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Busto Arsizio

Busto Arsizio tanta gente in giro…ma siamo sicuri!

 

Busto Arsizio ore 18 circa del primo week end di fase due del Coronavirus, Via Milano è piena di gente. Va bene far giocare i bambini, permettere ai nostri amici a quattro zampe di annusarsi l’uno con l’altro, portare la nonna a prendere aria, magari con un bel gelato in compagnia, sedersi in tre sulla fontana di Piazza Garibaldi, senza nemmeno le mascherine, ma forse un po’ più di prudenza sarebbe d’obbligo.Busto A Coronavirus fase 2 2020.05.0904 A proposito dei tre seduti sulla fontana a bighellonare,Busto A Coronavirus fase 2 2020.05.0905 mi chiedo come si sentiranno le tre commesse di un’altra piazza, quella dedicata al Vittorio Emanuele, che, qualche giorno fa, si sono prese 280 euro di multa perché erano in gruppo, attendendo l’apertura del negozio dove lavoravano. A cosa valgono proclami di sindaci e presidenti vari quando, appena manca un minimo di sorveglianza  e di timore per il portafoglio, ci comportiamo come se 30.000 morti non ci fossero mai stati. Che il popolo italiano sia indisciplinato lo si sapeva già, ma la nostra tipica furbizia, così ben messa in risalto da tanti film di storie all’italiana, mi sa che poco può fare contro il Coronavirus, A Seul, molto più preparati di noi, è bastato un ventinovenne in discoteca per riaprire il contagio. Forse i nostri governanti sono più intelligenti di quanto mediamente si pensi, ci mettono alla prova e vedono come va a finire, magari, visto che molti hanno paragonato l’attuale situazione a quella di una guerra, un bel giorno ci troveremo anche con il coprifuoco.Busto A Coronavirus fase 2 2020.05.0903Busto A Coronavirus fase 2 2020.05.0908 E non prendiamocela poi con le Forze dell’Ordine che mi sembra abbiano, come  del resto il personale sanitario, già dato abbastanza, anche in termini di vite umane, se poi dovessero applicare pedissequamente la legge. Del resto non siamo forse un po’ figli di quel 8 settembre del 1943, quando tutti interpretarono lo sciagurato proclama di Badoglio come “un tutti a casa, la guerra è finita”. Oggi invece è l’opposto “tutti fuori” ma, ora come allora, la guerra continua.

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Busto Arsizio

Busto Arsizio festeggia la Croce Rossa in piazza del Comune

Appuntamento alle ore dodici di questa mattina, venerdì 8 maggio, davanti al Comune di Busto Arsizio per celebrare la Giornata Mondiale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, con un ringraziamento per il lavoro di soccorso svolto quotidianamente dal personale e dai tanti volontari delle due organizzazioni. Il sindaco Emanuele Antonelli ha brevemente ringraziato tutti gli appartenenti alla Croce Rossa e alle Forze dell’Ordine presenti per il lavoro svolto in questi mesi di emergenza Covid-19, alla cerimonia ha partecipato anche il vicesindaco e assessore alla cultura Emanuela Maffioli  e l’eurodeputata Isabella Tovaglieri. Portavoce della Croce Rossa la Presidente del Comitato di Busto Simona Sangalli, che ha ricordato coloro che si sono prodigati anche a costo della propria vita, in particolare l’opera svolta dai volontari. Don Giuseppe, della Parrocchia di San Giuseppe dove materialmente ha sede a Busto Arsizio  la Croce Rossa ha impartito la benedizione.Insieme con Simona Sangalli, Antonelli ha ringraziato a nome di tutta la città per tutto il lavoro svolto e per quello che ancora ci sarà da svolgere prima della fine di questa pandemia, un ringraziamento particolare alle Forze dell’Ordine che sono state sempre in prima fila in aiuto delle persone in difficoltà e nel controllo del territorio e ai cittadini di Busto Arsizio, per essere stati vicini nelle difficoltà Un pensiero è stato rivolto a coloro che purtroppo non ci sono più e una riflessione su come, tutti uniti, si possa combattere questo virus. Il momento più toccante della manifestazione è stato quando, dopo l’omaggio alla rappresentanza della Croce Rossa, sono state attivate le sirene delle autoambulanze e delle auto appartenenti alle Forze dell’Ordine.

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Busto Arsizio

Busto al Centro tre mozioni per sabato 9 maggio, cosa farà Antonelli?

