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Esteri. LIBIA, ARMI E CINA COMUNISTA. CAMBIA QUALCOSA O FORSE NULLA.

Negli ultimi anni la Cina Popolare è stata sempre più desiderosa di incrementare il commercio di armi e questo, per le sue industrie belliche, significa vendere estensivamente droni oltre alle armi di piccolo e medio calibro. Da numerosissime fonti e da prove “sul campo” è ormai certo che le armi cinesi sono utilizzate e vendute in tutto il mondo, compresa la Libia.   In particolare i resti di un missile, di quasi certa fabbricazione cinese, indicano un’escalation della guerra dei droni in quell’area di guerra.  

Infatti, è stato ritrovato un missile LJ-7 che è l’armamento principale del drone Wing Loong di fabbricazione cinese. Il Wing Loong, che ha caratteristiche simili al drone Predator prodotto dagli Stati Uniti, è stato venduto ed è in linea di utilizzo da parte di alcune forze aeree del Medio Oriente, comprese quelle dell’Egitto, degli Emirati Arabi Uniti e dell’Arabia Saudita. Non un caso, che sia l’Egitto sia Emirati Arabi Uniti stanno dando supporto logistico in Libia, alla fazione dell’Esercito Nazionale libico guidata dal signore della guerra Khalifa Haftar che sta combattendo contro il governo di accordo nazionale sostenuto politicamente dalle Nazioni Unite e ultimamente, sul campo di battaglia, da milizie turcomanne inviate da Ankara.

Gli Emirati hanno finanziato la costruzione della base aerea di Al Khadim, un ex aeroporto nella provincia di Al Marj, nella Libia orientale, e dal 2016 dispiegano nella base aerei di attacco e Wing Loong al fine di fornire la copertura aerea per le forze di Haftar.

La Cina comunista, è noto, sta promuovendo lo sviluppo e l’impiego di droni e secondo fonti del Pentagono alcune stime indicano che Pechino prevede di produrre oltre 42.000 sistemi senza pilota terrestri e marittimi entro il 2023. In merito, la RAND Corporation, un think tank californiano con stretti legami con l’US Air Force, ha reso noto che la diffusione dei droni cinesi potrebbe avere implicazioni preoccupanti anche per gli Stati Uniti.

In queste ore i tre principali Paesi dell’Unione Europea, finalmente in accorso su un argomento di politica estera e supportati dal rappresentante della politica estera europeo, chiedono una tregua umanitaria in Libia. Italia, Francia e Germania hanno aggiunto la loro voce a quella dell’ONU per chiedere di fermare le armi durante il mese sacro del Ramadan. 

La logica, supportata dalla storia recente, nel 2019 durante il Ramadan la carneficina libica non ha avuto soluzione di continuità, indica che sia solo una dichiarazione di facciata per dire “noi abbiamo provato”!

Dove non è riuscito il “Virus di Wuhan”, non è ipotizzabile riesca il Mese Sacro dell’Islam soprattutto ora che i combattimenti volgono a favore delle forze governative sostenute dai “tagliagole” di Erdogan.

Come noto le unità fedeli a Serraj hanno circondato Tarhuna, un’importante città tenuta dalle milizie del Generale Haftar e hanno la vittoria a portata di mano.

Nessun analista onesto punterebbe un euro su una tregua in questo scenario, anche se le Nazioni Unite lanciano nuovamente l’allarme dichiarando, dopo aver ripetuto la richiesta di una tregua, che “La Libia sta diventando un campo di sperimentazione per nuovi sistemi d’arma”.

In pratica, come se fosse una cosa non nota da tempo, si evidenzia che, violando l’embargo delle Nazioni Unite, in queste ore continuano ad arrivare in Libia armi tra cui alcune che ancora non erano state sperimentate in quell’area di combattimenti.

È quindi logico che la Cina continui a cercare di trasferire quote d’influenza nell’area. Certamente è una “balla notevole” quella fatta circolare che la Cina comunista s’interessi ora di Libia superata la crisi creata dal suo virus.

È più onesto dire che Pechino continua la sua opera di penetrazione, mai interrotta.

Logicamente i cinesi cercano di occupare aree d’influenza geografico/economiche di cui i paesi europei (questo si) si sono “temporaneamente dimenticati”.

