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Pandemia e riapertura. La cosa principale che non torna: la scuola

Sembra che da lunedì 18 maggio e, via via un po’ più in là, con differenziazioni anche tra regione e regione “si riapra”. Il numero e la differenza di provvedimenti sono così alti che speriamo sia dato mandato alle forze dell’ordine, che dovrebbe controllarne attuazione e punire i trasgressori, di essere comprensive se, per esempio, un trasgressore sarà colto sul fatto perché non era al corrente del comma 1, punto 7, virgola 4 del dpcm 5/2020 rivisto e rianimato dalla delibera regionale n.4567/2020 in applicazione del provvedimento amministrativo 657/2020 del Comune Pinco Pallo. E se questo trasgressore abbia invece dato fiducia al giornale locale che riprendeva una notizia data per certa da un tg della Rai, certezza che però poteva essere intuita come non tale solo da chi, avendo letto i dpcm 5/2020 ed ascoltata la conferenza stampa del premier Giuseppe Conte alle ore 23,35 su un canale Facebook che però si riusciva ad ascoltare solo se la
propria banda Internet era superiore ai 50 mega (cosa difficile a quell’ora perché la Rete è intasata da tutti quelli che vedono Netflix o uno dei tanti web porno)… da chi, addetto ai lavori, aveva una laurea in Giurisprudenza con tesi in diritto amministrativo ed esperienza pluriennale in alcuni studi di amministrativisti esperti di diritto regionale.
Insomma, auspichiamo tolleranza da parte delle autorità, onde evitare il massacro compiuto fino ad oggi, con multe mediamente di 400 euro per persone che a stento hanno avuto un introito tale nel giro di due mesi (con eccezione, ovviamente, di dipendenti pubblici, pensionati e dipendenti dei settori alimentari e beni di prima necessità).

Bene. Si riapre. Si potrà stare ad un metro di distanza, senza mascherina, se si lavora in fabbrica, ma non in un bar. Ci si potrà sfiorare, con mascherina come avviene da tre mesi, nei corridoi dei supermercati, ma non in un ristorante (anche perché è difficile mangiare con la mascherina). Si potrà andare dal parrucchiere ma non a scuola. Chissà se si conosce qualcuno che ci attrae fisicamente… che cosa occorrerà fare e chiedere prima di… fare una carezza.

A scuola, già. Perché non a scuola? Mistero. Certo i giovani devono sempre avere canali privilegiati di attenzione rispetto agli altri soggetti… ma quanti giovani sono stati contagiati e quanti sono morti? Non azzardiamo nessuna ipotesi, ma raccontiamo solo i fatti facendoci domande che chiunque potrebbe farsi anche tra quelli che disinfettano le scarpe prima di entrare in casa dopo essere andati a depositare la spazzatura nel cassonetto a 40 metri dal portone di casa propria.
Domande a cui chiediamo risposte da chi di dovere. Non altro.
A noi preme notare che una riapertura senza scuole è finta. E’ probabile che i nostri governanti non vedano l’ora che arrivi giugno così il problema scuola sarà naturalmente risolto dalle vacanze. Ma nel contempo ci rendiamo conto che, per esempio, parlando con mia figlia che è al primo anno delle superiori, dopo averle detto: “Sai, ho letto un’indagine che dice che solo il 9% degli studenti che fanno scuola a distanza riesce a stare attento durante tutta la lezione”; mi ha risposto così: “Mi sembra una percentuale molto alta”.
A questo aggiungiamo tutti quei genitori che, nonostante congedi parentali, bonus baby sitter e nonni più o meno presenti, non sanno come fare coi figlioli. A maggior ragione ora che le scuole stanno per finire e, se prima il 9% seguiva le lezioni, ora la percentuale sarà Zero. E questi figlioli, in vacanza (!), dovrebbero/potrebbero andare a giocare a pallone con la mascherina o andare nei centri estivi (chissà perché questi sì e le scuole no), forse al cinema (quelli all’aperto sono estinti da tempo) e tutto sottocasa, forse fra un po’ nella regione accanto.
C’è qualcosa che non ci torna. Se non che, probabilmente, l’importanza determinante della scuola nella nostra società c’è qualcuno che non l’ha considerata più di tanto. Oppure non ci torna che la sicurezza sanitaria che consente queste aperture non sia frutto di certezze, ma di pressioni di quella categoria e di quell’altra categoria. A proposito, qualcuno al governo sta seguendo come fanno in Germania?
Qualcuno ce lo dirà?

