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Roma, Carabinieri: sequestrati 6 milioni al capo dei Narcos del Trullo

ROMA – CARABINIERI SEQUESTRANO BENI PER 6 MILIONI DI EURO AL CAPO DEI “NARCOS” DEL TRULLO, ARRESTATO INSIEME A 15 COMPLICI A GENNAIO SCORSO NELL’OPERAZIONE “NEW LINE”. I PROVENTI DEL TRAFFICO DI STUPEFACENTI VENIVANO REINVESTITI IN IMPRESE OPERANTI NEI SETTORI TRASPORTI E ORTOFRUTTICOLO, OLTRE AD IMMOBILI E INVESTIMENTI FINANZIARI. ROMA – Le quote e l’intero patrimonio aziendale di una società di trasporti – la cui sede operativa è ubicata in zona Santa Palomba – e di un’azienda ortofrutticola di via del Trullo, un appartamento ubicato in via del Fosso di Santo Spirito, un immobile di via Monte delle Capre, 17 rapporti finanziari (tra conti correnti, libretti di deposito, contratti di acquisto di titoli di Stato, azioni, obbligazioni e assicurazioni) e un veicolo, per un valore di 6 milioni di euro. Questo è il tesoro sequestrato, questa mattina, dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Roma che hanno eseguito un blitz, dando esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo di beni, disposto dalla Sezione Specializzata Misure di Prevenzione del Tribunale di Roma su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia di Roma. Destinatario della misura D.F. 42 anni, ritenuto il capo dei “narcos” del Trullo, a cui i beni sono risultati riconducibili direttamente o indirettamente, arrestato il 14 gennaio scorso, nell’ambito dell’operazione antidroga, denominata “New Line”, ad opera degli stessi Carabinieri del Nucleo Investigativo di Via In Selci. L’indagine che a gennaio aveva portato all’arresto di D.F., insieme ad altri 15 sodali, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Roma, su richiesta della Procura della Repubblica di Roma – Direzione Distrettuale Antimafia, aveva consentito di identificare l’esistenza di una banda, i cui componenti sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti, aggravata dall’uso di armi. Promosso e diretto dal D.F., il sodalizio criminale era dedito al narcotraffico, interessato al rifornimento di ingenti quantità di cocaina, hashish e marijuana nei quartieri romani del Trullo, Monteverde e Montespaccato, con un’espansione dell’interesse criminale anche nell’area del comune di Pomezia, con un giro d’affari stimato intorno ai 400/500mila euro al mese. Durante le indagini sono stati arrestati, in flagranza di reato, numerosi spacciatori appartenenti all’organizzazione criminale, sequestrati ingenti quantitativi di droga e segnalato alla Prefettura di Roma numerosi assuntori di sostanze stupefacenti. I successivi accertamenti patrimoniali svolti dai Carabinieri hanno evidenziato la sperequazione tra i redditi dichiarati dal D.F. e le spese sostenute, dati che hanno rivelato come il 42enne avesse reinvestito i proventi della sua attività illecita, facendoli confluire – perlopiù – in società, attività finanziarie ed immobili, intestandoli fittiziamente a terze persone (familiari e/o prestanome). __________________________________________

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Cronaca

Carabinieri denunciano false mail: Legione Carabinieri “Piemonte e Valle d’Aosta”

Le truffe informatiche sono all’ordine del giorno, coi nomi più strani e servizi o buoni che sembrano reali, come concorsi o omaggi che non esistono, eppure qualcuno ci casca. Cliccare e trovarsi le soprese, subito o magari nel tempo, è cosa arcinota, ma oggi parliamo dell’Arma dei Carabinieri, la Benemerita che si trova costretta a precisare ufficialmente. Gira un mail che non è assolutamente riconducibile ai Carabinieri, che invitano a denunciare tentativi anomali di contatto. “Alcuni Reparti dei Carabinieri sul territorio hanno riscontrato tentativi di truffa informatica mediante l’invio di mail con le quali i destinatari sono invitati a collaborare con la Legione Carabinieri “Piemonte e Valle d’Aosta” a un’indagine sulla frode bancaria e ad aprire i file allegati contattando nel caso il proprio legale. Trattasi di fraudolenta comunicazione che peraltro reca in maniera illecita l’intestazione del citato Reparto dell’Arma. Le indagini prontamente avviate sono coordinate dalla competente Autorità Giudiziaria.”