Dove si lascia spazio per incertezze o mancata convergenza d’intenti, i cinesi “occupano spazi”, come hanno già fatto in Libia sia Putin sia Erdogan approfittando dell’assenza di democrazia interna ai loro paesi e quindi della possibilità di agire in politica estera in modo scorretto, senza opposizione.

Un esempio di carenza di informazioni e democrazia è il constatare che poco si sa degli effetti del CV 19 in Turchia e credo non lo sappiano sfortunatamente neppure i cittadini turchi.

Putin, da parte sua, continua a supportare Haftar anche inviando a suo supporto mercenari siriani che hanno già combattuto contro i terroristi ex ISIS al soldo di Ankara e ora a difesa di Tripoli e Serraj.

Quello che, presumibilmente, interessa alla Cina in Libia si può sintetizzare in due elementi: petrolio e ricostruzione.

Anche se oggi, dati i bassi prezzi e la crisi di consumi in occidente, Pechino, approfittando della contingenza del mercato, ha “riempito” le sue aree di stoccaggio, la situazione, prima o poi, tornerà alla normalità e avere un piede ben messo nella regione consentirebbe alle compagnie cinesi di acquisire quote di mercato del tanto necessario “carburante” dell’economia cinese.

Questo a scapito soprattutto dell’Italia.

E siccome, prima o poi, bisognerà pur dare inizio alla ricostruzione post guerra in tutta la Libia, la Cina comunista non disdegnerebbe l’idea di partecipare all’appalto dell’opera e forse, poi, acquisire un porto nel sud Mediterraneo.

Non va dimenticato infine che nel caso in cui in Cina si verificasse un altro stop di produzione, come avvenuto con l’emergenza CV19, questo sarebbe un grave problema per i paesi che hanno esportato parte o tutta la produzione di qualche filiera commerciale in quel paese. Per non cadere quindi, nuovamente, in crisi di approvvigionamenti di parti di manufatti o prodotti finiti, qualche nazione si sta già adoperando per raggiungere l’obiettivo di non dipendere completamente o in gran parte da Pechino.

Anche gli Stati Uniti e l’Europa potrebbero rientrare in questo gruppo e si stanno dando da fare per raggiungere quest’obiettivo perché’ il “Virus di Wuhan” sembrerebbe aver fatto vedere anche all’Europa, forse anche a Roma, che affidarsi a un solo Paese, in questo caso la Cina, non conviene, e potrebbe avvicinarsi alle teorie protezionistiche del Presidente Trump.

Alcuni economisti ipotizzano che se lo stesso approccio fosse applicato alla maggior parte dei segmenti di produzione, comprese le armi, allora l’approccio dalla Cina come la “fabbrica del mondo” potrebbe rapidamente entrare in crisi.

La Cina deve far quindi presto a trovare alternative commerciali e di sviluppo anche a ridosso dell’Europa, la Libia con il suo petrolio e le sue estese coste nel Mare Nostrum potrebbe essere una di queste.

Giuseppe Morabito

Già vice Capo di Stato Maggiore per le operazioni SFOR

Membro del collegio dei Direttori della NATO Defense College Foundation (NDCF)

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Isis, Jihad e il Soldato Covid19

Jihad, Isis e il Soldato Covid19 
 

Già a febbraio, alcune fonti avevano definito il Covid-19 come un prodotto della volontà divina. 

 
Questa volta però l’attenzione dell’articolo di una copertina di un media online la quale si sofferma sulla geografia della pandemia, alla ricerca di conferme che «il flagello di Dio» sta colpendo «i paesi degli infedeli e degli apostati».

 
Per l’Isis il coronavirus è un flagello di Dio che colpisce soprattutto i paesi degli «infedeli e degli apostati»: i media dello ‘Stato islamicò tornano a dare molta attenzione al fenomeno del coronavirus; e, dal momento che neanche l’Isis è al sicuro dalla pandemia, forniscono analisi e istruzioni di comportamento.
 
Nell’ultimo numero della rivista online an Naba (l’Allarme), l’Isis ricorda ai lettori sparsi in giro per il mondo che il coronavirus è stato mandato da Dio. 

L’Isis ricordava che il coronavirus aveva colpito la Cina il cui governo è descritto come repressivo nei confronti della comunità musulmana della regione dello Xinjang. 
 
Ma in un contesto in cui il Covid-19 è diventato una minaccia globale, lo ‘Stato islamicò non si sente più al riparo.
 