Vincenzo Donvito, presidente Aduc

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ITALIA

Governo: modulo per uscire dalla regione

modulo da utilizzare per gli spostamenti fuori Regione a partire dal 18 maggio

scaricalo 

gli spostamenti al di fuori della propria regione restano consentiti esclusivamente per ragioni di lavoro, salute o assoluta urgenza. 

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Sindacato

Sindacato Europeo dei Lavoratori: Roma, referente Emanuela M. Maritato

 

Emanuela Maria Maritato, nata a Roma 05/ 07/1985 attualmente Vicepresidente Assotutela, di professione operatore caf e agente assicurativo, è da oggi convenzionata col Sindacato Europeo dei Lavoratori per assicurare agli iscritti e simpatizzanti una serie di servizi:

Nel loro studio possono offrire assistenza di caf e Patronato, assistenza legale commerciale e assistenza assicurativa

La sede dello studio è in  viale castrense 31

Il telefono dove i clienti possono raggiungerci è 06.45421734

La mail è em.studiomaritato@gmail.com

I servizi offerti dall’ ufficio sono:

Redazione modello 730 ,unico,isee, iclav,red,pratiche per disoccupazione,richiesta assegni nucleo famigliare

Richiesta invalidita aggravemamento e legge 104

Conteggi competenze

Consulenze legali,fiscali,econometriche

profilo della persona

Emanuela Maria Maritato nata a Roma il 05.07.1985 Mediatrice linguistica,culturale,familiare,penale e sanitaria,attualmente Vicepreseidente di ASSOTUTELA,é la nuova referente su Roma per il Sindacato Europeo dei Lavoratori.
Tutti i simpatizzanti e gli iscritti al sindacato possono rivolgersi presso la sede di Assotutela di Roma sita in Viale Castrense 31/32 al fine di poter essere assistiti nell’invio e/o nella redazione di pratiche di patronato e/o caf
Possono avvalersi di esperti per consulenze Legali,Assicurative,Commerciali ed Econometriche
Lo studio è anche camera di mediazione,potrai cosi risolvere molti problemi attraverso il sempre più famoso strumento ADR.
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O per mail: emanuelamariamaritato@gmail.com
Assotutela e sindacato europeo dei lavoratori uniti per tutelarvi

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ITALIA

On.Bianchi (LEGA). pasticcio di Conte su dogane Italia-Svizzera

APERTURE DELLE FRONTIERE

 
ON. BIANCHI: “PASTICCIO DI CONTE IN PRIMA SERATA SU DOGANE ITALIA-SVIZZERA. NONOSTANTE ANNUNCI DEL PREMIER E DEL SENATORE ALFIERI (PD), SI RISCHIA DI NON RIAPRIRE”

 
La Confederazione Elvetica fa parte dell’area Schengen, ma è al di fuori dei confini UE. 
«Si tratta di una decisione unilaterale dell’Italia di cui prendo atto», ha dichiarato la consigliera federale Karin Keller-Sutter alla radio svizzerotedesca SRF. 
«La Svizzera deciderà autonomamente se consentire il rientro di persone provenienti dall’Italia», ha aggiunto la ministra di giustizia e polizia. «Abbiamo avuto contatti con l’Italia la settimana scorsa, ma non si è parlato di questa riapertura». Oltre al livello confederale, il presidente del Governo ticinese Norman Gobbi, ai microfoni di TeleTicino, si è detto sorpreso dalla decisione italiana: «La liberalizzazione fatta in fretta e con un decreto che non è chiaro nei suoi contenuti dimostra come questa fuga in avanti non sia stata coordinata con i Paesi limitrofi». 
 
