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Ambiente

Allo Zoo del Bronx di New York diversi grandi felini positivi al Covid-19

Allo Zoo del Bronx di New York diversi grandi felini positivi al Covid-19. Otto tra tigri e leoni sono risultati positivi. Solo una tigre è risultata asintomatica, mentre gli altri animali presentano un po’ di tosse

Sono otto i felini dello Zoo del Bronx positivi al coronavirus. Il primo caso accertato risale al 5 aprile, quando Nadia, una tigre malese, era risultata affetta da Covid-19. Ora è arrivata la conferma dal Wildlife Conservation Society che altre quattro tigri e tre leoni sono risultati positivi. Tutti gli animali testati presentavano tra i sintomi la tosse. Solo una tigre è risultata asintomatica ma positiva. Nessun altro felino presente nello zoo è stato infettato. Ora gli animali stanno piuttosto bene, mangiano e si comportano normalmente, e la tosse pian piano sta regredendo, fa sapere il WCS. È stato appurato che tigri e leoni sono stati infettati da un membro dello staff del parco, asintomatico, che è successivamente risultato positivo al coronavirus. Lo zoo ha ora introdotto nuove misure preventive per tutto il personale del parco, che rimane chiuso al pubblico. Per i test sui felini, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, si è ricorso all’esame delle feci, decisamente meno invasivo. Lo zoo di New York tramite il suo portavoce, ha tenuto a specificare che i test sui felini sono stati effettuati presso i laboratori veterinari, e non sono state utilizzate risorse destinate all’uomo.

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POLITICA

Piano Speranza scarico sulle regioni – Maria Rizzotti (ANSA)

Roma 22 APR – “ I piani di gennaio, più o meno segreti, di contrasto al Covid-19 del ministrio Speranza non hanno altro fatto che peggiorare la situazione non solo a livello psicologico ma anche a livello ecnomico.

Stava per scoppiare una guerra, ma nessuno ha pensato di creare trincee e bunker per proteggere i cittadini impedendo alle Regioni di attrezzarsi per tempo per fronteggiare l’emergenza”.

Lo dichiara Maria RIZZOTTI, vicepresidente dei Senatori di FI.

“ Ora attendiamo di capire cosa avrà da dire al Copasir il ministro Speranza che evidentemente dovrà assumersi qualche responsabilità scericata sulle spalle dei Presidenti delle Regioni

Se a fine gennaio il ministero della salute ha predisposto un documento secretato con tre tipi di azioni a seconda dell’impatto da light a gravissimo, avvertito da OMS e non avvertito le regioni per “non creare panico” il governo ha perso un mese lasciando le regioni, che adesso attacca, a gestire emergenza, senza programmare da fine gennaio acquisti per dispositivi medici

Come se il governo avvertito di una bomba nucleare sull’ Italia non avesse detto nulla per non creare panico cominciando da subito a costruire protezioni a fronte di poter per proteggere al meglio tutti cittadini italiani.

 

Fabio Sanfilippo

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Cronaca

Convivenze forzate,i reati al tempo del Coronavirus

Re Salomone, nel noto caso a lui sottoposto che vedeva due donne contendersi un infante, cerca di cogliere le intenzioni ed i bisogni reconditi delle due confliggenti, andando oltre le parole proferite e che possono tradursi in puro irrigidimento di posizione, da qui in poi una lunga serie di reati, si è evoluta, si è estinta, ne sono stati generati di nuovi in virtu’ del territorio, delle culture, fino ad arrivare alle pandemie: Covid 19 cosa accade?

Attraverso le parole del Giudice penale di Roma Valerio de Gioia, regaleremo ai nostri lettori uno scenario di reati ai tempi del Coronavirus:

Come hanno inciso le misure volte a contenere la diffusione del contagio del Coronavirus (Covid-19) sull’attività dei Tribunali?

Le attività sono sospese, fatta eccezione per i procedimenti urgenti e per i processi con detenuti: se questi ultimi o i loro difensori ne fanno richiesta, il processo viene comunque celebrato in videoconferenza. Un ringraziamento va agli avvocati che si trovano in questo periodo complicato a svolgere la fondamentale attività difensiva, al personale di cancelleria e ai tecnici che consentono i collegamenti dal Carcere oltre che alla Polizia Penitenziaria costantemente impegnata a far fronte alle problematiche che sorgono all’interno degli istituti penitenziari.

