano), di Alzano Lombardo (Bergamo) e di Monza e l’allestimento di 40 posti letto presso l’ospedale di Lodi (con circa 20 volontari);

È in corso altresì l’allestimento di strutture di pre-triage per gli istituti carcerari. Nella giornata di ieri, domenica 1° marzo, sono stati installati 5 presidi, e si prevede l’installazione di altri 6 in questi giorni, per un totale di 11 punti di pre-triage (impiegati circa 20 volontari).

Nel dettaglio, la Regione, tramite il sistema territoriale di Protezione Civile, ha recuperato e consegnato nei centri di stoccaggio:

– 15.000 tute ad Areu presso ospedale Niguarda Ca’ Granda (24 febbraio)

– 1.000 mascherine al Centro Coordinamento Soccorsi di Lodi, per la ‘zona rossa’ (25 febbraio)  

– 7.000 mascherine ad Areu presso ospedale Niguarda Ca’ Granda (il 26 febbraio)

– 5.000 kit ad Areu sempre presso ospedale Niguarda Ca’ Granda e circa 25.000 mascherine al Centro Coordinamento Soccorsi di Lodi (27 febbraio)

– 30.000 mascherine chirurgiche presso ospedale Niguarda Ca’ Granda (1 marzo)

– 200.000 mascherine all’ospedale Niguarda di Milano (oggi)

per un totale di 283.000 pezzi.

Il sistema regionale di Protezione Civile sta inoltre supportando Areu per l’organizzazione delle attività del magazzino centralizzato di materiale sanitario, in particolare per quanto riguarda la consegna – che verrà effettuata presumibilmente nella serata di oggi – di una significativa quantità di materiali in arrivo in giornata a Roma Fiumicino.

STRUTTURE DESTINATE ALLA QUARANTENA – È stata confermata la disponibilità di spazi per l’allestimento delle strutture destinate alla quarantena, che al momento consistono in 50 posti a Baggio (11 stanze a 4 letti e 3 stanze a 2 letti), mentre si sta lavorando in accordo con la Regione Emilia-Romagna per allestire altri 61 posti a Piacenza (61 stanze uso singolo), ed è in valutazione l’utilizzo della struttura militare di Linate (53 stanze singole, 3 stanze a 2 letti – circa 60 posti). Tale attività viene condotta in stretto raccordo con l’Esercito e la Croce Rossa Italiana. L’obiettivo è rendere operative le strutture per l’inizio della settimana.

Prosegue infine il supporto con personale volontario alla gestione del numero verde attivato da Regione per l’emergenza coronavirus (circa 260 persone impiegate) nonché le procedure di sorveglianza sanitaria presso gli aeroporti, con sostituzione del volontariato delle organizzazioni di volontariato nazionali con quelle territoriali, e la disponibilità di circa 700 volontari “territoriali”, distribuiti su più giorni.

Anche a livello nazionale, è assicurato il raccordo con i Ministeri competenti e con il Dipartimento nazionale della Protezione Civile, tramite quotidiani collegamenti con il Comitato Operativo di Protezione Civile. 

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Milano

Milano: tempi brevi per assegnazione Aler

MILANO, ASSEGNAZIONI CASE ALER: BOLOGNINI: SU REGOLAMENTO REGIONE E COMUNE DA TEMPO AL LAVORO. SOLUZIONI IN TEMPI BREVI

 “Anche in passato le attivita’
propedeutiche alle assegnazioni risultavano particolarmente
gravose e non consentivano assegnazioni immediate. Le
convocazioni per le istruttorie delle domande comportavano tempi
lunghi, di almeno 1 mese. Stiamo lavorando da tempo per
velocizzare i tempi e trovare una soluzione con il Comune. Le
dichiarazioni polemiche espresse oggi da Rabaiotti mi
sorprendono e paiono sollevate ad arte”.

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Live non è la Durso-chiari fatti di molestia ma lo studio sminuisce

LIVE NON E’ LA DURSO – CHIARI FATTI DI MOLESTIA MA LO STUDIO SMINUISCE
 
Andrada Marina è stata ospite nel salotto di Live Non E’ La Durso e nel chiaro racconto dell’ essersi sentita molestata, lo studio ha dovuto fare la solita sceneggiata da odience per poterla deridere e nel web tanti sono pro Andrada Marina e straniti dall’ esito della puntata.
 