“Sorprende come il Primo Ministro Italiano lanci annunci in prima serata sulla riapertura dei confini (amplificati da comunicati di parlamentari PD), senza aver consultato le autorità dei paesi confinanti” dichiara il deputato varesotto Matteo Bianchi. 
 
“Ci auguriamo che questo ennesimo pasticcio diplomatico, dettato dalla solita foga di apparire, non comprometta i rapporti di vicinato con un paese serio come la Confederazione Elvetica, la quale -ricordiamolo sempre – offre lavoro a 70.000 persone italiane, in un momento di enorme crisi, e per ciò va  trattata con debito rispetto. Dobbiamo chiederci come mai la Svizzera ha annunciato la riapertura di confini con Germania, Francia ed Austria, ma non con l’Italia e la risposta è molto semplice: non c’è chiarezza su regole, protocolli ed accordi da condividere. Ci si augura, quindi, che il Governo Italiano rimedi nei prossimi giorni con debita serietà mitteleuropea”, conclude l’onorevole leghista di Morazzone. 

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Sindacato

Polizia Penitenziaria SAPPE: Francesco Basentini alla guida del DAP, un perfetto sconosciuto

CARCERI, SAPPE: “CAPZIOSA L’INFORMATIVA AL PARLAMENTO DI BONAFEDE SU NOMINA  BASENTINI A CAPO DEL DAP: PIU’ OMISSIONI CHE VERITA’”

“Capisco e comprendo le attuali difficoltà del Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede nel difendere la sua scelta per il Capo dell’Amministrazione Penitenziaria nel 2018, specie alla luce delle recenti dichiarazioni del PM Antimafia Nino Di Matteo, ma nella sua informativa di ieri alla Camera dei Deputati ha detto cose davvero discutibili. Come la scelta stessa di Francesco Basentini alla guida del DAP, un perfetto sconosciuto rispetto ai suoi predecessori, ai loro incarichi in magistratura ed in organismi antimafia ed antiterrorismo”. Lo dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.

Bonafede dice di avere aperto nuovi Reparti detentivi e sale per videoconferenze: ma non dice che si tratta di Sezioni che erano programmate e realizzate dai suoi predecessori ma che non erano state inaugurate per mancanza di personale di Polizia Penitenziaria. E quando parla di assunzioni nel Corpo, si guarda bene dal dire che i nuovi Agenti non sono nemmeno sufficienti a sostituire quelli andati in pensione o che sono stati riformati dal servizio”, precisa Capece.La nomina di Basentini, poi, è stata quasi un fulmine a ciel sereno perché nessuno ne aveva mai sentito parlare… Rispetto ai precedenti Capi del DAP, non mi sembra che avesse ricoperto compiti di responsabilità in campo antimafia e antiterrorismo. Bonafede alla Camera ha omesso di dire che si è ostinato a mantenere nelle carceri la vigilanza dinamica, con cui gli eventi critici sono aumentati in maniera esponenziale e che ha certamente favorito le drammatiche rivolte dello scorso marzo. Ma c’è un altro dato incontrovertibile: Bonafede non è stato in grado di far valere il peso della Polizia Penitenziaria a livello politico, nel Decreto sicurezza bis. Furono infatti bocciate le norme che avrebbero punito coloro che aggredivano i poliziotti penitenziari, numerosissimi, e quanti detenevano illegalmente telefoni cellulari nelle celle. E tutto questo, ieri, Bonafede ha omesso di ricordarlo, come non ha spiegato perché da mesi la circolare per riformare i circuiti penitenziari delle carceri – che avrebbe forse potuto evitare le sommosse e le rivolte dello scorso marzo – è ferma proprio nel suo Ministero in attesa di un firma che non è mai arrivata….”, conclude.