Cosa è cambiato nel panorama dei reati?

Le nuove regole che impongono la permanenza nelle proprie abitazioni hanno generato un tendenziale calo dei reati contro il patrimonio (furto e rapina); quanto alla spaccio di sostanze stupefacenti, invece, giunge notizia che l’attività prosegua con consegne a domicilio. In aumento, come ha fatto notare l’Avv. Piergiorgio Assumma, sono le falsità ideologiche commesse da privati nelle autocertificazioni che si devono compilare per poter uscire di casa nelle ipotesi tassativamente indicate dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Quali reati sono in aumento?

È in atto una proliferazione dei reati che possono essere commessi comodamente da casa come quelli informatici, si pensi alle truffe on-line in cui si approfitta della maggiore permanenza su internet o sui social delle persone costrette a rimanere a casa in questa drammatica fase storia in cui vita virtuale sta avendo la meglio su quella reale.

Quali dati preoccupano di più?

L’aumento silente dei reati di violenza domestica o di genere, quali i maltrattamenti in famiglia; le convivenze forzate generano o alimentano tensioni familiari che sfociano in violenze psicologiche o fisiche che adesso è più difficile far emergere. Il consiglio è quello di non aver paura e di rivolgersi alle forze dell’Ordine o contattare il numero 1522 che, come da ultimo detto dal Dipartimento delle Pari Opportunità, è sempre attivo per accogliere le richieste di aiuto e assistenza da parte delle donne che subiscono violenza domestica: lo Stato e le istituzioni ci sono sempre anche in tempo di Coronavirus.

In questa realtà politica, scientifica, economica così incerta, l’unico raggio di sole in questa Italia,rimane ancora una volta la magistratura che, incessantemente garantisce i diritti dei consociati, pandemie incluse #iorestoacasa.

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Cronaca

Tre statunitensi fanno causa all’OMS: avrebbe coperto la pandemia.

Tre statunitensi fanno causa all’OMS: avrebbe coperto la pandemia. Chiesti i primi risarcimenti ma per la legge americana l’Agenzia ha l’«immunità funzionale»

 

Le dichiarazioni del presidente USA, Donald Trump, contro l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) hanno sortito un primo effetto: tre cittadini di New York hanno fatto causa all’organizzazione in orbita ONU, ritenendo che questa avrebbe coperto la pandemia. Al momento sarebbe la prima azione legale contro l’Agenzia internazionale, e la causa avviata in un tribunale federale di White Plains, nella contea di Westchester. Secondo i tre cittadini americani, la colpa principale sarebbe la grave negligenza per la gestione e risposta al Covid-19. È possibile leggere nell’atto introduttivo che l’OMS «Ha gestito male la risposta al virus e le informazioni, impegnata in un insabbiamento della pandemia in Cina e ha contribuito o causato la successiva diffusione del virus in tutto il mondo, compresi gli Usa e lo stato di New York». I soggetti che si ritengono danneggiati si chiamano Richard Kling, di professione medico, Steve Rotker e Gennaro Purchia. In particolare, Kling e Rotker sono di New Rochelle, il primo focolaio dell’emergenza nello Stato federale più colpito dall’emergenza. Un’iniziativa che per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, al contrario del possibile clamore, si rivelerà molto probabilmente un «buco nell’acqua», così come riferito dai giuristi statunitensi, stante «l’immunità funzionale» concessa all’Oms in tali casi, dalla stessa legge americana.

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Primo piano

Covid-19, auspicabile la creazione di uno scudo penale per i medici fino al termine dell’emergenza sanitaria

Contributo redatto dall’Avvocato Andrea Orabona, name partner dello Studio Legale Orabona di Milano.

“L’interventismo delle Procure rischia semplicemente di trasformarsi in uno spreco di tempo e risorse dello Stato”.

In questi ultimi giorni si è registrato un inedito ingresso interventista della Procura della Repubblica nell’attività di contrasto al fenomeno del Covid-19, sino ad oggi affidato alle indagini scientifiche delle competenti Autorità ed Organismi sanitari.