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Cronaca

Varese: controlli intensificati dei carabinieri in occasione del 1° maggio

I carabinieri della Compagnia di Varese durante la giornata del 1° maggio hanno intensificato i controlli del territorio nel tentativo di far rispettare le misure urgenti in materia di contenimento dell’emergenza epidemiologica da Covid-19.

I militari dell’arma con soldati dell’Esercito Italiano provenienti dalla Caserma di Solbiate Olona (VA) ieri hanno fatto numerosi posti di blocco e di controllo a Varese e nelle cittadine limitrofe.

I posti di blocco sono stati effettuati nelle zone centrali e periferiche delle città, senza tralasciare le zone turistiche e boschive di tutto il territorio, come il Sacro Monte di Varese e il lungolago della Schiranna per poter monitorare le strade di maggior traffico.

Nel corso della giornata sono state identificate 170 persone e controllati circa 70 veicoli,18 esercizi pubblici e sono state elevate 4 sanzioni amministrative per infrazioni al Codice della Strada.

Quattro persone sono state sanzionate mentre si trovavano a piedi o in macchina sulle strade varesine senza avere valide motivazioni violando le misure urgenti in materia di prevenzione dell’emergenza epidemiologica che sta interessando tutto il territorio nazionale. 

Un ventenne varesino, sottoposto a perquisizione personale è stato segnalato alla locale Prefettura – U.T.G. di Varese perché in possesso di sostanza di “marijuana” detenuta per uso personale.

I controlli verranno costantemente ripetuti anche nel corso dei prossimi giorni con il potenziamento dei dispositivi di controllo del territorio.

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Isola d’Elba, 8 arresti per droga.Operazione “Delfino Algerino”

 

CARABINIERI PORTOFERRAIO (LI). Operazione “Delfino Algerino”, arrestate 8 persone per traffico di droga sull’isola d’Elba. Nella mattinata odierna in Portoferraio, Capoliveri, Porto Azzurro, Campo nell’Elba, Pisa, Terrasini (PA) e Castel Volturno (CE), i Carabinieri della Compagnia di Portoferraio, con l’ausilio dell’Arma territorialmente competente e di una unità del Nucleo Cinofili di Firenze, su ordine della Procura di Livorno, hanno dato esecuzione a un’Ordinanza di applicazione di misure cautelari, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Livorno, nei confronti di 8 persone ritenute responsabili di traffico illecito di sostanze stupefacenti in concorso.

 

Il provvedimento è stato emesso a conclusione dell’indagine codificata “Delfino algerino”, condotta dal N.O.R.M. della Compagnia elbana ed iniziata nell’estate 2017. Nel giugno di 3 anni fa, i Carabinieri individuarono un cittadino algerino, regolarmente residente a Portoferraio, che spacciava droga ad alcuni assuntori dell’isola. Furono, così, subito avviate delle mirate attività investigative che, protratte sino al 2019, hanno consentito di accertare l’operatività di un gruppo criminale composto dall’algerino di Portoferraio e da cittadini maghrebini ed italiani, dimoranti in diversi comuni dell’Elba, dediti alla commercializzazione di sostanze stupefacenti del tipo cocaina e marijuana sull’isola e nella provincia di Livorno. In particolare, è emerso che il gruppo si approvvigionava da un cittadino albanese all’epoca dimorante nel capoluogo labronico. Sono stati documentati oltre 200 episodi di spaccio al dettaglio di cocaina da parte degli indagati, nei confronti di numerosi cittadini elbani, per un volume d’affari di decine di migliaia di euro. I pusher prendevano appuntamento con i loro clienti utilizzando un linguaggio convenzionale.