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ROS Bologna, indagine”Ritrovo”contro gli anarchici

La Procura della Repubblica di Bologna – Dipartimento Antiterrorismo [magistrato assegnatario dottor Stefano Dambruoso] ha coordinato un’indagine condotta dal ROS – Sezione Anticrimine di Bologna e dal Comando Provinciale Carabinieri di Bologna culminata con l’odierna esecuzione di una misura cautelare personale a carico di 12 persone ritenute, a vario titolo, responsabili di promuovere e organizzare una associazione finalizzata al compimento di atti di violenza con finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico dello Stato italiano, con l’obiettivo di affermare e diffondere l’ideologia anarco-insurrezionalista, nonché di istigare, con la diffusione di materiale propagandistico, alla commissione di atti di violenza contro le Istituzioni politiche ed economiche dello Stato impegnate nella gestione dei Centri Permanenti di Rimpatrio e nella realizzazione di politiche in materia migratoria.

 

L’esecuzione del provvedimento in parola, che consta di sette misure di custodia cautelare in carcere, cinque sottoposizioni all’obbligo di dimora nel comune di Bologna, di cui quattro con dell’obbligo di presentazione quotidiana alla P.G, e contestuali perquisizioni personali e locali, è tutt’ora in corso in diverse città italiane quali Bologna, Milano e nella provincia di Firenze.

L’inchiesta, convenzionalmente denominata “Ritrovo”, trae origine dalla commissione di un attentato incendiario perpetrato, nella notte tra il 15 ed il 16 dicembre 2018, ai danni di alcuni ponti ripetitori delle reti televisive nazionali e locali, di apparati di fonia dei ponti radio delle forze di polizia e antenne di ditte che forniscono servizi di intercettazioni e di sorveglianza audio-video alle AA.GG, tutti ubicati a Bologna in via Santa Liberata, località Monte Donato. In quel contesto, oltre a rinvenire materiale vario necessario ad avviare la combustione, si accertava la presenza della scritta vergata su di una parete di quella struttura «SPEGNERE LE ANTENNE, RISVEGLIARE LE COSCIENZE SOLIDALI CON GLI ANARCHICI DETENUTI E SORVEGLIATI».

cc anarchici bologna

La tipizzazione dell’atto di rivendicazione, desumibile dal contenuto della citata scritta, ha, fin da subito, indirizzato le investigazioni nei confronti di vari esponenti dell’area anarchica attivi a Bologna ed orbitanti nell’alveo dello spazio di documentazione denominato “Il Tribolo”. Il perfezionarsi delle investigazioni, caratterizzato dalla sinergica predisposizione di attività di intercettazione, di servizi di osservazione e dall’acquisizione di riscontri documentali, consentiva di ricostruire l’esistenza di una articolata trama di rapporti tra gli attuali indagati e diversi gruppi affini, operanti in varie zone del territorio nazionale, incentrati sulla sistematica attività di istigazione a delinquere che veniva posta in essere anche avvalendosi di pubblicazioni su blog e siti d’area, il tutto finalizzato a contrastare, anche mediante ricorso alla violenza, le politiche in materia di immigrazione e, in generale, le istituzioni pubbliche ed economiche, con indicazione di obiettivi da colpire e le modalità di azione. A ciò si aggiunge che è stato possibile accertare – nell’ottica degli investigatori- il particolare attivismo degli indagati nell’organizzazione e partecipazione a momenti di protesta che, sospinti dalle richiamate ideologie anarchiche, sono sfociati in atti di danneggiamento, deturpazione e imbrattamento di luoghi pubblici e privati nonché, in alcune circostanze, anche in scontri violenti con le forze dell’ordine.