In ambito giudiziario, le indagini sulle cause di alcuni decessi occorsi in Lombardia è invece traslata dall’analisi del fenomeno pandemico del Coronavirus all’iscrizione nel registro delle notizie di reato di Direttori Generali e medici di alcune R.S.A. per la presunta diffusione colpevole del Covid-19, nonché della contestazione di un’inefficace attuazione di misure organizzative idonee a prevenire il rischio di propagazione letale del fenomeno infettivo ai sensi del D. Lvo 231/2001.

L’accertamento di eventuali responsabilità dovrà tuttavia inevitabilmente scontrarsi con la i principi definiti dalla legge del reato di epidemia colposa punito dagli artt. 438, 452, C.p. – per la cui configurabilità il legislatore ha imposto la realizzazione di una condotta attiva, a forma vincolata, diretta alla diffusione di germi patogeni -.
Da qui, la difficoltà di ipotizzare in capo ai Direttori sanitari od Operatori medici una condotta di colposa propagazione dell’infezione da Covid-19 nelle forme del reato omissivo improprio disciplinato dall’art. 40, cpv, C.p., ovvero, nella specie della mancata predisposizione di determinate misure di protezione od inefficace attuazione di specifici protocolli sanitari introdotti dalla legislazione d’emergenza per la prevenzione del contagio all’interno di R.S.A., Aziende od Enti Ospedalieri.

Altrettanto arduo potrà risultare in concreto l’accertamento del diverso addebito di omicidio colposo plurimo punito dall’art. 589, comma terzo, C.p., risultando i decessi dei pazienti ospitati nelle R.S.A. eziologicamente riconducibili, in via immediata e diretta, ad un contagio infettivo da Covid-19 difficilmente governabile, dai Direttori ed Operatori sanitari preposti all’attività di cura dei degenti, sia per l’incertezza dell’efficacia impeditiva di alcune misure di protezione rispetto all’insorgenza dell’infezione sia per la mancanza di una valida terapia tale da permettere la completa guarigione della vittima dal Coronavirus.

Per l’addebito in sede penale del reato di omicidio colposo in danno di una vittima del Codivd-19 sarà dunque necessario dimostrare la violazione delle più elementari regole di prudenza o degli specifici protocolli e presidi sanitari introdotti dalla Legislazione d’Emergenza.

Ulteriori difficoltà applicative potrebbero infine derivare dalla possibilità di addebitare alle RSA o Aziende sanitarie la violazione della disciplina in materia di responsabilità amministrativa degli enti ai sensi del D. Lvo 231/2001, a fronte della mancata inclusione, nell’alveo dei reati presupposto, dei delitti di epidemia colposa ed omicidio colposo plurimo, fatta salva l’irrogazione delle sanzioni disciplinate dall’art. 25 septies D. Lvo 231/2001, tuttavia ordinariamente previste per la punibilità delle società datrici di lavoro nelle differenti ipotesi di decessi derivanti da infortuni occorsi in violazione del T.U. in materia di tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.
Sotto quest’ultimo profilo, la contestazione dell’illecito amministrativo in commento potrebbe astrattamente condurre all’irrogazione di poderose sanzioni, vuoi pecuniarie vuoi interdittive, per l’omessa od inefficace attuazione di adeguate misure di sicurezza idonee a ridurre al minimo la diffusività dei germi patogeni del Covid-19.

Così stando le cose, un valido viatico d’uscita insisterebbe nell’auspicabile estensione, dello scudo penale già introdotto in deroga alla Legge Gelli dall’art. 590 sexies C.p., con ampliamento dell’esclusione della punibilità per il reato di omicidio colposo nei confronti dei medici coinvolti dai decessi da Coronavirus – fino al termine dell’emergenza sanitaria in atto e fatte salve le condotte dei sanitari connotate da dolo o colpa grave nell’esecuzione delle prestazioni dovute.