Le richieste ci sono e tante da parte di cittadini ed utenti, preoccupati, non solo per la pandemia, ma sconcertati anche per l’altalenante comportamento delle istituzioni, dal Governo fino a scendere ai piccoli comuni, passando per le regioni e le inesistenti province ( Rai Tre Report https://www.raiplay.it/video/2020/04/Report—Le-province-questi-fantasmi-17584bef-f96e-4276-a1bf-79732a2ecf87.html). Sono commercianti, artigiani, piccoli imprenditori, proprietari di bar e di negozi, società sportive dilettantistiche, operatori dell’edilizia, tutti accomunati dal peso della recessione che, temono, andrà a gravare solo sulle loro spalle. Facendosi portatori di questa “pandemia economica” generalizzata, dove la donna e l’uomo comune, passata la prima ubriacatura multimediale, con televisione ed esperti in gara nell’apparire più che nell’essere, si stanno rendendo conto che non bastano le belle parole, la lista civica Busto al Centro presenterà nel Consiglio Comunale on line di Busto Arsizio, di sabato 9 maggio, tre mozioni. Una riguardante le attività produttive e gli esercizi pubblici (bar, ristoranti, pizzerie ecc.), una riguardante le società sportive e la terza il settore dell’edilizia. Busto al Centro vorrebbe, da parte del Sindaco e della Giunta, l’impegno per adottare un pacchetto coordinato di tempestivi interventi, atti a favorire la ripresa e il sostegno delle attività commerciali, produttive e del settore degli esercizi pubblici, con annullamento di TARI, TASI e IMU, relativamente ai primi sei mesi del 2020 e ridotti del 30% per l’anno 2021. In particolare, per gli esercizi pubblici, si chiede anche l’annullamento degli oneri per l’occupazione del suolo pubblico per l’anno in corso e l’utilizzo gratuito di spazi esterni, almeno per l’anno 2020, la riduzione degli oneri per insegne, un regolamento per dare certezze ed uniformità di comportamento, sia per esercenti sia per organi di controllo. Per quanto riguarda le società sportive dilettantistiche, visto il protrarsi della pandemia e l’interruzione della stagione sportiva, i rischi di non riuscire a far fronte ai costi sono evidenti, soprattutto si dovrebbe riuscire a dare degli aiuti al settore giovanile, che è il futuro dello sport stesso, si chiede poi di prolungare alla stagione sportiva 2020-2021 la riduzione delle spese per l’utilizzo delle palestre e degli impianti sportivi comunali e a definire, in tempi brevi, il regolamento per i contributi sportivi alle società, adeguatamente rivalutati, di cui se ne è parlato molto ma senza risultati. L’altra problematica riguarda gli accorgimenti da mettere in atto alla ripresa degli allenamenti e delle competizioni per prevenire nuovi contagi. Passando al settore dell’edilizia, Busto al Centro chiede di operare l’allungamento dei termini di pagamento delle rate degli oneri di urbanizzazione e del costo di produzione di almeno sei mesi, la non applicazione delle sanzioni previste per i pagamenti in ritardo, estendendo la moratoria a tutto il 2020, la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente e la rigenerazione urbana, con significative agevolazioni relative agli oneri di urbanizzazione primaria, secondaria e standard per almeno un biennio, la riduzione dei costo di costruzione, con parametri che rendano più attraente l’intervento, anche nei contesti depressi. Per tutti gli intervanti, compresi quelli di nuove costruzioni, si propone l’esclusione dei costi di occupazione del suolo pubblico, mentre per i diritti di segreteria si chiede di estendere le tariffe per le pratiche non onerose anche a quelle onerose fino al 2022, con una sostanziale riduzione dei costi. Non resta che aspettare la volontà del Sindaco Antonelli e della Giunta a delle richieste che sembrano sensate…bilancio del Comune permettendo, ma si sa che i bilanci dei comuni, quando si vuole, sono anche elastici.

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Busto Arsizio

La favola delle tre commesse multate di 280 euro a Busto Arsizio

Se ci fossero ancora i fratelli Grimm, probabilmente ci ricaverebbero una bella favola. Ci parlerebbero di una strega cattiva che viveva in Cina, che ha fatto una pozione magica e i suoi servi, trasformati in pipistrelli, l’ avrebbero diffusa nel mondo. Il Conte, che governava il paese, aveva emesso un’ordinanza per impedire di uscire di casa, se non per gravi e fondati motivi. Tre commesse, va bene ai tempi dei Grimm non c’erano o almeno non le chiamavano così, furono costrette ad andare a lavorare, nonostante il pericolo di essere infettate. Si misero quindi per strada, con mascherine e guanti, come aveva suggerito, nella sfera magica, oggi televisione, la fata buona, tutta vestita di bianco, chiamata Fata Virologa. Mentre le tre fanciulle se ne stavano tutte sole in una grande piazza ad aspettare una loro compagna, da un carro bianco, con una luce blu, scendono i gendarmi, oggi poliziotti e, come i Carabinieri di Pinocchio, che portarono via l’innocente Geppetto, anche questi non vogliono sentir ragione, punendo le tre sventurate con una gabella, oggi si chiama multa, di 280 talleri a testa, oggi detti euro, la paga di una settimana, per aver fatto un assembramento, vietato dalla legge a causa della pozione magica. Gli effetti nefasti della pozione si trasmettono quando i sudditi stanno troppo vicini gli uni agli altri, come, a quanto pare, stessero facendo le tre commesse. Se da una parte ci sono le “tre popolane”, vuoi che con un virus, chiamato “Corona” , dall’altra non ci sia re, con piazza a lui dedicata, Conte e podestà. I poliziotti applicano la legge, ma avremmo voluto essere un uccellino, meglio un drone, per vederlo questo assembramento in una grande piazza. Erano poi così vicine, a meno di un metro? O si vuole punire indiscriminatamente e fare “cassa”. Se lo stanno chiedendo in tanti. Cosa hanno “commesso le commesse” di tanto grave, non si poteva forse intervenire in altro modo, avvertendo prima di sanzionare. Ogni favola che si rispetti ha la sua morale, quella di Piazza Vittorio Emanuele, a Busto Arsizio, è la seguente: “Potete uscire di casa per lavorare, per motivi di salute, per fare la spesa e… per farvi multare”. Questa storia è stata raccontata in un manoscritto, chiamato “Prealpina”, nella nobile città di Busto Arsizio, nel contado del Varesotto.