In tale quadro è da collocare l’attentato incendiario di Monte Donato sul quale, per quanto complessivamente evidenziato dalla manovra investigativa, può ritenersi trattarsi di un atto compiuto nella convinta realizzazione degli scopi eversivi dell’associazione, per la cui esecuzione fondamentale è stato l’apporto di uno degli indagati, così come evidenziato dai gravi indizi raccolti.  

L’inchiesta ha altresì consentito di contestare agli indagati l’organizzazione di manifestazioni pubbliche e cortei non autorizzati dalle competenti Autorità con l’obiettivo di contrastare e impedire l’apertura dei Centri Permanenti di Rimpatrio, attuata dalla legislazione voluta dal Governo sulla gestione dell’immigrazione, provocando, anche, scontri violenti con le Forze dell’Ordine, nonché danneggiamenti di condomini ed edifici pubblici, con l’apposizione di scritte di carattere minatorio e offensivo nei confronti delle Istituzioni dello Stato, e di sportelli bancomat di Istituti di credito di rilievo nazionale, quale la Banca Popolare Emilia Romagna di Bologna, intesa questa come lotta contro le strutture economiche dello Stato.

Di supporto a tali azioni sono da segnalarsi la realizzazione e diffusione, anche con l’uso di strumenti informatici, di opuscoli, articoli e volantini dal contenuto istigatorio, tesi ad aggregare nuovi proseliti impegnati nelle loro “campagne di lotta“.

Le evidenze raccolte in questo ultimo periodo, caratterizzato dalle misure di contrasto all’emergenza epidemiologica del Covid-19, hanno evidenziato l’impegno degli appartenenti al sodalizio de quo alla organizzazione di riservati incontri tesi ad offrire il proprio diretto sostegno alla campagna “anti-carceraria”, accertando la loro partecipazione ai momenti di protesta concretizzatisi in questo centro. In tale quadro, l’intervento, oltre alla sua natura repressiva per i reati contestati, assume una strategica valenza preventiva volta ad evitare che in eventuali ulteriori momenti di tensione sociale, scaturibili dalla particolare descritta situazione emergenziale, possano insediarsi altri momenti di più generale “campagna di lotta antistato” oggetto del citato programma criminoso di matrice anarchica.    

Bologna, 13.05.2020.

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Sindacato

Domenico Mamone, presidente dell’Unsic,sbagliato far indebitare ulteriormente le aziende

“Il provvedimento governativo cosiddetto ‘liquidità’ parte da una logica sbagliata: far indebitare ulteriormente le aziende anziché farle ripartire. Offrire prestiti, ma lasciare invariati i pagamenti, specie i versamenti contributivi e fiscali, equivale a rinviare a qualche mese i problemi con il sovraindebitamento del tessuto produttivo e dar vita ad una partita di giro tra l’imprenditore, costretto comunque a far fronte alle scadenze, e lo Stato. C’è quindi un solo modo per fermare questo circolo vizioso: l’azzeramento, non la sospensione, perlomeno dei contributivi previdenziali per sei mesi. In sostanza è inutile la concessione di prestiti che poi rischiano di diventare un’ulteriore zavorra, tra versamenti dilazionati e rate”.

E’ quanto sostiene Domenico Mamone, presidente dell’Unsic, sindacato datoriale.

“Vanno bene i provvedimenti di solidarietà per i lavoratori, come la cassa integrazione, che hanno dominato la scena, ma il cuore pulsante della ripresa può essere solo il tessuto imprenditoriale, che va alleggerito di scadenze e di incombenze più che appesantito di debiti. L’abbattimento dei contributi ha già dimostrato, in passato, di essere una misura efficace sia per la crescita sia per l’occupazione: potrebbe essere attuato rivedendo l’impalcatura generale del sistema contributivo, orientato in una nuova solidarietà tra generazioni e tra contribuenti. In tal senso un provvedimento quale ‘quota 100’ è un privilegio che mal si concilia con il momento che stiamo vivendo e dovrebbe essere rivisto in nome del principio di equità – continua Mamone.