Nell’ultimo numero, la rivista telematica invita i fedeli musulmani che non sono stati contagiati dal virus a «non entrare nelle zone infettate».
 
Invita poi coloro che sono stati contagiati a «non uscire dalle zone colpite» dalla pandemia. 
 
Stando ai dati ufficiali, numerosi paesi con significative presenze di fedeli musulmani sunniti (come l’Afghanistan, l’Egitto, l’Algeria, l’Iraq, l’India, le Filippine e l’Indonesia) sono stati colpiti in maniera relativamente minore rispetto all’Europa, alla Cina, all’Iran e al Nordamerica.
 
Quindi da una parte l’Isis teme il coronavirus, dall’altra lo descrive come un’inaspettata opportunità per colpire meglio i paesi del ‘Dar al Harb’, quei ‘Territori della guerrà dove il jihad è condotto contro gli infedeli. 
 
I governi colpiti dal Covid-19 sono ora in difficoltà, «in stato di paralisi», su tutti i fronti, afferma an Naba: dall’economia alla politica, dalla sicurezza alla difesa militare. 
 
«L’ultima cosa che adesso (questi governi) vogliono è che i combattenti per il jihad preparino azioni simili a quelle già compiute a Parigi, Londra, Bruxelles». 
 
Il 4 aprile, i servizi segreti afghani hanno annunciato di aver catturato 20 jihadisti tra i quali Abdullah Orakzai, alias Aslam Farooqi, il leader dello Stato islamico Khorasan (ISKP) – franchise afghano dell’omologo nato in Iraq e poi in Siria – responsabile degli attacchi che, lo scorso 25 marzo, hanno provocato oltre 50 vittime tra le comunità sikh e sciite di Kabul
 
Due fatti rilevanti che definiscono l’attuale situazione in Afghanistan, dove gli accordi tra Stati Uniti e talebani hanno aperto alla possibilità di un disimpegno significativo delle truppe statunitensi dalla guerra più lunga mai combattuta da Washington.
 
L’accordo, firmato a Doha lo scorso 29 febbraio, prevede la riduzione militare statunitense, da 12.500 a 8600 uomini (e di conseguenza della NATO) entro 135 giorni, e il ritiro completo entro 14 mesi; i talebani si sono invece impegnati a non ospitare in Afghanistan organizzazioni terroristiche e a ridurre la violenza.
 
Ora al di là dei risultati che potranno concretizzarsi, l’accordo è un evento storico per due ragioni: la prima è il riconoscimento formale dei talebani come legittimi interlocutori; la seconda è l’avvio del disimpegno militare statunitense, almeno quello delle truppe convenzionali.
 
Il negoziato prevede come primo passo la liberazione di circa 5.000 prigionieri talebani in mano al governo di Kabul; in cambio, i talebani rilascerebbero 1.000 prigionieri: di fatto un’imposizione al governo afghano, non preventivamente consultato, che ha aperto a una serie di resistenze che hanno già posticipato gli incontri intermedi che avrebbero dovuto portare al tavolo delle trattative i due attori.
 
Il governo afghano potrebbe sfruttare la necessità di alleggerire il peso di un sistema carcerario pesantemente colpito dalla diffusione del virus rispondendo in tempi brevi alla premessa dell’accordo con i talebani, che prevede appunto il rilascio dei 5.000 prigionieri, numero che potrebbe essere compreso nel totale dei 10.000 detenuti (principalmente donne, minori e malati) che Kabul ha annunciato di volere rimettere in libertà a causa della pandemia. 
 
Le resistenze politiche che si sono sollevate da più parti potrebbero qui trovare la soluzione che toglierebbe l’imbarazzo del rilascio dei talebani.
 
Un’opzione questa, che potrebbe influire favorevolmente su un accordo molto difficile in cui i seguaci del movimento che fu del mullah Muhammad Omar si stanno imponendo da una posizione di forza e con l’accusa, rivolta al governo guidato da Ashraf Ghani, di voler minare il percorso negoziale. 
 
Ciò che in realtà i talebani stanno cercando di imporre è una posizione sempre più subordinata dello stato afghano, equiparato, in termini di importanza e legittimità, a tutte le altre componenti afghane: dalla società civile ai gruppi di potere informali, all’opposizione parlamentare. 
 