In queste settimane, la ex Miss aveva già fatto trapelare tra le righe di qualche articolo che, se dovesse parlare ne verrebbe fuori un caso nazionale.
Lei fa sapere che trattasi degli ostruzionismi creatosi in particolar modo da Alfonso Signorini. 
Quanto emerge durante la puntata, ha dell’incredibile. In un momento delicato che ha vsito da poco Weinsteni condannato, Andrada ben differenzia nelle sue parole che “si è sentita molestata“.
Gli opinionisti e la stessa Barbara, la portano a dire che è stata molestata non prestando attenzione sulla sostanziale differenza che c’èntra esserlo e sentrisi d’esserlo stata; per poi deriderla ridimensionado tutto al fatto (parole della Durso) che trattasi solo di un semplice bacio e che per lo più si sarebbe dovuta sentire lusingata di piacere ad un uomo.
 
Gravissimo scivolone della Durso secondo i commenti nel web dove Andrada replica e precisa :
” Non ho dichiarato che è stata molestia, ma di essermi sentita molestata ed inoltre l’ho chiaramente respinto e rifiutato”. 
 
All’onor del vero la modella ha ragione, in quanto il settimanale Nuovo ha pubblicato esattamente quanto poi confermato in puntata dalla partecipante.
 
Pessimo sproloquio di Karina Casciella fa sapere Andrada, in quanto parlandole sopra, non le ha dato il tempo di chiarire che per legge, anche solo la palpata al sedere è una violenza quando avviene senza consenso ed un messaggio anche alla padrona incontrastabile dello schermo Barbara Durso – “Cara Barbara grazie del pensiero e del dolce tono dimostrato nei miei confronti che ho molto gradito, mi stupisco però di te che sei una combattente dei diritti delle donne. Hai sminuito un fatto grave cercando di renderlo leggero e ridicolo quando avevo all’epoca solo 18 anni. Ho ben specificato che  Zequila mi  ha ingannata e ci ha provato quando eravamo soli nonostante io lo abbia respinto – Hai ridotto tutto minimizzando che è stato solo un bacio. Non auguro a nessuna ragazza di sentirsi umiliata come hanno tentato di fare da te in studio gli invitati e, tantomeno non auguro alle ragazze che possano subire ciò che mi fece sentire sporca e pensare di non partecipare più ai concorsi per colpa dell’azione svolta da Zequila nei miei confronti.
 
Non sono andata in tv per fare spettacolo, ma ben si per raccontare in un contenitore del quale voglio ancora pensare sia serio, che ha solo voluto proteggere il vostro amico Zequila.
Barbara Durso spero non si permetta mai più di dire che le molestie sono tutt’altra cosa, in quanto non voglio pensare che lei non sappia cosa recita il codice penale. Il bacio non desiderato, come nel caso della palpata di sedere, sono violenze ed io ho sempre dichiarato di essermi “sentita molestata” e mai detto d’esserlo stata con violenza in quanto non ho dato il tempo ad Antonio Zequila di poter andare oltre.
 
Se questo dev’essere il talk show, forse meglio la prossima volta non accettare la partecipazione dato che, contrariamente a quanto scrivono i leoni da tastiera additandomi per soldi e visibilità; sono andata gratis in quanto ho fatto presente di non voler denaro rifuitando in aggiunta il rimborso spese perchè voglio solo sposare una causa che è quella di mettere in guardia le ragazze da Antonio Zequila.
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Scuole di Varese e Coronavirus, come l’8 settembre 1943.

 

Abbiamo volutamente evitato di citare l’ente  cui fanno capo le scuole aperte per non creare inutili allarmismi da parte degli allievi e  dei genitori degli allievi e per permettere alle competenti autorità  i necessari e doverosi accertamenti con la massima chiarezza.

A tutti è noto quanto è successo  l’8 settembre del 1943. Badoglio, Capo del Governo dopo la caduta di Mussolini, fece alla radio quello sciagurato proclama che includeva il passaggio decisamente ambiguo: “[…] Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza […]”.

 In questo modo a nessuno fu chiaro che cosa si dovesse fare, non sparare più agli alleati? Iniziare a sparare sui tedeschi? Il proclama era volutamente poco chiaro, i soldati i  primi a farne le spese. Con questo ordine di reagire solo se attaccati  ci si illudeva che gli americani si facessero loro promotori di un attacco contro i tedeschi al nostro posto, cosa che naturalmente non avvenne, così dopo, oltre ai soldati, anche tutti gli altri pagarono duramente. Ora come allora L’Italia è paese di poca chiarezza.