Infine il presidente dell’Unsic, pur riconoscendo la validità del ‘reddito di cittadinanza’ in questa fase di emergenza, ritiene che i fruitori del reddito stesso potrebbero essere utilizzati nel settore agricolo, che sta soffrendo la mancanza di manodopera. Ciò permetterebbe anche di restituire senso e dignità al lavoro agricolo, creando un’occasione di esperienza, e di combattere concretamente il caporalato.

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Sappe, protesta:fuori dal carcere ergastolano che uccise Carmelo Magli

FUORI DAL CARCERE L’ERGASTOLANO CHE UCCISE NEL 1994 CARMELO MAGLI, POLIZIOTTO IN SERVIZIO NEL PENITENZIARIO DI TARANTO A CUI E’ INTITOLATA LA STRUTTURA. SAPPE: “ALTRO CHE CERTEZZA DELLA PENA: E’ UNA VERGOGNA!”

 

Da alcune settimane è in libertà a Taranto, senza neppure il controllo del braccialetto elettronico, uno degli esecutori materiali dell’efferato omicidio del poliziotto penitenziario Carmelo Magli, ucciso a Taranto il 18 novembre 1994. Questo in conseguenza delle recenti discutibili determinazioni del Ministero della Giustizia. Ed è vibrante la protesta del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.

Dichiara Donato Capece, segretario generale del SAPPE: “Ci indigna sapere che Francesco Barivelo, ergastolano già detenuto a Sulmona che partecipò all’omicidio di Carmelo Magli nel 1994 a Taranto, è oggi in libertà. Altro che certezza della pena! Lo Stato abdica al suo primario compito di assicurare la giusta pena a chi uccide. Hanno ragione i poliziotti penitenziari di Taranto, che hanno conosciuto e lavorato con Carmelo, ad essere indignati. Con loro sono indignati i cittadini onesti di questo Paese. E’ una vergogna che un assassino sia a piede libero. Altro che onestà e le promesse delle campagne elettorali: le scelte in materia penitenziaria di questo Governo sono gravi ed offensive alle Vittime della Criminalità ed ai loro parenti, che piangono e piangeranno sempre i loro familiari uccisi!”

Barilevo era detenuto nel carcere di Sulmona ed è stato fatto uscire in relazione ad una situazione clinica che avrebbe potuto essere pregiudicato con il Covid-19, senza però essere allo stato alcuna relazione diretta. Capece sottolinea che “l’Agente di Polizia Penitenziaria Carmelo Magli era in servizio alla Casa circondariale di Taranto. Smontato dal turno 16/24 il 18 novembre 1994 perché la figlia in tenera età aveva la febbre, a bordo della propria autovettura aveva imboccato  la strada  provinciale San Giorgio Jonico che lo porta a casa. Percorse meno di un chilometro quando due sconosciuti a bordo di una moto di grossa cilindrata cominciano a sparare contro il veicolo che finisce fuori strada. Il corpo crivellato di colpi venne ritrovato sulla strada, l’indomani mattina, da una pattuglia della polizia stradale. L’omicidio di Carmelo Magli maturò durante il processo “Ellesponte” alla criminalità organizzata pugliese. Come atto di intimidazione verso le forze era stato deciso che sarebbe stato ucciso il primo agente uscito dall’istituto a fine turno. I responsabili dell’omicidio sono stati condannati dalla Corte d’Assise di Lecce che ha comminato tre ergastoli. Oggi uno di loro è in tranquillamente è in libertà nonostante l’ergastolo e nonostante Carmelo sia stato riconosciuto dal Ministero dell’Interno “Vittima del Dovere” ed insignito della Medaglia d’Oro al Merito Civile alla Memoria”.

“E’ una vergogna che oggi il suo assassino sia libero”, commenta amaramente il segretario generale del SAPPE. “Mi appello al Capo dello Stato, Sergio Mattarella, affinchè chi si è reso responsabile di crimini efferati ed è stato giudicato colpevole e condannato all’ergastolo sconti la sua pena in galera!”.