Dunque al governo afghano i talebani intendono riservare un ruolo al pari di tutti gli altri soggetti, privandolo di quella legittimità che a livello internazionale e diplomatico gli è invece riconosciuta, quindi un arma a doppio taglio che dovrebbe far mantenere costante l’allerta. 

Il Governo afghano, per quanto militarmente equipaggiato, si troverà da solo a fronteggiare i talebani, in un possibile scenario da guerra civile dove si contrapporranno le componenti disposte alla condivisione del potere con i talebani (in prevalenza pashtun) e quelle che si opporranno a qualunque compromesso, in particolare le componenti tagike, uzbeche a hazara.

 
A tutto ciò è necessario ricordare come anzidetto, che la Jihad esultando al soldato di Dio, visto nel coronavirus, come alcune fonti ci confermano, stia invitando i fratelli musulmani a serrare i ranghi ed a tenersi pronti per colpire gli infedeli, sfruttando le difficoltà logistiche dell’Italia e la loro continua disponibilità nei porti sul mediterraneo, diventando una sorta di porta santa, partendo da qui avanzando poi verso il resto del vecchio continente. 
 
Su alcune testate giorni fa è stato pubblicato un documento in tal senso, visto i contenuti ed un passaggio particolare riferito all’antrace, come primo strumento, sarebbe auspicabile che il Governo Italiano si attivi immediatamente, chiudendo i porti, vietando l’attracco di navi ONG, aumentando i controlli antiterrorismo negli obiettivi sensibili tutti, mettendo in stato di massima allerta l’intero comparto sicurezza pubblica e privata secondo il protocollo internazionale Homeland Security, non per l’Europa ma per la sicurezza nazionale italiana, che allo stato attuale non può permettersi di essere colpita anche su questo fronte. 
 
Per 
Redazione VaresePress@ Roma 
Rubrica Sicurezza Nazionale@ 

EP
Security Specialist S.M.
Security Consultant H.S.
International Risk & S.E.
Terrorism Expert
Intelligence Analyst
CTU & CTP 
Member of the Security Committee M.I
Expert Labor Law Expert – Scholar and Legal Researcher

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Coronavirus – Lancini (Lega): “Risorse insufficienti dall’UE per la crisi nel settore agro-alimentare!

(Bruxelles, 24 Apr) – «L’emergenza coronavirus ha messo in risalto l’importanza del settore agricolo sia nell’ambito degli scambi internazionali, sia in considerazione di una piena autosufficienza e sovranità alimentare, già minacciata dalla contrazione dei fondi per la PAC (Politica Agricola Comune). Un settore spesso sacrificato sull’altare dei grandi accordi di libero scambio, che oggi si sta dimostrando fondamentale per fornire prodotti di qualità ai consumatori europei, ma che vive questi momenti di crisi con grande apprensione. Al momento, la Commissione Europea ha emanato un atto delegato che prevede maggiore flessibilità per i programmi di sostegno ad alcuni settori e deroghe alle regole della concorrenza, tuttavia le risorse impiegate sono largamente deficitarie rispetto alle reali esigenze dei nostri produttori. Lo stesso Commissario Wojciechowski, ha ammesso che “non abbiamo risorse ulteriori”.

Un tale atteggiamento dimostra ancora una volta da parte delle istituzioni dell’Unione Europea la mancanza di un reale impegno per una crescita armonica di tutti i Paesi Membri, che metta definitivamente la parola fine a quegli episodi di speculazione e concorrenza sleale che si sono verificati anche recentemente.

Se davvero l’UE – come da recenti dichiarazioni all’Eurogruppo – intende impegnare per la crisi COVID-19 un totale di circa 500 miliardi di euro, pur con modalità e condizionalità tutte da verificare, al nostro agro-alimentare non possono andare solo le briciole! Per dimostrarsi almeno una volta all’altezza del proprio mandato la Commissione ha il preciso dovere di attuare un deciso cambio di passo, ascoltando le richieste delle organizzazioni di categoria e stanziando fondi adeguati in tempi certi.

Da parte nostra, è ben chiaro che i produttori italiani devono poter contare su una rete di protezione europea rapida ed efficace: ci batteremo pertanto perché vengano prese misure immediate anche nei settori non interessati dall’ultimo atto delegato, che si mettano sul piatto risorse importanti (comprese quelle chieste a gran voce dal mondo vitivinicolo per la distillazione e lo stoccaggio) e che venga conferita alle produzioni agroalimentari di qualità la centralità che meritano all’interno del Quadro Finanziario Pluriennale e della nuova PAC».