Comprensibile quindi lo sconcerto di quei docenti che la sera di domenica, primo marzo, apprendono via mail di dover tornare a scuola,  dopo aver appreso sia dai media che dalla propria direzione la proroga delle limitazioni della scorsa settimana, in cui alla fine di molte incertezze risultò chiaro che le scuole dovevano essere chiuse  e, in base a quanto previsto dal Codice Civile i docenti non dovessero essere considerati  in recupero giorni o ferie. La normativa di riferimento è l’art. 1256 del Codice civile:“L’obbligazione si estingue quando, per una causa non imputabile al debitore (nel nostro caso dipendente della scuola), la prestazione diventa impossibile. Se l’impossibilità è solo temporanea, il debitore, finché essa perdura, non è responsabile del ritardo dell’adempimento”.

I giorni di chiusura per causa di forza maggiore devono quindi essere assimilati a servizio effettivamente e regolarmente prestato, in quanto il dipendente non può prestare la propria attività per cause esterne, predisposte da Sindaci o Prefetti, questo è infatti avvenuto a causa del coronavirus.  Inoltre il mancato rispetto delle misure di contenimento è punito ai sensi dell’articolo 650 del Codice Penale, ed è previsto che il Prefetto, informando preventivamente il Ministro dell’Interno, assicuri l’esecuzione delle misure avvalendosi delle forze di polizia. Ci si chiede se questi risvolti penali  valgano anche per il personale richiamato in servizio tramite mail serale e per i  docenti, che non potendo svolgere attività didattica, se non quella a distanza,  entrino negli istituti scolastici  dove, presumiamo, le uniche attività ammesse dovrebbero essere  quelle legate alla sanificazione. Tra il rinnovo con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 1 marzo 2020 di  quanto stabilito nella settimana precedente e una mail da parte di una Direzione Generale Scolastica  che invita il personale a rientrare in servizio e che le assenze devono essere giustificate con recuperi, ferie e permessi come è dato capire, è comprensibile come il personale scolastico si senta sconcertato della poca chiarezza dimostrata nella “chiusura dei servizi educativi per l’infanzia […] e delle scuole di ogni ordine e grado, nonché delle istituzioni di formazione superiore, comprese le Università e le Istituzioni di Alta Formazione, Artistica Musicale e Coreutica, ferma la possibilità di svolgimento di attività formativa a distanza  (attività formativa a distanza  pare non essere mai stata fatta dai docenti delle scuole in questione).  Dicano Conte e Fontana, dato che stiamo parlando di Varese, Provincia della Lombardia, e di scuole varesine come interpretare la sospensione delle attività, oppure  si pronuncino sulla correttezza o meno,  di una Direzione Generale Scolastica di prendere le decisioni prese., si presume in piena autonomia. Forse maggior precisione avrebbe dovuto averla anche il Vicepresidente della Regione Lombardia, Fabrizio Sala, nelle sue anticipazioni, raccolte tra l’altro  da un giornale locale, dove, facendo degli “esempi” dice che è prevista la sospensione delle attività della scuola ma non la loro chiusura e che sarà permesso  l’ingresso del personale per la sanificazione  e ai docenti per  attivare l’e-learning e l’ingresso del personale  amministrativo. Esempi che evidentemente si sono prestati a più ampie interpretazioni e forse qualcuno ha pensato bene di estendere gli “esempi” di Sala a tutto il personale docenti  e no, e-learning o no.  Sparare contro gli alleati o contro i tedeschi ?  Debellare il coronavirus  o  sperare che sia lui a risolvere i problemi che ci crea? Mi sa tanto che, in ogni caso, a farne le spese sono, come i soldati dell’8 settembre 1943, i docenti del 2020 e se poi toccasse agli altri? Siamo cosi sicuri di quello che si fa? O forse sarebbe meglio pensare a quanto dicono gli esperti,  cioè che non abbiamo sufficiente assistenza (posti letto) nel caso di incontrollato sviluppo del virus e che molto probabilmente il virus era già in Italia  prima della dichiarazione dello stato di emergenza (inizio di Gennaio). Si parla nel decreto di sanificazione per la riapertura delle scuole, vale solo per gli allievi o anche per il personale amministrativo, docente e dei servizi?