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Scienza

COVID-19, lo studio: molto più di una polmonite, è un’infiammazione vascolare sistemica dei vasi sanguigni

COVID-19, lo studio: molto più di una polmonite, è un’infiammazione vascolare sistemica dei vasi sanguigni che può interessare il cuore, il cervello, i polmoni, i reni o ancora l’apparato digerente. Lo studio dell’Ospedale universitario di Zurigo è stato pubblicato nella rivista medica britannica ” The Lancet”

Il COVID-19 è molto più di una polmonite. Secondo uno studio di ricercatori svizzeri, si tratta di un’infiammazione vascolare sistemica. Questo spiegherebbe perché la malattia provochi così tanti problemi cardiovascolari e insufficienze agli organi vitali. I primi pazienti presentavano soprattutto polmoniti difficili da trattare, indica l’Ospedale universitario di Zurigo (USZ) in una nota odierna. In seguito, i medici hanno vieppiù constatato casi di disturbi cardiovascolari e di collassi multipli di organi senza un legame apparente con la polmonite. Il team di Zsuzsanna Varga presso l’USZ ha quindi esaminato al microscopio campioni di tessuti di pazienti deceduti e ha constatato come l’infiammazione tocchi l’endotelio, la parete interna dei vasi sanguigni, di diversi organi. Il virus SARS-CoV-2 ha potuto essere individuato nello stesso endotelio, in cui causa la morte delle cellule, poi dei tessuti e degli organi vitali. I ricercatori ne deducono che il virus non attacca il sistema immunitario attraverso i polmoni, ma direttamente attraverso i recettori ACE2 presenti nell’endotelio, che perde così la sua funzione protettrice. «La malattia COVID-19 può toccare i vasi sanguigni di tutti gli organi», riassume Frank Ruschitzka, direttore della clinica di cardiologia presso l’USZ, che suggerisce di ribattezzare questo quadro clinico «COVID-endoteliale».Si tratta di un’infiammazione sistemica dei vasi sanguigni che può interessare il cuore, il cervello, i polmoni, i reni o ancora l’apparato digerente. Genera inoltre gravi micro-perturbazioni della circolazione sanguigna che possono danneggiare il cuore o provocare embolie polmonari, e persino ostruire i vasi sanguigni nel cervello o nel sistema gastro-intestinale, sottolinea l’USZ. Se l’endotelio dei giovani pazienti si difende bene, lo stesso non si può dire di quelli a rischio che soffrono di ipertensione, diabete o malattie cardiovascolari, la cui caratteristica comune è una funzione endoteliale ridotta. A livello terapeutico, , evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ciò significa che occorre combattere la moltiplicazione del virus e nel contempo proteggere il sistema vascolare dei pazienti, conclude il professor Ruschitzka, citato nel comunicato. Tali studi sono stati pubblicati nella rivista medica britannica “The Lancet”.

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Cronaca

Aosta, bebè nasce positivo al Covid-19. Il parto è avvenuto la scorsa settimana in ospedale

Aosta, bebè nasce positivo al Covid-19. Il parto è avvenuto la scorsa settimana in ospedale

Un neonato nato la scorsa settimana all’ospedale Beauregard di Aosta è risultato positivo all’infezione da nuovo coronavirus. Ne ha dato notizia questa mattina l’ANSA. Il parto è avvenuto la nella notte tra giovedì e venerdì scorsi. La madre, residente nella cintura del capoluogo valdostano, anche lei positiva, ha partorito con la febbre a 38. L’esito del test del tampone, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è arrivato il giorno successivo alla nascita del piccolo e l’ospedale di Aosta ha immediatamente riorganizzato la degenza nei suoi reparti di Ostetricia e Pediatria, per contenere eventuali rischi di contagio nella struttura.

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Cronaca

Covid-19, l’allerta di Proofpoint su virus che sfruttano le paure del coronavirus

Covid-19, l’allerta di Proofpoint su virus che sfruttano le paure del coronavirus. La società di sicurezza ha emanato una nota internazionale su un nuovo rischio cyber