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Cronaca

sCool – Varese all’avanguardia per la didattica a distanza dei bambini della scuola primaria.

Sentiamo spesso parlare di innovazione e di eccellenza, oggi anche Varese si pone all’avanguardia nella didattica a distanza. sCool è infatti una piattaforma didattica di streaming con contenuti pensati per la scuola primaria. L’emergenza Covid-19 ha costretto allo smart working alunni e insegnanti, spesso per la prima volta, impegnati  a studiare e a insegnare da casa. L’idea è nata da un gruppo di professionisti dell’immagine e della comunicazione, con la collaborazione di alcuni insegnati, che, grazie all’agenzia varesina Rainbowhale, attiva nel settore cinematografico e della comunicazione, hanno dato vita ad un sistema totalmente gratuito di contenuti didattici in costante aggiornamento. Mettendo insieme le diverse esperienze professionali, sono stati creati e messi in rete dei video di animazione con cartoni animati di personaggi che insegnano ai bambini. Le lezioni, dei più disparati argomenti, seguono il programma di studi della scuola primaria con video lezioni, curiosità, schede didattiche e attività di laboratorio. Immediato è stato il riscontro ed il successo avuto sia da parte dagli alunni e delle loro famiglie sia da parte degli insegnanti, a cui non sembrava vero di poter disporre di lezioni già implementate su una piattaforma, oltretutto presentate in modo ludico oltre che scolastico. sCool, che è stata attivata la prima settimana di aprile, ha registrato da subito tantissimi accessi, tanto che oggi si parla già del suo potenziamento. Gli insegnanti hanno così a disposizione un mezzo che permette di completare la didattica non solo a distanza ma anche, quando si potrà tornare a scuola, quella tradizionale, in aula. Già la pagina iniziale si presenta semplice da usare e divertente, in modo da invogliare i bambini delle primarie ad accedere, inoltre i contenuti sono ideali per essere integrati sulle più diffuse piattaforme di e-learning, come Classroom, Weschool e Edmodo e altri programmi online. sCool potrebbe essere un valido aiuto anche per gli insegnanti di sostegno che si occupano dei bambini con disturbi specifici dell’apprendimento. Quando si accede alle varie materie si trovano dei simpatici personaggi che ci accompagnano nell’esplorazione e nello studio degli argomenti, si può anche scegliere il grado di apprendimento in base alle classi della scuola primaria, c’ è poi una sezione per i contenuti extra e una riservata agli insegnanti. Il servizio è in continua espansione e si fatica a far fronte alle richieste. E’disponibile all’indirizzo www.s-cool.cloud.

 

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Area Malpensa

Malpensa: sequestrate le mascherine di Irene Pivetti

Questa volta ad essere nell’occhio del ciclone, insieme con altri, è la Only logistics Italia srl, di cui è amministratrice unica l’ex presidente della Camera della Lega Nord, Irene Pivetti. L’ipotesi di reato, ipotizzato dalla Procura di Savona, sarebbe quella di frode nell’esercizio del commercio, per alcune migliaia di mascherine FFp2 ,sequestrate dalla Guardia di Finanza al Terminal 2 dell’aeroporto della Malpensa

Tutto è partito da Savona, quando, in una farmacia sono state trovate delle mascherine con il marchio CE contraffatto. Da lì si è risaliti alla società che le distribuisce in Italia e che farebbe capo ad Irene Pivetti. Alcuni farmacisti pare  vendessero queste mascherine   con una maggiorazione del prezzo pari al +250%. Questo sarebbe uno dei motivi per cui è intervenuta la Guardia di Finanza, che contestando la mancanza della certificazione richiesta.