La droga, infatti, veniva chiamata “caffè”, “birra”, “istanze”, “atti”, mentre il luogo dello spaccio era “l’ufficio”. L’attività di spaccio è stata localizzata soprattutto nel centro di Portoferraio ma, a richiesta degli acquirenti, avveniva anche in altre aree dell’isola. Sempre al fine di eludere le investigazioni, i pusher prendevano appuntamento con i loro clienti in luoghi insospettabili, come all’interno di negozi e supermercati, all’insaputa dei rispettivi titolari. Nel corso delle indagini sono state tratte in arresto in flagranza 2 persone e deferite in stato di libertà altre 2, tutte ritenute responsabili di spaccio di stupefacenti, e sequestrati oltre 500 grammi di cocaina e diverse dosi di marijuana. Complessivamente gli indagati sono 13. Numerose le persone segnalate all’Autorità Amministrativa quali assuntori. Questa mattina un indagato è stato associato alla Casa Circondariale delle “Sughere” di Livorno mentre altri 7 sono destinatari della misura cautelare degli arresti domiciliari.

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Cairate

Cairate, in via Bolladello domato incendio nello scantinato di un condominio.

Incendio a Cairate, alle 18,30 in via Bolladello in uno scantinato condominiale.

L’intervento laborioso dei vigili del fuoco di dei distaccamenti di Tradate e Busto/Gallarate con due autopompe e un’autoscala e’ durato fino alle 19,50 in cui le fiamme sono state domate.

Nel frattempo sul posto intervenuti i carabinieri per il rilievi del caso,

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ITALIA

Carabinieri/ Bari, arrestato latitante MAGNO GIUSEPPE DI ANDRIA

ARRESTATO IL LATITANTE MAGNO GIUSEPPE DI ANDRIA, IN PROVINCIA DI LECCE, RICERCATO DA DICEMBRE 2018.

Nella notte di sabato 18 aprile 2020, i Carabinieri del Comando Provinciale di Bari, coadiuvati da quelli del Comando Provinciale di Lecce nella frazione Marittima del comune di Diso (LE), hanno tratto in arresto il MAGNO Giuseppe, di 54 anni, di Andria, latitante dal 4 dicembre 2018.

Il 6 ottobre 2018, MAGNO Giuseppe si è reso protagonista della tentata rapina, unitamente ad altri complici e con l’utilizzo di artifizi esplosivi del tipo c.d. “marmotta”, dello sportello ATM della filiale UNICREDIT di Ruvo di Puglia. Nella circostanza, l’attività dei malfattori è stata interrotta dall’arrivo sul posto di una guardia giurata che era stata prima minacciata con armi da fuoco dal MAGNO e dai suoi sodali, quindi fatto oggetto, fortunatamente senza conseguenze, di proditoria azione di fuoco.

Nonostante la fuga dei criminali, le indagini sviluppate dai Carabinieri della Compagnia di Trani, attraverso il puntuale riconoscimento della guardia giurata, avevano consentito di identificare nel MAGNO uno degli autori dell’azione di fuoco, nonché colui il quale aveva finanche minacciato la guardia.

Pertanto, sulla base della dettagliata ricostruzione degli eventi la Procura della Repubblica di Trani (Dott. Catalano) il 05.12.2018 ha emesso un fermo di indiziato di delitto nei confronti del MAGNO, per i reati di tentata rapina in concorso, tentato omicidio aggravato, nonché di detenzione illegale di armi.

Magno era destinatario anche di una O.C.C.C emessa dalla Procura della Repubblica di Larino, a seguito delle indagini svolte dalla Compagnia Carabinieri di Termoli in relazione ad un furto avvenuto, in concorso con altre 3 persone non identificate, il 04.07.2018 nel comune di Petacciato (CB) ai danni di uno sportello bancomat.

La latitanza del MAGNO, iniziata appunto al principio del dicembre 2018, si è conclusa nella notte del 18 aprile scorso all’interno di un appartamento di una struttura residenziale sita nella località Marittima del comune di Diso, dove il catturando da un paio di mesi aveva trovato rifugio.

A tale domicilio i Carabinieri sono giunti a seguito di un articolato servizio di osservazione, controllo e pedinamento realizzato sul conto della moglie del MAGNO che, nel tardo pomeriggio del venerdì precedente, non aveva rinunciato a lasciare la propria residenza di Andria, per raggiungere il marito.

Le indagini, condotte dai Carabinieri del Comando Provinciale di Bari secondo metodi tradizionali e attraverso l’esecuzione di un’intensa attività tecnica, sono state coordinate dalla Procura della Repubblica di Trani, di cui quello stesso ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) ha condiviso la linea ed autorizzato puntualmente le operazioni.