Allerta in tutto il mondo per la diffusione di una marea di virus e malware che utilizzano il timore della gente riguardante il Covid-19 per truffare le persone. La conferma arriva dalla società di sicurezza Proofpoint. Gli esperti del gruppo continuano a monitorare le ultime notizie e i rapporti relativi alle attività dannose legate al coronavirus. Oltre ad un aumento complessivo dell’attività criminale nelle ultime settimane, il team ha osservato recentemente dei nuovi attacchi che sfruttano presunte cure per il coronavirus. Rimangono invece sempre presenti e numerose le campagne truffaldine in cui i delinquenti si fingono autorità sanitarie percepite come legittime per manipolare gli utenti e derubarli. La maggior parte di queste operazioni avviene tramite posta elettronica. Una nota campagna fraudolenta di questo tipo arriva dall’Italia, e ha sorpreso Sophos, azienda di sicurezza informatica inglese, per quanto sia precisa e specifica: l’e-mail inviata alle “vittime” è scritta in italiano corretto e nella tipica forma di un messaggio originale, i truffatori si firmano fingendosi un funzionario italiano dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), fanno riferimento ai numeri e alle cifre corrette di infezioni in Italia, ed esortano in particolare gli italiani a leggere il documento. In altre parole, i truffatori non hanno solo fatto uscire un messaggio generalizzato a tappeto cercando di capitalizzare le paure globali, ma hanno dato alle loro email truffaldine un sapore regionalizzato, e non capita spesso. In ogni caso, impiantando un malware chiamato “Trickbot” sul computer, i truffatori si insidiano all’interno della rete, dove possono raccogliere password e dati. All’inizio di febbraio Sophos aveva anche esposto dei truffatori che hanno realizzato un facsimile del sito web dell’OMS, sul quale hanno fatto apparire una casella dove inserire i propri dati di posta elettronica per poter continuare a navigare sul sito finto, e ottenendo così l’accesso alle e-mail. Sempre più resistenti – Kaspersky ha rilevato, già lo scorso anno, degli attacchi realizzati con un virus chiamato “xHelper Trojan” sugli smartphone Android. In un rapporto pubblicato ad inizio aprile, l’azienda di sicurezza ed esperta di software antivirus ha confermato che continuano ad essere realizzati attacchi di questo tipo. In questo caso (per il momento) non viene utilizzato il panico legato al Covid-19, ma il malware si traveste da popolare applicazione per la pulizia e la velocizzazione degli smartphone, perciò, bisogna avere la massima cautela quando si scaricano delle Apps da degli store non ufficiali. La caratteristica principale di xHelper è la capacità di sopravvivenza: una volta entrato nel telefono, in qualche modo riesce a rimanervi anche dopo che l’utente lo cancella e ripristina le impostazioni di fabbrica. Sempre più spietati – L’interpol ha lanciato l’allarme a tutti gli organi di polizia di tutti i Paesi: sono aumentati fortemente gli attacchi hacker contro gli ospedali e le strutture sanitarie. Facendo leva sullo stress, la stanchezza, e le tante ore di lavoro messe in pratica in questo periodo dal personale sanitario, le offensive utilizzano finti aggiornamenti, inviti a seminari inesistenti e altre tecniche per far aprire dei link infetti nei PC di medici e infermieri. In seguito si infiltrano nella rete della struttura, bloccandone l’accesso. Per sbloccarlo, chiedono solitamente un riscatto in bitcoin. È successo recentemente in Italia, dove un attacco è stato sventato all’Istituto Spallanzani di Roma. Come proteggersi – Proofpoint ha infine riassunto in sei punti ciò che bisogna fare, e sapere, per proteggersi al meglio dagli attacchi informatici.

– Siate consapevoli del fatto che ci sono dei rischi, e che dei truffatori sono pronti a fare del loro meglio per ingannarvi. Rimanete sempre scettici nei confronti delle informazioni che potreste vedere o sentire in internet.

– Diffidate delle e-mail, messaggi, e comunicazioni di ogni tipo che prometto pagamenti o incentivi.

– Generalmente, le autorità non usano mai la posta elettronica per raccogliere informazioni sui cittadini.

– Non fornite mai il vostro numero di conto bancario, i nomi utente e le password, o altre informazioni personali in risposta a qualsiasi richiesta online, ed evitate di cliccare i link presenti nelle e-mail. Se avete dubbi, rivolgetevi sempre prima agli istituti autorizzati per avere conferma.

– Create nomi utente e password unici per ogni account che avete, riducendo così il rischio di venir compromessi in modo ampio.

– Verificate che i siti web siano legittimi: si può effettuare cliccando sull’icona del lucchetto, a sinistra dell’indirizzo URL (quello che inizia con http, oppure www). Verificate che il nome del server sia la vostra destinazione desiderata.