Il procuratore Ubaldo Pelosi, continua ad indagare per risalire fino al produttore e ai primi distributori.

“La mia società ha iniziato a importare questa partita sulla base della legislazione prevista dal decreto legge del 2 marzo – ha tenuto a sottolineare la Pivetti– che poi è stata recepita in senso assai restrittivo nel Cura Italia. Noi abbiamo rispettato quanto previsto dal contratto con la Protezione civile, soltanto che poi le regole sono cambiate in corsa, affidando all’Inail la competenza di certificare i dispositivi di protezione”.

Il reato di frode nell’esercizio del commercio è regolato all’art. 515 del codice penale e rientra tra i delitti contro l’economia pubblica. Lo scopo è quello di tutelare la libertà della produzione e dello scambio, e la tutela della fiducia nell’esercizio delle attività commerciali. Esso si configura ogniqualvolta, in un’attività commerciale, viene consegnata all’acquirente una cosa per un’altra ovvero diversa per origine, provenienza, qualità, quantità da quella dichiarata o pattuita. Resterà da stabilire, da parte della magistratura, una volta chiuse le indagini se la Only Logistics Italia srl di Irene Pivetti sia stata a sua volta raggirata con la falsificazione dei marchi CE o no. Come dichiara la Pivetti si tratterebbe dell’interpretazione di un decreto poi diventato più restrittivo.  L’accusa di frode nell’esercizio del commercio può riguardare sia l’origine del prodotto rispetto al luogo geografico di produzione, sia la provenienza, consistente nell’utilizzare nella confezione l’attività di un’azienda diversa da quella che lo contraddistingue, sia la difformità per qualità, che si ha quando vi sia una differenza di pregio o di utilizzabilità, mentre la quantità investe il peso, la misura o il numero.

Sempre più ci si chiede che cosa stiamo indossando quando usciamo da casa in questi giorni di corona virus. Almeno una volta ci si limitava a contraffare i grandi marchi.

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Cronaca

Bill Gates da Microsoft al Corona Virus, passando per gli aborti.

Saranno fake news o saranno verità quelle che riguardano Bill Gaytes e il corona virus, questo l’accenno fatto in RAI da Sigfrido Ranucci a Report, per la puntata di lunedì 27 aprile. Qualcuno ha infatti insinuato, stralciando frasi qua e là da dichiarazioni di Bill Gates e, citate da tutti i complottisti, specialmente quelle nel notiziario americano di Fox News Channel, che Gates sarebbe il diffusore del corona virus con grandi interessi nel ricercare un vaccino mondiale. Tutto è partito dalle osservazioni sulla risposta americana alla pandemia Covid-19 e sulla decisione di Trump di ritirare i fondi all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). di cui Bill Gates è il secondo maggior finanziatore, dopo gli Stati Uniti. William Henry Gates III°, più familiarmente conosciuto come Bill Gates, al secondo posta nella classifica degli uomini più ricchi al mondo con 102,6 miliardi di dollari (al primo il fondatore di Amazon, Jeff Bezos), sta finanziando una ricerca sul coronavirus nella speranza di trovare una soluzione per debellare questo contagio. La Bill & Melinda Gates Foundation, starebbe studiando la possibilità di produrre test da effettuarsi a casa, con lo scopo di poter identificare rapidamente e con sicurezza la positività al coronavirus. La William H. Gates Foundation, poi, con l’arrivo della moglie di Gates, Melinda, diventata la Bill & Melinda Gates Foundation (BMGF), è una fondazione privata americana con sede a Seattle, nello Stato di Washington ed è la più grande fondazione privata del mondo con 50,7 miliardi di dollari di attività. Bill e Melinda hanno stanziato 255 milioni di dollari, da spendere in parte per vaccini, cure e sviluppo diagnostico. A fine gennaio avevano effettuato una donazione da 10 milioni di dollari, destinata al personale sanitario impegnato in prima linea nella battaglia contro il Covid-19.

Gates passerà alla storia per essere uno dei più conosciuti imprenditori della così detta rivoluzione del personal computer, quella che ha reso accessibile l’informatica a milioni di persone e, praticamente, cambiato le nostre vite. Ma è anche vero che non tutto è sempre stato chiaro e perfetto nella vita del rampollo di Seattle, alcune sue tattiche commerciali sono state considerate anti-competitive, opinione avvalorata da numerose sentenze giudiziarie. Senza voler togliere niente al genio di Gates, Bill resta comunque figlio di William Henry Gates II, oggi Senior, per distinguerlo da lui che sarebbe il III della dinastia, un notissimo avvocato e di Mary Maxwell che è stata il primo presidente donna della King County’s United Way, la prima donna a presiedere il comitato esecutivo nazionale della United Way, una “no-profit” molto potente, dove ha lavorato, in particolare, con il presidente della IBM, John Robert Opel, oltre che la prima donna nel consiglio di amministrazione di First Interstate Bank di Washington. Il nonno materno, James Willard Maxwell, è stato presidente della National City Bank di Seattle e direttore della filiale di Seattle della Federal Reserve Bank di San Francisco.