Lo dichiara in una nota Danilo Oscar Lancini, eurodeputato della Lega e membro della Commissione “Commercio Internazionale” (INTA) del Parlamento Europeo.

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Ramadan, sconsigliato il diugiuno a chi è malato

oronavirus,Foad Aodi (AMSI);Domani inizia Ramadan ,chi e’ contagiato, malato o a rischio  sconsiglibile fare il digiuno
 
AMSI,CO-MAI,UMEM e UXU ;Auguri a tutti i musulmani nel mondo , pregate più a domicilio e pregate domani tutti per l’Italia e per gli italiani 
 
 
Cosi la Comunità del mondo arabo in Italia (Co-mai),l’Associazione medici di origine straniera in Italia(AMSI) ,l’Unione Medica Euro Mediterranea (UMEM) e il Movimento internazionale Uniti per Unire(UXU) esprimono i loro auguri a tutto il mondo musulmano in Italia ,in Europa e nel mondo per l’inizio del mese di Ramadan ,mese del digiuno .Sicuramente un Ramadan diverso dagli altri e molto sofferente per tutti i cittadini musulmani come anche per tutti gli altri cittadini per colpa di questa emergenza che all’improvviso ci sta costringendo a cambiare comportamenti e abitudini aumentando la paura ,ansia e depressione tra le popolazioni che sono aumentate del 40% dall’inizio dell’emergenza .
 
“Noi consigliamo a tutti i cittadini musulmani in Italia e nel mondo di fare tranquillamente il mese di Ramadan senza paura e preoccupazione come lo stiamo comunicando tramite le nostre interviste e dirette Facebook in Italia e nel mondo arabo visto che non ci sono controindicazioni, cosi Dichiara Foad Aodi ,Presidente Co-mai e Amsi e membro del gruppo di lavoro salute Globale Fnomceo che precisa invece per alcune categorie di persone si consiglia di  non eseguire il Ramadan per non indebolire di più il fisico e il sistema immunitario che in questa battaglia e’ fondamentale essere pronti per combattere l’ingresso del coronavirus;
-Chi e’ affetto da Covid 19 ;
 
-Chi e’ contagiato con sintomi sia a casa che in ospedale ;
 
-Chi e’ affetto da Neoplasie , patologie cardiovascolari ,diabete ,insufficienza respiratoria ,renale e in particolare superiore a 70 anni;
 
-Chi e’ affetto da patologie oculistiche gravi visto che il Coronavirus passa tramite le lacrime degli occhi; 
 
-Donne in Gravidanza;
 
-Chi e’ in viaggio lungo .
 
Inoltre Aodi comunica  che secondo la nostra ricerca AMSI e UMEM in 72 paesi di cui numerosi paesi arabi e africani dove il contagio e il numero dei morti nei paesi arabi e africani e’ circa il 3%  rispetto le statistiche mondiali dimostra che le cellule della popolazione araba e africana sono diverse come numero di ricettori vero il coronovirus da 1 a 1000 la percentuale e sono  più preparati e resistenti a combattere il Coronavirus oltre l’immunità acquisita da Malaria ,Ebola ,Aids ed altre malattie virali . C’è un diffuso uso del cortisone ,plasmaterapia ,farmaci anti malaria ,anti aids e anti ebola e l’eparina .La maggioranza dei contagiati sono persone che sono rientrate dall’estero,invece per i deceduti avevano  altre patologie ;Diabete ,Patologie metaboliche ,cardiovascolare ,renali ,gastrointestinali ,neoplastiche e altri fattori di rischio come diabete ,ipertensione arteriosa , epatiti A e B ,coagulopatia , trombosi ,maschi superiori a 55 anni .conclude Aodi che si appella a tutte le comunità arabe e musulmane di pregare per l’Italia e per il popolo italiano domani, venerdì ,nel primo giorno di ramadan

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Lancini (Lega) all’UE, azioni forti per l’agricoltura

Lancini (Lega) all’UE: “Dopo l’epidemia, ripensare

il sistema agricolo e degli scambi commerciali!”