– Consultate più fonti, soprattutto quelle ufficiali, per evitare la disinformazione. Diffidate da ciò che leggete sui social media o su siti poco conosciuti, potrebbero essere messaggi di spam, fake-news, o informazioni ingannatorie.

Non ci stancheremo mai di ripetere a tutti i cittadini di prestare attenzione a tutti i messaggi che giungono sui nostri dispositivi, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. Che siano attraverso Whatsapp, Facebook, qualsiasi altro social o via email, verifichiamo sempre la correttezza delle notizie e se del caso, comunichiamo a coloro che ce l’hanno trasmesse l’errore commesso nel diffonderle. Adottando comportamenti responsabili e non avendo timore di sensibilizzare anche gli altri in tal senso, potremo contribuire ad uscire dall’emergenza e ad affrontare la crisi con mezzi certi e senza la confusione derivante dalle falsità.

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Covid.Qualcuno dovrà poi rendere conto del disagio psicologico che stiamo vivendo

Spett.le redazione di Varese Press,
il 18 marzo mio padre ha cominciato ad avere febbre alta, oltre 39°. La nostra dottoressa di medicina generale per telefono aveva prescritto tachipirina 1000 al bisogno. Per diversi giorni mio padre aveva questa febbre che saliva alla sera e di giorno scendeva. Nessuno è mai venuto a visitarlo, nè la nostra doc, nè il 118 cha abbiamo chiamato il giorno 
20 marzo, nè la guardia medica al 21 marzo. Mercoledì 25 marzo la nostra doc si decide, viene a casa e dopo aver auscultato i polmoni e misurato la saturometria (2 minuti di visita), decide di chiamare il 118 perchè è in corso una polmonite. Dalla lastra e poi dall’esito del tampone risultò positivo al COVID-19. Mio padre viveva con mia madre, che da alcuni giorni aveva perso il senso del gusto e dell’olfatto, e al piano di sotto della stessa villa abito io con mio marito e le nostre bambine piccole. Il 26 Marzo l’ATS ci mette in quarantena fiduciaria e ci dice di autoisolarci tra noi: dormire in camere separate, indossare sempre mascherina e guanti se in ambienti comuni mantenendo la distanza di almeno 2 metri, disinfettare con candeggina i bagni dopo ogni utilizzo, mangiare nelle proprie stanze da soli. Dal 26 marzo noi siamo così, perchè l’ATS si rifiuta di farci il tampone. Nelle scorse settimane io ho avuto tosse, mal di gola e naso gocciolante. ATS ha continuato a monitorare i nostri sintomi solo telefonicamente. 
Nel frattempo, la sera di Pasqua mio padre è deceduto, dopo 8 giorni in reparto medicina alta intensità e 9 giorni di terapia intensiva. E’ morto solo, noi siamo soli, stiamo vivendo questo grave lutto lontano da tutto e da tutti e non possiamo neanche confortarci tra noi, io non posso abbracciare le mie bambine, che piangono la morte del nonno! Questo perchè non sappiamo se siamo positivi oppure no, questo perchè ATS non vuole farci questo benedetto tampone! 

La quarantena fiduciaria terminerà il 29 aprile, perché io dal 15 non ho più sintomi. Questo non garantisce che siamo negativi! Questo non significa che non siamo infettivi. Andando al lavoro o a fare la spesa, le persone ci guarderanno giustamente con sospetto.

Ciò che fa male in tutta questa storia, oltre al grande dolore per la perdita di una persona importante, è il senso di abbandono in cui ci sentiamo. Le mie figlie, di 9 e 12 anni, è da quasi un mese che devono badare a se stesse senza la nostra vicinanza, senza un aiuto per le cose grandi e piccole: curare la propria igiene personale, mantenere pulite le loro camerette, seguire la didattica a distanza, giocare.

Qualcuno dovrà poi rendere conto del disagio psicologico che stiamo vivendo, noi come tante altre famiglie nella nostra stessa situazione.

— 
Laura Silvestri di Leggiuno 

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Salute e benessere

Biomodulina T, uno dei 22 medicinali contro il Covid-19, a Cuba

Biomodulina T, uno dei 22 medicinali contro il Covid-19, a Cuba. È un farmaco sicuro per il trattamento dei pazienti  contagiati e per la protezione preventiva dei gruppi a rischio.