Non fu difficile quindi per Mary Maxwell mettere in contatto il figlio Bill con la IBM e Bill, utilizzando un sistema operativo, il DOS, creato da Tim Paterson, che lo aveva a sua volta copiato da Gary Kildall, iniziò, modificandolo, la sua sfolgorante carriera multimiliardaria. La storiografia ufficiale dice che i due compagni di scuola, Paul Allen, programmatore, Bill Gates, studente svogliato, videro un computer, l’Altair 8800, popolare e a basso prezzo, sul numero di gennaio del 1975 della rivista “Popular Electronics” , decisero che era il momento di scrivere software per quel computer. Così nacque, poco dopo, la Microsoft a cui l’IBM si rivolse per un nuovo linguaggio operativo, che furono il famoso MS DOS per Microsoft e PC DOS per IBM. Il giovane Gates ha quindi debuttato con un retroterra di tutto rispetto, non è spuntato dal nulla e diventato multimiliardario in 10 anni, come nel miglior sogno americano del self–made man, l’uomo fatto da solo. Poi anche lui, come tutti i grandi capitalisti americani, si è fatto la sua foundation, organizzazioni che godono dello status giuridico del non profit, istituzioni filantropiche senza scopo di lucro, autonome, pubblicamente sostenute, con lo scopo di costituire fondi permanenti per il raggiungimento dei loro obiettivi e con ampie, se non totali, esenzioni dalle imposte. La Bill & Melinda Gates Foundation infatti persegue come obiettivi, oltre alla ricerca medica, la lotta all’AIDS ed alla malaria,  il diritto ad un accesso universale all’aborto e promuove la diffusione della teoria del gender sessuale, quella che distingue tra sesso e genere. Nell’ottobre 2019 la fondazione ha chiesto al Johns Hopkins Center for Health Security, che si occupa delle conseguenze sulla salute per epidemie e catastrofi, in partnership con il World Economic Forum, la simulazione di una pandemia, chiamata Event 201, con focolaio iniziale in Brasile e la morte prevista di 65 milioni di persone nel mondo. Questa simulazione è all’origine del proliferare di teorie complottiste, che considerano la simulazione un anticipo di alcuni mesi sulla pandemia di COVID-19, scoppiata in Cina, poi approdata in Italia per colpire, duramente, anche gli USA.

Nelle teorie complottiste spunta poi un nome, quello del pastore battista Frederick Taylor Gates (1853-1929) che non risulterebbe però, come indicato dai complottasti, nonno di Bill Gates, Infatti nonno di Bill Gates era William Henry Gates I o Sr. (1891-1969), tra i figli di Frederick Taylor Gates non c’era nessuno con quel nome. Del resto nemmeno le date corrispondono, come avrebbe potuto essere nonno uno nato nel 1853 e morto nel 1929, quando il padre di Bill Gates, William Henry Gates II, aveva, alla morte di Frederick, quattro anni. Potrebbe trattarsi semmai di un altro ramo della famiglia. Comunque poco probabile che la famiglia di Bill Gates ignorasse le vicende filantropiche di Frederick Taylor Gates, uno dei padri delle foundation americane.

Frederick era co-azionista con Rockefeller della Standard Oil, consigliere di John  D. Rockefeller e creatore, secondo una ben precisa ideologia, del sistema di donazioni filantropiche  esentasse dei Rockefeller, la Rockefeller Foundation, nata nel 1913, uno dei principali strumenti con cui, sotto la voce beneficenza, i miliardari americani attuano un controllo sociale e  politico, imponendosi ai governi. Si tratta spesso di prestigiosi centri studi (la Rockefeller  ha selezionato e promosso personalità come Henry Kissinger)  al servizio delle classi più abbienti, oltretutto in regime da paradiso fiscale. Sotto la direzione di Frederick Taylor Gates, la Rockefeller Foundation finanziò tre filoni: le cattedre di medicina, quelle di scienze sociali, cioè il controllo dell’opinione pubblica attraverso la sociologia e l’eugenetica, cioè la selezione scientifica dei “migliori”  (in senso darwiniano)  e la sterilizzazione dei “peggiori”. Nel 1909 almeno tre stati negli USA (fra cui la California) vararono leggi che imponevano la sterilizzazione di elementi “inadatti” delle classi subalterne.  Questi studi sulla eugenetica erano finanziati regolarmente dal Carnegie Institution for Science, Rockefeller Foundation e  dal magnate delle ferrovie, Edward Henry Harriman, tanto che   cattedre di  scienza eugenetica erano presenti in diverse Università: Harvard, Yale, Stanford, Princeton. Prima della fine del 1928 esistevano, negli USA, 376 corsi universitari nei principali istituti e si arrivò ad avere oltre 20.000 studenti che, nei loro curriculum, inserirono l’eugenetica, mentre parecchi scienziati, riformatori e professionisti furono impiegati in progetti statali sull’eugenetica.