Ancora, nella fase esecutiva e prodromica all’arresto del ricercato, i Carabinieri si sono avvalsi anche di personale ed apparecchiature in dotazione all’Aeronautica Militare, messe a disposizione nell’ambito di un protocollo di collaborazione siglato tra l’Arma Azzurra e la Benemerita, a supporto del servizio d’Istituto assolto quotidianamente da quest’ultima.

MAGNO Giuseppe è persona già condannata, nel passato, per aver commesso reati predatori, nonché più volta indagata, negli anni, per aver partecipato ad assalti armati, anche a porta valori.

Le investigazioni finalizzate alla cattura di MAGNO Giuseppe hanno avuto un’accelerazione nell’ultima decade dello scorso mese, atteso che erano state acquisite risultanze secondo le quali, approfittando del contingente stato di emergenza sanitaria, il ricercato aveva in animo di organizzare un furto di cassaforte presso un ufficio postale n.m.i., in previsione del caricamento di contanti per il pagamento di pensioni.

Successivamente all’arresto del pregiudicato andriese, nel domicilio leccese dello stesso, sono stati rinvenuti e sequestrati apparati ricetrasmittenti, 2 telefoni cellulari, strumenti e materiale da effrazione.

Ad Altamura, invece, presso una base logistica del latitante, è stata rinvenuta e sequestrata un’Audi Q5 di provenienza furtiva, utilizzata dal MAGNO per gli spostamenti in provincia di Bari e nella BAT, completa di targhe clonate.

Al momento dell’arresto il MAGNO non ha opposto resistenza. Lo stesso è stato associato presso la Casa Circondariale di Lecce.

Proseguono le indagini finalizzate ad individuare la filiera dei fiancheggiatori del ricercato nonché ad identificare la rete dei sodali.

A MAGNO Giuseppe ed alla consorte è stata anche elevata contravvenzione amministrativa per aver violato le disposizioni del D.L. 22 marzo 2020, in materia di emergenza sanitaria finalizzata al contenimento del virus COVID-19.

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Milano

Milano, degrado in Piazza Risorgimento e Via Ponzio

Iniziativa politica di Marco Cagnolati,Consigliere Municipio 3 – Comune di Milano, che si rivolge alla Giuunta per segnalare il degrado in piazza Risorgimento e via Ponzio.

Egr. Sindaco,

Egr. Vicesindaco,

Egr. Assessori,

Egr. Comandante della Polizia Locale,

Segnalo che numerosi residenti mi hanno portato all’attenzione una situazione che è sicuramente sfuggita di mano

In questo momento in Piazza Risorgimento coloro che erano soliti mangiare all’interno della mensa dell’opera San francesco consumano i loro pasti all’esterno

Frequenti purtroppo sono i litigi fra loro, spesso ubriachi lordano tutta la piazza gettando il cibo che non piace per terra e non nei cestini a disposizione

Mi viene riferito che una settimana fa un ragazzo che urlava e parlava arabo completamente fuori di testa ha rovinato a pugni e calci le auto da Corso Concordia fino a Piazzale Dateo.

Situazione analoga si verifica in Via Ponzio, presso l’Istituto / Mensa a gestione Suore Francescane (allego relative fotografie) spazio in cui l’area circostante l’edificio e le relative aiuole vengono utilizzate a questo scopo con la formazione di vere e proprie discariche a cielo aperto

Oltre al fatto che a causa dell’utilizzo improprio delle recinzioni di legno, utilizzate da queste persone per sedersi, molte sono state rotte, si riscontra inoltre l’aumento, come riferito dai residenti, della presenza di topi , a causa della brutta abitudine di gettare rifiuti di cibo all’interno delle aiuole o sul marciapiede

Chiedo quindi che si intervenga mediante presidi in modo tale da controllare l’area in collaborazione e coordinandosi con le altre forze di Pubblica Sicurezza – Questura – Carabinieri – Polizia di Stato – in particolare durante l’erogazione dei pasti nonché di esserne relazionato

Capisco il periodo emergenziale ma bisognerebbe che l’amministrazione vigili maggiormente su queste aree, questa situazione rischia di causare un problema di tipo igienico sanitario, ripeto, le foto sono eloquenti…