 

(Bruxelles, 21 Apr) – In occasione dello scambio di vedute odierno con il Commissario Phil Hogan, nell’ambito dei lavori della Commissione “Commercio Internazionale” (INTA) del Parlamento Europeo, l’eurodeputato leghista Danilo Oscar Lancini ha rivolto un appello alle istituzioni europee.

«La pandemia ha mostrato al mondo quanto in realtà siano fragili le conquiste della globalizzazione, ottenute al prezzo di delocalizzazioni e di una dipendenza elevatissima da un solo paese, la Cina, come fornitore per molti settori. In tutta l’Unione il comparto agroalimentare, nonostante la sua importanza strategica, ha vissuto forti squilibri ed è stato molto spesso sacrificato negli accordi internazionali di libero scambio. In questo specifico contesto i prodotti agroalimentari italiani (oltre ai costanti danni dell’Italian sounding) durante l’inizio del periodo di emergenza Covid-19 hanno dovuto subire anche inaccettabili speculazioni: alcuni Paesi hanno infatti richiesto senza alcun fondamento certificazioni sanitarie anche su merci come la frutta e la verdura provenienti dall’Italia. Con il diffondersi della pandemia si sono moltiplicati provvedimenti di stampo protezionistico con ricadute anche sull’approvvigionamento dell’Europa. Ad oggi vi sono diversi paesi che potrebbero chiudere le proprie frontiere e bloccare le esportazioni alimentari anche in assenza di reali carenze (come ad esempio il grano dell’Ucraina).

È il momento di prendere atto della situazione ed intraprendere azioni forti per riscrivere il sistema che ha gestito fino ad oggi l’agricoltura europea, sempre più indebolita da accordi di libero scambio poco lungimiranti. L’UE deve riprendere a garantire innanzitutto la sicurezza e l’indipendenza della filiera alimentare, evitando di innescare pratiche insensate che rischiano di far perdere quote importanti alle produzioni nazionali per colpa di strumentalizzazioni, concorrenza sleale e distorsioni del mercato».

 

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Adolfo Urso (vicepres. Copasir): Coronavirus, chiederemo a ministro Di Maio chiarimenti dal Governo cinese

Il senatore Adolfo Urso, vicepresidente del Copasir, a 24Mattino ha dichiarato “Ieri persino la Merkel ha chiesto spiegazioni al governo cinese su come sia nato questo virus e perché sia stato dato un tardivo allarme al mondo. Lo avevano fatto già Trump, Macron, il premier australiano… l’Italia, che è la principale vittima, mi sembra strano che non abbia chiesto a sua volta chiarimenti ufficiali al governo cinese. Questo può significare che non si vuole disturbare il manovratore magari perché esso è già oggi fin troppo influente nel nostro Paese”.

Il vicepresidente del Copasir aggiunge: “Di Maio già doveva venire, poi la convocazione è stata rinviata di giorno in giorno. Io credo che sia necessario, e domani ne parlerò esplicitamente nella riunione del comitato presieduto da Volpi, chiedere di accertare come sia accaduto tutto ciò e perché il nostro governo, a differenza di altri, non agisca per avere chiarezza”.

Parlando degli asset strategici per il Paese, il senatore Urso ha affermato che “Già nella relazione annuale presentata in parlamento nel febbraio 2018 dall’allora governo Gentiloni era evidente come vi fosse una regia straniera nell’opera di ‘colonizzazione predatoria’ in atto nei confronti di imprese italiane che operano in alcuni settori strategici. Il Copasir aveva già attuato un’indagine conoscitiva sul settore delle telecomunicazioni nella presidenza Guerrini nel 2018, conclusa lo scorso anno e in cui nel settore delle telecomunicazioni, e quindi 5G e app Immuni, noi evidenziavamo come non fosse possibile consegnare l’infrastruttura delle telecomunicazioni alle aziende cinesi perché esse operano con un sistema di potere che, di fatto, le obbliga a diventare esse stesse strumento, ove richiesto, dei servizi segreti cinesi, e quindi proteggere i nostri dati, di imprese e cittadini, da possibili incursioni malevole”.

“Quel rapporto è pubblico – continua Urso – e in quel rapporto all’unanimità il Copasir dava istruzioni precise al governo per proteggere l’infrastruttura delle telecomunicazioni. Ora l’indagine riguarda il settore bancario e assicurativo, indagine ora ancora più necessaria perché il Paese si è ulteriormente indebolito, e quindi oggi è possibile che accada quello che già temevamo prima, cioè di azioni predatorie di shopping di quelli che sono gli asset strategici del Paese, a cominciare da banche e assicurazioni”.