La biotecnologia cubana ha una cattedra nel panorama internazionale da vari decenni. Nonostante l’embargo commerciale che il governo degli USA sostiene contro l’Isola dal primo gennaio del 1959, la guida del lider maximo  in Capo, Fidel Castro Ruz, ha permesso che il campo della scienza e la tecnica in Cuba si trasformasse in uno dei pilastri del paese, guadagnando un forte prestigio mondiale che pone l’Isola in condizioni favorevoli per affrontare la pandemia globale del COVID – 19. Nel  contesto della lotta contro questa contagiosa malattia, una delle istituzioni di riferimento dell’industria biotecnologica cubana, il Centro Nazionale dei Biopreparati (Biocen), si ratifica all’avanguardia tra i produttori di farmaci che l’Isola necessita per combattere il nuovo coronavirus, garantendo la produzione integra del  Interferone Alfa 2b Umano Ricombinante, e include, come prodotto endogeno del centro, la fabricazione a grande scala della  Biomodulina T. Tamara Lobaina Rodríguez, direttrice generale del Biocen,  ha riferito che si stratta di un  immuno-modulatore fabbricato con prodotti naturali, che offre un’efficacia sicura nel trattamento di problemi respiratori  in pazienti anziani, per cui e stato  considerato tra i 22 medicinali di prima linea per combattere il COVID-19 in Cuba. La dirigente ha spiegato che questo farmaco è destinato soprattutto ad elevare il sistema immunologico di pazienti malati e in forma profilattica tra il personale che lavora direttamente con contagiati e casi sospetti. Le autorità  sanitarie cubane hanno chiarito che non si tratta di un medicinale che evita  il contagio con il nuovo coronavirus, ma assicurano che aiuta a stimolare  il sistema immunitario delle persone che appartengono a questi gruppi vulnerabili, per far sì, in caso d’infezione, che la risposta al virus sia migliore e presentino meno complicazioni.  José de Armas Rodríguez, direttore aggiunto del Biocen, ha informato che l’Istituzione dispone di cinque impianti di produzione tra i quali c’è quello degli ingredienti attivi, dove si produce il composto necessario per l’elaborazione della  Biomodulina T, un medicinale che si ottiene con buoni risultati da più di 12 anni in questo centro. «In tutte le sue produzioni, ha detto lo specialista, l’istituzione è soggetta alle buone pratiche di produzione  farmacologica,  avallata da un forte sistema di controllo della Qualità. De Armas Rodríguez ha segnalato che l’entità sta gestendo con il gruppo delle Imprese  BioCubaFarma, i prodotti necessari per la produzione della Biomodulina T per il mercato nazionale in maniera che si garantisca a tempo la produzione del farmaco e non si formino spazi vuoti nei processi di fabbricazione. Ciò consentirà di essere in condizione d’elevare i volumi di produzione nel caso in cui esistesse una domanda maggiore. «Abbiamo identificato alcuni dei problemi del centro nel settore della fabbricazione e, contando con la disposizione del personale della nostra istituzione stiamo vedendo la possibilità d’incrementare gli orari di lavoro.  Questo ci darebbe la possibilità d’aumentare la capacità di produzione del Biocen e coprire la domanda nazionale e i contratti che potremmo avere rispetto all’esportazione», ha precisato. Gli studi realizzati nel Biocen dalla dottoressa Mary Carmen Reyes Zamora, capo del gruppo delle Prove Cliniche del centro, rivelano che la Biomodulina T è un immuno-modulatore biologico, di provenienza totalmente naturale, composto da frazioni specifiche del timo bovino. La sua azione principale consiste nella stimolazione della produzione dei Linfociti T rinforzando la differenza delle cellule linfoblastoidi del timo, una delle principali ghiandole del sistema immunologico. «La ghiandola del timo gioca un ruolo vitale nel sistema immunitario, producendo e secernendo un congiunto di polipeptidi e ormoni che agiscono sulla differenziazione delle cellule T, assicurando lo sviluppo normale dei meccanismi d’immunità cellulare e umorale dipendenti dal timo, e in particolare la maturazione e la differenziazione dei linfociti T. La specialista ha aggiunto che questo medicinale di tipo iniettabile, è registrato per gli stati di