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Sindacato Europeo L., GPG ancora abbondate dallo Stato

La scrivente confederazione, su istanza di alcuni operatori GPG-IPS dell’IVP Sevitalia Sicurezza, travolti da una procedura fallimentare del brand Centralpol, come da allegati, sentito il nostro consulente tecnico per la Federazione Operatori di Polizia e Guardie Giurate, ravvisando alcune possibili incongruenze nella procedura de quo, come ad esempio una potenziale prossima ristrutturazione dell’attività, nelle more di un nuovo progetto industriale, con possibilità di ripercussioni speculative sui livelli occupazionali, come storia ci insegna; al fine di avere tutte le garanzie necessarie di tutela dei livelli occupazionali nonché di diritto maturato ai sensi e per effetto dell’ex art. 2112 del codice civile, siamo a chiedere l’istituzione di un tavolo interministeriale di garanzia coinvolgendo come responsabili in solido anche ogni rappresentante delle stazioni appaltanti/utenze/committenti, come da normative vigenti, visto e considerato che in data 08.05.2020 la Sevitalia Sicurezza sarà estromessa dal tavolo sindacale con Cisl-Cgil-Uil, nonché dalla procedura che seguirà, secondo il curatore fallimentare, come da atti in calce. 
Avendo pertanto ottenuto giusto mandato, auspicando doverosa convocazione anche della scrivente, consideriamo la stessa ai fini di diffida ad adempiere, nonché atto di costituzione di messa in mora ed interruttivo di ogni prescrizione, in conseguenza e in forza di legge. 
Varese, 08.07.2020 
Il Segretario Confederale Sindacato Europeo Lavoratori Federazione Nazionale Operatori di Polizia e Guardie Giurate Giuseppe CRISEO 

fonte: Sindacato Europeo dei Lavoratori

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ITALIA

Studio epidemiologico nazionale su inquinamento atmosferico e COVID-19  

QUALITA’ DELL’ARIA E COVID-19, C’E’ BISOGNO DI RISPOSTE

 

Al via uno studio epidemiologico nazionale su inquinamento atmosferico e COVID-19

 

Inquinamento atmosferico e COVID-19: è possibile associarli? Per dare delle risposte alle numerose ipotesi emerse su questo possibile legame, tema dibattuto a livello mondiale, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) con il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) hanno avviato uno studio epidemiologico a livello nazionale per valutare se e in che misura i livelli di inquinamento atmosferico siano associati agli effetti sanitari dell’epidemia.

L’improvvisa e rapida propagazione della pandemia di COVID-19 ha innescato globalmente una intensa attività di ricerca nel settore della prevenzione (sviluppo di vaccini) e nel campo terapeutico-assistenziale, anche per comprendere meglio il processo di trasmissione virale e i possibili fattori sociali ed ambientali che possano contribuire a spiegare le modalità di contagio e la gravità e prognosi dei quadri sintomatologici e patologici associati all’infezione da virus SARS-CoV-2.

In questo contesto, e a seguito di numerose segnalazioni, sta emergendo la necessità di studiare le possibili connessioni tra esposizione a PM ed epidemia di COVID-19. Questo studio epidemiologico segue, infatti, l’avvio dell’altra iniziativa PULVIRUS, promossa da ENEA, ISS e ISPRA-SNPA, che valuterà le conseguenze del lockdown sull’inquinamento atmosferico e sui gas serra e le interazioni fra polveri sottili e virus

Il progetto epidemiologico ISS/ISPRA/SNPA si baserà sui dati della sorveglianza integrata nazionale COVID-19, coordinata da ISS e del sistema di monitoraggio della qualità dell’aria atmosferica, di competenza ISPRA-SNPA e si avvarrà della collaborazione scientifica della Rete Italiana Ambiente e Salute (RIAS), anche per garantire un raccordo con le strutture regionali sanitarie ed ambientali.