Nel periodo tra le due guerre mondiali le teorie e le applicazioni sull’eugenetica hanno quindi avuto un ruolo significativo nella cultura e nella storia americana, tutto ciò molti anni prima che i nazisti se ne occupassero. Le conseguenze nella Germania nazista furono che, ben prima delle persecuzioni nei confronti degli ebrei, si cominciò col sopprimere tutti quegli individui che, psichicamente o fisicamente, presentassero delle malformazioni e ad approvare l’aborto selettivo dei feti malati o malformati, in quanto ritenuti inutili per la nuova razza, che Hitler e i gerarchi nazisti volevano creare. La Rockefeller Foundation finanziò diversi programmi eugenetici tedeschi, compreso quello in cui lavorò Josef Mengele, in seguito divenuto famoso come “dottor morte” del campo di sterminio di Auschwitz.

Ritornando a Bill Gates, suo padre è stato uno dei membri della Planned Parenthood, l’organizzazione che fornisce servizi abortivi in America. Nel 2008 Bill Gates riunì a Londra, a casa di Paul Nurse, premio Nobel della Chimica e presidente della Rockefeller University, David Rockefeller, Ted Turner, Warren Buffett, George Soros, Michael Bloomberg e altri miliardari per discutere sui fondi e sugli strumenti da destinare all’aborto. La sua teoria, per finanziare l’aborto e la contraccezione di massa, l’avrebbe spiegata, nel febbraio 2010, alla Technology Entertainment and Design Conference di Long Beach, California. dichiarando che le emissioni di CO2 dovevano essere ridotte a zero entro il 2050 e, a sostegno della sua teoria, Gates presentò un grafico con una equazione matematica: “CO2 =  P (persone) x S (servizi per persona) x E (energia media per servizio) X C (CO2 emessa per unità di energia)”. Ridurre il fattore “P”, cioè gli esseri umani, è essenziale per ridurre la quantità di anidride carbonica nell’atmosfera.  Nel 2018 il creatore di Microsoft parlò di una possibile pandemia che avrebbe potuto diffondersi nel mondo entro i prossimi 10 anni e causare almeno 30 milioni di morti. Questo lo disse all’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il 2018 è l’anno del centenario della Spagnola, un’influenza, almeno così venne definita, che in sei mesi fece 50 milioni di morti, più della Prima Guerra Mondiale. All’influenza fu dato il nome di “spagnola” perché la sua esistenza fu riportata dapprima soltanto dai giornali spagnoli, i giornali dei paesi belligeranti erano soggetti a censura e non potevano dare la notizia. Uno dei motivi per cui la spagnola si era diffusa era dovuto ai soldati ammassati nelle trincee e spesso debilitati, ma non solo. A differenza del coronavirus, che colpisce principalmente gli anziani, uccideva le persone più giovani. L’origine geografica della Spagnola, pur oggetto di controversie, per lo storico Alfred W. Crosby è nello stato americano del Kansas, lo scrittore John Barry indicava la contea di Haskell come punto di partenza del focolaio, ma già alla fine del 1917 si era registrata una prima ondata di influenza in almeno 14 campi militari statunitensi. Negli Stati Uniti, circa il 28% di una popolazione di 103 milioni, venne infettata. I morti furono dai 500 000 ai 675 000, tra cui elevatissima la percentuale di militari, 43 000. Fu poi portata in Europa nel 1917 dai soldati americani, sbarcati per partecipare alla guerra. Oggi si sostiene anche che non fu un virus influenzale ad uccidere, bensì un’infezione batterica da streptococchi. La Rockefeller Foundation aveva distribuito, non solo negli Stati Uniti ma anche in Inghilterra, una grandissima quantità di vaccini, tra cui quello anti-meningococco per prevenire epidemie nella truppa, vaccini sperimentali, mal concepiti e fabbricati. Un primo caso di Spagnola fu rilevato a Fort Riley, nel Kansas nel 1918, una delle caserme dove la Rockefeller Foundation, quella fondata da Frederick Taylor Gates, aveva somministrato il vaccino contro la meningite batterica a  4.700 soldati. Una storia con molti “gates” che non si sa bene come si aprano e dove portino.

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Busto Arsizio

Busto Arsizio: mascherine da corona virus, ma chi ha controllato che andassero agli aventi diritto?