disfunzione immunologica di tipo cellulare, come le infezioni  respiratorie negli anziani. L’efficacia e la sicurezza del suo uso per combattere queste malattie in questi gruppi di popolazione, è avallata dalle sue indicazioni mediche e, commerciato da vari anni, presenta minime reazioni avverse. «L’effetto farmacologico e la sicurezza della Biomodulina T sono stati dimostrati in modelli animali e in prove cliniche negli umani. Il prodotto ha indicazioni cliniche per il trattamento delle infezioni respiratorie ricorrenti nei pazienti geriatrici. con associazione al suo effetto immuno-restauratore», ha conlcuso. In accordo con il rapporto investigativo del prodotto, la Biomodulina T ha dimostrato d’essere utile, perchè ritarda il processo d’immuno-senilità, o deterioramento graduale del sistema immunologico  provocato dall’avanzare naturale dell’età. «È importante segnalare che anche quando la funzione del timo diminuisce con l’età, la funzione di maturazione delle cellule T non si limita solo alla ghiandola del timo e può  incontrarsi  anche in altri tessuti linfoidi, mentre gli ormoni del timo possono esercitare un effetto sistemico. Senza dubbio vari studi clinici pilota suggeriscono la loro efficacia potenziale in varie immunopatologie, in particolare le deficienze  immunitarie cellulari nell’ infanzia, nel VIH / SIDA, le malattie autoimmuni, l’allergia e come trattamento complementare per i pazienti sottoposti a radioterapia e chemioterapia contro il cancro ». La dottoressa Reyes Zamora  ha riferito che di fronte a questa pandemia globale, il Biocen ha pianificato d’includere la Biomodulina T nel trattamento delle persone con COVID-19 da due prospettive: prima di tutto rispettando i protocolli etici per l’esecuzione di prove cliniche, usare il farmaco in pazienti positivi  al virus SARS CoV-2 in tappe precoci , dato che è stato provato scientificamente che la malattia riduce i linfociti T; inoltre il medicinale è stato proposto per il suo uso preventivo in gruppi a rischio, ossia anziani e persone con malattie croniche associate come il diabete mellito e malattie cardio vascolari. La capo del gruppo delle Prove Cliniche del  Biocen, ha assicurato che la Biomodulina T fa parte del quadro di base dei medicinali di Cuba, con risultati molto positivi nella prevenzione delle infezioni ricorrenti negli anziani. L’esperienza clinica e la conoscenza dei meccanismi d’azione suggeriscono la sua applicazone favorevole in altre immunopatologie. «Questo progetto, ha detto, si propone di sviluppare saggi clinici in pazienti cubani e all’estero nelle seguenti immunopatologie: ipoplasia timica nei  bambini, trattamento complementare alla terapia antiretrovirale nel VIH/ SIDA, sepsi severa, terapia immuno restauratrice in pazienti oncologici sottoposti e chemio o radio terapia. Alexis Labrada Osado, direttore delle Investigazioni e Sviluppo del Biocen, ha aggiunto che negli ultimi tre anni il centro ha triplicato i volumi di Biomodulina T, in buona misura per sostanziali cambi tecnologici, che sono stati incorporati nella produzione del farmaco. «Biocen è responsabile di tutte le tappe di fabbricazione del prodotto. La Biomodulina T si trova nella lista dei  medicinali di base del paese di cui sono stati realizzati i piani di produzioni da alcuni anni; sono state valutate le potenzialità dell’Isola per elevare la sua fabbricazione sino a quattro – cinque volte di più, considerando la disponibilità delle materie prime». Poi ha chiarito su questo punto che l’efficienza del processo biotecnologico per isolare i componenti del timo bovino necessari nella fabbricazione del farmaco, non mette in pericolo la produzione del medicinale di fronte alla disponibilità dei timi dei bovini su cui conta il centro. Lo specialista, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ha informato che attualmente si trattano circa 20.000 pazienti con la capacità produttiva che presenta il Biocen, per cui si stima che con un aumento pianificato dei livelli di produzione, si beneficeranno con la Biomodulina T, circa 100.000 persone in Cuba, e questo darà una risposta alla vulnerabilità dei gruppi a rischio del paese, di fronte al COVID-19.