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Egitto. Saipem, commessa da 150 milioni di dollari

L’appalto riguarda un  impianto di gomma e comprende un treno di produzione di gomma butadiene a basso contenuto di CIS e relative strutture. Il polibutadiene è una gomma sintetica con un’elevata resistenza all’usura e viene utilizzata nella produzione di pneumatici, che impiega circa il 70% di tutta la produzione globale, come cita https://energiaoltre.it/saipem-con-petrojet-ok-a-impianto-di-polibutadiene-in-egitto/

 Saipem è il  partner scelto per sostenere la crescita sostenibile dell’Egitto, Saipem e Petrojet saranno congiuntamente responsabili dell’ingegneria di dettaglio, degli approvvigionamenti dei materiali e delle attrezzature, della costruzione, del pre-commissioning, del commissioning fino allo start-up e ai performance test.

Una bella soddisfazione per una società italiana:  Saipem S.p.A. è una società per azioni costituita nel 1956 e operante nel settore della prestazione di servizi per il settore petrolifero; è specializzata nella realizzazione di infrastrutture riguardanti la ricerca di giacimenti di idrocarburi, la perforazione e la messa in produzione di pozzi per la produzione di idrocarburi, la costruzione di oleodotti e gasdotti.

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Covid-19, Speranza: “Riunione ministri Ue per armonizzare fase 2”

 

Si è svolta oggi, alle ore 15.00, la riunione dei ministri della Salute dell’Unione Europea. «È necessario armonizzare la fase due dell’emergenza Covid-19 e mettere in condivisione l’attività di ricerca scientifica, l’uso dei test e la messa a punto degli strumenti tecnologici più innovativi. Questa è la strada da intraprendere per dare all’Europa quel ruolo che i cittadini si aspettano», ha dichiarato il ministro della Salute, Roberto Speranza, durante la riunione dei ministri Ue.

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Gran Bretagna: antenne 5G colpite per paura di Coronavirus

Gran Bretagna 15 Aprile 2020

Nel Regno Unito si moltiplicano gli attacchi contro le antenne 5G ritenute erroneamente legate alla diffusione del Coronavirus. Una fake news diventata virale sul web ma che mette a rischio le comunicazioni tra sanitari, pazienti e famiglie.

Nel mirino è finita anche un’antenna dell’Ospedale d’emergenza Nightingale a Birmingham, aperto la settimana scorsa per accogliere i contagiati di COVID-19. Sono oltre 40 le antenne colpite nel Paese, e secondo gli operatori delle telecomunicazioni alcune non sono 5G.

E se il COVID-19 fosse davvero dovuto al potenziamento della rete 5G in grado di fornire onde magmatiche troppo elevate? Infatti la 5G è entrata in funzione proprio lo scorso anno. 

Alessio Luisetto 

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MES, Meccanismo europeo di stabilità (MES), non votato da Lega

Conte polemizza con l’opposizione sul MES

«Italia non ha firmato l’attivazione del Mes, è inadeguato. Il Mes esiste dal 2012, non è stato istituito ieri o attivato la scorsa notte come falsamente e irresponsabilmente è stato dichiarato da Matteo Salvini e Giorgia Meloni”

In realtà il MES, Meccanismo europeo di stabilità (MES), detto anche Fondo salva-Stati, è un’organizzazione internazionale a carattere regionale nata come fondo finanziario europeo per la stabilità finanziaria della zona euro (art. 3), e’ nato il  9 dicembre 2011, sospeso nel 2013 per una controversia coi tedeschi, finche’ Corte Costituzionale Federale tedesca ha sciolto il nodo giuridico il 12 settembre 2012, quando si è pronunciata, purché venissero applicate alcune limitazioni, in favore della sua compatibilità con il sistema costituzionale tedesco.(tanto per dire quanto contano i tedeschi in Europa). 

 

Chi ha votato il MES?