Siamo contrari alle polemiche in questo momento difficile per tutti, ma non ai momenti di riflessione costruttiva, soprattutto per rispetto a quelle categorie a rischio, gli anziani per primi, i medici, gli infermieri, gli agenti delle forze dell’ordine, ma anche gli addetti ai supermercati, gli uomini e le donne che più semplicemente fanno le pulizie, coloro che, insomma, sono costretti ad andare a lavorare. Con ancora centinaia di morti in giro, pare però che dovremmo essere entrati nella fase due del corona virus e, poiché la regola d’oro è quella di rassicurare più che assicurare, il Comune di Busto Arsizio ha, giustamente, nei giorni scorsi, distribuito circa 21.000 mascherine a disposizione dei cittadini. L’operazione è avvenuta attraverso 24 farmacie e 4 parafarmacie, mettendo a disposizione 680 mascherine per farmacia. Alcune telefonate di cittadini ci hanno spinto ad un’analisi: 1) 84.000 abitanti, 21.000 mascherine, quindi non bastavano per tutti, dato di fatto pare 2 mascherine a testa; 2) si è ritenuto di farle distribuire alle farmacie con la motivazione che sono i farmacisti le persone più adatte per aprire le confezioni e per dividere e maneggiare il contenuto; 3) non ci sono problemi per la sicurezza, visto il numero delle farmacie sparse per la città e che sono già attrezzate per la sicurezza nella distribuzione; 4) l’Amministrazione Comunale ha ritenuto che, in via prioritaria, debbano usufruirne le persone, come da Ordinanza Regionale, ritenute più a rischio, gli anziani dovrebbero restarsene a casa, peccato che gli anziani siano in giro, basta guardare una fila davanti ad un supermercato per rendersi conto di quanti anziani ci sono, qualcuno lo ha fatto, troppi; 5) detta da una Pubblica Amministrazione Italiana, che “non è il momento di farsi frenare dalla burocrazia” ma di essere rapidi nelle decisioni, anche se di solito la notte porta consiglio e rapidi nella consegna, quale, visto che gli interessati sono andati a ritirarsele; 6) non è stata imposta nessuna regola, solo quella di usare il “buon senso” e di evitare di prendere le mascherine se se ne hanno già.; 6) un paio di numeri telefonici, del Centro Operativo Comunale e dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico per chi non potesse ritirarle di persona. Quindi, riassumendo, niente burocrazia, niente controlli nel ritiro di persona, ma tutta l‘operazione mascherine basata sul “essere altruisti” nel senso che chi prende una mascherina senza averne bisogno la sottrae a chi non ne ha. A conti fatti 680 mascherine per 28 farmacie e para farmacie fanno 19.040 mascherine. 21.000 mascherine circa, inviate da Regione Lombardia, meno 19.040 fanno 1960 mascherine che, presumiamo, siano quelle a disposizione dei due centri telefonici. Tutto dovrebbe tornare, ma ci fanno riflettere le telefonate di alcuni cittadini, naturalmente male informati e, probabilmente in mala fede, che segnalano il fatto di gente che è andata di farmacia in farmacia, pare a fare incetta di mascherine e di altri che si sono sentiti dire, dopo poche ore, che le mascherine regionali erano finite, ce ne erano a disposizione solo di uguali, a 2 euro l’una. Quindi nessun controllo sul come e sul quanto e sul perché, in questo clima di vogliamoci tutti bene e “siate altruisti”, dopo che abbiamo ammazzato qualche migliaio di vecchietti. In una cosa ci è dato sperare, nel crollo della burocrazia che non controlla più i cittadini, ma nemmeno se stessa, o sbaglio?

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Cronaca

Da Settimo Torinese, mascherine cinesi per l’Ospedale di Varese, ma si tratta di una frode.

Sulle scatole la dicitura “Ospedale di Varese”

di Gianni Armiraglio

Sono state importate illegalmente e messe in commercio centinaia di miglia di mascherine, con un sistema truffaldino organizzato da un imprenditore trentaseienne di origini cinesi, per essere messe in vendita in diversi esercizi commerciali del torinese. La Guardia di Finanza ha scoperto l’arrivo di diversi container pieni di mascherine,  fornendo false dichiarazioni per  avere un rapido svincolo della merce e evitare eventuali operazioni di requisizione.

I Finanzieri del Gruppo Pronto Impiego Torino, in collaborazione con il personale della Polizia Municipale e dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli, hanno perquisito l’azienda coinvolta, dove hanno sequestrato oltre 20.000 mascherine filtranti per le quali, in sede di importazione, era stata falsamente indicata quale destinazione, alcuni comuni della provincia di Cuneo che , successivamente, le avrebbero destinate alla popolazione tramite la Protezione Civile.

Anche le diciture, indicate nella documentazione di accompagnamento della merce, al fine di sviare i controlli, riportavano la voce “capi d’abbigliamento” invece di “articoli protettivi”.