In attesa di un riscontro porgo cordiali saluti

Marco Cagnolati

Consigliere Municipio 3 – Comune di Milano

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Cronaca

Valle d’Aosta “contrabbandieri” di corona virus tra Italia, Francia e Svizzera, scattano posti di blocco.

di Gianni Armiraglio

Si parla tanto della Lombardia per numero di morti e di contagiati da coronavirus, ma anche la Valle d’ Aosta non scherza . La più piccola regione d’Italia 3.263 Km2 con quasi 128.000 abitanti, Lombardia 23.863Km2 e 10 milioni di abitanti, 74 comuni contro i 1.506 lombardi, ha una densità di soli 39 abitanti per chilometro quadrato, rispetto ai 422 della Lombardia. In proporzione, la piccola regione autonoma ha però più contagi della sorella maggiore, a marzo 2 su mille abitanti rispetto agli 1,5 lombardi, praticamente oggi 105 deceduti e circa 868 contagiati, in Lombardia, il 9 aprile, 54.822 contagiati e 10.022 morti. Per circa 2.300 persone sono state predisposte ordinanze per “isolamento domiciliare precauzionale”. Oggi è stato isolato il comune di Pontey perché è stata rilevata un’incidenza maggiore di casi di contagio.

Purtroppo la Vallé, come la chiamano in “patois” il dialetto locale, ha duramente pagato la presenza dei turisti e la mancata chiusura dei valichi alpini Monte Bianco e San Bernardo durante i primi giorni di emergenza. Le persone erano tranquillamente sui campi da sci e, nei comuni di Courmayeur, Cogne, La Thuile, per citarne alcuni ma anche in altri, si vedeva gente in giro con scarponi e sci in spalle e nei parchi gioco mamme con i bambini che giocavano. Non solo. E’ successo che quando si sono chiusi gli impianti italiani qualcuno, anche particolarmente benestante, visto i costi per attraversare il traforo del Bianco, andava addirittura a sciare dall’altra parte in Francia, a Chamonix, che ancora, ricordiamo, non credeva alla gravità della situazione.

Così il coronavirus è andato di là e di qua del confine “contrabbandato” da turisti e sciatori. Questa potrebbe essere una spiegazione abbastanza logica di quello che è successo in Valle d’Aosta, con un andirivieni di possessori di seconde case durante i week end., oltre ai cronici ritardi nel prendere le necessarie misure di sicurezza. Non è un mistero che i medici del Parini di Aosta, rimasti privi dei camici, utilizzassero i sacchi dell’immondizia per proteggersi. Poi anche svizzeri (Gran San Bernardo ) e francesi ( Monte Bianco) hanno chiuso le frontiere e l’Italia ha schierato l’esercito. L’Assessore Regionale alla Sanità, Mauro Baccega, aveva già invitato i turisti a tornarsene a casa a causa della limitatezza delle strutture sanitarie, nonostante la conversione della Clinica Isav di Saint Pierre, specializzata in assistenza riabilitativa, neurologica e ortopedica, in ospedale Covid-19.

In previsione di una nuova corsa alle seconde case per Pasqua, sono stati messi in funzione, dall’8 di aprile, dei posti di blocco all’inizio della Valle, a Pont Saint Martin, sia sulla statale sia in autostrada da carabinieri, polizia e forestale per controllare il rispetto delle limitazioni per gli spostamenti per emergenza Covid-19, ciclisti compresi. Sembra incredibile ma c’è ancora gente disposta a rischiare di far trovare, per sé e per gli altri, come sorpresa nell’uovo di Pasqua, un bel contagio da coronavirus.

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L’Arma dei Carabinieri esprime le condoglianze per la morte dell’Appuntato Scelto Q.S. Mario Soru

L’Arma dei Carabinieri esprime le condoglianze per la morte dell’Appuntato Scelto Q.S. Mario Soru, addetto al Reparto Servizi Magistratura del Comando Provinciale di Milano, vittima del coronavirus.

Nelle scorse ore, a causa delle complicanze di una polmonite da coronavirus, è deceduto l’Appuntato Scelto Q.S. Mario Soru, addetto al Reparto Servizi Magistratura del Comando Provinciale di Milano. Il Comandante Generale e tutta l’Arma si stringono compatti intorno alla moglie e al figlio 18enne che ne piangono la perdita.