 

come hanno votato i gruppi
Gruppo Favorevoli (Maggioranza) Contrari (Minoranza) Astenuti Assenti In missione
Futuro e Libertà  14   0   0  9 2
Gruppo Misto  19   0   3  25 5
Italia dei valori  0   0   13  5 2
Lega Nord Padania  0   51   0  7 1
Partito Democratico  168   0   0  34 3
Popolo della Libertà  83   2   20  91 12
Popolo e Territorio (già In. Resp.)  11   0   0  10 0
Unione di Centro  30   0   0  7 1
Totali 325 53 36 188 26

* in evidenza i voti ribelli

Berlusconi e Bossi assenti, Crosetto contrario, Bersani assente, Brunetta favorevole; Buonanno contrario, Rocco Buttiglione favorevole, Carfagna assente, Casini favorevole, Cesa e Chicchitto favorevoli, Massimo D’Alema assente, Benedetto Della Vedova (FLI) favorevole, Di Pietro assente, Paolo Frassinetti astenuta, Giancarlo Giorgetti contrario, Ignazio La Russa assente, Enrico Letta assente, Lorenzin favorevole, Maroni assente, Giorgia Meloni assente, Mussolini in missione, Angela Napoli favorevole, Andrea Orlando assente, Paniz favorevole, Barbara Pollastrini favorevole, Cosimo Proietti in missione, Raisi favorevole, Fabio Rampelli favorevole, Laura Ravetto astenuta, Ermete Realacci assente, Marco Reguzzoni (Lega) assente, Rotondi assente, Jole Santelli (Pdl ora presidente Calabria) astenuta, Giulio Tremonti assente.

Citati sopra solo alcuni tra i più conosciuti dal sottoscritto: la Lega ha votato contro a parte Maroni (assente…) assieme a Reguzzoni, Meloni assente.

Era dura mettersi contro il proprio governo,presidente del consiglio era Silvio Berlusconi, ma ci sono state assenze strane, Salvini non era presente al voto,  Berlusconi e Bossi assenti, assieme a tanti personaggi della sinistra ( votato in ordine sparso) che hanno votato a piacimento. Altri furbetti assenti o in missione per non esporsi.., elenco completo su OPENPOLIS

chi sono i 22 parlamentari ribelli

quando un parlamentare è ribelle

 

parlamentare voto del parlamentare voto del gruppo

274928 PAGANO Alessandro (PdL)

Astenuto Favorevole

199 BELLOTTI Luca (PdL)

Astenuto Favorevole

299 CICCIOLI Carlo (PdL)

Astenuto Favorevole

329 CROSETTO Guido (PdL)

Contrario Favorevole

36100 DE CAMILLIS Sabrina (PdL)

Astenuto Favorevole

421 FOTI Tommaso (PdL)

Astenuto Favorevole

426 FRASSINETTI Paola (PdL)

Astenuto Favorevole

4462 GHIGLIA Agostino (PdL)

Astenuto Favorevole

490 LANDOLFI Mario (PdL)

Astenuto Favorevole

275545 NOLA Carlo (PdL)

Astenuto Favorevole

674 RAVETTO Laura (PdL)

Astenuto Favorevole

8344 SALTAMARTINI Barbara (PdL)

Astenuto Favorevole

710 SANTELLI Jole (PdL)

Astenuto Favorevole

241499 TOCCAFONDI Gabriele (PdL)

Astenuto Favorevole

783 VITALI Luigi (PdL)

Astenuto Favorevole

332699 CASSINELLI Roberto (PdL)

Astenuto Favorevole

332726 GIAMMANCO Gabriella (PdL)

Astenuto Favorevole

332745 MAZZONI Riccardo (PdL)

Astenuto Favorevole

332753 MOLES Giuseppe (PdL)

Astenuto Favorevole

332920 SISTO Francesco Paolo (PdL)

Astenuto Favorevole

332924 SPECIALE Roberto (PdL)

Astenuto Favorevole

626673 MISEROTTI Lino (PdL)

Contrario Favorevole

Limiti del MES

Il MES sostituirà i due precedenti e avrà la facoltà di svuotare le Casse degli Stati quando e tutte le volte lo vorrà. Il MES non ha limiti. Il Consiglio del MES sarà composto dai 17 ministri delle Finanze che ne diventeranno i Governatori. Sono loro che prenderanno le decisioni. I parlamenti nazionali non avranno voce in capitolo sul MES, né sui suoi Governatori che godranno di una totale immunità (come del resto tutti i suoi dipendenti), si afferma su https://scenarieconomici.it/articolo-del-27-ottobre-2011-mes-la-nuova-dittatura-europea-ratifica-entro-il-31-dicembre/