Una modesta quantità è poi finita a questi enti locali facenti capo al Comune di Caraglio (CN), “capo fila” per altri comuni tra di loro consorziatisi per questa necessità; ma altre 400.000 mascherine sono state rivendute ad aziende e privati in totale spregio delle direttive in questo momento in vigore.

Le mascherine importate illegalmente dall’imprenditore cinese sono state rinvenute anche in un’impresa di Settimo Torinese, dove Finanzieri hanno sequestrato oltre 25.000 dispositivi. Sulle scatole era ben chiara l’indicazione di destinazione: “Ospedale di Varese”. Il titolare dell’azienda è stato denunciato per ricettazione. La frode è di circa 1 milione di euro.I reati commessi, di cui dovranno rispondere, sono di contrabbando aggravato, falso in atto pubblico, ricettazione, frode in commercio.

Le mascherine fin’ora sequestrate dai Finanzieri sono oltre 45.000.  Le attività d’indagine sono state coordinate dalle Procure della Repubblica di Torino e Ivrea che consentiranno inoltre di procedere con le operazioni di requisizione, destinando così il materiale a contesti emergenziali attualmente in crisi, le indagini sono ancora in corso.

Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Torino raccomanda di porre la massima attenzione nell’acquisto dei dispositivi di protezione individuale, tanto più che numerose aziende italiane hanno avviato delle produzioni lecite e a prezzi concorrenziali per l’emergenza COVID-19.Cuneo.

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Cronaca

Valle d’Aosta “contrabbandieri” di corona virus tra Italia, Francia e Svizzera, scattano posti di blocco.

di Gianni Armiraglio

Si parla tanto della Lombardia per numero di morti e di contagiati da coronavirus, ma anche la Valle d’ Aosta non scherza . La più piccola regione d’Italia 3.263 Km2 con quasi 128.000 abitanti, Lombardia 23.863Km2 e 10 milioni di abitanti, 74 comuni contro i 1.506 lombardi, ha una densità di soli 39 abitanti per chilometro quadrato, rispetto ai 422 della Lombardia. In proporzione, la piccola regione autonoma ha però più contagi della sorella maggiore, a marzo 2 su mille abitanti rispetto agli 1,5 lombardi, praticamente oggi 105 deceduti e circa 868 contagiati, in Lombardia, il 9 aprile, 54.822 contagiati e 10.022 morti. Per circa 2.300 persone sono state predisposte ordinanze per “isolamento domiciliare precauzionale”. Oggi è stato isolato il comune di Pontey perché è stata rilevata un’incidenza maggiore di casi di contagio.

Purtroppo la Vallé, come la chiamano in “patois” il dialetto locale, ha duramente pagato la presenza dei turisti e la mancata chiusura dei valichi alpini Monte Bianco e San Bernardo durante i primi giorni di emergenza. Le persone erano tranquillamente sui campi da sci e, nei comuni di Courmayeur, Cogne, La Thuile, per citarne alcuni ma anche in altri, si vedeva gente in giro con scarponi e sci in spalle e nei parchi gioco mamme con i bambini che giocavano. Non solo. E’ successo che quando si sono chiusi gli impianti italiani qualcuno, anche particolarmente benestante, visto i costi per attraversare il traforo del Bianco, andava addirittura a sciare dall’altra parte in Francia, a Chamonix, che ancora, ricordiamo, non credeva alla gravità della situazione.

Così il coronavirus è andato di là e di qua del confine “contrabbandato” da turisti e sciatori. Questa potrebbe essere una spiegazione abbastanza logica di quello che è successo in Valle d’Aosta, con un andirivieni di possessori di seconde case durante i week end., oltre ai cronici ritardi nel prendere le necessarie misure di sicurezza. Non è un mistero che i medici del Parini di Aosta, rimasti privi dei camici, utilizzassero i sacchi dell’immondizia per proteggersi. Poi anche svizzeri (Gran San Bernardo ) e francesi ( Monte Bianco) hanno chiuso le frontiere e l’Italia ha schierato l’esercito. L’Assessore Regionale alla Sanità, Mauro Baccega, aveva già invitato i turisti a tornarsene a casa a causa della limitatezza delle strutture sanitarie, nonostante la conversione della Clinica Isav di Saint Pierre, specializzata in assistenza riabilitativa, neurologica e ortopedica, in ospedale Covid-19.

In previsione di una nuova corsa alle seconde case per Pasqua, sono stati messi in funzione, dall’8 di aprile, dei posti di blocco all’inizio della Valle, a Pont Saint Martin, sia sulla statale sia in autostrada da carabinieri, polizia e forestale per controllare il rispetto delle limitazioni per gli spostamenti per emergenza Covid-19, ciclisti compresi. Sembra incredibile ma c’è ancora gente disposta a rischiare di far trovare, per sé e per gli altri, come sorpresa nell’uovo di Pasqua, un bel contagio da coronavirus.