L’inquinamento atmosferico aumenta il rischio di infezioni delle basse vie respiratorie, particolarmente in soggetti vulnerabili, quali anziani e persone con patologie pregresse, condizioni che caratterizzano anche l’epidemia di COVID-19. Le ipotesi più accreditate indicano che un incremento nei livelli di PM rende il sistema respiratorio più suscettibile all’infezione e alle complicazioni della malattia da coronavirus. Su questi temi occorre uno sforzo di ricerca congiunto inter-istituzionale.

Lo studio delle possibili connessioni tra l’epidemia di COVID-19 e l’esposizione a inquinanti atmosferici, richiede approcci metodologici basati sull’integrazione di diverse discipline: l’epidemiologia ambientale e l’epidemiologia delle malattie trasmissibili, la tossicologia, la virologia, l’immunologia, al fianco di competenze chimico-fisiche, metereologiche e relative al monitoraggio ambientale.

Nel realizzare lo studio, si terrà quindi conto del fatto che la diffusione di nuovi casi segue le modalità del contagio virale e quindi si muove principalmente per focolai (cluster) all’interno della popolazione e si seguiranno approcci e metodi epidemiologici per lo studio degli effetti dell’inquinamento atmosferico in riferimento alle esposizioni sia acute (a breve termine) che croniche (a lungo termine), con la possibilità di controllo dei fattori socio-demografici e socio-economici associati al contagio, all’esposizione a inquinamento atmosferico, all’insorgenza di sintomi e gravità degli effetti riscontrati tra i casi di COVID-19.

Gli obiettivi dello studio epidemiologico nazionale verteranno sul ruolo dell’esposizione a PM nell’epidemia di COVID-19 nelle diverse aree del paese, per chiarire in particolare l’effetto di tale esposizione su distribuzione spaziale e temporale dei casi, gravità dei sintomi e prognosi della malattia, distribuzione e frequenza degli esiti di mortalità.

La risposta a tali quesiti dovrebbe essere associata a fattori quali età, genere, presenza di patologie pre-esistenti alla diagnosi di COVID-19, fattori socio-economici e demografici, tipo di ambiente di vita e di comunità (urbano-rurale, attività produttive).

“L’emergenza sanitaria della Pandemia di COVID-19 è una sfida per la conoscenza sotto molteplici punti di vista e non solo quelli oggi centrali sul fronte dei vaccini e delle terapie” ricorda il Presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, sottolineando però che “altri importanti quesiti di ricerca richiedono sforzi congiunti  e l’esempio dello studio odierno che mira ad esplorare il possibile contributo dell’inquinamento atmosferico alla suscettibilità all’infezione da SARS-CoV-2, alla gravità dei sintomi e degli effetti sanitari dell’epidemia”, questione oggi molto dibattuta in tutto il mondo. “Su questo tema – continua Brusaferro – assieme a ISPRA-SNPA, stiamo proponendo l’avvio di uno studio epidemiologico nazionale”.

“Il presunto legame tra COVID-19 e inquinamento è argomento divenuto quotidiano nel dibattito mediatico e non solo, suscitando da più parti teorie ed ipotesi che è giusto approfondire ed a cui è doveroso dare una conferma, per quel che ci riguarda,  tecnico-scientifica. Anche per questo abbiamo aderito con entusiasmo alla proposta di collaborazione dell’ISS, con cui già dal 2019 condividiamo gli obiettivi di un Protocollo di Intesa sui temi che riguardano i rapporti tra ambiente e salute –  ha dichiarato il Presidente di Ispra e Snpa Stefano Laporta. “Metteremo a disposizione le nostre competenze in materia di qualità dell’aria e di modellistica ambientale, per comprendere gli eventuali effetti associati all’epidemia di CoViD-19. Un esempio concreto per fare rete e integrazione, un’azione congiunta che crediamo potrà supportare anche percorsi futuri”.