Il militare, entrato nell’Arma nel 1993, era giunto al Reparto servizi Magistratura nel 2014, dopo aver trascorso un lungo periodo presso la Stazione Carabinieri di Asso (CO) e precedentemente presso quella di Varedo (MB) cui era stato destinato al termine della formazione militare presso la Scuola Allievi Carabinieri di Benevento.

Una vita dedicata al dovere, all’Istituzione e soprattutto ai cittadini. Avrebbe compiuto 53 anni il prossimo 29 aprile.

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Cronaca

I Fermi dei Carabinieri ed Alex Fiumara insorge a difesa dei militari

I carabinieri a volte criticati perché zelanti , altre volte perché forse troppo buoni , esattamente come nel caso diventato virale in rete e di cui ci segnala il giornalista Alex Fiumara, anche noto paparazzo che per anni ha collaborato a stretto contatto con Fabrizio Corona.

Un video che ormai sui social è diventato virale

Il video è stato pubblicato sulla pagina dell’ attivista animalista Enrico Rizzi [ CLICCA QUI ]dove in poche ore è diventato virale.

Si vedono due militari appartenenti all’ Arma Dei Carabinieri , impegnati in un posto di controllo , dalle immagini girate e poste in rete da uno dei partecipanti alla ridicola scenetta ;ignaro che quel gesto avrà un effetto contro riproducente nei confronti di Marco C , autore “ diplomatico “ della ridicola pantomima segnala Fiumara.

Alla richiesta dei documenti , il conducente della autovettura, mostra senza tirare giù il finestrino la patente al militare appoggiandola al vetro , successivamente gli viene chiesto di spegnere la vettura ed in risposta Marco Chevalier dice che non può spegnere il motore poiché un ipotetico sensore gli impedirebbe la riaccensione della sua non certo tecnologica utilitaria.

Il Carabiniere con enorme pazienza chiede di mostrargli la certificazione prevista dal decreto in vigore per contrastare la malattia che sta flagellando il mondo ed in risposta si sente dire che il conducente essendo un diplomatico è esente da tale certificazione e la stessa cosa vale per i passeggeri presenti sulla datata autovettura “diplomatici” pure loro.

Fiumara precisa che le dichiarazioni di Marco Chevalier violano la prescrizione della lettera a di cui art 1 comma 2 , decreto legge 25/03 /2020 dichiarando prima una passeggiata , e successivamente una spesa ove trova aperto , così facendo risulta passibile di altra violazione all’ articolo 260 tuls per contrastare diffusione di malattie infettive quale covid19.

Al di là del titolo veritiero o presunto , Marco Chevalier , cita l’art 46 dove è vero che il personale che lavora presso enti diplomatici è esente a esibire o dare talune informazioni al personale in forza ai corpi di polizia , ma che il caso specifico non esime NESSUNO a rifiutarsi di dichiarare ciò che è previsto nel dpr riguardante il covid 19.

                                                                                                                                                                                                       Marco Chevalier

Marco Chevalier fermato dai carabinieri coronavirus

Alex Fiumara

Marco C presunto diplomatico, con la macchina dal sensore guasto , pone in essere un comportamento da pseudobullo come se si fosse preparato a tale scopo , ovvero perculare un equipaggio di pubblici ufficiali , mettendo in evidenza il maschio alfa dinnanzi alle fanciulle presenti nella vettura, questo a spese di chi tutti i giorni rischia la vita lavorando nel pieno interesse della salute dei cittadini, che a differenza del bullo “ diplomatico “ Marco C con enorme sacrificio rimangono chiusi in casa , alcuni assieme ai famigliari , rinunciando la libertà e gli affetti più cari”.

Conclude il giornalista Fiumara – Sul profilo Facebook di Marco Chevalier ,

[ Clicca QUI ] presunto diplomatico , c’è scritto nelle informazioni” tuttofare “ può essere che il factotum in questione nel tempo libero poco diplomaticamente va in giro per mettere alla berlina chi un lavoro lo fa con impegno e dedizione come i carabinieri.

Fabio Sanfilippo